Archive for Luglio, 2020

Acrobazie mentali al vertice europeo

lunedì, Luglio 20th, 2020

di Paolo Mieli

Al di là dell’esito del vertice di Bruxelles, una cosa sicuramente il nostro presidente del Consiglio è riuscito a portare a casa: potrà infatti esibire la foto in cui sedeva sereno (ancorché non sorridente) accanto ai grandi d’Europa: Merkel, Macron, Sánchez e Ursula von der Leyen. Per contro i «frugali» — Olanda, Svezia, Danimarca e Austria, ai quali si è aggiunta la Finlandia — sono apparsi isolati. Ancor più quando a sostegno di Giuseppe Conte (e su sua sollecitazione) è sceso in campo Viktor Orbán che a voce alta si è schierato al fianco dell’Italia puntando l’indice contro Mark Rutte da lui accusato di essere «responsabile del caos» prodottosi al vertice europeo. Poi però Orbán ha aggiunto che Rutte è colpevole ai suoi occhi di «odiare» lui e l’intera Ungheria. La prova di questa avversione consisterebbe nella pretesa olandese del rispetto dello Stato di diritto da parte del regime di Budapest. Parole dalle quali si potrebbe intendere che Orbán si aspetti una qualche «restituzione» del favore fatto oggi a Conte e ai quattro della foto. Che dire? Speriamo che nessuno abbia preso impegni in tal senso.
Il nostro presidente del Consiglio con fair play ha cercato di giustificare Rutte soffermandosi sulla imminenza di elezioni nei Paesi Bassi e sul fatto che in quella circostanza il primo ministro olandese dovrà vedersela con gli ultras sovranisti di casa sua, Geert Wilders e Thierry Baudet («Ognuno ha i suoi Salvini», ha detto Conte). Forse però questa battuta non tiene conto di due circostanze che rendono le situazioni alquanto diverse: 1) in Olanda più rigorista e allarmato della gestione disinvolta del debito pubblico nel nostro Paese è l’attuale ministro delle Finanze, cristiano democratico, Wopke Hoekstra; 2) in Italia non è per timore di Salvini che il governo rifiuta di mettere in discussione provvedimenti quali il reddito di cittadinanza o quota cento che gravano non poco sui nostri conti pubblici e hanno allarmato l’Europa. Provvedimenti di grande spesa intestati, tra l’altro, allo stesso Conte quando era a capo del governo precedente.

Quanto alle categorie mentali con le quali seguiamo questa disputa si è ecceduto, a nostro avviso, nel tiro al piccione contro Rutte qualificato da «rozzo egoista» a «disinvolto opportunista». Opportunismo di cui sarebbe prova il fatto che il primo ministro olandese «pur di restare al potere si è alleato con destra, centro, ecologisti e sinistra». Ricorda qualcuno?

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Mark Rutte nel ruolo del Grande Cattivo: la metamorfosi dell’ex alleato di Angela

lunedì, Luglio 20th, 2020

di Paolo Valentino

Mark Rutte nel ruolo del Grande Cattivo: la metamorfosi dell'ex alleato di Angela

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO – «Mark Rutte si comporta come un poliziotto», ha detto ieri il premier bulgaro Bojko Borisov. Perfino Viktor Orbán, il tribuno ungherese, lo ha accusato di avere «uno stile comunista». E Antonio Costa, primo ministro del Portogallo, ha chiosato: «L’opposizione dei quattro frugali non è più accettabile».

Se una narrazione rimarrà di questo Consiglio europeo, sarà quella del «cattivo» Mark Rutte, l’olandese volante che con la sua intransigenza ha tenuto in scacco l’Europa. È lui il leader morale e la punta di lancia della «banda dei quattro», Olanda, Austria, Danimarca e Svezia. È lui, dottor Strarigore, ad argomentare con alterigia tutta calvinista che la solidarietà non è mai gratis e chi la fornisce deve poter controllare come i soldi vengano usati. È lui ad ammonire con un eterno sorriso i Paesi del Sud, ricordando loro l’importanza di non vivere al di sopra dei propri mezzi. È una questione filosofica per Rutte, che ne fa regola di vita: il premier liberale vive da solo in un modesto appartamento, va al lavoro in bici e fa volontariato insegnando studi sociali in un liceo.

Secondo l’Economist assomiglia a un «prete che prende troppa caffeina», in altre parole non avrebbe veramente il profilo del «cattivo». Eppure, Charles Michel, con la benedizione di Angela Merkel, ha già fatto molto per venirgli incontro, sia sul volume del Recovery Fund sia sulle condizionalità, immaginando un meccanismo di controllo che se non dà il veto a ogni singolo Paese, come vorrebbe Rutte, arriva perfino a coinvolgere i (temuti) ministri delle Finanze. Ma Rutte non molla: «Gli olandesi e gli altri tre frugali hanno già ottenuto molto, ma sono troppo intelligenti per dire grazie», osserva un diplomatico europeo che partecipa ai negoziati.

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Vertice Ue su Recovery Fund, si riparte alle 16 | Sul tavolo la nuova bozza di Michel da 390-400 miliardi

lunedì, Luglio 20th, 2020

Trattative serrate al vertice Ue, arrivato al suo quarto giorno di negoziazioni. Si riparte alle 16:00. Sul tavolo la proposta Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, basata su una dotazione di 390 miliardi di euro di sovvenzioni, ma con rebate più bassi rispetto alla precedente. Il premier conte: “Ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni”.

“Michel non ha anticipato null’altro ma ha detto che proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e 390 miliardi. La soluzione da 400 miliardi” di sussidi nel Recovery plan “condurrebbe un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto e quella da 390 miliardi un minore sconto”, ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rientrando in albergo al termine della lunga notte in Consiglio europeo, facendo riferimento ai sussidi previsti dal Recovery plan e agli sconti, i ‘rebates’, contenuti nel bilancio pluriennale per alcuni Paesi, tra cui i frugali. “In questo momento ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni e il confronto diventa più risolutivo”, ha aggiunto.

Nella serata di domenica fonti italiane avevano parlato di “passi avanti” nel negoziato, ma di un accordo che “ancora non si è chiuso”: un compromesso su 375 miliardi di trasferimenti a fondo perduto non è in vista. Troppi per i leader “frugali”, troppo pochi per chi come Angela Merkel e Emmanuel Macron ritengono che 400 miliardi siano il minimo  indispensabile per investire nel futuro dell’Unione e combattere contro la crisi. In particolare Macron – spiegano fonti europee – si è rivolto ai capi di governo “frugali” esprimendo fastidio per il loro continuo alzare la posta con nuove richieste, così come tra l’altro aveva già fatto ieri la cancelliera tedesca.

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“Un opting out per l’Olanda”. Intervista a Enrico Letta

domenica, Luglio 19th, 2020

Enrico Letta, mi pare che l’atteso Consiglio europeo non si stia mettendo bene. Quale è la sua analisi?

La miaanalisiè cheforse c’è stata una generale  sottovalutazione del fatto che la posizione olandese non è congiunturale, ma direi ideologica e strutturale, quasi esistenziale. E dunque a mio giudizio va trattata come tale. Non si risolve rimodellando l’accordo, ma spostando il tema. E il tema è: come vuole stare l’Olanda in Europa.

Mi faccia capire, è un suggerimento negoziale?

Non so come si può definire, ma so che noi, tatticamente, abbiamo bisogno di spostare lo schema di gioco da una situazione in cui l’Europa discute del “problema italiano” a una situazione in cui si occupa del “problema olandese” . È una partita da giocare all’attacco.

Ho capito, ma come? Quale sarebbe la proposta che, ad esempio, Conte dovrebbe mettere sul tavolo?

La miaidea è che l’opposizione olandese è talmente ideologica e strutturale che ricorda molto la rigidità britannica di un tempo. Se è così, va trattata allo stesso modo: individuando una forma di opting out che ha consentito la convivenza per un lungo periodo.

Opting out. Lo spieghi bene

Vuol dire. Opzione di rimanere fuori: si passa dalla condizionalità che loro pretendono per noi, a una opzionalità per loro di rimanere fuori dalle politiche che non condividono. La Gran Bretagna è andata avanti per lungo tempo in questo modo, consentendo al resto di Europa di integrarsi e di fare passi avanti. È accaduto durante tutto il percorso dell’euro e di consolidamento di politiche su cui non era d’accordo.

E quale sarebbe la convenienza dell’Olanda?

Il fatto che sono rimasti isolati, sono diventati i cattivi d’Europa e la loro convenienza è averne un vantaggio economico, proprio come la Gran Bretagna che aveva i rebate e non partecipava alle politiche comuni. Detta in modo un po’ brusco: loro mantengono rigidità, prendono soldi in cambio e non fanno saltare l’Europa. Per noi il costo dell’opting out è minimo, rispetto alle cifre di cui stiamo parlando, si fa con 3-4 miliardi.

Mi pare di capire che lei pensa: o così o salta tutto.

Sì perché Rutte si è incastrato anche col suo Parlamento, che ha votato un testo chiaro. E parlo dell’Olanda perché gli altri frugali hanno posizioni più sfumate, chiedono controllo in una logica sostenibile. Il problema di Rutte, la sua rigidità, non è solo l’austerità ma il tipo di integrazione europea. Lui vuole una Europa intergovernativa: un’associazione di Stati e non una istituzione comunitaria propria.

Un esito di questo tipo è un fallimento dell’Europa che, allo snodo decisivo, si è mostrata incapace di trovare una posizione comune.

Se consentono all’Olanda di far saltare tutto è gravissimo anche per la democrazia europea. Non può essere che il 7 per cento dell’Europa fa saltare tutto. A quel punto si porrebbe un problema democratico e non solo economico.

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Mario Monti: “La pretesa dell’Olanda va contro i trattati”

domenica, Luglio 19th, 2020

Il bicchiere è comunque mezzo pieno, secondo Mario Monti. Il professore, che di trattative a livello europeo ne ha vissute molte, da commissario alla Concorrenza prima e da presidente del Consiglio poi, scrive sul Corriere della Sera che “nonostante le divisioni, i passi compiuti in questi mesi dall’Europa sono tanti, impensabili fino all’anno scorso”. 

Monti entra nello scontro in atto fra l’Italia da una parte, l’Olanda con i Frugali dall’altra, su due temi. Primo, le condizionalità: secondo il professore, è giusto che ci siano condizioni da rispettare, ”è naturale che queste siano proposte dalla Commissione e approvate dal Consiglio”. “L’atteggiamento negoziale più proficuo, ad esempio per l’Italia, non è di respingere la condizionalità come lesione della sovranità nazionale ma, al contrario, di stare al gioco chiedendo che, in un’Europa che con il Recovery Fund si integra maggiormente, si applichino a 360 gradi condizioni più adatte ad un sistema integrato che ad una collezione disparata di Paesi corsari”. Ad esempio che “si inserisse già nel Recovery Fund un riferimento ad un programma preciso, con scadenze e modalità definite, per una revisione, più incisiva di quelle fatte in passato, dei regimi fiscali comportanti forme di concorrenza sleale e dannosa ai sensi dell’Ocse e del Codice di condotta vigente in sede Ue”.

Secondo, i controlli. “La pretesa dell’Olanda che a verificare il corretto utilizzo dei fondi sia il Consiglio, al limite con il potere per ogni Stato di opporsi alla decisione favorevole del Consiglio, è in contrasto, come ha giustamente sostenuto il presidente Conte, con il Trattato” scrive Mario Monti, ricordando che episodi del passato di controllo non riuscito su Stati membri, come per Francia e Germania nel 2003 o per la Grecia nel 2010.

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Incendio alla cattedrale di Nantes, fermato un sospetto: indagini in corso

domenica, Luglio 19th, 2020

NANTES – È stato fermato un uomo a Nantes dopo l’incendio che ieri ha danneggiato il cuore della cathédrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul. Come ha reso noto noto il canale di notizie francese Bfm, si tratta di un volontario che il giorno prima del rogo era stato incaricato di chiudere a chiave la chiesa.

Francia, incendio nella cattedrale di Nantes: distrutto il grande organo centrale. Pm: “Seguiamo pista criminale”

Sono in corso verifiche degli inquirenti sulla sua posizione mentre la polizia scientifica sta continuando a fare rilievi. La situazione era apparsa poco chiara già poco dopo l’intervento dei vigili del fuoco della Loira Atlantica. All’interno avevano rilevato tre focolai diversi. Le fiamme divampate sono riuscite a distruggere il grande organo centrale della cattedrale gotica.

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Anniversario morte Borsellino, l’antimafia oggi vive una pagina buia

domenica, Luglio 19th, 2020

Solo luci patinate con intitolazioni di piazze a Falcone e Borsellino, assessorati alla legalità, protocolli e patentini. Luci che sfiorano solo la superficie


Anniversario morte Borsellino, l'antimafia oggi vive una pagina buia

Il 28esimo anniversario della strage di via D’Amelio del 19 luglio del 1992 è l’inevitabile occasione per rispolverare gli slogan e i luoghi comuni dell’antimafia. Ma fermandosi ad osservare le fotografie di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone e degli eroi che hanno dato la vita per la lotta alla criminalità organizzata, è impossibile non domandarsi se davvero questa retorica sia il modo giusto per rendere il sacro ricordo che meritano.

La verità è che oggi l’antimafia sta vivendo una delle pagine più buie della sua nobile storia. Un buio che contrasta in modo paradossale coi riflettori che comunque riesce ad accendere su di sè. Perchè, a ben vedere, si tratta di luci false, comode e che non disturbano nessuno. Luci patinate fatte di intitolazioni di piazze a Falcone e Borsellino, assessorati alla legalità, protocolli e patentini. Luci che si limitano a sfiorare la superficie senza preoccuparsi delle profonde e sempre più forti radici che i sistemi mafiosi sono riusciti a piantare nel tessuto politico, economico e sociale del nostro Paese. Radici che, mentre l’antimafia era impegnata a celebrare se stessa e a emarginare ogni critica interna, purtroppo si sono legate in modo pressochè inestricabile con le radici ‘sane’, creando innesti sotterranei, piante ibride, immense zone grigie dove distinguere tra bene e male, tra mafia, modalità mafiose e rispetto delle regole è pressochè impossibile.

Non c’è bisogno di spostare lo sguardo ai clan che controllano i quartieri di Palermo o di Reggio Calabria, basta guardare a quello che succede nella nostra Regione e nella nostra Provincia. Anzi è necessario guardare al nostro territorio.
Ogni sei mesi nelle relazioni della Direzione investigativa antimafia viene tracciato un quadro chiaro. E’ la Dia ad affermare che in Emilia Romagna la mafia si manifesta grazie a contiguità politiche ed elettorali e a una attività corruttiva sistemica che condiziona gli appalti pubblici o il rilascio di concessioni.

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l tax day divide la maggioranza. E i commercialisti sono pronti allo sciopero

domenica, Luglio 19th, 2020

di MARCO PATUCCHI

ROMA – Proroghe e pacche sulle spalle. Ma non per tutti. Mentre il governo, pressato dalla tenaglia di industriali e sindacati, si prepara ad allungare fino al termine dell’anno cassa integrazione, moratoria sui licenziamenti e sospensione delle causali per i rinnovi dei contratti di lavoro a termine, chiude invece la porta agli appelli dei commercialisti che, a nome dei contribuenti, hanno chiesto una dilazione delle scadenze fiscali. Scatenando polemiche anche all’interno della maggioranza.

Il paradosso è che a rimetterci sono gli “ultimi degli ultimi”, ovvero quei lavoratori che proprio per i paletti fissati a suo tempo dal decreto Dignità si sono visti costretti a passare dai contratti a termine non rinnovabili alla partita Iva. Insomma, quando si parla di lavoro autonomo è sempre bene ricordare cosa significa nell’era del precariato diffuso: basti ricordare che nell’ultimo quadrimestre del 2019, alla vigilia della pandemia Covid, il ministero dell’Economia ha certificato una crescita del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2018 nelle aperture di partita Iva. A onor del vero il governo non ha fatto mancare il sostegno ai lavoratori autonomi in piena emergenza sanitaria, non lasciando fuori quasi nessuno dal bonus dei 600 euro.

Ma non appena la strada in salita dell’economia italiana si è fatta meno ripida, sono riemerse le esigenze di cassa dello Stato. Come annunciato alla Camera dal sottosegretario al Tesoro, Alessio Villarosa (che si è detto «rammaricato» per la notizia), non ci sarà proroga dei versamenti fiscali programmati per lunedì, cioè i primi di 246 adempimenti previsti da qui a fine mese. Una decisione che ha diviso la maggioranza: Italia Viva non ci sta. «Non spostare le scadenze fiscali è un grave errore», ha scritto sul suo blog Davide Faraone, capogruppo al Senato. «Serve più tempo per pagare le tasse. Torneremo alla carica, ricordando che Italia Viva al Senato è decisiva per la maggioranza».

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Stromboli, esplosioni dal vulcano: paura sull’isola

domenica, Luglio 19th, 2020

di ALESSANDRA ZINITI

Una fortissima esplosione, rivoli di fuoco sulla fiancata che dà verso il centro abitato, una grossa colonna di fumo nero in cielo. E tanta paura. Erano da poco passate le cinque questa mattina, quando al primo chiarore dell’alba, lo Stromboli ha svegliato tutte le isole Eolie con un forte boato e tremori. Il fenomeno, meno intenso, si è ripetuto di nuovo alle 6.23. I prodotti generati dalle esplosioni sono ricaduti in tutta la terrazza craterica e lungo la sciara del fuoco. Dal punto di vista sismico è  stata registrata una breve sequenza di eventi esplosivi e un incremento dell’ampiezza del tremore vulcano.

Nessun danno si è registrato sull’isola dove il vulcano è costantemente monitorato dall’Istituto di vulcanologia e dalla Protezione civile dopo le due eruzioni – di maggiore intensità – che un anno fa crearono grande allarme e la morte di un giovane escursionista messineseMassimo Imbesi, 35 anni, sorpreso con un amico mentre stava salendo sul vulcano dal versante di Ginostra, il borgo di Stromboli raggiungibile solo via mare che conta complessivamente una quarantina di residenti. Era il 3 luglio. A quella fortissima esplosione con trabocco di lava che arrivò a poche centinaia di metri dall’abitato della piccola frazione ne seguì un’altra di simile intensità il 28 agosto.

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Ue, l’attacco del premier Conte: “L’Europa è sotto ricatto dei Paesi frugali”

domenica, Luglio 19th, 2020

L’Europa è sotto ricatto dei Paesi frugali”. Così il premier Giuseppe Conte al termine della seconda giornata di lavori del Consiglio europeo sul Recovery fund. Giornata che si è conclusa con una fumata nera. “Quando ci sono alcuni che si arroccano su partite contabili, viene il dubbio che non abbiano la consapevolezza del momento che affrontiamo”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Nessun accordo, dunque, tra i leader europei sul Recovery Fund e il Bilancio pluriennale della Ue. Dopo oltre 12 ore di negoziati, incontri bilaterali, mini-summit e riunioni ristrette i capi di Stato e di governo non sono riusciti a raggiungere un compromesso e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha riconvocato la riunione per oggi a mezzogiorno. “La partita è ancora aperta. Ci sono punti specifici su cui stiamo discutendo anche animatamente”, ha sottolineato Conte. “Siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti. Siamo tutti sulla stessa barca, non stiamo aiutando l’Italia ma consentendo a tutti di riparare i danni della pandemia: le economie sono integrate”, ha detto ancora Conte.

La bozza di negoziato presentata in mattinata da Michel, che veniva incontro a non poche richieste dei frugali non è bastata ad ammorbidire le posizioni e i punti controversi sul tavolo: restano quelli che dividono i Paesi da ormai tre giorni, a cominciare dalla governance del Recovery Fund, con l’Olanda che insiste per una decisione all’unanimità dei governi sui piani nazionali di riforma dei Paesi membri. Altro tema ancora aperto è quello del rispetto dello Stato di diritto come condizionalità per ottenere i finanziamenti del Recovery. Punto questo sul quale c’è l’opposizione di Ungheria e Polonia.

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