Archive for Marzo, 2020

Coronavirus, Massini: “Quando dicevamo ‘finché uccide i cinesi, chi se ne importa’”

sabato, Marzo 7th, 2020

Dallo studio vuoto di Piazzapulita su La7, Stefano Massini racconta il suo punto di vista sulla psicosi da contagio da coronavirus. “Niente ci interessa – dice lo scrittore – se non ciò che ci è vicino. Niente ci riguarda se non ciò che entra nel nostro minuscolo cerchio di autonomia. Quando è scoppiato il virus in Cina dicevamo ‘l’importante è che non arrivi qua, finché uccide i cinesi chi se ne importa. L’importante è che non arrivi qua’.

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Coronavirus, nuove zone rosse in Lombardia: oggi si decide. Ipotesi estrema di Fontana di chiudere tutta la Regione

sabato, Marzo 7th, 2020

di ZITA DAZZI e ANDREA MONTANARI

Estendere la zona rossa di contenimento del coronavirus ad altre zone della regione. Non più, quindi, solo ai dieci comuni lodigiani in quarantena dal 23 febbraio, ma ad almeno altre due province dove il numero dei contagi preoccupa. Che la situazione in Lombardia non fosse migliorata e che si stesse arrivando ad un allargamento della “zona rossa” lo si è capito dal numero dei nuovi contagiati e dei morti annunciati dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Ma più fonti autorevoli e incrociate sentite da Repubblica attribuiscono al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana “toni molto drammatici”. Convocando nel pomeriggio di ieri i capigruppo di maggioranza e di opposizione nel suo ufficio, e descrivendo la situazione come “molto grave”, Fontana si è detto disposto a chiedere al governo anche misure drastiche come la “chiusura” di tutto il territorio per un mese. Per non rischiare, davanti a una pandemia, di dover prendere più avanti la decisione e di “chiudere per sei mesi”. La decisione spetta al governo, c’è chi dice che quella di Fontana sia “un’iperbole”, intanto l’ipotesi è in campo.

Coronavirus, Giustizia ferma fino al 31 maggio. Bonafede: “Saranno potenziate le videoconferenze”

Coronavirus in Lombardia, gli aggiornamenti

Ogni giorno più contagiati, più ricoverati, più decessi. Per fortuna aumentano anche i guariti dal coronavirus, ma la Lombardia, dove tutto è partito, rimane la regione dove l’epidemia galoppa. E che altre “zone rosse” siano alle porte è chiaro. Si parla di Cremona, ma soprattutto dei comuni della bergamasca dove ci sono i nuovi focolai e dove da giorni i numeri registrano un tasso di crescita esponenziale. Sono 623 i cittadini contagiati in provincia di Bergamo, in particolare nella Val Seriana, (86 solo ieri, inferiori solo ai casi di Lodi e pari a circa un quarto di quelli riscontrati in Lombardia). Off limits sono considerate Nembro e Alzano Lombardo, ma la zona rossa potrebbe riguardare tutta la Val Seriana. Ma l’assessore al Welfare Gallera si è affannato a smentire che al momento siano allo studio misure di chiusura per le grandi aree urbane, Milano in particolare. Anche se l’escalation riguarda tutte le province. E’ di ieri la notiza che prefetta e questore di Bergamo e prefetto di Brescia sono risultati positivi ai tamponi.

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Boom dei surgelati e spesa gratis a domicilio: i consumi ai tempi del coronavirus

sabato, Marzo 7th, 2020

di Rita Querzè

Consumi ai tempi del coronavirus: boom per i prodotti surgelati mentre è sparita la coda al banco del fresco. Tutto è consegnato a domicilio, dai pasti alla spesa. La casa diventa il rifugio-prigione degli italiani. In cucina i ragazzi collegati in videolezione, in salotto i genitori in smartworking: la convivenza non è sempre facile. La grande distribuzione è uno dei pochi settori avvantaggiati dalla crisi sanitaria. Più 12% le vendite nella settimana dal 24 febbraio al primo marzo. Con un record al Sud: +15,8%, nonostante i picchi d’allarme fossero concentrati al Nord.

Consapevoli del loro ruolo nell’emergenza, le insegne della grande distribuzione si stanno mobilitando. Esselunga ha previsto donazioni per 2,5 milioni di euro agli ospedali in prima linea, dallo Spallanzani di Roma al Sacco di Milano. Nello stesso tempo da oggi fino a Pasqua consegnerà la spesa gratis agli over 65, invitati dal governo a restare a casa. Il marchio della grande distribuzione ha pensato anche ai fornitori, con un’iniziativa che agevola i pagamenti grazie a un accordo con Unicredit. E i dipendenti? «Visto il lavoro eccezionale di queste settimane, sia nei negozi che nella preparazione delle spese online, garantiremo un intervento straordinario di welfare del valore di 150 euro a persona», dicono dal quartier generale. Esselunga non è l’unica a potenziare le consegne a domicilio. Anche Carrefour porta la spesa gratis agli over 65: «Il servizio esisteva già ma in questi giorni lo abbiamo dovuto rafforzare in modo pesante. Sia attraverso una riorganizzazione delle squadre che con partnership esterne. Inoltre abbiamo attivato un call center. Gli anziani che non hanno familiarità con Internet possono ordinare al telefono. Per ora in Lombardia».

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Le cinque lezioni

sabato, Marzo 7th, 2020
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di   Antonio Polito

Quando tutto questo sarà finito, perché prima o poi finirà, ci saranno lezioni da ricordare. Alcune, le più importanti, riguardano il significato della vita, l’idea che abbiamo di noi stessi, la pretesa di invulnerabilità e di onnipotenza che ci hanno dato la scienza e la tecnologia e che un minuscolo virus è bastato a scuotere. E sono lezioni di ordine esistenziale, culturale, religioso. Però poi ci sono lezioni per la comunità in cui viviamo, che richiedono risposte politiche, legislative, sociali. Può forse valere la pena, anche se ancora nel pieno dell’emergenza, cominciare a prendere appunti, a stendere un promemoria per il domani.

La prima lezione riguarda il nostro sistema di sanità pubblica. Ha bisogno di investimenti massicci, sia per l’ordinarietà sia per l’emergenza. Non tutto si può fare in deficit. Dunque bisognerà riconsiderare le priorità della spesa sociale. A partire dal 2014 abbiamo investito un totale di venti miliardi annui su misure di welfare come 80 euro, quota 100 e reddito di cittadinanza. Una cifra rilevante. Anche solo una frazione di tutti questi soldi farebbe la differenza per il nostro sistema sanitario, con un risultato per la collettività di maggior valore sociale. Il problema è che la gente non si fida più dei soldi immessi nel «calderone» della spesa pubblica, che finiscono in mille rivoli non sempre produttivi, e preferisce incassare sostegni e sussidi diretti. Si potrebbe allora pensare a una «spesa ipotecata»: ovverosia vincolare un certo investimento a un certo risultato verificabile, per esempio l’assunzione di un numero definito di medici e infermieri, come si sta cominciando a fare in queste ore. Va inoltre chiaramente rivisto il sistema del numero chiuso universitario e dell’accesso alle scuole di specializzazioni: rifiutiamo il diritto allo studio a troppi giovani per difetti del sistema universitario, e così rischiamo di avere sempre meno medici a mano a mano che va in pensione la generazione dei baby boomers.

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Coronavirus, cosa succede in Europa: i contagi, le vittime, le misure. Il dossier su Francia, Germania e altri Paesi

sabato, Marzo 7th, 2020

di Ivo Caizzi, Paola De Carolis, Stefano Montefiori, Elisabetta Rosaspina, Irene Soave, Paolo Valentino

Coronavirus, cosa succede in Europa: i contagi, le vittime, le misure. Il dossier su Francia, Germania e altri Paesi
1) Quanti sono i casi?

FRANCIA I positivi sono 613, dei quali 9 morti e 12 guariti (al 6 marzo). Rispetto al giorno precedente i nuovi casi sono 138, il che indica un aumento molto pronunciato rispetto all’inizio della crisi, a fine gennaio. Le persone ricoverate in rianimazione, giovedì 5 marzo, erano 23. Molti casi positivi non sono tenuti in ospedale: soprattutto negli ultimi giorni si è deciso di ricoverare solo i casi gravi. I primi tre malati sono stati individuati il 24 gennaio, tre persone di origine cinese tornate da Wuhan.

GERMANIA Al 6 marzo c’erano 670 casi ufficiali di Coronavirus in 15 su 16 Laender tedeschi, la sola eccezione è la Sassonia-Anhalt. Non ci sono ancora decessi, ma un uomo è in fin di vita in una clinica di Aaachen, nel Nord Reno Vestfalia. Il primo caso ufficiale riconosciuto in Germania risale al 28 gennaio scorso e si è verificato in Baviera nella provincia di Starnberg. Ma probabilmente già prima, secondo la lettera di un gruppo di medici tedeschi pubblicata sul New England Journal of Medicine, un uomo tedesco di 33 anni originario di Kaufering, sarebbe stato il primo europeo a infettarsi, entrando in contatto con la dipendente cinese dell’azienda per cui lavora, la Webasto.

REGNO UNITO Sono 163 (30 diagnosticati nelle ultime 24 ore). Una sola vittima: si tratta di una donna di 75 anni che aveva altri problemi di salute, ricoverata al Royal Berkshire Hospital di Reading. La settimana scorsa era morto un britannico sulla nave da crociera Diamond Princess, ma era un residente all’estero e non è entrato nelle statistiche ufficiali. Sono guarite 18 persone. 45 si sono auto-isolate.

SPAGNA In Spagna sono stati registrati al 6 marzo 386 casi, in aumento costante, tra positivi ospedalizzati, morti e guariti in 17 regioni (indenni finora l’enclave di Ceuta e Melilla in Marocco). Otto le vittime accertate. La prima, il 13 febbraio, è un uomo di 69 anni che aveva viaggiato in Nepal. Il primo positivo al Coronavirus ufficializzato, il 2 febbraio, è stato un turista tedesco (asintomatico) in vacanza a Tenerife. Ogni comunità autonoma tiene il conto dei propri contagiati e il dato globale è aggiornato due volte al giorno nel sito del Ministero della Sanità. Nelle statistiche fornite non si fanno distinzioni tra pazienti ricoverati e i casi meno gravi trattati a domicilio. La comunità più colpita è quella di Madrid, seguita con molto distacco, dalla Catalogna (90 casi a 24, al sei marzo).

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Coronavirus, Galli (Sacco) a Tgcom24: “Non voglio fare Cassandra, ma non sarà breve né facile”

sabato, Marzo 7th, 2020

“Non voglio fare la Cassandra, ma gli italiani sappiano che non sarà breve, né sarà facile”. L’opinione a Tgcom24 dell’infettivologo Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, riporta alla dura realtà. “Le misure prese, – aggiunge, – seppur dolorose, sono necessarie, ma bisogna vedere se saranno anche sufficienti”.

L’ipotesi sull’arrivo del virus in Italia – “Siamo stati ‘sfortunati’ – commenta Massimo Galli a Tgcom24. – In Italia l’infezione è probabilmente arrivata con una persona sola e il contagio ha serpeggiato sotto traccia, di nascosto, per almeno due-tre settimane fino a manifestarsi con una serie di malati seri arrivati tutti insieme”.

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Coronavirus, la Protezione civile potrà requisire mezzi, hotel e ospedali privati | Ventimila assunzioni nella Sanità

sabato, Marzo 7th, 2020

E’ durato due ore e mezza il Consiglio dei ministri, l’ennesimo, in cui si sono approvati nuovi decreti. Il primo dà una sorta di carta bianca alla Protezione Civile che fino al 31 luglio o a fine emergenza coronavirus potrà requisire da ogni soggetto pubblico o privato, presidi sanitari e medico-chirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere. Si potranno anche requisire beni immobili (non solo alberghi ma anche ospedali) idonei ad ospitare le persone in quarantena. Previsto anche un piano di 20mila assunzioni tra medici, infermieri e operatori.

Requisizioni temporanee In sostanza il governo per assicurare la disponibilità di alcuni presidi medici indispensabili e urgenti ha previsto la possibilità di requisizioni temporanee o definitive come “estrema ratio” anche per fare fronte a eventuali blocchi della produzione delle imprese. Misure che, viene spiegato, potrebbero anche non essere attuate. La bozza del decreto, comunque, distingue tra la requisizione in uso e quella in proprietà, prevedendo che i beni “consumati o alterati” possano essere requisiti dalla Protezione civile solo in proprietà. A fronte di questi interventi sono previste comunque delle “indennità in denaro” che verranno “liquidate ai prezzi di mercato che i beni requisiti avevano alla data del 31 dicembre 2019”.

Coronavirus, come si è evoluta la situazione in Lombardia

Coronavirus, come si è evoluta la situazione in Lombardia
Coronavirus, come si è evoluta la situazione in Lombardia
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Il coronavirus manda nel caos la giustizia. Tribunale agli avvocati: “Astensione illegittima”

venerdì, Marzo 6th, 2020

Raffaello Binelli

Il coronavirus manda nel caos anche la giustizia. Leggete cosa è accaduto a Firenze. Il presidente del tribunale ha definito illegittima la richiesta di astensione avanzata dagli avvocati (Organismo congressuale forense) per esigenze di cautela. Dopo una riunione indetta dalla presidenza della Corte d’appello, con i responsabili dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, è arrivata la decisione: “Le attività del distretto proseguono regolarmente”, aggiungendo che l’astensione proclamata dall’Organismo congressuale forense “non appare costituire un motivo legittimante gli avvocati a disertare le udienze”.

Una decisione, quella della presidenza del tribunale, presa in quanto non sussiste “il presupposto dei gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. Sottolineando che la valutazione della pericolosità “non compete né all’avvocatura né alla magistratura”. Tranchant la conclusione: “Eventuali rinvii di udienza sembra non possano trovare giustificazione nella sopra indicata proclamazione”.

Il punto della questione, insomma, pare riguardare l’assenza da parte del governo centrale di disposizioni specifiche al riguardo: per i vertici della magistratura giudicante, non essendo stati chiusi i tribunali come invece è accaduto per scuole e teatri, significa che l’attività deve proseguire normalmente. Questione di rispetto delle norme, insomma, non di acrimonia verso l’avvocatura.

La decisione del tribunale trova il forte dissenso degli avvocati che aderiscono all’Organismo congressuale forense. Sottolineano, infatti, che il loro lavoro comporta attività svolte in diversi luoghi, in alcuni casi con la presenza di diverse persone in spazi molto ristretti, contravvenendo, in questo modo, alle normali regole di buonsenso e sicurezza diffusi in questi giorni dalle autorità per scongiurare il diffondersi del coronavirus.

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Perché issiamo il Tricolore

venerdì, Marzo 6th, 2020

Alessandro Sallusti

Da oggi issiamo il tricolore sulla testata de Il Giornale. Una coccarda-coccola a questo nostro disgraziato ma meraviglioso Paese, oggi più che mai orgogliosi di essere italiani e di avere una classe medica di così alto livello.

Tifiamo per l’Italia intera perché deve essere chiaro che qui o ci salviamo tutti o non si salva nessuno.

Mi spiego. Speriamo che i focolai di Coronavirus non si allarghino e stiano confinati al Nord, la zona del Paese oggettivamente più attrezzata a gestire emergenze sanitarie e non solo per la qualità delle sue strutture. Mettiamo quindi che il Centro e il Sud, come ci auguriamo, escano sostanzialmente indenni dall’epidemia e dalle sue conseguenze. Sospiro di sollievo? Certo, ma al momento solo e non è certo poca cosa dal punto di vista sanitario. Per il resto, anche al Sud c’è poco da stare tranquilli, perché se su un convoglio si guasta la locomotiva, anche le carrozze sane finiscono la corsa: tutto il treno si ferma nello stesso istante e allo stesso modo.

Il motivo di questo rischio economico pandemico è semplice: in quattro regioni del Nord proprio quelle più colpite dal virus si concentra circa il 50% di occupati, produzione e consumi di tutta Italia. Che significa il 50% del monte tasse e altrettanto dei contributi previdenziali necessari per pagare le pensioni di tutti. Una montagna di soldi che viene incamerata dallo Stato e ridistribuita in tutta Italia per sostenere le zone del Paese più in affanno, in particolare il Sud.

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“Un piano shock come nel Dopoguerra”. Intervista a Vincenzo Boccia (Confindustria)

venerdì, Marzo 6th, 2020

Presidente Vincenzo Boccia, nell’incontro di ieri con il Governo, avete parlato di misure che trasformano l’Italia in una grande zona gialla. Quale è il suo giudizio?

Al tavolo c’è stata grande convergenza con tutte le associazioni di categoria sui punti discussi. Li riassumiamo: governare l’emergenza sanitaria, evitare e non subire l’emergenza economica che sta contagiando il paese più velocemente della questione sanitaria; evitare che, non affrontando subito – e ripetiamo subito – la questione economica, si possa trasformare anche in emergenza sociale. Prima prendiamo consapevolezza, meglio è.

Ha avuto la sensazione che c’è questa consapevolezza?

Cominciano ad averla. In tal senso il confronto con tutte le parti ha aiutato.

Torniamo alle misure varate. Scuole chiuse, partite senza pubblico, cinema, musei, teatri sbarrati. Qual è l’impatto economico immediato e nel medio periodo di questa serrata nazionale?

È un impatto molto forte. Innanzitutto queste scelte andrebbero spiegate meglio dal punto di vista comunicativo. Qual è il punto: il punto è contenere il contagio ed evitare il collasso del sistema sanitario. La gente invece ieri, nel confronto comunicazionale, ha ricevuto un messaggio di allarme. È bene spiegarla, per evitare che l’allarme sia più grosso di quello che immaginiamo. Uno vede le scuole chiuse e pensa a che cosa possa esserci dietro.

Analizziamo l’impatto sulla crescita.

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