Archive for Luglio, 2020

Lo stato di emergenza e la sindrome da trincea

martedì, Luglio 14th, 2020
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di   Antonio Polito |

Non si può avere nostalgia di un’epidemia, come non si può averne della guerra. Ma anche chi ha vinto una guerra, come Churchill, ha avuto nostalgia dello stato di emergenza che essa portava con sé, perché consentiva di chiedere al popolo «sangue, lacrime e sudore» e di ottenerlo senza discutere. La storia ci dimostra che questa nostalgia è perniciosa per i politici, e che a volerla prolungare oltre il dovuto si può finire per perdere le elezioni dopo aver vinto la guerra, come accadde proprio allo statista inglese nel 1945.

Ma il ritorno alla normalità è sempre un momento difficile per chi ha vissuto tempi eccezionali. Perfino de Gaulle soffrì di questa sindrome della trincea: liberata la Francia, ma deluso dal tran tran democratico del dopoguerra, si ritirò dalla politica nell’«esilio» di Colombey-les-Deux-Églises.

In tale compagnia, Giuseppe Conte può dunque essere scusato se, annunciando la proroga dello stato d’emergenza, ha dato la sensazione di trovarcisi a suo agio. I critici potrebbero notare che «emergenza» è qualcosa che emerge, un problema che si appalesa all’improvviso, ma purtroppo per noi il Covid-19 è tutt’altro che questo, nel senso che è emerso da tempo, viene da lontano e va lontano, ne conosciamo la pericolosità e abbiamo anche imparato a combatterlo molto meglio. Si potrebbe anzi dire che continuando a proporlo come un’emergenza il premier sottovaluti la capacità mostrata dal suo governo e dalle istituzioni pubbliche italiane nel fronteggiarlo e rinchiuderlo in sacche e focolai. Ciò che sta «emergendo», piuttosto, è la crisi economica e sociale; ma quella non si risolve con i Dpcm.

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Da Orlando a Carofiglio, da Flick a Cafiero De Raho: 133 nomi nella lista dei testimoni di Palamara al Csm

martedì, Luglio 14th, 2020
Da Orlando a Carofiglio, da Flick a Cafiero De Raho: 133 nomi nella lista dei testimoni di Palamara al

Dall’ex ministro della Giustizia e vicesegretario del Pd Andrea Orlando, al magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, ai presidenti emeriti della Consulta, Cesare Mirabelli e Giovanni Maria Flick. Un lungo l’elenco dei testimoni per i quali la difesa di Luca Palamara, l’avvocato Stefano Giaime Guizzi, ha chiesto alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistraturala la citazione, in vista dell’udienza prevista il prossimo 21 luglio.

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Carlo De Benedetti: “Favorevole a un governo Pd con Berlusconi”

martedì, Luglio 14th, 2020

L’Ingegner Carlo De Benedetti, nume tutelare del giornale prossimo venturo, il Domani, in una intervista al Foglio apparecchia la sua prospettiva politica. 

“Se si tratta di isolare Salvini e Meloni trangugio anche Berlusconi al governo con la sinistra – dice-. Ma accompagnato dal benservito a Conte che rappresenta il vuoto pneumatico. Mai avrei immaginato di dire che al mondo esiste qualcosa di peggiore di Berlusconi. E sia chiaro continuo a pensare che il livello di corruzione morale che lui ha introdotto nel paese abbia costituito un periodo nero della nostra storia. Se non era per Scalfaro avremmo avuto Previti ministro della Giustizia. Eppure sono pronto a trangugiare il rospo”.

De Benedetti non ha alcuna stima degli attori politici del tempo presente. Meloni? “E’ figlia del fascismo – aggiunge- e io il fascismo me lo ricordo da bambino con orrore”. Salvini? “E’ un selvaggio privo di qualsiasi cultura”.

Conte?

“Quanto a Conte, basta il caso Autostrade per qualificare la sua nullità. E’ l’unico che ha beneficiato del Covid!”.

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Istat: cala la popolazione, minimo storico di nascite, meno immigrati e più italiani all’estero

martedì, Luglio 14th, 2020

roberto giovannini

Non nascono bambini, arrivano meno immigrati, aumentano gli italiani che cercano fortuna all’estero. E’ questo il poco confortante quadro del Paese che offre il Bilancio demografico nazionale dell’Istat, diffuso stamani. Come detto, il 2019 registra il nuovo minimo storico di nascite a partire dall’Unità d’Italia: gli iscritti in anagrafe per nascita sono appena 420.170, con una diminuzione di oltre 19mila unità rispetto all’anno precedente (-4,5%). Il calo si registra in tutte le aree del Paese, ma è più accentuato al centro (-6,5%). Dove si nasce di più in Europa? Ecco la top 10

Ancora, al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia è inferiore di quasi 189mila unità (188.721) rispetto all’inizio dell’anno passato. Il persistente declino avviatosi nel 2015 ha portato quindi a una diminuzione di quasi 551mila residenti in cinque anni. Il numero di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese è in calo (-8,6%), mentre prosegue l’aumento dell’emigrazione di italiani (+8,1%). Sono 126mila gli italiani che si sono trasferiti all’estero, mentre i cancellati per l’estero dalle anagrafi sono stati in tutto 182.154, il 16,1% in più rispetto all’anno precedente. Dopo gli spot per chiedere di fare figli, boom di nascite in Danimarca

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Mattarella, riconciliazione a Basovizza

martedì, Luglio 14th, 2020

Ugo Magri

ROMA. Più ancora della visita al Milite Ignoto, in piena pandemia e senza dignitari, nella storia del settennato resterà quest’immagine forte di Sergio Mattarella mano nella mano con Borut Pahor, il presidente sloveno. Insieme hanno ricordato le sofferenze che i rispettivi popoli si sono inflitti a vicenda, prima e dopo l’ultima guerra.

Davanti alla Foiba di Basovizza, Pahor ha reso omaggio alle vittime italiane dei comunisti titini; poco dopo Mattarella ha sostato davanti al cippo di quattro patrioti slavi fucilati durante il Fascismo. In ossequio alla nostra Costituzione, che valorizza le diversità linguistiche, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa che restituirà alla minoranza slovena di Trieste un luogo simbolo: l’ex Hotel Balkan al numero 14 di via Filzi. Lì aveva sede il Narodni Dom, la Casa del popolo data alle fiamme dagli squadristi mussoliniani esattamente un secolo fa. L’ultimo testimone oculare ancora in vita è l’intellettuale italo-sloveno Boris Pahor, 107 anni. Scampò per miracolo ai campi di sterminio, venne perseguitato di qua e di là del confine. I due presidenti ne hanno ascoltato le parole, poi l’hanno premiato con le più alte onorificenze in un clima di solennità e commozione. Ma perché quella mano nella mano, nonostante il distanziamento sociale?

Il “sogno proibito
C’era un residuo di malanimo tra popolazioni confinanti che non avevano ancora del tutto digerito il passato. Paure antiche, rivalità etniche, faide sanguinose. Manifestare amicizia ai massimi livelli è il modo per segnare uno spartiacque. Nessun colpo di spugna, ha voluto specificare il presidente italiano, «le esperienze dolorose di queste terre non si dimenticano»; ma è tempo guardare al futuro che ci accomuna e in cui i Balcani (pallino di Mattarella) saranno tutti parte della grande famiglia europea.

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Merkel: «Ancora divergenze, ma penso che avremo un accordo sul Recovery Fund»

martedì, Luglio 14th, 2020

Un’ora di colloquio: tanto è durato il vertice ConteMerkel, nel castello di Meseberg, in Germania, durante il quale si è parlato di Recovery Fund e delle conseguenze della pandemia da Covid19. L’obiettivo è lo stesso, una riposta «forte» e in tempi brevi dell’Europa alla crisi post coronavirus, ma le strade per raggiungerlo sembrano ancora distanti. In quell’ora di colloquio, il premier Giuseppe Conte e la cancelliera tedesca Angela Merkel si sono trovati in sintonia sulla necessità di non ridimensionare il bazooka europeo, ma non sono riusciti a sciogliere uno dei nodi più difficili del Recovery Fund, quello delle condizionalità. E, almeno in conferenza stampa, la cancelliera che guida l’Europa nel suo semestre più difficile e il premier che rappresenta il Paese europeo più colpito dal Covid, non hanno arretrato di un millimetro.

La conferenza stampa

Conte: «Serve risposta Ue forte e coordinata»

Introdurre condizionalità impraticabili per l’utilizzo delle risorse del Next Generation Eu, ha detto Conte senza mezzi termini, «sarebbe una follia» perché comprometterebbe «l’efficacia» del progetto e «ostacolerebbe la ripresa europea». Al centro del dibattito c’è la proposta del presidente del Consiglio Ue Charles Michel che dà ai 27, a maggioranza qualificata, l’ultima parola sulla valutazione della Commissione europea per gli stanziamenti.

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Di Maio, il desiderio di un partito dei moderati e «l’amico» Renzi (più che Di Battista)

martedì, Luglio 14th, 2020

di Tommaso Labate

«Io voglio fare il partito dei moderati», ripete all’infinito da settimane, proseguendo in quell’opera di riposizionamento e di auto-revisionismo che lo fa assomigliare, giorno dopo giorno, a poco meno di un lontano parente del vicepremier gialloverde che l’anno scorso volava in Francia per incontrare i leader dei gilet gialli in compagnia di Alessandro Di Battista. Adesso i suoi interlocutori sono altri. Come Mario Draghi, incontrato in gran segreto qualche settimana fa, di cui parlando ieri col Foglio ha detto che sì, «mi ha fatto un’ottima impressione», come se le parti dell’esaminando e dell’esaminato — ove mai ci fossero state — si fossero invertite come d’improvviso. O Angela Merkel, incrociata nelle vesti di ministro degli Esteri alla Conferenza di Berlino, che a lui si sarebbe rivolta dicendogli «Di Maio, ho sentito parlare bene di lei, mi parlano bene del suo lavoro».
Ecco, il lavoro di Luigi Di Maio, oggi, è quello di costruire un «partito dei moderati». Trasformare il suo partito, a prescindere dalla ragione sociale Movimento Cinque Stelle (a quella, come ama ripetere Beppe Grillo in privato, in futuro si può anche rinunciare), in una forza in grado di catalizzare l’elettorato oggi conteso da Berlusconi, Renzi, Calenda e anche dal Pd. Con Davide Casaleggio l’interlocuzione è azzerata; idem con Di Battista, che al ministro degli Esteri torna utile come spauracchio («Alessandro è una risorsa, eh?») tutte le volte che deve marcare stretto Giuseppe Conte. Forte del sostegno della stragrande maggioranza dei maggiorenti del Movimento, gli restano da dribblare sia il premier sia Beppe Grillo, che a seconda della fase sono ora alleati ora avversari. Con dinamiche tra l’impercettibile e l’incomprensibile, proprio come capitava nella geopolitica di correnti in perenne movimento della vecchia Democrazia cristiana. Già, la Dc. Quell’immagine rimastagli appiccicata come una chewing gum sotto la suola delle scarpe — un po’ per l’aria pacata, un po’ per l’abito blu sfoggiato anche durante il pranzo casalingo di Pasquetta, un po’ per una serie di altri dettagli che a occhio nudo ne fanno più un nativo democristiano che un millennial — Di Maio l’ha trasformata in una compagna di strada, di quelle che sono più piacevoli che fastidiose. «In molti la dipingono come un perfetto democristiano.

Le dispiace?», gli chiese una volta Lilli Gruber. «Dipende a quale tipo di democristiano si riferiscono. Se mi danno del Cirino Pomicino, sarebbe offensivo», rispose lui. «E se le dessero del De Gasperi?». «Non ne sarei degno. Ma sarebbe un complimento».

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Autostrade, la revoca è un rebus Spunta l’ipotesi del commissario

martedì, Luglio 14th, 2020

Prende quota una nuova ipotesi nell’ingarbugliata vicenda della concessione ad Autostrade. Ed è quella di un commissariamento della società, che potrebbe essere deciso già oggi o più probabilmente nei prossimi giorni. Al di là degli aspetti tecnici, sarebbe un modo per prendere tempo rispetto alla madre di tutte le decisioni che, ormai a due anni dal crollo del ponte Morandi, resta ancora ferma davanti a un bivio. E che anche dopo il consiglio dei ministri di oggi, nonostante il crescendo di annunci degli ultimi giorni, dovrebbe restare congelata.

Autostrade, Conte: Benetton ci prendono in giro, così revoca concessione è inevitabile. I punti dello scontro
Lo scontro tra il governo e la famiglia Benetton, il premier Conte: presi in giro

Da una parte c’è la revoca della concessione o l’uscita definitiva della famiglia Benetton dalla società, le due opzioni indicate dal Movimento 5 Stelle. Dall’altra l’ingresso massiccio di Cassa depositi e prestiti che prenderebbe il controllo dell’azienda, portando a una nazionalizzazione di fatto di Autostrade, l’ipotesi sostenuta dal Pd e da Italia viva. PUBBLICITÀ

La nomina del commissario, oltre ad avere il vantaggio tattico del rinvio, consentirebbe di non trasferire temporaneamente la concessione nelle mani di Anas, cosa che avverrebbe invece in caso di revoca diretta. Un parentesi che, al di là delle rassicurazioni degli ultimi giorni, rappresenterebbe un passaggio tutt’altro che semplice. Il commissariamento, invece, metterebbe in sicurezza i lavoratori e le attività di Autostrade, visto che nei fatti sarebbe sempre la stessa azienda a svolgere i compiti che le spettano, anche se con una testa diversa. Il negoziato

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Coronavirus, trolley in aereo e mascherina solo al chiuso: le nuove misure del governo fino al 31 luglio

martedì, Luglio 14th, 2020

di Fiorenza Sarzanini

Coronavirus, trolley in aereo e mascherina solo al chiuso: le nuove misure del governo fino al 31 luglio

Chi viaggia in aereo da domani potrà imbarcarsi con il bagaglio a mano. Il divieto imposto il 26 giugno scorso per trolley e borsoni da sistemare sulle cappelliere, sarà eliminato dal nuovo Dpcm (il decreto del presidente del Consiglio) che entra in vigore alla mezzanotte. Ma novità sono previste anche per i treni: se le poltrone sono in verticale — e si può contare sul sistema di aerazione “rinnovata” — la distanza tra i passeggeri potrà essere inferiore al metro.

Sono gli unici allentamenti concordati tra i vari ministri competenti. Le riaperture previste per discoteche al chiuso, fiere, sagre, eventi pubblici, slittano infatti di altre due settimane, in attesa che «la curva epidemiologica scenda ulteriormente». Ulteriori aggiustamenti potranno essere fatti prima della pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale, ma la linea è tracciata e sarà il titolare della Salute Roberto Speranza ad illustrarla in Parlamento. Ribadendo la necessità di continuare a rispettare tre misure fondamentali: mascherina nei luoghi chiusi, distanziamento di un metro tra le persone, igiene delle mani.

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Zaia: «Sequenziato il coronavirus proveniente dalla Serbia, ha un’alta carica virale»

lunedì, Luglio 13th, 2020

di Redazione Online shadow

VENEZIA In Veneto nasce un test rapido per accertare i contagi da Covid 19. Lo ha illustrato il governatore della Regione Luca Zaia nella sede della Protezione civile di Marghera, che è tornata a essere la sede di una conferenza stampa sull’emergenza sanitaria. Il governatore ha presentato in questa sede un nuovo test rapido per il coronavirus e che dà risposte in sette minuti. I primi a utilizzarlo sono stati i giornalisti presenti in conferenza stampa.

Il virus «serbo»

«La situazione è sotto controllo in Veneto: il nostro ceppo di virus ha una carica virale in calo, ci preoccupa invece il virus che viene dall’estero, ed è per questo che bisogna intensificare i controlli da chi viene dal Benin, Serbia Kossovo, Moldavia Bangladesh, Congo, Paesi dai quali sono arrivate persone che sono risultate poi infette». Lo ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia nel corso del punto stampa. «L’altra novità è l’abbassamento dell’età media dei positivi, come le due gemelline di quattro anni con la loro mamma provenienti dall’estero», ha spiegato Zaia.

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