Archive for Marzo, 2020

Bollette, crollano le tariffe: -18, 3% per l’elettricità e -13,5% per il gas

venerdì, Marzo 27th, 2020

di LUCA PAGNI

ROMA – Forte riduzione della spesa degli italiani per le bollette energetiche: per i prossimi tre mesi, a partire dal primo aprile, le tariffe dell’energia elettrica si riducono del 18,3%, mentre scende del 13,5% la spesa per il gas. Il crollo dei prezzi e della domanda di materie prime, in seguito al calo della domanda per l’emergenza coronavirus che ha fermato molto attività economiche, è alla base della riduzione della spesa per le famiglie italiane e le piccole imprese.

Con la nuova revisione, la spesa complessiva della famiglia tipo (nel periodo tra il 1 luglio 2019 e il 30 giugno 2020) sarà così pari a 521 euro per l’elettricità (con un calo complessivo nei 12 mesi del 7,9%), mentre arriva a 1.019 euro nello stesso periodo per il gas naturale (con una variazione al ribasso del 12 per cento). Complessivamente questo significa che nel periodo, la famiglia tipo avrà risparmiato 139 euro per il gas e 45 per l’elettricità. 

Lo ha comunicato l’Arera, l’Autorità di regolazione per Energia Reti Ambiente, a cui spetta il compito della revisione trimestrale delle bollette. In pratica, il crollo dei prezzi sui mercati all’ingrosso dell’energia elettrica e del gas, che è destinato a proseguire nei prossimi mesi ha portato a una netta revisione al ribasso delle tariffe. Le misure adottate dai vari governi nel mondo, nel tentativo di fermare il diffondersi del contagio, ha portato a una riduzione delle attività industriali e commerciali non essenziali che ha causato un conseguente calo della domanda di energia. Un meccanismo che si è inserito nella tendenza al ribasso dei prezzi del gas naturale che era iniziata già prima del diffondersi del virus in Europa.

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Burocrazia e pauperismo: doppio freno per il dopo

venerdì, Marzo 27th, 2020

di Angelo Panebianco

È giusto, lo si è sempre fatto. Nel mezzo di sventure collettive (guerre o pandemie) non si può non pensare al dopo, a quando tutto questo finirà. Hanno probabilmente ragione quelli che ritengono che, nonostante i duri effetti della recessione economica indotta dall’epidemia, ci sarà un nuovo inizio, un «nuovo dopoguerra», subentrerà, per qualche tempo, uno stato di diffusa euforia. Sarà forse uno stato di euforia simile quello simboleggiato dalla foto del marinaio che bacia l’infermiera a Times Square dopo l’annuncio della fine della Seconda guerra mondiale. Ciò non riguarderà purtroppo i tanti che in questa vicenda hanno perso parenti e amici. Ma, come è naturale che accada, i sopravvissuti alla catastrofe assaporeranno di nuovo il piacere di vivere. Magari nei mesi che seguiranno la conclusione dell’emergenza persino gli italiani ricominceranno a fare figli. Dopo quella della mia generazione ci sarà forse un’altra ondata di boomers (come ci chiamano i giovani). A conferma del fatto che si fanno figli non perché ci sono i «servizi sociali», si fanno figli perché si scommette sul futuro.

Ci sarà un’esplosione di energia sociale oggi repressa. Un nuovo boom economico è possibile e, plausibilmente, riguarderà soprattutto i territori che hanno pagato un alto prezzo. Si chiama «effetto fenice». Però è bene stare in guardia, non cullarsi nell’idea che tutto ciò automaticamente ci riguarderà (solo perché abbiamo avuto, almeno fino ad oggi, la sventura di essere fra i più colpiti al mondo). Nelle fasi di grande ripresa economica non tutti i Paesi riescono a beneficiarne. Dobbiamo stare attenti, le nostre storiche magagne, che non sono affatto scomparse con la pandemia, potrebbero «mettersi di traverso», impedirci di beneficiare a pieno del probabile boom post-epidemia. Fra le tante cito due di queste magagne: la zavorra burocratica e l’ideologia pauperista. È sbagliato pensare che i grandi intralci che la burocrazia pone alle attività economiche siano dovuti solo all’ottusità.

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Coronavirus, al 36% gli spostamenti letti dalle celle telefoniche: denunce sotto il 3%

venerdì, Marzo 27th, 2020

Meno 93 per cento su tram e metro. Meno 66 per cento d’ingressi in città (Area B) e meno 70 di accessi in centro (Area C). Il giro di vite sulla mobilità sta producendo nuovi effetti sul traffico della città e della regione: Milano e la Lombardia ora sono praticamente ferme.

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Coronavirus Milano, come sono cambiati gli spostamenti


Un altro esempio: nella settimana dal 14 al 20 marzo è calata per la prima volta sotto quota cinquanta per cento anche la mobilità dei veicoli commerciali. Soltanto nella settimana precedente i furgoncini ancora in giro in città erano a quota 55 per cento di un giorno normale, venerdì scorso la percentuale era scesa di ben dieci punti.


Un deserto. Scenario confermato anche dalle indagini sulle celle telefoniche e gli smartphone in movimento. Le ultime rilevazioni, effettuate sulla giornata di mercoledì, mostrano un ulteriore, significativo calo. «Siamo al 36 per cento di spostamenti – annuncia il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala – e il dato ci conforta, perché ci fa capire che i lombardi continuano ad attenersi alle rigide ma fondamentali restrizioni che abbiamo dovuto adottare per contenere il contagio».

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Coronavirus: anche Tokyo ha paura, assalto ai supermercati

venerdì, Marzo 27th, 2020
Dopo che il governatore Koike ha chiesto ai cittadini di stare a casa | LaPresse/AP – CorriereTv
(LaPresse) La corsa degli abitanti di Tokyo per fare scorta di cibo e non solo in supermercati e negozi dopo che il governatore Yuriko Koike della capitale giapponesi ha chiesto ai cittadini di restare a casa e di lavorare in smart working a causa di un aumento dei contagi da coronavirus. Richieste non ancora vincolanti ma che sono bastate a fare scattare il panico tra i residenti. Koike non ha escluso un blocco effettivo della città in caso di un ulteriore aumento di casi.
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Coronavirus, la sfida di Conte: «L’Europa è unita oppure non esiste»

venerdì, Marzo 27th, 2020

di Monica Guerzoni

Coronavirus, la sfida di Conte: «L'Europa è unita oppure non esiste»

All’apice della crisi più drammatica dal Dopoguerra, con l’Italia intera impegnata con tutte le sue forze a combattere contro «un nemico invisibile che va dove vuole, come il vento», due cose Giuseppe Conte aveva chiesto all’Europa: unità e velocità di azione. E quando il capo del governo ha capito che non avrebbe ottenuto né l’una né l’altra — nonostante l’appello di David Sassoli e la comprensione di Ursula von der Leyen — ha maturato lo strappo. «Se la Ue non è solidale il progetto europeo è finito».

Forte dell’asse con il premier spagnolo Pedro Sánchez e del sostegno di Emmanuel Macron, Conte ha gridato il suo «stop». Una mossa che fotografa la spaccatura dell’Europa tra solidali e indifferenti e provoca scompiglio anche sul piano interno, nella maggioranza giallorossa.

Luigi Di Maio è apparso al Tg1 e ha rilanciato la linea di Palazzo Chigi: «Conte ha fatto bene, se si vogliono i vecchi strumenti faremo da soli». Ma il tempismo della dichiarazione, a vertice europeo ancora in corso, ha fatto infuriare i dirigenti del Pd, che hanno fatto trapelare la «sorpresa» di Nicola Zingaretti. Questioni di metodo, perché nel merito anche i dem, a cominciare da Roberto Gualtieri, condividono la linea dura di Conte: l’Italia è in guerra e per rialzarsi ha bisogno di aiuto per imprese, lavoratori, famiglie.

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Coronavirus Lombardia, «Malati emersi e numero di tamponi: ecco che cosa influenza la curva»

venerdì, Marzo 27th, 2020

«La fluttuazione del numero di casi da un giorno all’altro è strettamente legata alla quantità di tamponi effettuati day by day e, soprattutto, al lavoro dei laboratori di analisi che, per i motivi più svariati, possono esaminarne di più una volta rispetto all’altra». Paolo Grossi, 62 anni, professore di Malattie infettive all’Università dell’Insubria di Varese, è nel gruppo di lavoro permanente sul Covid-19 del Consiglio superiore di Sanità.

In Lombardia giovedì sono stati effettuati 6.047 tamponi, il giorno prima 4.971, il 24 marzo 3.453. Il dilemma è: sono stati svolti più test perché ci sono più ammalati oppure i laboratori hanno elaborato più analisi un giorno rispetto all’altro?
«È una domanda a cui è quasi impossibile rispondere. Probabilmente la verità è nel mezzo. La capacità di elaborare risultati dei laboratori può variare da un giorno all’altro. Nello stesso tempo ci possono essere più malati a domicilio che all’improvviso si aggravano e vengono ricoverati e, dunque, tamponati in ospedale. Oppure di pazienti sintomatici sottoposti all’esame nelle proprie case dopo i provvedimenti del 23 marzo di Regione Lombardia».

Tra mercoledì e giovedì a Milano si registra un incremento del 12%: nei quattro giorni prima l’oscillazione è tra l’8 e il 6. A Lodi l’aumento è del 4% contro l’1-2 precedente. Sono segnali preoccupanti?
«Ripeto: i risultati di un singolo giorno non sono significativi. Bisogna esaminare il trend».

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Coronavirus, nuovi casi a Codogno dopo la riapertura della zona rossa

venerdì, Marzo 27th, 2020

La riapertura dell’ex area protetta di Codogno (Lodi) dove fu scoperto oltre un mese fa il primo contagiato da coronavirus avrebbe causato nuovi casi di positività a Covid-19. Lo scrive il Corriere della Sera secondo il quale dopo settimane di progressivo calo il trend, arrivato anche a toccare l’uno per cento, è in risalita. “Abbiamo sei positivi in più – spiega il sindaco Francesco Passerini -. Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi”.

“Sorpresi dall’abolizione della zona rossa” “Ci aveva sorpreso vedere che nel decreto del governo dello scorso 8 marzo la zona rossa veniva abolita – prosegue Passerini -. Che senso ha chiudere tutto se poi, appena arrivano i primi risultati positivi, si dà la possibilità di riaprire negozi e di spostarsi per lavoro praticamente ovunque?”.

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Coronavirus, Usa primo Paese al mondo per numero di casi | Trump e Xi Jinping: “Lavoriamo insieme contro l’epidemia”

venerdì, Marzo 27th, 2020

L’emergenza coronavirus esplode dovunque, con numeri da brivido negli Stati Uniti e in Spagna. Gli Usa, con oltre 82mila casi, diventano il primo Paese al mondo per numero di contagi, superando Italia e Cina. Oltre 1.200 morti in tutti gli Stati Uniti (record di 237 in 24 ore). Il sindaco Bill de Blasio prevede che mezza New York sarà contagiata. Nella penisola iberica i contagi in 24 ore sono aumentati di quasi 9mila (sfondando quota 56mila), oltre 4mila le vittime.

Il coronavirus “unisce” Trump e Xi Svolta nelle relazioni tra Donald Trump e Xi Jinping. “Ho appena concluso un’ottima conversazione con il presidente cinese. Nel dettaglio abbiamo parlato del coronavirus, che sta devastando gran parte del nostro Pianeta”. Lo ha affermato viaTwitter l’inquilino della Casa Bianca, secondo cui “la Cina ha molta esperienza e ha sviluppato una forte conoscenza del virus. Stiamo lavorando a stretto contatto insieme. Molto rispetto!”.

Stati Uniti – Secondo la tetra previsione del primo cittadino della Grande Mela, uno scenario da incubo è quello che aspetta la sua megalopoli. De Blasio teme che a subire il contagio saranno circa 4 milioni di persone, la metà di quelle che vivono a New York. “E’ plausibile – ha spiegato – ed è molto preoccupante, ma dobbiamo iniziare a dire la verità”. L’assessore alla Sanità Oxiris Barbot ritiene che l’epidemia potrebbe cominciare a rallentare a settembre. Ma Donald Trump: “Dobbiamo cominciare al più presto a riportare l’America al lavoro”.

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Ue, fumata nera sui coronabond | Altre due settimane per le proposte anti-crisi: accordo dopo la linea dura di Conte

venerdì, Marzo 27th, 2020

E’ fumata nera sui coronabond. Dopo un vertice di oltre sei ore e il veto posto dall’Italia sul testo di conclusioni, i 27 leader della Ue decidono di darsi altre due settimane per mettere a punto la nuova strategia anti-crisi economica. Sul tavolo c’è tutto e niente allo stesso tempo: la dichiarazione comune non cita né il Mes, che l’Italia ha fatto rimuovere, né uno strumento di debito comune, a cui i rigoristi continuano ad opporsi.

Quindi il confronto che proseguirà nei prossimi giorni non esclude nulla ma riparte esattamente da dove era iniziato: da un’Europa divisa tra Nord e Sud, tra chi vuole condividere risorse e rischi e chi invece preferisce gestirsi le crisi da solo.

La palla ripassa ora all’Eurogruppo. I leader lo invitano a “presentarci proposte entro due settimane. Queste dovrebbero tenere in considerazione la natura senza precedenti dello shock” del coronavirus e “la nostra risposta deve essere rafforzata, come necessario, con azioni ulteriori in modo inclusivo alla luce degli sviluppi, per finalizzare una risposta esauriente”, si legge nella dichiarazione finale.

Il testo è sufficientemente vago da accontentare tutti, e riprende anche l’ultimatum che il premier Giuseppe Conte, a metà riunione, aveva dato ai colleghi: “Dieci giorni per battere un colpo”. Perché se si pensa di usare gli strumenti del passato, con aiuti indirizzati ai singoli Stati, “non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”.

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Coronavirus, la lezione di Super Mario per ripartire

giovedì, Marzo 26th, 2020

di RAFFAELE MARMO

Covidbond, Mes, fondi strutturali, interventi della Bce o della Banca europea degli investimenti. O ancora e più semplicemente classici Bot, Cct, altri strumenti finanziari della Cassa Depositi e Prestiti. 
Non sappiamo da dove passi la via della salvezza economica del nostro Paese. Ma è certo che il primo vaccino, vitale e decisivo, per evitare il tracollo strutturale del nostro sistema produttivo e, di conseguenza, del nostro modello di welfare e di coesione sociale è nella fiducia sistematica, che il governo deve trasmettere a tutti, imprese e famiglie, che non ci sono e non ci saranno limiti nelle risorse disponibili.

L’emergenza è innanzitutto sanitaria. Ma, tempo qualche settimana, e potrebbe diventare o trasformarsi nell’emergenza della disperazione per milioni di lavoratori e imprenditori rimasti privi di liquidità e anche di futuro. E, purtroppo, epidemie e carestie nella storia dell’umanità si sono sempre rincorse. Ebbene, è proprio questo micidiale circolo terminale (per l’Italia) che il premier Conte e il Ministro dell’Economia Gualtieri devono scongiurare. A tutti i costi. Come ha ribadito l’ex governatore della Bce, Mario Draghi. Imprese e famiglie devono poter «credere» nella ricostruzione. 

Potremmo, a questo fine, esercitarci anche nel mettere in fila le risorse mobilitate o annunciate come spesa aggiuntiva dai Paesi europei: l’Italia con 25 miliardi a marzo e 25 circa a aprile, la Spagna con 200 miliardi (20 però di spesa effettiva), la Francia ugualmente con 200 miliardi (45 reali) e la Germania con 156 miliardi (67,5 di spesa in più).

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