Matteo Salvini punge il governo. «Senza la Lega e tutto il centrodestra,
incredibilmente la maggioranza oggi non avrebbe avuto al Senato i
numeri sufficienti per l’approvazione dello scostamento di bilancio,
cioè per liberare 55 miliardi per gli Italiani», ha commentato il leader
leghista, riferendosi al voto sullo scostamento di bilancio di Palazzo
Madama che ha visto la maggioranza fermarsi a quota i 158. I sì totali
sono 276. «Prima gli italiani» per noi non è uno slogan, ma una ragione
di vita. Noi della Lega andiamo oltre gli insulti: abbiamo aiutato una
maggioranza assente», ha detto Salvini
Se lei sceglierà la strada del populismo, non staremo al suo fianco.
Se lei sceglierà la strada della politica la aspetteremo là”. In Senato
arriva il penaultimatum di Matteo Renzi al premier Giuseppe Conte.
Il
leader di Italia viva spiega: “Il suo intervento, presidente Conte,
esige risposte in nome della libertà e della verità: gli italiani per
l’emergenza sanitaria sono in uno stato che ricorda gli arresti
domiciliari. Non ne usciamo con un paternalismo populista o una visione
priva di politica. Nessuno le ha chiesto di riaprire tutto, abbiamo
chiesto riaperture con gradualità e proporzionalità”.
Renzi
continua: “Non possiamo delegare tutto alla comunità scientifica. In
passato il Paese troppe volte la politica ha abdicato. Non possiamo
chiedere a un virologo come combattere la disoccupazione, tocca alla
politica”.
“Seppure
in quantità variabili, i pazienti guariti da Covid-19 producono
anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la
diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette
bene per l’immunità”. Per il virologo Roberto Burioni che lo annuncia su
Twitter è una “buona notizia” quella che arriva da uno studio cinese su
‘Nature Medicine’,
firmato da scienziati della Chongqing Medical University. “Un articolo
in cui si mostra che 285 su 285 (100%) pazienti con Covid-19 sviluppano
IgG contro Sars-CoV-2 entro 19 giorni dall’inizio dei sintomi clinici”,
riassume dalla Emory University di Atlanta Guido Silvestri.
Gli
autori, si legge nello studio, segnalano “risposte anticorpali acute a
Sars-CoV-2 in 285 pazienti con Covid-19”, su 285 arruolati. “Entro 19
giorni dall’esordio dei sintomi, il 100% dei pazienti è risultato
positivo all’immunoglobulina G (IgG) antivirale”, il tipo di anticorpo
normalmente responsabile della protezione a lungo termine contro un
agente microbico. “La sieroconversione per IgG e IgM si è verificata
contemporaneamente o in sequenza. Entrambi i titoli” anticorpali “di IgG
e IgM hanno raggiunto il plateau entro 6 giorni dalla
sieroconversione”. Secondo gli autori, per ora se ne può dedurre che “i
test sierologici possono essere utili per la diagnosi di pazienti
sospetti” Covid “con risultati Rt-Pcr (tamponi, ndr) negativi e per
l’identificazione di infezioni asintomatiche”.
Il Ponte Morandi è stato ricostruito in diciannove mesi, in deroga agli infernali ingranaggi del Codice degli appalti, perché si è pensato che per Genova, la Liguria e l’intero nord-ovest, restare senza ponte era il male maggiore. Se fra qualche mese saltasse fuori una tangente o un rialzo maramaldo dei prezzi sarebbe un guaio – e si sanzionerebbero i responsabili – ma sarebbe un guaio peggiore per l’economia, e cioè per il benessere di tutti, se il ponte fosse ancora a mezza strada.
Per
rialzare l’Italia dopo il collasso provocato dal coronavirus, la prima
decisione deve essere l’allentamento drastico delle sovrabbondanti
misure profilattiche antimafia e anticorruzione: il reato si punisce,
non si previene. Il mercato corre molto più veloce di noi, ha detto
Angelo Borrelli, capo della Protezione civile: le strutture
centralizzate degli acquisti sono troppo macchinose, ha aggiunto. Forse
aiutano a evitarci qualche mascalzonata e qualche processo, ma ci
impediscono di intervenire e di distribuire denari (pensate ai prestiti
delle banche alle aziende) con la tempestività vitale in un Paese che
nel primo semestre perderà il quindici per cento del Pil.
Un mese e mezzo di lockdown e l’economia italiana sente il fiato sul collo della criminalità organizzata e dei capitali sporchi delle mafie. Come temeva il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, i primi segnali di allarme ci sono già.
Dal comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, svoltosi questa mattina al Viminale, è venuto fuori che nel mese di marzo, a fronte di un generalizzato crollo di ogni tipo di reato, l’unico che fa segnare un aumento è l’usura: nove per cento in più rispetto a marzo dell’anno scorso. Un valore preoccupante se si pensa che, nello stesso periodo, il trend dei delitti nel suo complesso su tutto il territorio nazionale ha fatto segnare un meno 66 per cento: 203.723 i delitti commessi l’anno scorso in questo periodo, 68.069 quest’anno. Meno degli altri, ma pur sempre in diminuzione, a causa del lockdown le rapine alle farmacie ( – 28,2 per cento) e i maltrattamenti in famiglia (-37,4 per cento), un dato questo però condizionato dalla difficoltà di denuncia all’interno di famiglie in quarantena.
REGGIO CALABRIA. Bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie e
agriturismo aperti fin da subito. Ma a condizione che la
somministrazione avvenga solo attraverso il servizio con tavoli
all’aperto. La Calabria parte con l’acceleratore sulla fase 2 attraverso
l’ordinanza della sua governatrice Jole Santelli. Una misura unica nel
panorama nazionale in vista della ripresa delle attività e che – spiega
la presidente della Regione – «parla il linguaggio della fiducia».
Il
documento dispone una serie di riaperture già dal 30 aprile. Tra
queste, anche il commercio di generi alimentari nei mercati all’aperto,
inclusa la vendita ambulante anche fuori dal proprio Comune, fermo
restando il rispetto delle distanze interpersonali e l’uso delle
mascherine e guanti. Sarà consentito anche il commercio al dettaglio di
fiori, piante, semi e fertilizzanti.
Coronavirus, cosa ci insegna la Spagnola sul lockdown e le riaperture
Una legge entro l’anno sul copyright. Un intervento per colmare un
vuoto che ha garantito immensi guadagni ai colossi del web (l’80% del
mercato pubblicitario) e provocato ingenti danni al settore
editoriale. Il sottosegretario Andrea Martella illustra oggi alla
commissione cultura della Camera le iniziative per fronteggiare le
conseguenze della pandemia nel settore dell’editoria. Tra queste un
percorso legislativo per recepire la direttiva europea approvata a
Bruxelles nell’aprile del 2019 sul «diritto d’autore nel mercato unico
digitale».
Il percorso legislativo Entro
l’estate, ha fatto sapere Martella, dovrebbe essere votata in Parlamento
la legge di delegazione. Poi sarà la volta dei decreti che dovranno
stabilire l’entità del giusto compenso dovuto da Google, Facebook &
C. a chi produce i contenuti poi diffusi sulle piattaforme online.
Secondo Martella i decreti legislativi saranno pronti entro fine 2020,
sei mesi prima della scadenza imposta da Bruxelles sul recepimento della
direttiva.
ROMA. Ieri sera, poco prima delle 22, il Consiglio dei ministri si è
riunito per affrontare in particolare la questione relativa ai dati
sensibili in correlazione all’utilizzo della app Immuni.
Al solo fine di allertare le persone che siano entrate in contatto con soggetti risultati positivi al nuovo coronavirus e tutelarne la salute attraverso le previste misure di profilassi legate all’emergenza sanitaria, il testo prevede che, presso il ministero della Salute, sia istituita una piattaforma per il tracciamento dei contatti stretti tra i soggetti che installino, su base volontaria, un’apposita applicazione per dispositivi di telefonia mobile. L’applicazione sarà complementare rispetto alle ordinarie modalità già in uso da parte del Servizio sanitario nazionale. Il ministero adotterà misure tecniche e organizzative idonee a garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, assicurando, in particolare, che: gli utenti ricevano, prima dell’attivazione dell’applicazione, informazioni chiare e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza, in particolare, sulle finalità e sulle operazioni di trattamento, sulle tecniche di pseudonimizzazione utilizzate e sui tempi di conservazione dei dati; per impostazione predefinita, i dati personali raccolti dall’applicazione siano esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti dell’applicazione di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti accertati positivi al Covid- 19, nonché ad agevolare l’eventuale adozione di misure di assistenza sanitaria in favore degli stessi soggetti; il trattamento effettuato sia basato sui dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi, oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati.
ROMA. Per capire le dimensioni di
quanto sta accadendo bastino le previsioni arrivate ieri sul tavolo di
Donald Trump dall’ufficio di bilancio: fra aprile e giugno l’economia
americana crollerà del 40 per cento. Non accadeva dai tempi della Grande
Depressione del 1929. Nel resto del mondo e in Italia le cose non vanno
meglio. I numeri sono impietosi, e nessuno è in grado di prevedere se
in autunno eviteremo una nuova pandemia. Eppure ieri le grandi Borse
occidentali hanno chiuso tutte in positivo: Francoforte e Parigi di
oltre il due per cento, Londra e Milano anche. Per Piazza Affari c’era
chi temeva il peggio dopo la decisione a sorpresa dell’agenzia Fitch di
tagliare il giudizio sull’Italia a un gradino dal livello “spazzatura”.
L’asta dei Btp ha avuto richieste superiori alla domanda, e
il differenziale con i Bund tedeschi si è fermato a 225 punti con un
rendimento all’1,76 per cento. Come mai?
L’economia in quark – Non sappiamo ancora cosa sia il recovery fund ma l’Europa renderà sostenibile il nostro debito
Il 18 maggio riapriranno i negozi. Ma quanti non potranno riaprire? E quanti sono destinati a chiudere nei prossimi, difficili tempi, se non facciamo qualcosa? Molte attività erano già in crisi prima della pandemia. Il «distanziamento sociale» non è cominciato con il Covid-19. La rete aveva già reso desuete o sporadiche cose che per le generazioni precedenti erano le più belle. Andare al cinema e a teatro, scegliere un romanzo nella libreria vicino a casa, curiosare tra le novità di una bottega. In questi tre mesi di chiusura, con la prospettiva di una riapertura cauta e spaventata, quasi tutti i commercianti hanno perso reddito e stock (quante merci deperibili o quanti vestiti resteranno invenduti?). E molti italiani, anche quelli più refrattari, si sono abituati a fare le loro spese on line.
Senza demonizzare l’e-commerce, senza sospettare che buona parte degli introiti
finiscano nei paradisi fiscali, è evidente che c’è una differenza tra
cliccare in rete e spendere sotto casa soldi che in qualche modo
resteranno nella comunità: sotto forma di tasse, di affitti, di
stipendi. Dietro il piccolo commercio c’è un mondo, e ci sono famiglie:
oltre al negoziante, c’è il grossista, il rappresentante, il camionista,
il commesso. E il proprietario del locale, che non è un bieco rentier,
ma quasi sempre un risparmiatore che ha investito nella speranza di
garantirsi un piccolo reddito, anch’esso ora andato in fumo. Lo stesso
discorso vale per le librerie indipendenti, già in difficoltà di fronte
alle catene, alla grande distribuzione, ad Amazon. Vale per gli
edicolanti, che con i farmacisti e le cassiere dei supermarket hanno
fatto sforzi straordinari in questi mesi drammatici. Per gli esercenti
di cinema e teatri, e per tutti i lavoratori dell’industria dello
spettacolo (si pensi ai concerti), che hanno di fronte un’estate
terribile di inattività forzata.