Archive for Luglio, 2020

Ennio Morricone, nel necrologio scritto da solo lo struggente addio alla moglie

lunedì, Luglio 6th, 2020

 “A mia moglie Maria il più doloroso addio”. Ennio Morricone lo sottolinea in un composto e struggente necrologio che si è voluto scrivere da solo in prima persona e che martedì verrà pubblicato su tutti i quotidiani. Nel necrologio che ha come intestazione “ENNIO MORRICONE sono morto”. il Maestro ricorda con particolare affetto il regista Giuseppe Tornatore e altri amici, abbraccia i figli, i nipoti “spero che comprendano quanto li ho amati”.

E’ stato l’amico di famiglia e suo legale Giorgio Assumma a rendere nota l’esistenza e la pubblicazione del necrologio. E spiega perche’ ha dato disposizione per funerali privati “per una sola ragione: non voglio disturbare”.

IL TESTO DEL NECROLOGIO
“Io ENNIO MORRICONE  sono morto.

Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino  e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta, amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita. C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare. 

Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita. 


Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria, Franca  e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca , Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati. 

Per ultima Maria (ma non ultima) . A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”. 

TGCOM

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Addio a Ennio Morricone, è morto il grande compositore delle più belle colonne sonore del cinema

lunedì, Luglio 6th, 2020

Addio a Ennio Morricone. Il compositore e direttore di orchestra è morto a 91 anni in una clinica romana per le conseguenze di una caduta. Con lui se ne va un pezzo della storia della musica per il cinema. La sua fama è esplosa grazie al sodalizio artistico con Sergio Leone ed è proseguita con grandi collaborazioni: da Bertolucci a Carpenter. Ha vinto due premi Oscar (2007 e 2016). Ha scelto di avere funerali in forma privata “per non disturbare”.

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Figlio di trombettista e diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia nella stessa materia e in direzione d’orchestra, Morricone siedeva da tempo nel ristretto pantheon dei più grandi musicisti da cinema di sempre come conferma la miriade di premi (tra cui perfino l’intestazione di un asteroide) che scandiscono la sua carriera . La sua musica ha da sempre un impatto trasversale che contagia le più diverse generazioni e gli ha assicurato fama oltre il cinema con più di 70 milioni di dischi venduti.

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“Tamponi a chi arriva in Italia in porti, aeroporti e stazioni”

lunedì, Luglio 6th, 2020

Francesca Angeli

«Errore tragico aver detto che il virus è finito». Il professor Francesco Vaia direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani, centro di riferimento per l’emergenza Covid, di fronte all’esplosione di tanti nuovi focolai lancia un appello alla comunità scientifica: «eviti di lanciare messaggi sbagliati che disorientano l’opinione pubblica».

Professor Vaia assistiamo ad una risalita dei contagi dovuti a casi di importazione e a comportamenti irresponsabili da parte di pazienti positivi. Come si può intervenire per contenere la diffusione del virus?

«A Roma i casi sono già in diminuzione: se si interviene immediatamente la diffusione viene arginata. Per i casi di importazione è necessario porre un’attenzione forte a porti, aeroporti e stazioni. La misurazione della temperatura e l’autocertificazione non sono misure sufficienti. Tutti coloro che provengono da Paesi dove il virus è in crescita, come il Messico, il Brasile o il Bangladesh, devono essere sottoposti a tampone per verificare l’eventuale positività».

Un test appena scesi dall’aereo o dal treno?

«Certamente. La sanità pubblica ha svolto egregiamente il suo compito e continuerà a farlo ma occorre la collaborazione di tutta la società: la sanità da sola non può farcela. Per quanto riguarda i controlli le società che gestiscono le grandi stazioni devono collaborare. Siamo in grado di eseguire test che danno il risultato in poche ore. Il viaggiatore viene identificato e registrato. Nel caso in cui si riscontri la positività viene rintracciato ed isolato. Non c’è un altro modo per impedire che il virus circoli».

Che cosa la preoccupa?

«Vedo troppo rilassamento in giro. Mi preoccupa la caduta della vendita di mascherine. La comunità scientifica e tutte le istituzioni più importanti a cominciare dall’Organizzazione mondiale della sanità hanno mandato messaggi contraddittori confondendo i cittadini. Si deve insieme fare uno sforzo per dare messaggi chiari ed univoci. Io non mi sono mai voluto candidare né nel partito degli ottimisti né in quello dei pessimisti. Ma chi ha detto che il virus è finito ha compiuto un tragico errore».

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Le mani di Berlino sulle nostre pensioni: ecco che cosa ci aspetta

lunedì, Luglio 6th, 2020

Michele Di Lollo

Il sogno europeo passa da Berlino, o meglio, dalle mani della cancelliera Angela Merkel. È da qui che si incrociano le strade dell’Italia e del futuro dell’Ue. Roma riuscirà a convincere i burocrati di Bruxelles in vista di un possibile accordo sul Recovery fund? La Merkel, in vista del prossimo vertice, chiede rassicurazioni e le pensioni sono al centro di tutto.

Dalla cancelleria di Berlino arriva a Palazzo Chigi una domanda: che cosa intendete fare delle pensioni? Nessuna richiesta precisa. Ma è la stessa domanda che Merkel rivolgeva al collega italiano quando, nel 2018, il governo gialloverde si preparava a varare Quota 100. Giuseppe Conte, naturalmente, aveva fatto sapere a Merkel che non avrebbe prorogato oltre il 2021 il sistema del ritiro anticipato voluto dalla Lega. Ma l’interesse della cancelliera su questo punto, in vista del vertice che deve salvare l’Italia dalla peggiore recessione degli ultimi 50 anni, fa capire quanto il debito pubblico di Roma la preoccupi ancora.

Il nodo Quota 100

Quota 100 per ora resta. Potrebbe non essere toccata fino alla fine del triennio di sperimentazione, fino cioè al 31 dicembre 2021. Ma è sul tavolo del governo l’idea di rivederla insieme ai sindacati. Poco prima del lockdown il governo Conte bis si preparava, infatti, ad offrire ai sindacati una nuova riforma delle pensioni – anche chiudendo Quota 100 un anno prima – e la parola potrebbe essere mantenuta.

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Le misure concrete oltre gli slogan

lunedì, Luglio 6th, 2020

di GABRIELE CANÈ

Forse è venuto il momento di guardarsi veramente negli occhi. Basta con le biciclette e i monopattini. Basta con i bonus estemporanei e le Cig fantasma. Basta con i ritardi, i rinvii, i prevertici, i vertici, i consigli dei ministri che da diurni diventano sempre notturni e sonnolenti. Basta. Lo ha detto Gualtieri, e non si può non essere d’accordo. In realtà lui non ha detto proprio così, non con queste parole. Ma ha svolto lo stesso tema con uno sguardo più generale e con toni e accenti ancora più netti e drammatici. Se gli effetti del virus sull’economia sono «devastanti», e se bisogna «fare in fretta», beh, non ci sono dubbi.

Il compito che deve svolgere questo governo farebbe tremare le vene dei polsi a chiunque; adesso, però, non si può più perdere tempo e disperdere danaro. Le scorse settimane sono state dedicate a cercare nella maggioranza una sintesi tra le rispettive visioni. Come si è visto, non l’hanno trovata. Adesso, invece, il Piano nazionale di rilancio pare delineato, e siamo noi cittadini a tremare. Sperando ovviamente di essere rasserenati. Perché i ‘pilastri’ del piano sono talmente nobili e ambiziosi, che è legittimo chiedersi quali saranno poi i contenuti concreti, condivisi, applicabili, e in quali tempi si potranno attuare. Visto che la crisi è “devastante”, e bisogna fare molto più in fretta di come è stato fatto fino ad ora. Modernizzare il Paese? Cioè? Con la rete 5G, l’informatizzazione, la semplificazione? Giusto. Ma fino ad ora tutto è stato fatto in modo complicato, e servono progetti seri e tanti soldi. Qualcuno ce li darà, ma essendo ben consapevoli che il nostro debito prenderà una dimensione ‘devastante’. Dunque, guai a spenderli tardi e male.

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Contro la crisi c’è il Piano Imbuto

lunedì, Luglio 6th, 2020

Michele Serra

Su sollecitazione di Confindustria e Confcommercio, il governo sta per varare il Piano Imbuto, un’articolata serie di provvedimenti che hanno lo scopo di riportare i consumi al livello pre-Covid. Cento consumatori volontari si sono offerti come cavia. A scopo propedeutico, sono stati sottoposti a una dilatazione della mandibola che li rende in grado di ingerire in un solo boccone mezzo pollo arrosto, con evidente razionalizzazione del processo di consumo.

La squadra Una squadra di esperti sovrintenderà alla corretta applicazione del Piano Imbuto. Il coordinatore è il professor Poldo Sbaffini, massimo esperto mondiale di panini imbottiti, indicato dai Cinquestelle perché sprovvisto di qualunque titolo di studio che ne possa condizionare la libertà di giudizio. Sarà affiancato dal nutrizionista Levi-Pumpkin, studioso del metabolismo dei pitoni, e dal bagnino romagnolo Amos Sganavazzi, inventore della sedia a sdraio a due piani. Prima del Covid riusciva a stipare nel suo stabilimento fino a dodici bagnanti per metro quadro, ora, grazie al suo stratagemma, anche. Per evitare polemiche è stata inserita nel team, all’ultimo minuto, anche una donna, la influencer Magda Pinferetti, campionessa europea di shopping compulsivo, recentemente insignita della Croce al Merito per avere acquistato, in un emporio cinese, un vaso da fiori così brutto che il commesso, esponendolo, era stato colto da malore.

Le vacanze La raccomandazione è non abbandonarsi al pessimismo. Anche se costretti a casa, è molto importante conservare le abitudini balneari, con grande giovamento dell’umore e soprattutto del Pil. Cosparsi d’olio abbronzante, con un paio di pinne nuove ai piedi, un bel materassino gonfiabile sul balcone, il vostro soggiorno domestico avrà poco da invidiare alla settimana dell’anno scorso a Ibiza. Per la movida serale anche le scale del condominio, con qualche piccola accortezza, possono andare benissimo: bastano un pusher in ogni pianerottolo e un animatore in ogni cortile, con il compito di organizzare le risse rivolgendo pesanti apprezzamenti alle signore.

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«Minacciato e licenziato dalla banca per chiudermi la bocca, ecco la mia storia»

lunedì, Luglio 6th, 2020

di Vittorio Malagutti

L’ho fatto per una questione di dignità. La dignità del mio lavoro e della mia persona. Ho scelto di non rassegnarmi di fronte a quello che consideravo un abuso nei miei confronti». Luca Sabetta, 52 anni, è il manager che ha mandato fuori giri la macchina dei falsi della Popolare di Bari, il dirigente che ha denunciato uno dei peggiori scandali finanziari degli ultimi decenni, un buco di oltre un miliardo di euro, eredità della gestione della famiglia Jacobini.

In questa intervista, Sabetta per la prima volta racconta la sua storia. Parla delle sue speranze, quando sette anni fa lasciò un posto di prima fila a Verona, al Banco Popolare, per tornare in Puglia, la regione dove è nato e cresciuto. E ripercorre i mesi per lui difficilissimi in cui si è reso conto della trappola in cui era caduto. «Sono stato fin da subito isolato, emarginato. E a un certo punto non ho potuto fare a meno di reagire».

La ribellione gli è costata cara. Ingaggiato a ottobre del 2013 con la qualifica di chief risk officer e i gradi di direttore centrale, Sabetta non è mai stato messo nelle condizioni di lavorare. Per settimane gli sono state negate informazioni e documenti proprio mentre la banca guidata dal direttore generale Vincenzo De Bustis preparava l’acquisizione di Tercas, un’operazione da 600 milioni di euro avallata da Bankitalia che ha infine mandato a picco l’istituto. «Lascia perdere», ripeteva De Bustis al suo collaboratore che insisteva per vedere i numeri di un bilancio già pericolante. Testardo, Sabetta ha tenuto botta fino a quando il presidente Marco Jacobini non ha deciso di fare a meno di lui. A gennaio del 2014, il consiglio di amministrazione della banca ha esautorato il chief risk officer assunto solo tre mesi prima. Per metterlo in condizioni di non nuocere, Sabetta è stato piazzato al vertice di una minuscola società controllata, la Popolare Bari Corporate Finance.

A quel punto l’epilogo era già scritto. Quando il manager ha tentato di far valere i suoi diritti chiedendo di essere reintegrato nel suo ruolo, la banca lo ha messo alla porta. A gennaio del 2016 Sabetta è stato licenziato per “giusta causa” con addebiti risibili, come ha stabilito il giudice del lavoro di Bari che il 16 giugno scorso, al termine di una lunga vertenza, ha reintegrato il dirigente nel posto di lavoro da cui era stato ingiustamente rimosso più di quattro anni fa. Della vecchia Popolare ormai non restano che le macerie. Il rilancio è affidato al Mediocredito Centrale, l’istituto a capitale pubblico che prenderà il controllo della grande banca cooperativa destinata a trasformarsi in società per azioni, secondo quanto approvato dall’assemblea dei soci lunedì 29 giugno.

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Arriva il Btp Futura, il Tesoro prova a ‘sedurre’ le famiglie italiane. Via all’Offerta di Intesa su Ubi

lunedì, Luglio 6th, 2020

MILANO – Mentre la Camera dei Deputati si appresta a dare il via libera al decreto Rilancio, che deve esser convertito entro il 18 luglio, il Tesoro torna alla carica dei risparmiatori privati italiani con il nuovo Btp Futura, studiato appositamente per le famiglie e con l’intento di finanziare l’ampio deficit previsto per le misure anti-Covid. Il collocamento del titolo, che prevede un meccanismo di cedole crescenti e un premio fedeltà per chi lo mantiene a scadenza, prende il via lunedì 6 per chiudersi il giorno 10 luglio, fatta salva la possibilità del Mef – a partire dalla sera dell’8 luglio – di chiudere le sottoscrizioni.

La settimana è però intensa di molti eventi, con un altro possibile snodo centrale per le finanze italiane nella giornata di venerdì: da calendario, ma non è detto che effettivamente succeda, Fitch dovrebbe dare il giudizio sul rating italiano. Gli analisti non si attendono grandi scossoni: Fitch ha già anticipato il suo giudizio a fine aprile, quando ha tagliato a BBB- il voto sui titoli emessi dalla Repubblica italiana a causa del peggioramento dei conti pubblici causato dalla crisi scatenata dal coronavirus. In quell’occasione ha anche definito stabile l’outlook e tutto lascia dunque pensare che non ci saranno ulteriori deterioramenti del rating o delle prospettive.

Se lunedì il dl Rilancio arriva alla Camera per terminare la prima lettura, nelle stesse ore è atteso anche il Cdm che dovrebbe trattare il dl Semplificazioni.
Per capire meglio le condizioni di salute dell’economia italiana, l’appuntamento è per venerdì con il Bollettino economico della Banca d’Italia. A precederlo di poche ore nella stessa giornata, e non meno importante, sarà la diffusione del dato Istat sulla produzione industriale a maggio. Da segnalare, infine, il tradizionale Forum della Pa, che quest’anno si svolgerà esclusivamente in via virtuale e che per tutta la settimana vedrà autorità di governo, esperti ed enti pubblici discutere del futuro della pubblica amministrazione italiana.

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Assedio a Conte

lunedì, Luglio 6th, 2020

E’ un assedio. Il Pd continua a martellare senza sosta (quando non è impegnato a martellarsi da solo), imprenditori e sindacati si uniscono nel criticare la lentezza, il Movimento 5 stelle è sull’orlo di una crisi di nervi per le posizioni filo-Dem assunte nell’ultima settimana, il voto, o il rinvio del voto, sul Mes incombe, la girandola di incontri tra i leader europei segnerà la strada del Recovery fund, c’è da aprire il tavolo sulla riforma fiscale. Per Giuseppe Conte inizia una settimana complicatissima, e il terreno su cui si dovrà muovere è assai accidentato. Il ballo inizia lunedì sera, perché Palazzo Chigi è convinto di poter chiudere il decreto Semplificazioni non oltre quella deadline. Nel Consiglio dei ministri è atteso anche il Piano nazionale di riforma, il documento programmatico con il quale il governo indica obiettivi e priorità.

Sarà da qui che si apriranno le danze. Perché nelle premesse del Pnr il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha inserito un monito che suona come un manifesto programmatico dei prossimi mesi. Scrive il titolare del Tesoro: ”È assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica, inserendosi su un contesto di scarso dinamismo economico del Paese, nonché di complessi cambiamenti geopolitici a livello mondiale, sia seguita da una fase di depressione economica. Non vi è tempo da perdere, e le notevoli risorse che l’Unione Europea ha messo in campo devono essere utilizzate al meglio”. Prudentemente, via XX settembre ha messo nero su bianco l’attendismo che ha caratterizzato la linea politica di Conte sul Fondo salva stati: “In corrispondenza al notevole sforzo richiesto per rilanciare e modernizzare ila sanità, le iniziative adottate dall’Unione europea forniscono opzioni di finanziamento per la risposta sanitaria alla pandemia che il governo valuterà alla luce di considerazioni di merito e di impatto finanziario”. Ma tra le priorità individuate si sottolineano i 32 miliardi che sono necessari per l’adeguamento strutturale delle strutture sanitarie, soldi difficilmente reperibili se non attraverso la linea di credito messa a disposizione da Bruxelles.

“Non lo si vuole utilizzare per ragioni ideologiche”, ha attaccato ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, dicendo che “il governo non racconta la verità” sull’autunno che ci aspetta. Trovando una singolare consonanza con la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che ha puntato il dito sull’immobilismo del governo: “L’autunno rischia di essere drammatico e non possiamo aspettare settembre”. “Non c’è alcuna battaglia ideologica – ha tenuto il punto Luigi Di Maio – c’è un negoziato aperto e noi abbiamo fiducia in Conte”.

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La cascata di regole per «semplificare»

lunedì, Luglio 6th, 2020

di Sabino Cassese |

Combattere l’evasione fiscale, ridurre l’erosione tributaria, semplificare l’amministrazione. Tutti ne parlano, nessuno ci si impegna. Ma «ora è il momento del coraggio» — ha proclamato il presidente del Consiglio dei ministri. Parte la «madre di tutte le riforme»: «tagliare la burocrazia». Ce n’era bisogno, visto che il decreto legge «semplificazione» stesso segnala che la valutazione di impatto ambientale si conclude talora in dieci anni. «Parturient montes, nascetur ridiculus mus» (Orazio): i monti avranno le doglie, nascerà un ridicolo topo. Il decreto legge «semplificazione» tradisce sia promesse, sia attese: mette solo qualche «cerotto», come ha detto un imprenditore. Consta di 48 articoli, riguardanti l’universo mondo (investimenti pubblici in opere, edilizia privata, procedimenti amministrativi, responsabilità erariale e abuso d’ufficio, digitalizzazione, reti e servizi di comunicazione, adempimenti antimafia, Cipe, valutazione d’impatto ambientale, bonifica e dissesto idrogeologico, reti energetiche).

Ma è come un insaccato, perché vi sono anche norme estranee, entrate di contrabbando (gli aumenti di capitale di società, le autorità di sistema portuale, i parchi, i veicoli elettrici, i piani del territorio montano e forestale), perché Palazzo Chigi è di questi tempi come la Madonna di Montevergine: tutti quelli che hanno un desiderio lasciano vicino alla sua immagine un biglietto, nella speranza di esser ascoltati.

Semplificare vuol dire innanzitutto decentrare. Invece, il presidente del Consiglio dei ministri è nominato circa 70 volte in questo decreto, che gli attribuisce compiti immani, dagli interventi infrastrutturali da commissariare fino alla determinazione dei compensi dei commissari e al monitoraggio degli investimenti pubblici. Viene così creato un nuovo collo di bottiglia, perché la Presidenza del consiglio non è attrezzata per gestire e a mala pena riesce a svolgere il compito di indirizzare l’azione governativa.

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