Archive for Marzo, 2020

Prove di rimbalzo per le Borse, il petrolio si risolleva dai minimi. I listini asiatici chiudono in positivo

martedì, Marzo 10th, 2020

Prove di rimbalzo per le Borse martedì 10 marzo con il petrolio che si risolleva dai minimi toccati nel lunedì nero dove aveva perso fino al 30%. I listini asiatici hanno chiuso in leggero rialzo, con Tokyo a +0,85% e Shanghai che continua la sua fase positiva.

Le cause del tracollo
A tenere sotto scacco i mercati sono due elementi. Il primo, ovvio, è legato al dilagare del coronavirus: questo pone infatti sempre più dubbi sull’andamento dell’economia globale. Ormai nessuno azzarda previsioni definitive, ma gli economisti stanno tutti tagliando le stime sulla crescita globale: per l’Eurozona ormai le ultime previsioni per il 2020 vanno dallo 0,4% di Ing allo 0,6% di Bank of America, per gli Usa si va da 1,2% a 1,6%. Il timore generale è che l’economia globale non si muoverà più a “V” come si pensava fino a pochi giorni fa (forte calo e forte ripresa una volta terminata l’emergenza virus), ma a “L” (forte calo e nessuna ripresa dopo).

Ma dallo scorso weekend a questo si è aggiunto un motivo ulteriore, che ha aggravato il crollo dei mercati lunedì e che li mantiene nervosi anche oggi: la guerra petrolifera tra Arabia Saudita e Russia dopo il fallimento dell’Opec Plus per volontà russa e la conseguente risposta dell’Arabia che invece di tagliare la produzione l’ha aumentata. Una guerra che non solo fa cadere il prezzo del petrolio, ma che rischia di mettere in crisi soprattutto le aziende del settore più indebitate.

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Borse oltre la pericolosa barriera del -20%. Ora siamo in fase Orso, che vuol dire?

martedì, Marzo 10th, 2020

di Vito Lops

Il coronavirus affonda le Borse europee: è panico sui mercati

Dal 19 febbraio Piazza Affari ha perso il 27 per cento. Il listino milanese è «mal» accompagnato in questa classifica nera. Rispetto ai recenti picchi Francoforte e Parigi hanno perso il 23 per cento. Londra il 22 per cento. Si tratta di un ribasso corale e globale che ha portato nelle ultime settimane la capitalizzazione dei listini azionari mondiali a depauperarsi per oltre 5mila miliardi di dollari. Rispetto ai picchi di periodo anche Wall Street è vicina a sfondare al ribasso la soglia del 20 per cento. Rispetto al picco del 19 febbraio l’indice S&P 500 ha perso il 19 per cento.

IL CROLLO DELLE PIAZZE FINANZIARIE

Le variazioni dei principali indici dai massimi dell’anno

INDICE MASSIMO RECENTE DATA MASSIMO RECENTE ULTIMO PREZZO 9 MARZO 2020 VAR%
Italia25.47819 feb. 202018.476 -27 -27
Francia6.11119 feb. 20204.708 -23 -23
Germania13.78919 feb. 202010.625 -23 -23
Spagna10.08419 feb. 20207.709 -24 -24
Regno Unito7.67517 gen. 20205.966 -22 -22
Grecia94924 gen. 2020593 -37 -37
Stati Uniti3.38619 feb. 20202.754 -19 -19
Stati Uniti Nasdaq9.81719 feb. 20208.016 -18 -18
Brasile119.52823 gen. 202087.998 -26 -26
Russia1.64720 gen. 20201.258 -24 -24
Cina Shanghai41.95314 gen. 202035.635 -15 -15
Giappone24.08420 gen. 202019.699 -18 -18
Cina Hong Kong29.05617 gen. 202025.040 -14 -14

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Che succede in America
Anche la Borsa Usa – la più importante al mondo – è quindi vicina a oltrepassare la pericolosa soglia del 20 per cento. Si tratta di un livello molto importante perché per il mondo degli investitori segna la linea di demarcazione tra una correzione fisiologica (e a volte per certi versi anche sana) e l’ingresso nel cosiddetto mercato Orso, l’opposto del Toro.
Ma è davvero così funesta questa soglia o si tratta solo di una convenzione arbitraria tra addetti ai lavori?

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Coronavirus mondo, funzionario Bce positivo al test. Contagio in più di cento Paesi

martedì, Marzo 10th, 2020

La Cina ha registrato altri 17 decessi collegati al coronavirus, portando il conto dei morti nel mondo oltre quota 4.000, a 4.012, secondo il conteggio della Johns Hopkins University. Il contagio, partito dalla Cina, ha ormai toccato oltre 100 Paesi, causando più di 110mila casi di infezione. Ma mentre in Cina e Corea del Sud i contagi continuano a diminuire, nel resto del mondo, la mappa “rossa” del coronavirus si amplia. 

Positivo al test funzionario della Bce

Un dirigente della Banca centrale europea è risultato positivo al coronavirus. Lo ha annunciato un portavoce della stessa Bce su Twitter. I funzionari che potrebbero essere stati in contatto con lui rimarranno a casa in auto-isolamento, ha aggiunto il portavoce. La banca sta effettuando una profonda sanitarizzazione degli uffici potenzialmente coinvolti dal contagio. Ieri era stato effettuato un test su vasta scala chiedendo ai dipendenti di lavorare da casa pur assicurando la piena operatività dell’istituzione.

La Cina ha registrato altri 17 decessi collegati al coronavirus, portando il conto dei morti nel mondo oltre quota 4.000, a 4.012, secondo il conteggio della Johns Hopkins University. Il contagio, partito dalla Cina, ha ormai toccato oltre 100 Paesi, causando più di 110mila casi di infezione. Ma mentre in Cina e Corea del Sud i contagi continuano a diminuire, nel resto del mondo, la mappa “rossa” del coronavirus si amplia. 

Minimo storico in Cina. La prima visita a Wuhan di Xi Jinping

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“Posso uscire?”, “Posso lavorare?”: tutto quello che c’è da sapere nel paese chiuso per coronavirus

martedì, Marzo 10th, 2020

di ALESSANDRA ZINITI

Le limitazioni previste dai due decreti firmati sabato notte dal premier Giuseppe Conte per la Lombardia e le 14 province del nord, ora estesi a tutta Italia sono già in vigore. Tanti i dubbi interpretativi. Ecco una guida su alcuni degli interrogativi che i cittadini si pongono.

Dove valgono le restrizioni?
In Lombardia e in altre 14 province di Piemonte, Emilia, Veneto e Marche Piemonte. Dalla mattina del 10 marzo anche nel resto d’Italia.

Coronavirus, spostamenti e autocertificazione: ecco come funziona

di CRISTINA NADOTTi

Chi vive in Emilia Romagna è bloccato in zona rossa?
No, non esistono più le zone rosse come quelle degli undici Comuni del Lodigiano e di Vò in Veneto. E’ stata istituita una zona arancione con l’intera Lombardia e 14 province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini in Emilia Romagna , Pesaro e Urbino nelle Marche, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli in Piemonte, Padova, Treviso e Venezia in Veneto. Ci sono limitazioni agli spostamenti ma non c’è un divieto assoluto come era per le zone rosse.

È possibile entrare e uscire?
Sì, per motivi di salute o di lavoro. E basta un’autocertificazione.I pendolari possono continuare ad andare al lavoro?

Gli spostamenti in entrata e in uscita, ma anche all’interno della zone arancione, sono consentiti solo per motivi di lavoro, motivi di salute comprovati da un certificato medico, dunque
per una visita o una terapia e per stato di necessità, come ad esempio ci si potrà muovere in assenza di farmaci o generi alimentari. Le giustificazioni degli spostamenti potranno
essere attestate con autodichiarazione attraverso la compilazione di moduli fornite dalle forze di polizia incaricate dei controlli.

Coronavirus, Conte: “Dobbiamo tutelare i nonni, soggetti più esposti ai rischi”

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Coronavirus, i giovani non sono immuni. Uno su cinque tra i positivi ha tra i 19 e i 50 anni

martedì, Marzo 10th, 2020

Di ALESSANDRA ZINITI

I giovani non si sentano immuni dal Coronavirus. Un’analisi dell’Istituto superiore di sanità rivela come in tutte le fasce d’età sia necessario rispettare le norme di distanziamento sociale per evitare il contagio.

Una persona su cinque, tra quelle finora risultate positive al tampone, ha infatti tra 19 e 50 anni.
“In questi giorni le cronache riportano molti esempi di violazioni delle raccomandazioni, soprattutto da parte dei giovani – sottolinea Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss -. Questi dati confermano come tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione, e purtroppo gli effetti peggiori colpiscono gli anziani fragili. Rinunciare a una festa o a un aperitivo con gli amici, non allontanarsi dall’area dove si vive e rinunciare a rientrare a casa è un dovere per tutelare la propria salute e quella degli altri, soprattutto i più fragili”.

Dall’analisi, su 8342 casi positivi, emerge che l’1,4 per cento ha meno di 19 anni, il 22,0 per cento è nella fascia 19-50, il 37,4 per cento tra 51 e 70 e il 39,2 per cento ha più di 70 anni, per un’età mediana di 65 anni. Il 62,1 per cento è rappresentato da uomini.

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Coronavirus, l’Italia diventa “zona protetta”: spostamenti vietati se non per comprovate necessità. Conte: “Non c’è più tempo”

martedì, Marzo 10th, 2020

ROMA – “Tutta Italia sarà zona protetta”. Tutti gli spostamenti sono vietati se non per comprovate necessità, in tutto il paese come fino a oggi era avvenuto in Lombardia e nelle 14 province focolaio dell’epidemia di Coronavirus. Lo ha annunciato il premier Conte in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, confermando quanto preannunciato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, parlando di “progressiva omogenizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale”.

Coronavirus, spostamenti e autocertificazione: ecco come funziona

di CRISTINA NADOTTI
Il premier si presenta in sala stampa da solo, per quello che è senza dubbio l’annuncio più drammatico della sua esperienza di governo: “Abbiamo adottato una nuova decisione che si basa su un presupposto: tempo non ce n’è”, scandisce. “I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahimè anche delle persone decedute. La nostre abitudini quindi vanno cambiate. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora più stringenti, più forti”. Il provvedimento è quello atteso e ormai ritenuto inevitabile: “Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare come ‘io resto a casa’. Non ci sarà più una zona rossa nella penisola. Ci sarà l’italia zona protetta”, aggiunge.

“Spostamenti vietati se non per comprovate necessità”

Come già oggi in Lombardia e nelle 14 province del nord, gli spostamenti delle persone sono vietati se non per comprovati motivi di salute, di necessità o di lavoro. “Sono pienamente consapevole della gravità e della responsabilità”, spiega Conte. “Non possiamo permetterci di abbassare la guardia. E’ il momento della responsabilità e tutti l’abbiamo.
Voi cittadini tutti con me. La decisione giusta oggi è di restare a casa. Il futuro nostro è nelle nostre mani”, aggiunge.

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Coronavirus, l’infettivologo Rezza (Iss): «Troppi giovani in giro, da incoscienti»

martedì, Marzo 10th, 2020

di Margherita De Bac

Coronavirus, l'infettivologo Rezza (Iss): «Troppi giovani in giro, da incoscienti»

«Più dei provvedimenti del governo contano i comportamenti individuali. La gente non ha capito quanto sta rischiando». Non è tranquillo Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità.

Quale può essere il tempo di risposta delle strategie messe in campo?

«Credo che gli effetti dei provvedimenti presi in questi giorni non li vedremo in modo definito prima di un mese nelle zone pesantemente infette. Però qualche segnale positivo in Lombardia si intravvede ed è incoraggiante».

E da Roma in giù?

«Se le misure venissero applicate con veemenza e tempestività e con un’attenta azione di quarantena il virus potrebbe essere almeno rallentato per dare tempo ai servizi sanitari di organizzarsi e non andare in tilt con una grande affluenza di malati. Occorre una mobilitazione straordinaria».

I romani la stanno prendendo alla leggera?

«Non hanno ben capito che il virus circola. Le catene di trasmissione sono ancora piccole e bisogna limitarle subito per prevenire il patatrac capitato a Codogno, a sorpresa, quando si credeva che il virus non circolasse. Qui però abbiamo un vantaggio. Siamo stati avvertiti. Vedo tanti giovani girare per la strada. Apericena, locali, movida, baci, abbracci. Non è in gioco la loro salute ma quella di genitori, nonni, zie. Se non vogliono essere responsabili nei confronti della collettività, che lo siano almeno per proteggere la famiglia. È da incoscienti stare liberamente in mezzo alla gente. Lo stesso vale per francesi e tedeschi. Mi sembra che non abbiano inteso a cosa stanno andando incontro».

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Coronavirus, estese a tutta Italia le restrizioni: «Spostamenti solo per comprovati motivi di salute o lavoro»

martedì, Marzo 10th, 2020

di Fiorenza Sarzanini

Il governo estende a tutte le Regioni, a partire da martedì 10 marzo e fino al 3 aprile, le misure già attive in Lombardia e in altre 14 province e relative all’emergenza Coronavirus. Queste misure, varate con un decreto nella notte tra sabato e domenica, prevedono il divieto di spostamento se non per «comprovati motivi di lavoro» oppure «gravi esigenze familiari o sanitarie». L’intero Paese viene dunque messo in sicurezza per tentare di fermare la corsa del virus, che ha contagiato — al 9 marzo, stando ai dati forniti dalla Protezione civile — 9.172 persone, 463 delle quali sono morte (724 i guariti, oltre 700 in terapia intensiva: qui tutti i dati).

Il premier Giuseppe Conte ha spiegato che «non c’è tempo» per contrastare l’avanzata del virus: «Occorre rinunciare tutti a qualcosa per tutelare la salute dei cittadini. Oggi è il momento della responsabilità. Non possiamo abbassare la guardia».

Il testo del decreto estende le misure varate domenica a tutta la penisola. «I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahimé anche delle persone decedute. La nostre abitudini quindi vanno cambiate. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora più stringenti, più forti», ha detto Conte. «Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare come “io resto a casa”. Non ci sarà più una zona rossa nella penisola. Ci sarà l’Italia zona protetta».

L’autocertificazione per spostarsi

Dalla mattina del 10 marzo, chiunque dovrà spostarsi da un Comune all’altro dovrà avere una giustificazione e presentare una autocertificazione per il controllo. Le modalità per autocertificare la ragionevolezza del proprio spostamento sono state definite lunedì: occorre un modulo (lo si scarica qui) da esibire al momento del controllo.

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Galli: “Stop alla movida, chiudere tutto. O i giovani contageranno i nonni”

lunedì, Marzo 9th, 2020

di MICHELE BOCCI

09 marzo 2020 MASSIMO GALLI dirige il reparto di malattie infettive che ha affrontato la prima ondata di malati colpiti dal coronavirus in Italia, quello del Sacco di Milano.

Professore, perché bisogna restare in casa?
«Soprattutto agli anziani dico che è meglio avere meno contatti con altre persone. Chi ha una certa età, se prende la malattia rischia. Va bene essere fatalisti ma perché andarsene prima del previsto per uno stupido virus?».

Ha visto che le persone, anche nelle zone arancioni come Milano, continuano a uscire in massa?
«Sì, ho letto anche le dichiarazioni di qualche ragazzotto che protesta perché le autorità vogliono tenerlo a casa. Gli adolescenti si considerano immortali, ci siamo passati tutti. Ma così rischiano di avere la responsabilità di portare a nonni e genitori un cliente assai più dannoso che per loro. A costo di essere detestato, dico che i locali e i punti di aggregazione vanno chiusi pure nelle regioni non ancora intensamente coinvolte dal problema».

Ci sono già migliaia di persone a casa, positive al virus oppure in quarantena. Come sono gestite ?
«Non lo so. Dobbiamo fare in modo che chi viene mandato a domicilio abbia un contatto costante e sicuro con la medicina territoriale. Andrebbero avviati veramente progetti di telemedicina. Sfruttiamo al massimo le tecnologie disponibili per seguire a domicilio le persone. In questo momento fatichiamo tanto a ricoverare, dobbiamo lasciare a casa chi non ha bisogno dell’ospedale».

Cosa si aspetta nei prossimi giorni?
«Intanto è verosimile che in tempi brevi non saranno più sufficienti le misure prese per la quarantena. Molte persone non hanno una casa adatta all’isolamento. È ora di requisire qualche albergo. Dobbiamo tentare di contenere un’ulteriore espansione del virus. Molti buoi sono già scappati ma per ricondurne almeno un po’ nelle stalle bisogna interrompere la catena di contagi».

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Coronavirus, il Coni: «Stop a tutto lo sport, ma prima serve un decreto»

lunedì, Marzo 9th, 2020

Ferme le attività fino al 3 aprile, Malagò ne parla con Conte

di Redazione Sport

Coronavirus, il Coni: «Stop a tutto lo sport, ma prima serve un decreto»

Stop a tutto lo sport italiano fino al 3 aprile, ma prima serve un apposito decreto della presidenza del consiglio: è la decisione del Coni e delle federazioni sull’emergenza coronavirus. Malagò e i presidenti federali riuniti dalle 15 hanno «sospeso tutte le attività sportive a ogni livello» ma hanno anche chiesto «al Governo di emanare un apposito DPCM che possa superare quello attuale in corso di validità».

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