Archive for Luglio, 2020

Coronavirus, l’infettivologo Ippolito: «Vedo pochi usare le mascherine ma è un errore, il virus circola»

lunedì, Luglio 6th, 2020

di Margherita De Bac

I focolai sono un pericolo per l’Italia?

«Dimostrano che il virus non è morto. Sono la spia che il virus circola, anche se meno, e poiché circola dobbiamo applicare le banali misure di prevenzione che dovrebbero essere entrate nelle nostre consuetudini. Indossare la mascherina, rispettare le distanze e curare l’igiene delle mani. Bastano queste semplici precauzioni per rendere difficile la vita al virus. I focolai sono la prova che gli basta un niente per avvantaggiarsi».

Non è allarmista Giuseppe Ippolito, direttore scientifico doll’istituto Spallanzani, membro del Comitato tecnico che supporta il governo nelle azioni di contrasto al Covid 19.

L’infettivologo ha molta fiducia nelle capacità di risposta del Paese, attrezzato con i servizi di prevenzione per evitare l’espandersi dei tanti, piccoli incendi che si sono riaccesi lungo la Penisola. Non allarmista, però allarmato dalla disinvoltura di certi comportamenti sociali. «Se non fosse per i tragici eventi stenteremmo a credere che la tenuta sociale economica delle nazioni e i sistemi sanitari possano essere messi in crisi da un organismo così piccolo che per poterlo vedere è necessario un microscopio elettronico», ne misura le dimensioni nel libro scritto con Salvatore Curiale, in uscita il 16 luglio».

I focolai frutto dell’irresponsabilità individuale?
«Le mascherine sono cadute in disuso, vedo e mi raccontano che sono troppo spesso dimenticate, come se non servissero più. Invece restano fondamentali. Credo che la gente abbia perso fiducia nella scienza. Finché la comunicazione era univoca, “il virus c’è e fa male, punto”i cittadini hanno seguito le raccomandazioni. Poi sono cominciate le divisioni e la confusione può aver creato un rilassamento nei comportamenti che invece sono fondamentali per tenere a bada il virus».

Nel libro, parafrasando l’allenatore Josè Mourinho, scrivete «Chi sa solo di virus, non sa niente di virus».
«Per affrontare un’epidemia di questa portata servono molteplici competenze che vanno ben oltre la virologia propriamente detta. Prima di tutto la sanità pubblica, poi l’infettivologia, l’organizzazione sanitaria, epidemiologia, sociologia, economia».

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Coronavirus, ecco come e perché la Lombardia è stata travolta

lunedì, Luglio 6th, 2020

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Comporre la foto prima dell’incidente. Questo è l’obiettivo ambizioso delle équipe del Niguarda di Milano guidata da Carlo Federico Perno e del San Matteo di Pavia con Fausto Baldanti. La data che segna la storia dell’Italia è il 20.2.2020 alle ore 20, quando all’ospedale di Codogno viene diagnosticato il primo caso di Covid-19. All’improvviso siamo messi davanti allo scenario peggiore: epidemia senza un’origine facilmente identificabile. A oggi manca il «Paziente Zero». Calmate un po’ le acque, i due ospedali pubblici hanno lavorato a un corposo studio scientifico che tenta di mettere qualche punto fermo. Il primo: stabilire quando il virus è entrato in Lombardia. Il secondo: perché si è accanito su questa regione, e ancor di più sulle valli bergamasche. Terzo: è arrivato direttamente dalla Cina o è passato da altre rotte? E quali? Non sono curiosità da virologi. È utile a comprendere meglio cosa è successo e come sorvegliare in futuro.

L’ingresso del virus in Lombardia

Mettiamo da parte le date ufficiali perché ormai abbiamo capito che c’è un’evidente responsabilità della Cina nel rilascio tardivo e parziale delle informazioni epidemiologiche (il primo ricovero all’ospedale di Wuhan di un malato di Covid-19 è dell’8 dicembre 2019, probabilmente anche prima, ma i funzionari cinesi riferiscono dell’esistenza di casi atipici di polmonite il 31 dicembre agli uffici Oms di Pechino che a sua volta prende tempo). Un ritardo di un mese che si è abbattuto come un flagello sul mondo intero. Ma quando è entrato il Covid-19 in Lombardia? Per stabilirlo Niguarda e San Matteo hanno analizzato le sacche di sangue dei donatori Avis di Lodi a partire da gennaio. Nel periodo 12-17 febbraio sono trovati i primi cinque soggetti con gli anticorpi neutralizzanti, cioè quella risposta che si sviluppa in chi è entrato in contatto con il Coronavirus mediamente 3-4 settimane dopo il contagio. Questo dato permette di stimare la presenza del Covid-19 nella Bassa lodigiana a partire almeno dalla seconda metà di gennaio.

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“Cambiare il governo si può”

domenica, Luglio 5th, 2020

Alessandro Sallusti

Presidente Berlusconi, il centrodestra è tornato in piazza unito dopo un mese dalla manifestazione simbolica del 2 giugno.

È andata come pensava?

«Mi è sembrata una bella manifestazione, organizzata tra l’altro, come mi ero raccomandato, nel pieno rispetto delle norme sanitarie per evitare contagi. Ho visto una piazza che non si è limitata a fornire una rappresentazione plastica del dissenso del centrodestra e dunque di milioni di italiani nei confronti di questo governo, ma dalla quale sono emerse proposte e, soprattutto, un punto di vista comune. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sono partiti diversi, ma stretti in un’alleanza molto solida basata su valori condivisi e un grande – e moderno – progetto di governo. A Matteo Salvini e Giorgia Meloni mi lega un rapporto di amicizia e di affetto e li ringrazio per avere manifestato ancora una volta nei loro interventi dal palco la loro vicinanza per la drammatica persecuzione di cui sono stato vittima e il loro sdegno per quanto accaduto».

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Piano nazionale di riforma, Gualtieri: “Crisi devastante, rischiamo la depressione” | La bozza: più controlli contro l’evasione, no condoni

domenica, Luglio 5th, 2020

Nella bozza del Piano nazionale di riforma, a cui il governo sta lavorando, si legge che “la riduzione del tax gap è obiettivo prioritario”. Tale scopo sarà perseguito con “il miglioramento della qualità dei controlli e con il rafforzamento dell’efficacia della riscossione”. Nella bozza viene inoltre confermata “la determinazione a non prevedere nuovi condoni“. Il ministro Gualtieri: “Non c’è tempo da perdere per evitare una depressione economica”.

“L’alleggerimento della pressione fiscale – si sottolinea ancora – è una delle componenti più importanti del programma di governo” e dopo il taglio del cuneo partito da luglio, il governo sta lavorando a “una riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta” per “disegnare un fisco equo, semplice e trasparente per i cittadini, che riduca in particolare la pressione fiscale sui ceti medi e le famiglie con figli e acceleri la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale”.

Nella premessa del Pnr, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha specificato che l’esecutivo è intervenuto in questi mesi per “contrastare i devastanti effetti economici dell’epidemia Covid-19” e ora “non vi è tempo da perdere” per evitare “una fase di depressione economica“.

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Verso le Regionali. Ecco perché Conte vuole il patto Pd-M5s

domenica, Luglio 5th, 2020

di BRUNO VESPA

È assai ragionevole che Nicola Zingaretti abbia ricordato a Giuseppe Conte l’importanza di estendere alle prossime elezioni regionali l’accordo tra Pd e M5S che tiene in piedi il suo governo. Ed è ragionevole che il presidente del Consiglio gli abbia risposto di esserne convinto. “Altrimenti sarebbe una sconfitta per tutti. Anche per me”. Senza questa alleanza il centrosinistra rischia di perdere quattro delle sei regioni in cui si voterà in settembre. Il problema è che Conte non è il capo politico del Movimento. Anzi, pur essendone una espressione diretta perché fu Di Maio a indicarlo per palazzo Chigi, non si è mai iscritto e meno che mai perciò può rivestire una posizione di leadership. 

Non a caso la richiesta di Zingaretti è stata accolta con un garbato invio della palla in tribuna da parte del capo politico Vito Crimi: “Forse in Liguria….”. Pd e Cinque Stelle si sono insultati da sempre. Ma mentre a livello centrale tra le forze politiche i patti Molotov-Ribbentrop sono più facili, in periferia tutto è più complicato. A Roma democratici e grillini si sono alleati dopo le elezioni. Nelle regioni dovrebbero allearsi prima. E non sarebbe facile – in quelle governate dal centrosinistra – smentire da un momento all’altro cinque anni di opposizione implacabile.

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Voglio trovare un senso a due bare bianche

domenica, Luglio 5th, 2020

di MICHELE BRAMBILLA

Ci sono alcune parole, fra le tante udite ieri ai funerali dei gemellini di Gessate, che colpiscono al cuore. Le prime sono quelle che questa povera mamma ha scritto ai suoi bambini in una lettera che ha fatto leggere da un’amica: “Andrà tutto bene”. Le altre sono il titolo della canzone di Vasco Rossi che è stata fatta sentire e risentire: “Un senso”. Queste parole, “andrà tutto bene” e “un senso”, sono indissolubilmente legate fra di loro. Perché “andrà tutto bene” solo se c’è “un senso”.

Non esistono parole consolatorie, non esistono pacche sulle spalle, non esistono neppure persone che ci stanno vicine, non esistono psicologi e non esistono preti, quando siamo travolti dal dolore. O meglio esistono, ma non bastano. Ci vuole un senso, ci vuole un destino buono, ci vuole qualcosa che non passi. Il testo di Vasco può sembrare un grido disperato perché ripete, ossessivamente, che “un senso” non c’è. Questa sera non ha un senso, questa storia non ha un senso, questa voglia non ha un senso, questa vita non ha un senso.

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Gli italiani ai margini della società dei due terzi

domenica, Luglio 5th, 2020

di Antonio Polito

Una nuova società dei due terzi: così si presenta oggi l’Italia, alla vigilia dell’autunno più difficile della sua storia repubblicana. L’immagine dei due terzi fu «inventata» negli anni 80 del Novecento da uno scienziato sociale e politico tedesco, Peter Glotz: intendeva descrivere la divisione tra «garantiti» e «non garantiti» che aveva messo in crisi la coesione nei Paesi europei e posto fine alla «golden age» socialdemocratica. Ma mentre allora il motivo dell’esclusione era prevalentemente salariale, oggi il terzo della società rimasto fuori soffre di forme del tutto nuove e diverse di disuguaglianza.

Spulciando tra le cifre dell’ultimo rapporto Censis si scopre infatti che sono un terzo i percettori di reddito che hanno visto ridursi le proprie entrate a causa del Covid-19 (dipendenti in cassa integrazione, titolari di attività retail, ristoratori e baristi, partite Iva), mentre i restanti due terzi hanno continuato ad avere flussi in entrata pressoché identici, e anzi hanno risparmiato di più per i minori consumi. Ma, allo stesso tempo, un terzo sono anche le case sotto gli 85 metri quadrati, in cui cioè la quarantena non può davvero essere stata una vacanza. E un terzo sono state le famiglie rinchiuse in quelle case senza avere né un personal computer né un tablet per fare videoconferenze, didattica a distanza, acquisti on line: cioè senza poter vivere come gli altri.

Il terzo di esclusi, di chi ha avuto un colpo più grave dalla crisi sanitaria e avrà ora più difficoltà ad adattarsi, non è omogeneo. Parafrasando un celebre incipit, si può dire che ogni famiglia infelice durante il lockdown lo è stata a modo suo. È anche probabile che i vari «terzi» non coincidano del tutto tra di loro. Il titolare di una tavola calda che viveva sui pasti degli impiegati pubblici della zona, con gli uffici chiusi da mesi e ancora per mesi, ha perso certamente reddito; ma probabilmente ha un computer a casa. Mentre un impiegato pubblico che il lavoro non l’ha perso, magari vive in una casa sotto gli 85 metri quadrati. Ciò che unifica questi segmenti di italiani rimasti ai margini è una condizione socio-culturale, più che strettamente economica, trasversale rispetto alle classi e alle stratificazioni tradizionali.

Un terzo sono per esempio i professionisti «poveri», che registrano un reddito annuo inferiore a 11.600 euro. Un terzo sono i commercialisti che hanno chiesto e ottenuto il bonus da 600 a causa del crollo delle proprie entrate. Nuove povertà possono annidarsi anche tra avvocati o architetti, in moderne sacche di lumpen-ceto medio. Il numero delle famiglie unipersonali è un terzo del totale. Ed è difficile negare che chi vive da solo abbia sofferto l’isolamento più di ogni altro, a dispetto della retorica sulla «dolce vita» dei single. Anche perché quasi la metà di quelle famiglie è composta da un anziano solo, molto spesso una vedova.

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Locatelli: “Non rimettiamoci nelle condizioni di un nuovo lockdown”

domenica, Luglio 5th, 2020

I nuovi focolai sono “un campanello d’allarme importante”, è necessario “che restino contenuti a livello locale”. Se non rimanessero così, circoscritti sui territori, allora dovremmo preoccuparci”, spiega il professore Franco Locatelli. Per il presidente del Consiglio superiore di Sanità, esponente autorevole del Comitato tecnico scientifico, quello che sta succedendo in Veneto mette in evidenza che il virus “circola eccome, che è cattivo come prima” e che “ognuno di noi ha una responsabilità morale enorme nei confronti degli altri”. Per questo bisogna “continuare a rispettare le regole e a osservare comportamenti improntati alla prudenza e alla cautela”. Il rischio è altissimo. “Non rimettiamoci nelle condizioni di un nuovo lockdown, rischieremmo di ricreare una situazione economicamente difficile e di perdere altre vite”, avverte Locatelli.

Professore, ha visto che sta succedendo in Veneto? Sta ripartendo la seconda ondata del virus nel Paese?

A mio avviso gli episodi – e uso questo termine non certo per minimizzare quanto accaduto – che si sono verificati in Veneto, a partire dalla storia dell’imprenditore vicentino ora in terapia intensiva, sottolineano tre concetti fondamentali della questione, evidenziando in maniera lampante che il virus circola eccome, che non è affatto vero che è scomparso o che è cambiato perché è cattivo come prima e che ognuno di noi ha una responsabilità morale enorme nei confronti degli altri.

In che senso?

Nel senso che chi decide di non proteggersi adeguatamente espone gli altri a rischi molto rilevanti. Dobbiamo continuare a comportarci con cautela e prudenza, anche per non vanificare gli sforzi e i sacrifici sostenuti nei mesi dell’emergenza e fino a questo momento. Siamo usciti dalla situazione critica, ma non dal problema.

Sono stati localizzati nuovi focolai in Veneto, in Emilia-Romagna, in Lazio, registrati tre nuovi cluster familiari in Toscana e i dati evidenziano una risalita della curva epidemica. Dobbiamo preoccuparci?

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Speranza valuta Tso per chi è positivo al virus e rifiuta le cure

domenica, Luglio 5th, 2020

“Sto valutando con il mio ufficio legale l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa”: lo ha riferito a Repubblica il ministro della Salute Roberto Speranza, parlando del caso dell’imprenditore veneto che ha rifiutato le cure ed è andato in giro pur essendo positivo al coronavirus.

“Ma attenzione”, ha aggiunto il ministro, “il mio giudizio su come si sono comportati gli italiani in questa crisi è positivo, senza questa sintonia di fondo tra le misure adottate e i comportamenti individuali noi non avremmo piegato la curva”.

Per Speranza “l’unico strumento che funziona e ha funzionato” resta “la persuasione” per “far capire a tutti che finché il virus sarà attivo dovremo rispettare le tre regole rimaste: mascherina, distanziamento fisico di almeno un metro senza assembramenti e rispetto delle regole igieniche a partire dal lavaggio delle mani”.

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Toninelli e la scemocrazia

domenica, Luglio 5th, 2020

A populista, populista e mezzo, e non è una buona notizia.

Non è un buon Danilo Toninelli, non uno infine aggrappato a uno sperone di politica col vuoto di sotto: ci è già cascato dentro, e ci trascina tutti. Non è un buon Toninelli quello seduto ai tavolini di un bar romano, attorniato da gente orgogliosamente di borgata nella prestanza muscolare e nell’esercizio di pensiero: Bibbiano, gli dicono. Vogliono sapere di Bibbiano, vogliono sapere che ci facciano i grillini con quelli di Bibbiano, ed è un ritornello sanremese, ce lo cantiamo e ce lo ricantiamo. Che ci fai Toninelli, tu, con quelli di Bibbiano, i cannibali del Pd, con gli orchi, che ci fai, eh? In uno slancio di erudizione da manuale di citazioni, verrebbe da ritirare fuori il pifferaio magico, me è molto peggio, non ci sono né pifferi né magie, è l’abisso del nulla, e quando si eleva il nulla a parametro della vita, sempre nel nulla si resta sprofondati.

E infatti, accerchiato dal nulla nerboruto – di lingua e di braccia – Toninelli, che è il nulla soltanto di lingua, non può compiere un passo: ne basterebbe uno solo, dentro la realtà che è sempre più forte della scemocrazia, obbliga a cambiare, a complicarsi, ad accettare il “compromesso al ribasso” (questi cercano il compromesso al rialzo, santo cielo, vorrebbero pure stendere delle finanziarie col compromesso al rialzo e, guarda un po’, i conti non tornano mai) nella consapevolezza (altra parola al vento in tempo di tormenta) che col compromesso non si arretra, si avanza. Basterebbe compiere quel passo, non cambierebbe nulla coi contestatori armati dello stesso vocabolario di Toninelli, del suo stesso calibro argomentativo, ma almeno sarebbe cambiato qualcosa in Toninelli.

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