Archive for Marzo, 2020

Virus, orari ridotti, acquisti e uscite: cosa cambierà al supermercato

giovedì, Marzo 19th, 2020

Giorgia Baroncini

Lo avevano annunciato: c’è ancora troppa gente ancora per le strade e saremo costretti a “prendere provvedimenti più rigorosi”.

E ora una nuova stretta è in arrivo. Niente più corsette e passeggiate se non per “comprovate necessità” e stop ai supermercati sempre aperti (specialmente nel week-end) dove le persone passano il tempo per sfuggire alla quarantena.

Per quanto riguarda i negozi di alimentari, i sindacati stanno facendo pressione affinché vengano ridotte le finestre di apertura il sabato e la domenica. Un’ordinanza della Regione Lazio comprime già gli orari dei supermercati, aperti tutti i giorni dalle 8.30 fino alle 19 e la domenica fino alle 15. Il provvedimento ribadisce, inoltre, che i gestori delle attività commerciali aperte devono garantire l’accesso agli esercizi con modalità contingentate e che comunque permettano di evitare assembramenti, in modo che sia garantita la distanza interpersonale di almeno un metro, pena la sospensione dell’attività in caso di violazione. In presenza di condizioni strutturali o organizzative che non consentano il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro, gli esercizi dovranno essere chiusi.

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Coronavirus, la Bce mette in campo 750 miliardi: ecco perché può davvero salvare l’Italia

giovedì, Marzo 19th, 2020

di Francesco Giavazzi19 mar 2020

Coronavirus, la Bce mette in campo 750 miliardi: ecco perché può davvero salvare l'Italia

Ieri i mercati sono stati scioccati da un improvviso aumento dello spread BTP-Bund, come se quello che sta succedendo alle borse di tutto il mondo, per non pensare al contagio, non bastasse a tenerci svegli. Lo spread italiano era passato da 200, il livello intorno al quale si era aggirato dall’autunno dello scorso anno, a 270 giovedì 12 marzo, dopo la conferenza stampa di Christine Lagarde quando la presidente della BCE aveva detto: «Non è il compito della BCE stabilizzare gli spread». Poi ieri è balzato ulteriormente da 270 a 330. A quel punto i mercati hanno cominciato a dubitare della solvibilità dell’Italia. La domanda che si ponevano è: a questo livello di tassi di interesse (uno spread di 300bp significa che il rendimento dei BTP è vicino al 3 per cento) e tenendo conto dell’aumento del deficit di bilancio che sarà necessario per affrontare l’emergenza Covid-19, il debito italiano è sostenibile?

Questa è la stessa domanda che gli investitori si erano posti nell’autunno del 2011, quando gli spread italiani balzarono prima a 300 e poi a 500, facendo precipitare una crisi dell’area dell’euro che si è conclusa solo con «Whatever it Takes» di Mario Draghi. Il debito italiano è sostenibile? Prima dell’inizio della crisi provocata dal Covid-19, il debito italiano era pari al 130 per cento del PIL circa. Eppure, il rendimento dei titoli di Stato italiani a 10 anni era inferiore all’1%. Così, come spesso accade, i mercati evidentemente non si preoccupavano né del rischio di credito né del rischio di ridenominazione (cioè di una rottura dell’euro e di un ritorno alla Lira).

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“Il blocco totale andrà avanti”

giovedì, Marzo 19th, 2020

Le misure restrittive funzionano, e quando si raggiungerà il picco, e il contagio comincerà a decrescere, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Pertanto, i provvedimenti del governo – dalla chiusura di molte attività a quello sulla scuola – non potranno che essere prorogati. L’annuncio è del premier Giuseppe Conte, che fa il punto dell’emergenza con il Corriere della Sera. Conte invita tutti al buon senso, poi fa sapere che si lavora ad un decreto per lo sblocco di investimenti pubblici per decine di miliardi e a un intervento a tutela delle aziende strategiche italiane.

Appello della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, dalle colonne di Repubblica perché ciascuno diventi controllore di se stesso in questi giorni di emergenza coronavirus, anche per evitare eventuali ulteriori restrizioni. Sono giorni cruciali, spiega Lamorgese, e tutti si devono impegnare perché l’emergenza possa essere superata. Quindi, utilizzare consapevolmente quegli spazi di movimento che ora sono consentiti, ed evitare stili di vita superficiali e disinvolti: uscire di casa soltanto se strettamente necessario.

Matteo Mauri, vice ministro dell’Interno, ha spiegato a Radio24 che “si stanno valutando ulteriori restrizioni ma in questo momento non si è ancora deciso. Purtroppo non tutti hanno comportamenti corretti […] Se possibile non lo facciamo, ma se diventa necessario introdurremo ulteriori restrizioni degli spazi a disposizione dei cittadini”. Stessa cosa per la possibile riduzione degli orari di lavoro nei supermercati: “Stiamo facendo studi approfonditi su questo, bisogna capire bene se contrarre le ore di apertura possa finire con il favorire la concentrazione delle persone e quindi incidere sul rispetto delle distanze”. 

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L’ora più buia

giovedì, Marzo 19th, 2020

La situazione è in tutta in un numero (2.978) e in un aggettivo (“inevitabile”). 2.978 è la cifra complessiva dei morti, che segna un aumento rispetto alla giornata di ieri (più 475) e si avvicina al numero complessivo dei decessi che ha avuto la Cina (3230), paese che ha una popolazione infinitamente più numerosa della nostra. Il che significa che siamo destinati, di qui a pochi giorni, ad essere il paese più colpito al mondo per mortalità.

“Inevitabile” è l’aggettivo usato dal ministro Francesco Boccia al termine dell’ennesimo gabinetto di guerra in relazione al prolungamento delle misure restrittive, ben oltre la data del 25 prevista dal provvedimento varato 8 giorni fa. È una decisione formalmente ancora non presa, ma diventata pressoché senso comune all’interno del governo, diversamente da quanto accaduto pochi giorni fa, col premier e i ministri economici più incerti e il ministro della Salute più determinato. Anche questo idem sentire dà il senso di una prepotente oggettività delle cose, che riduce ogni margine di interpretazione perché, come ripete Speranza, “la premessa per la ripresa è superare il contagio, e parlare di economia senza risolvere il problema sanitario non ha senso logico”.

All’ordine del giorno non c’è il “se” prolungare l’attuale quadro di restrizioni, fino al 3 aprile o Pasqua, è semmai se “inasprire” ancora di più la stretta, limitando le eccezioni previste e garantendo solo i servizi essenziali, nella speranza di contenere il contagio. È una situazione limite, di estremo stress individuale e collettivo. Basta scorrere le fotografie di giornata: il volto pallido di Fontana che, poche ora prima della divulgazione del bollettino della Protezione civile, lancia un appello drammatico (“restate a casa, presto non saremo in grado di aiutare chi si ammala”), il terrore del contagio al Sud,  le grida dei governatori del Mezzogiorno che invocano l’esercito, un popolo smarrito che si appiglia, come naturale che sia, alle istituzioni, al governo, allo Stato, a chi cioè ha il compito di guidare fuori dall’emergenza. È un riflesso naturale, come naturale è il sentimento opposto qualora il quadro dovesse andare fuori controllo: la paura che diventa rabbia, rifiuto, aspettativa delusa.

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Gianrico Carofiglio: “La paura è la maestra che ci insegna a cambiare le cose”

giovedì, Marzo 19th, 2020

di GIANRICO CAROFIGLIO

Parlare di cosa si può apprendere da quello che stiamo vivendo implica l’altissimo rischio di avventurarsi — e magari perdersi — nel territorio di una retorica mediocre sui buoni sentimenti e sui buoni propositi.

Non sono sicuro di sapermi sottrarre a questo rischio: esserne consapevoli non è quasi mai sufficiente a eluderne la vischiosa seduzione. Con questa premessa, credo che quanto sta accadendo potrebbe insegnarci alcune cose decisive. Fra queste: una diversa comprensione della paura, dell’errore e dei loro risvolti etici.

Cominciamo con la paura. Essa è in primo luogo quella personale; la percezione della possibilità di ammalarci, di soffrire, addirittura di morire. Non è la forma più interessante e sicuramente non è la più istruttiva per una riflessione sui significati. Ma quella che stiamo sperimentando in questi giorni è anche, se non soprattutto, una paura di comunità: la vita cui eravamo abituati e che davamo per scontata, potrebbe non essere più la stessa, anche dopo la fase acuta dell’emergenza. È una paura, in un certo senso, da fine del mondo, per come l’abbiamo conosciuto finora. Una paura che ci mette in contatto non solo con la nostra fragilità individuale, ma anche con quella collettiva, con una malinconia profonda, con la tristezza, con il senso della perdita. Il lutto.

Tutte cose che possiamo rifiutare, rimuovere (come facciamo spesso) anche se poi — prima o dopo — riappaiono a presentare il conto. Oppure possiamo accettarle, integrarle come parte attiva di noi. Trasformarle in energia vitale.

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Coronavirus, a Bergamo stop all’ospedale degli Alpini

giovedì, Marzo 19th, 2020

I sopralluoghi sono stati completati in poche ore e giovedì mattina all’alba le penne nere volontarie e i genieri dell’Esercito avrebbero cominciato a montare l’ospedale da campo nella Fiera di Bergamo, la città martire del coronavirus. Ma tutto sembra destinato a saltare: la direzione della Protezione civile della Lombardia ha chiesto di fermare i lavori. Con una motivazione drammatica: non ci sono medici per farlo funzionare.

Lo ha annunciato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: “E’ una doccia fredda, dopo il via libera arrivato solo martedì sera”. La Protezione civile lombarda ha comunicato che l’operazione “potrà essere ripresa quando si renderà disponibile il personale necessario”. “E’ un preoccupante segno di incertezza e di confusione nella gestione di un’emergenza che richiede idee chiare e decisioni certe”, ha protestato Gori: “Era chiaro a tutti che un ospedale da campo si poteva realizzare solo avendo certezza rispetto alla disponibilità del personale necessario e delle attrezzature. Se questa certezza non c’era, e a leggere la comunicazione del Direttore Generale della Protezione civile della Regione si capisce che ancora non c’è, non si doveva far partire la macchina, mobilitare risorse, esporre i vertici nazionali della Protezione Civile e le istituzioni locali. Mi auguro vivamente che si tratti solo di uno stop temporaneo e che la soluzione si trovi nelle prossime ore”.

“A Bergamo gli ospedali non ce la fanno più – ha concluso il sindaco – ed è assolutamente necessaria una struttura alleggerisca la pressione”. L’ospedale campale dell’Associazione alpini è il più grande d’Europa: viene custodito nell’aeroporto di Orio al Serio, a pochi chilometri dalla città. Secondo il piano iniziale, avrebbe offerto cento posti in terapia sub-intensiva ossia con i respiratori per le vittime del morbo che incominciano a soffrire di polmonite e altri cento per i malati che avevano superato la fase critica e si preparavano alle dimissioni.

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Coronavirus, l’esercito trasporta le bare di Bergamo nelle altre regioni

giovedì, Marzo 19th, 2020

Mezzi dell’esercito davanti al cimitero di Bergamo per portare una sessantina di bare in forni crematori di altre regioni dove ci sono Comuni che si sono resi disponibili ad accettarle.

Video Ansa

REPTV

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Coronavirus, la Bce lancia “quantitative easing” da 750 miliardi per l’emergenza

giovedì, Marzo 19th, 2020

dalla nostra corrispondente TONIA MASTROBUONI

Berlino. Una riunione d’emergenza notturna, rigorosamente telefonica, del Consiglio della Bce per affrontare la corsa degli spread — non solo quello italiano, anche quello francese e di altri Paesi “core” — che ieri hanno cominciato ad allargarsi. E, a mezzanotte, dal gabinetto di crisi è arrivato il responso: la Bce schiererà un bazooka da 750 miliardi di euro di titoli pubblici e privati da acquistare entro la fine dell’anno. «Non ci sarà alcun limite pur di salvare l’euro», ha detto a fine vertice la presidente Bce Lagarde.

Berlino. Una riunione d’emergenza notturna, rigorosamente telefonica, del Consiglio della Bce per affrontare la corsa degli spread — non solo quello italiano, anche quello francese e di altri Paesi “core” — che ieri hanno cominciato ad allargarsi. E, a mezzanotte, dal gabinetto di crisi è arrivato il responso: la Bce schiererà un bazooka da 750 miliardi di euro di titoli pubblici e privati da acquistare entro la fine dell’anno. «Non ci sarà alcun limite pur di salvare l’euro», ha detto a fine vertice la presidente Bce Lagarde.

Il cosiddetto QE da 20 miliardi al mese, rafforzato già di 120 miliardi di euro promessi entro la fine dell’anno dalla riunione del board della scorsa settimana, diventa dunque una bomba da oltre mille miliardi per il 2020. Che la Bce modulerà “con flessibilità” anche rispetto ai vincoli imposti sul massimo acquistabile e che coniugherà a seconda delle necessità, a seconda dei focolai di crisi che creeranno tensioni sul mercato dei titoli di Stato. Una decisione presa dopo che lo spread sui Btp italiani era volato ieri mattina fino a quota 330 per poi rintracciare a 270,8, anche grazie agli acquisti di titoli di Stato effettuati dalla Bce tramite Bankitalia.

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Il travaglio dei cretini è un fatto quotidiano

giovedì, Marzo 19th, 2020

Alessandro Sallusti

Dicono che soltanto gli stupidi non cambiano idea, prendiamo atto che è un «fatto quotidiano» che in questo senso gli stupidi purtroppo abbondano e che anche in queste ore solenni rosicano con il solito travaglio.

Ci sono i giustizialisti che vanno in depressione perché il governatore della Lombardia Attilio Fontana che sta dando in questi giorni prova di essere un grande amministratore è stato completamente prosciolto nell’inchiesta su presunte irregolarità in Regione di cui avevano letto compiaciuti sulla prima pagina del loro giornale, giornale che ha visto bene di nascondere in un breve trafiletto l’avvenuta archiviazione. Per la serie, mai avere dubbi e mai ricredersi (non hanno letto Voltaire: «Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno»).

Ci sono poi quelli che invitano tutti a stare a casa ma deridono Berlusconi perché a 83 anni, e con una cartella clinica lunga metri, si sta proteggendo al riparo da contagi. Sono gli stessi che non diranno neppure un «grazie presidente» dopo che questi ieri ha messo ancora una volta mano generosamente al portafogli dieci milioni non sono pochi, tutti frutto di lavoro super tassato – per aiutare la collettività.

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Coronavirus, perché lo Stato non può fermarsi

giovedì, Marzo 19th, 2020
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di   Sabino Cassese |

Lo Stato non chiude per malattia. L’Italia è ora necessariamente divisa in due. Un parte chiusa in casa dal coprifuoco (per i più giovani: il divieto delle autorità militari di uscire da casa in certe ore della sera e nella notte e l’ordine di spegnere o non far trapelare luci, per ragioni belliche), in forzata attesa o al lavoro a distanza. Un’altra sul posto di lavoro, perché senza di essa non si andrebbe avanti.

La Costituzione non tollera discontinuità, interruzioni, pause. Non si arrende alle malattie. Finché non si riuniscono le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti. In caso di guerra, la durata delle Camere può essere prorogata. I poteri del Presidente della Repubblica sono prorogati se le Camere sono sciolte. Il meccanismo stesso di rinnovo della Corte costituzionale fa sì che non ci siano interruzioni o pause. Per antica e simbolica tradizione, il ministro dell’Interno, a metà delle vacanze estive, il 15 agosto, si reca a visitare una sede delle forze dell’ordine: lo Stato non si ferma, non tollera ferie o malattie, in omaggio a uno dei suoi principi fondamentali, quello di continuità.

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