In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 243.230 persone (+ 169 rispetto a ieri, + o,o7%) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste 34.967 sono decedute (+13, +0,04%) e 195.106 sono state dimesse (+178, +0,09%). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 13.157 (-22, -0,17%); il conto sale a 243.230 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia.
“I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati”. Lo ribadisce Giuseppe Conte, deciso a revocare le concessioni ad Autostrade per l’Italia. “Hanno beneficiato di condizioni irragionevolmente favorevoli per loro: può bastare così”. Martedì la questione sarà sul tavolo dei Consiglio dei Ministri. Il titolo crolla a Piazza Affari, arrivando anche a un -12%.
“Non siamo disponibili a concedere ulteriori benefici. I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati – spiega il premier in un’intervista a La Stampa – . Non prendono in giro il presidente del Consiglio e i ministri, ma i familiari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani”.
“La verità è che le varie proposte transattive fatte pervenire da
Aspi non sono soddisfacenti”, afferma poi in un’altra intervista al Fatto quotidiano, il premier intenzionato a proseguire la linea dura nella trattativa con Autostrade.
Famiglia Benetton: “Sempre rispettato le istituzioni” La
famiglia Benetton “ha sempre rispettato le istituzioni: quando in
passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società – è quanto
filtra da ambienti vicini agli imprenditori veneti (ricordando gli
investimenti in Alitalia, Autostrade e altre società in via di
privatizzazione) – così come oggi”.
Giuseppe Conte alza i toni
contro Autostrade per l’Italia, “per nulla” soddisfatto delle proposte
di negoziato che la concessionaria del gruppo Atlantia ha formulato al
Governo per non incorrere nella revoca delle concessioni dopo il crollo
del Ponte Morandi. In due interviste al Fatto Quotidiano e alla Stampa
il presidente del Consiglio avvicina l’ipotesi della revoca, che sarà
decisa probabilmente nel Cdm di martedì. Dice al Fatto Quotidiano:
“La
mia sensazione è che Autostrade, forte dei vantaggi conseguiti nel
tempo e di una concessione irragionevolmente rafforzata da un intervento
legislativo, abbia scommesso sulla debolezza dei poteri pubblici nella
tutela dei beni pubblici. A un certo punto Aspi si è irrigidita
confidando nella caduta del mio primo Governo. Con questo nuovo Governo
si è convinta forse di avere della carte da giocare e ha continuato a
resistere. Solo all’ultimo si è orientata verso una soluzione
transattiva. La verità è che la varie proposte transattive fatte
pervenire da Aspi non sono soddisfacenti”
Anche l’ultima proposta dell’azienda non soddisfa il Governo.
“Sabato
è arrivata una risposta ampiamente insoddisfacente, per non dire
imbarazzante: tutto meno che un’accettazione piena e incondizionata
delle richieste del Governo”.
Nonostante la pandemia in corso, l’estate è nel suo
pieno e molti viaggiatori hanno voglia di uscire di casa e di mettersi
in viaggio, ma restando sicuri.
Se volete fare una vacanza più sicura durante l’emergenza
COVID, sia in estate che alla fine di quest’anno, abbiamo raccolto
diverse idee sulla base di pareri di esperti, ricerche meticolose e
scelte di alloggio altamente curate che potrebbero rendere più facile
rispettare le distanze sociali.
Da spiagge e montagne a laghi e isole, nonché case per
vacanze private, hotel remoti ed cose essenziali per i viaggi on the
road, questi sono tutte opzioni di vacanza vicino a casa da considerare
durante il coronavirus.
Con l’estate nel suo pieno e molti stati che allentano le restrizioni
dovute al nuovo coronavirus, i viaggiatori statunitensi sono ansiosi di
uscire di casa e di mettersi in viaggio in sicurezza. Per quelli di noi
che si chiedono se è sicuro viaggiare in questo momento, la risposta dipende da molte variabili, vale a dire, come si prevede di farlo, dove si desidera andare, i tassi di infezione nella destinazione prescelta e il comportamento previsto una volta arrivati.
Per aiutare a determinare i rischi associati a ciascuna modalità di viaggio, Insider Reviews
ha contattato esperti tra cui medici di malattie infettive e medici di
pronto soccorso, specialisti delle disinfezioni e sanitizzazioni,
professionisti del settore dei viaggi e rappresentanti delle principali aziende di auto a noleggio, hotel, Airbnb e organizzazioni di trasporto,
per rivelare sia i rischi che le migliori pratiche associati a varie
forme di viaggio e alloggio durante una pandemia come quella in corso.
Naturalmente, senza un vaccino, è quasi impossibile garantire che
qualsiasi posto diverso da casa sia sicuro. Ma con alcune accortezze, è
possibile ridurre i rischi associati ai viaggi. Ricorda, la pandemia è
una situazione in evoluzione ed è fondamentale seguire le linee guida
stabilite da organizzazioni come il CDC Centers for Disease Control and
Prevention e l’OMS e praticare misure di sicurezza, indipendentemente da
dove tu vada, incluso indossare una mascherina, lavarti le mani e
mantenere le distanze sociali .
La crisi del mercato del lavoro provocata dal covid-19 non basta da sola a spiegare il preoccupante tasso di disoccupazione e le disuguaglianze economiche che affliggono il nostro Paese. Già prima della pandemia, giovani e meno giovani dovevano spesso accontentarsi di contratti precari per mettere piede in azienda. Ben pochi si rivolgevano ai centri per l’impiego per trovare un’occupazione, ancora meno chi ci riusciva. E l’introduzione del reddito di cittadinanza, con il rafforzamento dei cpi e la creazione della figura del navigator, pur contribuendo a combattere la povertà assoluta, ha avuto risultati poco incoraggianti sul fronte dell’avviamento a lavoro dei suoi beneficiari: i dati dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) dicono che da quando è partito il programma nel marzo/aprile 2019 fino al 10 febbraio 2020, i percettori del reddito che hanno firmato un contratto lavorativo sono circa 40 mila persone a fronte di 915.600 nuclei familiari raggiunti e 2.370.938 persone coinvolte.
Al di là della nefasta congiuntura economica, parte del problema si
spiega con il fallimento delle misure adottate per porvi rimedio. “Sono
state sprecate enormi risorse sui navigator senza rafforzare in modo
efficace la rete dei servizi per l’impiego, Inoltre, i fondi europei destinati alla formazione professionale
sono stati distribuiti malissimo, senza un’adeguata programmazione che
tenesse conto della domanda di competenze delle imprese. Con il
risultato che non è stato colmato quel divario esistente tra regioni
ricche, che hanno potuto offrire politiche attive per il lavoro
migliori, e quelle più povere, che hanno avuto maggiori difficoltà a
dotarsi di centri per l’impiego in grado di rispondere all’emergenza
occupazionale”, spiega a Business Insider ItaliaMaurizio Del Conte, professore di Diritto del Lavoro all’Università Bocconi ed ex presidente di Anpal.
Stipendi diversi per chi lavora al Nord e per chi lavora al Sud? Una polemica sull’asse Milano-Reggio Calabria che nasce dalle parole del sindaco di Milano Beppe Sala. Che due giorni fa, durante una diretta Facebook sulla pagina di InOltre-Alternativa progressista, parla di costo della vita e di difficoltà dei giovani con una frase netta, nonostante le premesse sulla difficoltà del discorso: “E’ chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso”.
Costo della vita, Sala: “Sbagliato dare gli stessi stipendi a Milano e Reggio Calabria”
“Il mare mi porta lontano, penso a Istanbul, penso a Santa Sofia, sono molto addolorato”. Così il Papa, parlando dopo la preghiera dell’Angelus a San Pietro, ha voluto esprimere il suo rammarico per la decisione della Turchia di riconvertire in moschea l’ex basilica e ora museo di Istanbul. Dopo aver salutato “tutti coloro che lavorano sul mare, specialmente quelli che sono lontani dai loro cari e dal loro Paese”, Francesco ha alzato lo sguardo e ha espresso, non senza una nota di commozione nella voce, il suo dolore.
di MARCO ANSALDO
“In questa seconda domenica di luglio ricorre la giornata internazionale
del mare. Rivolgo un affettuoso saluto a tutti coloro che lavorano sul
mare, specialmente quelli che sono lontani dai loro cari e dal loro
paese. Saluto quanti sono convenuti stamattina nel porto di
Civitavecchia – Tarquinia per la celebrazione eucaristica. Il mare mi
porta un po’ lontano. Il pensiero a Istanbul, penso a Santa Sofia. Sono
molto addolorato”, ha detto il Papa.
Un tentativo concreto e
documentato di piazzare i camici rimasti fermi, i famosi 25mila pezzi
(della commessa da 75mila) mai inviati alla Regione da parte di Dama, la
società di Andrea Dini, cognato di Attilio Fontana:
con un’offerta definita a 9 euro per ciascun camice, contro il prezzo
di 6 euro che era stato fatto ad Aria, la centrale acquisti del
Pirellone.
Per la Procura è la prova che le intenzioni dell’imprenditore erano
molto lontane dal desiderio di fare una donazione, visto che la consegna
della partita di camici sarebbe stata bloccata (e dichiarata regalo)
solo dopo che Report ha sollevato il caso del conflitto di interessi.
Una rinuncia non irrilevante e apparentemente inspiegabile in piena emergenza sanitaria,
quando le terapie intensive degli ospedali erano ancora colme di
pazienti e nelle case di riposo mancavano i dispositivi di protezione:
in quel momento la Regione aveva un fabbisogno giornaliero di circa 50
mila camici.
La discussione pubblica in Italia, e purtroppo anche la linea del governo, pare un gigantesco convegno.
I titoli sono accattivanti: innovazione, formazione, digitalizzazione;
senza dimenticare l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Ma restano
purtroppo titoli. Slogan. Annunci. Di concreto c’è poco; se non
un’azione — necessaria ma insufficiente — per congelare la crisi almeno
sino all’autunno.
Blocco dei licenziamenti, proroga della cassa integrazione, reddito d’emergenza.
Tutto giusto. Ma un grande Paese industriale non può vivere di sussidi
aspettando che passi la nottata. Occorrono sia una visione, sia misure
concrete. Per ora non si vedono né l’una, né le altre.
Il ponte di Genova — che ha sia un
significato simbolico di riscatto, sia una funzione pratica per
ripristinare i collegamenti tra quello che una volta si chiamava il
triangolo industriale — è fatto; ma la vicenda della concessione
delle Autostrade è tuttora irrisolta, come ha spiegato ieri Ferruccio de
Bortoli. Purtroppo non è l’unico dossier di pagine bianche, l’unica
cartellina plastificata e colorata che nasconde il nulla.
Prendiamo il piano nazionale delle riforme.
L’Italia è stata l’ultimo Paese a portarlo in Europa. Cosa c’è dentro?
Avete indovinato: digitalizzazione, giovani, e poi ovviamente
transizione ecologica, formazione permanente… Parole, appunto.
Intendiamoci: anche gli altri Paesi si sono rifugiati più nelle formule
che nei provvedimenti operativi.
Emmanuel Macron ha rivendicato
«l’indipendenza industriale, agricola, tecnologica» della Francia e
dell’Europa; obiettivo senz’altro condivisibile, ma tutto da
raggiungere. Anche il piano firmato da Pedro Sánchez con gli
imprenditori e i sindacati disegna una serie di obiettivi a lunga
scadenza, più che misure concrete. Tutti siamo stati presi di sorpresa
da un’epidemia che ha cambiato le nostre vite e i meccanismi economici; e
l’Italia non ha l’autonomia monetaria che ha consentito agli Usa e al
Regno Unito di dare una risposta immediata. A Londra ad esempio l’Iva su
alberghi e ristoranti è passata dal 20 al 5%; da noi la diminuzione
delle imposte indirette è rimasta sulla carta. Meglio così, forse; una
seria riforma fiscale dovrebbe partire dalle tasse sul lavoro; ma —
anche qui — siamo agli annunci, per quanto reiterati; nel frattempo le
aliquote Irpef restano le stesse.