Archive for Luglio, 2020

Sovvenzioni e fondi ridotti. Cosa rischia adesso l’Italia

lunedì, Luglio 20th, 2020

Federico Giuliani

Strategie, calcoli complessi, conti che non tornano. Il Consiglio europeo straordinario – che, ricordiamolo, si sta protraendo dalle 10 del mattino di venerdì 17 luglio – è ormai entrato nel quarto giorno di trattative. I temi sul tavolo sono molteplici ma, inutile girarci intorno, l’interesse dell’Italia ruota principalmente attorno agli aiuti economici racchiusi nel cosiddetto Recovery Fund.

In un primo momento si parlava di 720 miliardi, 500 dei quali sovvenzioni a fondo perduto e 220 miliardi di prestiti. Per ammorbidire la posizione dei Paesi frugali, assolutamente non intenzionati a condividere il debito Ue, Bruxelles ha aggiustato il tiro limando la sua proposta. I soldi messi sul tavolo sono sempre 750 miliardi, anche se l’ammontare delle sovvenzioni scende a 360 miliardi mentre i prestiti salgono a 360.

Le nuove cifre sarebbero state pensate per convincere il premier olandese Mark Rutte e i suoi alleati del fronte del Nord ad accettare l’intesa. Indipendentemente dall’esito delle trattative, fa notare Il Corriere della Sera, dovesse essere questa la quadratura finale del cerchio, l’Italia rischia di bruciare una decina di miliardi di euro.

La riduzione della quota italiana

Il calcolo da fare è piuttosto complesso, così come il meccanismo che ruota attorno alla suddivisione degli aiuti da distribuire Stato per Stato. Con l’ipotetica nuova versione del Recovery Fund (360 miliardi di sovvenzioni e altrettanti di prestiti), la quota totale italiana dovrebbe salire da 170 miliardi a 190. C’è tuttavia un aspetto da considerare.

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Recovery Fund, i paesi frugali aprono all’accordo: nuova proposta da 390 miliardi per gli aiuti

lunedì, Luglio 20th, 2020

di Francesca Basso

Recovery Fund, i paesi frugali aprono all'accordo: nuova proposta da 390 miliardi per gli aiuti

E al terzo giorno il fronte dei paesi «frugali» cominciò a incrinarsi. E’ quasi l’una della notte tra domenica e lunedì quando il pressing del presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, e dagli altri leader Ue colpisce nel segno. Il fronte dei Paesi nordici, i cosiddetti «frugali», viene diviso dalla proposta di mantenere il pacchetto di aiuti anticrisi, il Recovery Fund, a 750 miliardi di cui 400 di trasferimenti a fondo perduto e 350 di prestiti.

Recovery fund, il fronte del sì è più forte

Sono d’accordo 22 Paesi mentre Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia insistono inizialmente a voler ridurre il pacchetto a 700 miliardi: 350 aiuti e 350 prestiti. All’una è la Danimarca la prima a dirsi favorevole alla proposta di Michel. Mezz’ora dopo aprono al dialogo Svezia e Finlandia, sarebbero favorevoli a 375 miliardi. La plenaria viene sospesa nel tentativo di avvicinare le parti. Alle quattro del mattino le distanze sembrano ridursi ma non abbastanza perciò prosegue il negoziato. Alle 5.45 riprende la plenaria ma solo per venire aggiornata a lunedì alle 16 per la quarta giornata di negoziato. Il presidente Michel presenterà una nuova proposta formale entro la ripresa dei lavori fissata che sarà basata su una dotazione di 390 miliardi di euro di sovvenzioni, ma con sconti (rebate) sul bilancio Ue più bassi rispetto alla precedente.

Kurz e Rutte aprono all’accordo su recovery Fund e freno di emergenza

La nuova bozza dell’accordo sempra intanto aver convinto i paesi frugali (chi sono e perché si chiamano così) «I negoziati non sono ancora finiti, ma possiamo essere molto soddisfatti di essere riusciti a ottenere una riduzione dell’importo totale, che era la nostra richiesta principale, un aumento degli sconti per l’Austria e la garanzia che investimenti e riforme saranno controllati. È davvero un ottimo risultato», ha detto il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, dopo la nottata di trattative sul Recovery Fund e il bilancio al vertice Ue.
Anche il leader dei «frugali», il premier olandese Mark Rutte, parla di un «ottimo testo di bozza» sul meccanismo del super freno d’emergenza, che riguarda la governance del Recovery Fund, e quindi il tema dell’attuazione dei piani nazionali delle riforme, «che ritengo stia lentamente guadagnando consenso». Il premier olandese ha detto di essere «davvero contento, perché questa è stata una condizione cruciale per noi – ha aggiunto – per essere in grado di costruire quel bilanciamento» tra prestiti e sovvenzioni.

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Sette aggressioni in 12 giorni: Milano ora diventa il far west

lunedì, Luglio 20th, 2020

Giovanni Giacalone

L’aggressione con tanto di violenza sessuale avvenuta nel tardo pomeriggio di mercoledì 15 luglio nei confronti di una donna di 45 anni che portava a spasso il cane al parco del Monte Stella, plausibilmente perpetrata da un soggetto ancora in fuga e definito “dalla pelle scura”, non è che l’ultima di una serie di aggressioni che hanno sconvolto Milano e soltanto nei primi quindici giorni del mese.

La mattina del 3 luglio, in uno studio legale nei pressi di piazza San Babila, un cittadino nigeriano di 27 anni, irregolare sul territorio e senza fissa dimora, si intrufolava nell’ufficio di un’avvocatessa che in passato lo aveva assistito per alcune pratiche relative al permesso di soggiorno e la aggrediva a calci e pugni, minacciando di ucciderla se non gli avesse procurato il permesso di soggiorno. Il nigeriano aggrediva poi anche i Carabinieri, giunti repentinamente sul posto. Il soggetto veniva trovato in possesso di un coltello con una lama da 11 cm e portato in caserma dove veniva denunciato a piede libero, come disposto dal pm di turno Adriano Scudieri. L’avvocatessa aggredita fa parte di un gruppo di legali specializzato in studi giuridici sull’immigrazione e di un’associazione che promuove l’interculturalità e l’antirazzismo.

Il 6 luglio, un marocchino di 19 anni veniva arrestato in zona Navigli dopo aver tentato una rapina assieme a un complice, armato di pistola. L’uomo aggredito ha però reagito, ne è nata una colluttazione che ha dato tempo agli agenti di Polizia di intervenire ed arrestare uno dei due individui. L’aggressione è avvenuta attorno alle 18.

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Coronavirus Italia, il bollettino del 19 luglio. Dati e tabella

lunedì, Luglio 20th, 2020

Roma, 19 luglio 2020 – Il nuovo bollettino sull’andamento da Coronavirus in Italia regista numeri in calo rispetto a ieri: sono infatti 219 i nuovi casi, mentre i morti sono solo tre. Intanto, se nel nostro Paese si registrano piccoli focolai (come a Riccione e Ferrara), nel resto del mondo il Covid continua la sua corsa segnando un nuovo record giornaliero di casi: oltre 259mila positivi. Il continente americano resta in primo piano, con oltre 7,3 milioni di casi e 151.531 infezioni nelle ultime 24 ore, segue l’Europa, con oltre tre milioni di infezioni e 206.000 morti. Tra le vittime eccellenti c’è anche monsignor Henrique Soares da Costa, vescovo di Palmares, nello Stato brasiliano del Pernambuco. L’alto prelato, 57 anni, era ricoverato in ospedale dal 4 luglio scorso.

Il bilancio del 19 luglio 

Vittime al minimo storico dall’inizio dell’emergenza Covid nel nostro Paese: nelle ultime 24 ore sono decedute solo tre persone positive. Non succedeva dallo scorso febbraio. Il numero complessivo dei morti ora è di 35.045. I nuovi casi sono invece 219, che portano il totale dei contagi a 244.434.  I guariti sono 143 (ieri 323) per un totale di 196.949. Le infezioni in corso hanno registrato un +72 (ieri -88) e ora sono relative a 12.440 pazienti, ripartite tra 743 ricoverati (-14 rispetto a ieri), 49 malati in terapia intensiva (50 ieri) e a 11.648 in isolamento domiciliare (ieri 11.561). Il numero di tamponi effettuati nelle ultime ventiquattro ore ammonta a 35.525, per un totale di 6.238.049.

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Conte ritrova la sua maggioranza, per ora. Ma i giallorossi preparano resa dei conti

lunedì, Luglio 20th, 2020

di ANTONELLA COPPARI

Neanche il giorno in cui è nato il governo giallorosso si è visto un fenomeno simile. Un fiume di dichiarazioni di sperticato sostegno al premier che a Bruxelles combatte una battaglia in cui è in ballo il futuro del Paese e della Ue, come ben sanno al Quirinale dove monitorano la situazione. Dal capo delegazione Pd al governo, Franceschini, fino all’amico-rivale Luigi Di Maio passando per Bonafede, De Petris, Fornaro. Tutti lì, con un impegno senza pari, a blindare Conte per respingere gli attacchi di quelli che, in teoria, sarebbero gli alleati europei. L’unione, si sa, fa la forza.

Ma a grattare sotto la superficie si scopre che tutti, o quasi, sono pronti a presentargli il conto. Per un comportamento che dem e renziani non faticano a definire superficiale: ha gestito male la comunicazione – sussurrano –, ha fatto finta che tutto fosse facile, che nel colloquio con il premier olandese Mark Rutte la scorsa settimana aveva gettato le basi per un’amicizia, mentre la realtà dimostra che la situazione era molto più complicata. “Invece di gettare tutte le fiches sul Recovery Fund, avrebbe dovuto rendere più digeribile ai grillini il Mes”.

Lo ha ben presente Giuseppe che nella notte tra sabato e domenica si era lasciato sfuggire: “Non posso rientrare in Italia con una sconfitta: mi sto giocando tutto”. È proprio così. Tornare a casa con un accordo al ribasso significherebbe probabilmente avviare un conto alla rovescia. Non subito: una crisi ora non la vuole nessuno, benché il fantasma del Mes agiti gli animi, con Pd e, soprattutto, Iv pronti a batter cassa già oggi.

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Soldi gettati e inefficienze: chi si fida di noi?

lunedì, Luglio 20th, 2020

di DAVIDE NITROSI

Siamo il Paese dove un grande cantiere impiega 8 anni per partire. Il Paese con un debito mostruoso e tante spending review fallite. Una nazione manifatturiera dove le tasse sono un incubo e si fa impresa nonostante il fisco. Lo Stato dove l’emergenza Covid si affronta con un atto, il decreto Rilancio, che ha bisogno di 155 decreti attuativi per funzionare. Il Paese dell’evasione fiscale mai contrastata a fondo, perché ritenuta funzionale per motivi elettorali o come ipocrita scorciatoia per la coesione sociale. Si dice che l’Olanda ce l’ha con noi? Vero, però negli ultimi 20 anni il Pil olandese è salito del 30%, quello italiano del 3%. Dal 1992 al 2017 la produzione industriale italiana è diminuita del 5%, mentre è cresciuta del 164% in Germania. La produttività si aumenta con l’efficienza. E che dire del lavoro? Riforme insabbiate nella farsa dei navigator, oscurate dal reddito di cittadinanza e dal flop delle politiche attive. Vogliamo poi citare quota 100 ovvero le pensioni anticipate? Difficile regalare altri soldi a un Paese che li spende così e non per rendere più efficiente il sistema.

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Vacanze, la sfida tricolore a Booking e Airbnb: 100 aziende si alleano per creare la prima Ota italiana degli affitti brevi

lunedì, Luglio 20th, 2020

Giuliano Balestreri

La battaglia della trasparenza fiscale torna protagonista delle vacanze estive italiane. Dopo la guerra del sostituto d’imposta – che Airbnb e Booking rifiutano di fare nei confronti dei propri clienti -, Italianway gioca la carta dell’aggregazione tra gli operatori professionali degli affitti brevi. La società fondata da Marco Celani e Davide Scarantino è riuscita ad aggregare oltre 100 aziende italiane dell’extra alberghiero “che – sottolinea Celani – operano in totale legalità e trasparenza, creando valore sui territori di appartenenza. Noi combattiamo l’evasione fiscale a ogni livello, non permettiamo ai nostri soci di sgarrare. E questo può spaventare qualcuno”.

Leggi anche Airbnb rifiuta di pagare la cedolare secca

D’altra parte, il mercato degli affitti temporanei è una giungla: le grandi Ota non agiscono come sostituto d’imposta e quando emettono fattura – essendo domiciliate all’estero – non calcolano l’Iva. Di fatto, devono occuparsene i singoli proprietari delle abitazioni: un’operazione non semplice, anche per chi è in buona fede. “Proprio per questo – spiega Celani – con italianway.house inviamo ai nostri associati un report dettagliato con tutte le imposte da pagare: dalla cedolare secca all’Iva fino all’imposta di soggiorno. Sbagliare è semplicemente impossibile”.

Marco Celani e Davide Scarantino

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Giulia Maria Crespi, se ne va un patrimonio culturale italiano

lunedì, Luglio 20th, 2020
Giulia Maria Mozzoni
Giulia Maria Mozzoni Crespi

Quando Giulia Maria Crespi era piccola, c’erano i grandi – sua madre, suo padre e i loro amici – e poi c’era la Nanny, la bambinaia, “quella carismatica e amata guardiana alta e secca come il manico di scopa, con i lunghi capelli rossi avvolti attorno al capo”. Con lei e le sue fiabe, i giochi, il cibo e le parole in inglese, “c’era la vita vera”, quella spensierata ed indimenticabile che ricorda con gran piacere ancora oggi. C’era il ballo classico, c’erano i viaggi culturali e il bel mondo dell’epoca, ma sin da piccola era chiaro che sarebbe venuta su “irruenta, libera, allegra e con un preciso senso di cosa sia l’ingiustizia”.

Quando era in vacanza con i suoi a Venezia, non aspettava altro che andare al mercato del pesce e quando era in spiaggia all’Excelsior, invece che perdersi tra i pettegolezzi salottieri, era affascinata da persone come l’amica olandese Bibi, che le raccontava i suoi percorsi in bici col sacco in spalla su e giù per il Paese, “un esempio di vita vera”. In quei momenti, quel baroccheggiante hotel affacciato sul mare, le sue amiche vestite Chanel che danzavano sfrenate sulla spiaggia notturna con i cavalieri in smoking, “erano lontanissimi”. Amava avvolgersi di quella “magia popolana” che ritroverà più tardi, anche da adulta. Essere nati ricchi non è – e non può essere – una colpa e non si possono rifiutare i privilegi, “perché alla fine conta solo quello che ne fai”. 

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Il Pd e le tasse, un’attrazione fatale (ma la destra chiacchiera e basta)

lunedì, Luglio 20th, 2020

Nessuno smentisce, così la voce circola: si prepara una stangata sulle tasse di successione. Oggi ereditiamo gratis fino a un milione di euro, come dire una bella casa con Jacuzzi in un quartiere elegante; in futuro verseremo il pizzo all’Erario per case meno lussuose (da 500mila euro in su) e i grandi patrimoni non la passeranno liscia. Secondo i canoni classici della giustizia sociale, il Governo giallo-rosso infilerà la mano nelle tasche dei ricchi incominciando proprio dalle fortune che vengono guadagnate senza una goccia di sudore. In fondo c’era da aspettarselo: nel resto d’Europa ereditare costa mediamente il triplo, in Francia addirittura dieci volte di più. Le imposte di successione da noi sono talmente basse – secondo uno studio dell’Agenzia delle Entrate valgono lo 0,05 per cento del Pil – che presto o tardi il Fisco ci avrebbe fatto per forza un pensierino. Per incassare qualche miliardo in più basterà allinearsi al resto dell’Unione. Facile, no?

Seguirà un “riordino” delle rendite immobiliari che, nei progetti del Pd ispirati dagli studi di Fabrizio Barca, salverà forse la prima casa, ma sarà fortemente progressivo. E anche qui le intenzioni sono da applausi: chi vive sulle spalle degli inquilini non può pagare meno tasse di chi produce ricchezza come ad esempio le imprese (che in Italia hanno carichi da record, ci battono soltanto i soliti francesi). Il parassitismo sociale va debellato nell’interesse delle stesse classi agiate. Perfino un liberale d’altri tempi come Luigi Einaudi sarebbe stato d’accordo, leggere per conferma “La terra e l’imposta”, sebbene il prelievo sulla proprietà immobiliare rapportato al Pil sia oggi già un filo sopra la media europea, addirittura il triplo che in Germania. L’”allineamento” con l’Unione, in questo caso, dovrebbe portare a sgravare di tasse le case e non il contrario, ma è inutile andare per il sottile. In questi casi ciò che conta è il fine. E quando si parla di denari pubblici, la prima domanda è: per farne che cosa?

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Vertice Ue, verso nuova proposta di Michel. Conte: “Darà 2 soluzioni con 400 o 390 miliardi di sussidi”

lunedì, Luglio 20th, 2020

Maratona nella notte al vertice Ue e una nuova proposta per trovare l’accordo: il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, avvia colloqui separati con i leader europei e, intorno alle sei del mattino, il suo portavoce, Barend Leyts, annuncia su Twitter che il vertice verrà riconvocato oggi alle 16. Inizia così la quarta giornata di negoziati.

“In questo momento ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni e il confronto diventa più risolutivo: spero domani si possa iniziare a valutare alcuni aggiornamenti delle poste, frutto dell’intensa negoziazione di questi giorni”, ha detto il premier Giuseppe Conte, interpellato al ritorno in albergo dopo la lunga nottata negoziale.

“Michel non ha anticipato null’altro ma ha detto che proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e 390 miliardi. La soluzione da 400 miliardi” di sussidi nel Recovery plan “condurrebbe un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto e quella da 390 miliardi un minore sconto”, ha aggiunto Conte, facendo riferimento ai sussidi previsti dal Recovery plan e agli sconti, i ‘rebates‘, contenuti nel bilancio pluriennale per alcuni Paesi, tra cui i “frugali”.

C’è una soluzione possibile sulla governance del Recovery fund che elimini il meccanismo di veto sui piani di riforma nazionali? “Abbiamo indirizzato il procedimento di verifica e controllo dello stato di avanzamento dei progetti secondo una più corretta soluzione, rispettosa delle competenze dei vari organi definite dai trattati”, ha proseguito il presidente del Consiglio.

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