Archive for Marzo, 2020
Coronavirus, il picco potrebbe arrivare domenica (ma la soluzione è solo il vaccino)
martedì, Marzo 17th, 2020ROMA La buona notizia è che, secondo diversi esperti, il famoso «picco» del coronavirus in Italia potrebbe arrivare già domenica 22 marzo, se le misure sono state rispettate seriamente dagli italiani. Il che consentirà di allentare la morsa sul sistema sanitario italiano ma — ed ecco la cattiva notizia — per risolvere davvero l’epidemia bisognerà aspettare che vengano trovate le terapie farmacologiche e un vaccino. Nel frattempo ci aspettano diversi mesi di restrizioni alla normale vita quotidiana e un cambiamento di abitudini probabilmente inevitabile.
Il parametro Ro
Da giorni si cerca di capire quando ci sarà il «picco», ovvero quando la curva dei contagi raggiungerà il massimo livello, per poi cominciare a decrescere. Per Alessandro Vespignani, fisico e informatico che a Boston dirige il Network Science Institute, è verosimile che a partire dalla fine di questa settimana cominci l’inversione di tendenza: «Bisognerà vedere se ha avuto effetto, più che la chiusura della Lombardia, quella più generale del Paese. Se le misure sono state rispettate, gli effetti si sentono dopo un paio di settimane». Considerando che le norme per la Lombardia sono state approvate l’8 marzo e quelle per tutta Italia l’11 marzo, i tempi tecnici si stanno avvicinando. Tutto fa capo al parametro R0, il «numero di riproduzione di base», che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Si calcola che ogni persona, in una popolazione mai venuta a contatto con il patogeno, contagi tra 2 e 3 persone.
Coronavirus, Manfredi: 10mila laureati in Medicina subito al lavoro su territorio
martedì, Marzo 17th, 2020“I diecimila laureati in Medicina che hanno fatto domanda per l’Esame di Stato, fino a ieri necessario per l’abilitazione al mestiere” potranno “essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che, loro sì, saranno trasferiti nei reparti di corsa”. Lo ha affermato il ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica Gaetano Manfredi a Repubblica
TGCOM.
Coronavirus, ospedale in Fiera a Milano: “Operativi in 10 giorni” | Fontana: “Finanziato dai privati”
martedì, Marzo 17th, 2020“A partire da tempo zero in 10 giorni saremo operativi. La sfida è essere più bravi dei cinesi”. Lo ha detto il presidente della Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, parlando dell’ospedale destinato ai pazienti affetti da coronavirus che dovrebbe essere allestito in due padiglioni della struttura milanese da Regione Lombardia. Per tempo zero si intende il momento in cui saranno disponibili i materiali necessari per allestire l’ospedale.
La struttura sanitaria temporanea, ha aggiunto il presidente della fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, costerà circa 10 milioni di euro per la parte allestitiva. Potrà essere realizzata, una volta disponibile “tutto quanto è fondamentale”, in una decina di giorni, compresa la parte edile, gli impianti elettrici, idrici e di distribuzione dell’ossigeno. Ciascuno dei due ex padiglioni della Fiera è in grado di ospitare venti moduli da dieci letti, per un totale di 400 posti.
Coronavirus, smartworking obbligatorio per tutti ma ad 11 milioni di italiani manca la connessione
lunedì, Marzo 16th, 2020di Milena Gabanelli e Rita Querzè
Prima dell’emergenza Coronavirus a lavorare da casa in Italia erano in 570 mila, il 2% dei dipendenti, contro il 20,2 % del Regno Unito, il 16,6% della Francia e l’8,6% della Germania. Poi è esplosa la pandemia e in due settimane, ci comunica il Ministero del Lavoro, 554.754 lavoratori sono stati mandati a lavorare da casa. Numeri che crescono di giorno in giorno: i maggiori operatori telefonici segnalano che il traffico dati sulle linee fisse è aumentato in media del 20% con picchi del 50%. È il più grande esperimento di lavoro a distanza mai attuato nel nostro Paese.
Telelavoro, smartworking e lavoro agile
Secondo i consulenti del lavoro, i dipendenti che non svolgono mansioni manuali o a contatto con il pubblico e che quindi possono lavorare da casa sono 8,2 milioni. La nostra normativa prevede e regolamenta due possibilità: lo smartworking, detto anche «lavoro agile», oppure il telelavoro. Nel primo caso scegli i giorni in cui non vai in ufficio, lavori da dove vuoi, e devi produrre un certo risultato in un dato tempo. In sostanza ti consente per esempio di svolgere le tue mansioni da casa se un giorno hai il figlio malato e non puoi lasciarlo solo. Il telelavoro è invece una scelta che si fa all’origine: lavori sempre da casa e devi essere connesso durante tutto l’orario d’ufficio. Ha poco successo perché il datore di lavoro ti deve dotare di computer e fare una serie di verifiche sui requisiti dell’abitazione, e alla fine viene utilizzato solo nei casi di disabilità o lontananza del luogo di lavoro. Oggi l’emergenza ha costretto buona parte dei lavoratori a passare tutti rapidamente in smartworking, ma in realtà è un telelavoro. Per entrambe le modalità le aziende devono avere un server abilitato per le connessioni esterne, ovvero un sistema che attraverso password e autentificazioni consenta di accedere al desktop dell’ufficio e dialogare con i file dell’azienda. Insomma stiamo affrontando un mega test che fa i conti con l’arretratezza tecnologica di tante aziende e un problema su tutti: in molte parti del Paese la connessione non tiene o non c’è.
Borse, nuovo crollo in Europa. Milano in calo del 6,10%. Male Wall Street
lunedì, Marzo 16th, 2020di Francesca Gambarini
Lunedì nero per i mercati mondiali, nonostante gli interventi messi in campo dalle banche centrali, dalla Fed alla Bce.
A
Piazza Affari, il Ftse Mib ha chiuso in calo del 6,10% a 14.980,34
punti. A metà giornata la Borsa di Milano era arrivata a perdere l’11,3%
(qui l’indice in tempo reale) prima di riprendersi leggermente nella seconda parte della seduta.
Seduta negativa anche per le Borse europee, anche se alla fine Milano è
risultata la peggiore. A Francoforte il Dax perde il 5,26% a 8.746,25
punti, il Cac 40 di Parigi cede il 5,75% a 3881,46 punti. L’Ftse 100 di
Londra perde il 4,13% a 5.114,25 punti. Molto male anche Madrid, che
cede il 7%. La giornata nera delle Borse europee, l’enensima dall’inzio
della crisi del coronavirus, è costata ai listini continentali 225
miliardi di euro di capitalizzazione, andati in fumo per il tracollo
degli indici.
I titoli a Piazza Affari
L’indice delle blue chips della Borsa di Milano ha bruciato circa
18,3 miliardi di euro. Di fatto annullato il rimbalzo di venerdì scorso.
A Piazza Affari è crollata Fca (-14,5%), dopo la chiusura degli stabilimenti Fca e Maserati in Europa.
Male anche gli altri titoli industriali con Leonardo a -8,90% e Stm a
-9,37%. Telecom Italia ha archiviato la sessione con una perdita del
12,30%. Tra gli energetici, Enel a -2,37% ed Eni -6,06%.
Per quando
riguarda i finanziari, altro crollo per le banche: Unicredit -12,98%,
Intesa Sanpaolo -9,75%, Banco Bpm -7,92%, Generali -6,42%, Banco Bpm
(-7,9%) e Bper (-7,6%).
Un altro tonfo per Atlantia (-7,2%) dopo i
dati sul traffico, che registrano un crollo sulla rete autostradale e
degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Si salvano dalle vendite
Ferragamo (+3,6%) e Juventus Fc che ha chiuso in rialzo dell’1,97% sulla
possibilità che l’Uefa rinvii al prossimo anno i campionati europei
dando così più spazio alle leghe nazionali di concludere ir ispettivi
campionati.
Qui, l’andamento delle Borse e le quotazioni in tempo reale.
Famiglie, imprese e sanità: ecco il decreto “Cura Italia”
lunedì, Marzo 16th, 2020Il maxi decreto anti-coronavirus “Cura Italia” mette in campo in un colpo solo tutti i 25 miliardi di euro di maggiore deficit concessi da Bruxelles
- Ira centrodestra: “600 euro per autonomi? Briciole”
- Tutte le misure: ecco cosa cambia ora
- video
“Insieme ce la faremo”
In un primo momento il Cdm per varare il decreto era stato fissato per le ore 9.00. Successivamente una nota della presidenza del Consiglio ha rettificato la convocazione posticipandola alle 10.00. Dopo un paio di ore di ritardo è iniziata la riunione fino alla fumata bianca arrivata poco fa.
Tra le misure, sottolinea Il Corriere della Sera, troviamo l’aumento di quasi 1 miliardo sul Fondo sanitario e di oltre 1 miliardo per la Protezione civile. Prevista la cassa integrazione in deroga per tutti, anche per chi ha un solo dipendente. Ai lavoratori autonomi verrà concessa una tantum dal valore di 500 euro di ristoro. Slittano le scadenze fiscali di Iva e Irpef: entrambe dovevano scadere oggi. Sospesa, inoltre, la rata del mutuo sulla prima casa per chi è impossibilitato a ricevere lo stipendio a causa dell’emergenza coronavirus.
British coglions
lunedì, Marzo 16th, 2020Stupidi noi a non averci pensato prima. La migliore ricetta antivirus arriva da Londra e porta la firma del premier inglese Boris Johnson.
Si chiama «immunità di gregge» e consiste nel non prendere alcuna precauzione in modo che la popolazione, dopo un numero imprecisato di morti, sviluppi per gli affari suoi gli anticorpi che renderanno immuni eventuali sopravvissuti. Semplice, no? La domanda a cui Johnson non ha ancora risposto, ma sono affari degli inglesi, è se i moribondi in arresto respiratorio verranno lasciati agonizzanti senza assistenza, per strada o in casa, in modo da accelerare il contagio e quindi la formazione delle autodifese personali in chi è loro vicino, o se viceversa intende in qualche modo occuparsene.
Coronavirus, l’Ue blocca tutti gli ingressi non essenziali in Europa per 30 giorni
lunedì, Marzo 16th, 2020BRUXELLES — La Commissione europea, presieduta dalla tedesca Ursula von der Leyen, ha annunciato per chi proviene dagli Stati extracomunitari «restrizioni temporanee ai viaggi non essenziali verso l’Ue per 30 giorni». «Meno viaggiamo, più possiamo contenere i contagi. Propongo dunque ai capi di Stato e governo di introdurre restrizioni temporanee ai viaggi non essenziali verso l’Unione europea», ha detto von der Leyen. «Queste restrizioni dovrebbero rimanere in vigore, almeno inizialmente, per un periodo di 30 giorni, ma possono essere prorogate, se necessario». Le esenzioni citate dalla presidente della Commissione europea riguardano la possibilità di ingresso da parte di persone extracomunitarie che da tempo risiedono nei Paesi europei, familiari di cittadini europei, diplomatici, dottori e ricercatori impegnati nella battaglia contro il Sars-CoV-2. Le restrizioni proposte dalla Commissione europea possono essere approvate già al massimo livello politico nel summit straordinario dei capi di Stato e di governo, in programma martedì 17 marzo in teleconferenza, e poi formalmente ratificate il giorno dopo nel Consiglio dei ministri dei trasporti, convocato d’urgenza sempre via video.
Von der Leyen ha anche richiamato la Germania e gli altri Paesi membri intenzionati a chiudere le loro frontiere interne all’Ue. Nella prima riunione straordinaria in teleconferenza con i 54 ministri della Sanità e degli Interni l’istituzione di Bruxelles ha fatto presente che il coronavirus «è attualmente presente in tutti gli Stati membri dell’Ue, pertanto, la nostra valutazione è che chiudere i confini non è necessariamente il modo migliore per contenere la diffusione del virus».
Il passato ci frena ancora Scelte guidate dal consenso
lunedì, Marzo 16th, 2020di Ernesto Galli della Loggia
Dopo la pandemia che stiamo vivendo nulla sarà più come prima. Dirà il futuro se questa che per il momento è solo una suggestione — ma sempre più incalzante e diffusa — sarà confermata dai fatti. Quel che è certo è che per il momento egualmente incalzante e diffusa si sta facendo strada un’altra convinzione: che molti nodi della nostra vita pubblica stanno venendo drammaticamente al pettine. Sta venendo al pettine innanzi tutto una questione generale di responsabilità. Non parlo della responsabilità legata all’obbligo di rispettare le restrizioni in atto limitatrici della nostra vita quotidiana. Parlo della, o meglio delle, responsabilità legate a una lunga catena di scelte fatte in passato e di cui oggi si vedono le conseguenze.
Le scelte più significative riguardano ovviamente la sanità. Sottoposto alla prova inappellabile di una possibile emergenza, una parte importante della Penisola, in pratica tutto il Sud (ma siamo sicuri che sia solo il Sud?), ha dovuto constatare di non avere un servizio sanitario in grado di reggere alle necessità quando queste diventano necessità serie (e non solo in questo caso molto probabilmente). Quella parte del Paese ha toccato con mano che in tali circostanze i suoi ospedali mancano delle attrezzature necessarie e nella quantità necessaria. Il che vuol dire una sola cosa: che in quella parte d’Italia le Regioni — il cui settore di competenza principale, non bisogna stancarsi di ricordarlo, è per l’appunto quello della sanità — hanno fatto in questo campo una cattiva prova, così come del resto risulta da mille indicatori.