Archive for Luglio, 2020

Confcommercio: “L’Italia con la burocrazia tedesca avrebbe 70 miliardi di Pil in più”

domenica, Luglio 5th, 2020

MILANO – Attacco della Confcommercio alla burocrazia. Secondo l’associazione guidata da Carlo Sangalli, che arriva nei giorni della stretta al governo per il decreto Semplificazioni, “la cattiva burocrazia frena la produttività delle imprese e ne ostacola la crescita”. “Nelle classifiche internazionali sulla qualità dell’amministrazione”, aggiunge Sangalli, “l’Italia peggiora. Oggi è a rischio la ripartenza della nostra economia. Il Governo può e deve semplificare le procedure per un Paese più efficiente e sicuro, con minori costi e più investimenti in formazione e nuove tecnologie. Una opportunità da non perdere assolutamente”.

Dichiarazioni suffragate dall’Ufficio studi dell’associazione, inefficienze e scarsa qualità dei servizi erogati dalla Pa impattano sulla crescita del nostro Paese con una perdita di circa 70 miliardi di Pil e, nel confronto internazionale, su 36 Paesi OCSE, fanno scivolare l’Italia al terzultimo posto passando dalla 20esima alla 33esima posizione.

Pagamenti della Pa, l’Italia è davvero in regola con la Ue?

a cura di OSSERVATORIO CPI
Le valutazioni sulla qualità della burocrazia nella comparazione internazionale sono ricavate dal Quality of Government Index dell’Università di Goteborg, indicatore composto da tre pilastri: livello di corruzione, caratteristiche della legislazione e osservanza della legge, qualità della burocrazia in senso stretto. Quindi è un indice che, oltre alle singole procedure burocratiche, dà conto anche dei loro effetti sui comportamenti e le performance dei legislatori e dei cittadini.

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l Centrodestra in piazza a Roma rispetta le regole. Leader uniti nella difesa di Berlusconi: “Eliminato in modo infame”

domenica, Luglio 5th, 2020

di MONICA RUBINO

ROMA – La manifestazione del 2 giugno si era trasformata in una ressa, dove tutte le regole di distanziamento anti-Covid erano saltate con conseguente pioggia di critiche. Questa volta, per evitare polemiche, il centrodestra rispetta le regole e  organizza una protesta più ordinata contro il governo Conte, con 4280 sedie allestite in piazza del Popolo. Sopra ciascuna sedia una bandiera tricolore, pronta per lo sventolìo. Ingressi contingentati, mascherina consigliata, ai manifestanti viene misurata la temperatura prima di superare i varchi. Tutti seduti e composti, dunque, ad ascoltare gli interventi dei tre leader, tesi a rilanciare l’unità della coalizione.

Centrodestra in piazza a Roma, Salvini, Meloni e Tajani non riempiono Piazza del Popolo


Sul palco nessuna bandiera o simbolo di partito, solo lo slogan della manifestazione “Insieme per l’Italia del lavoro”. A parlare nell’ordine il presidente di Forza Italia Antonio Tajani, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il segretario della Lega Matteo Salvini, ciascuno con il proprio messaggio che sarà portato anche nel colloquio in programma con il presidente del Consiglio (la data, però, non è stata precisata). Su tutti aleggia l’immagine di Silvio Berlusconi, assente dall’evento ma citato da tutti e tre i leader che si sono schierati compatti nella sua difesa, dopo le polemiche della Lega in risposta all’intervista del Cavaliere a Repubblica in cui ha ipotizzato una nuova maggioranza

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Boccia: «I 5 Stelle si taglino i ponti alle spalle: loro e Iv rischiano di aiutare la destra»

domenica, Luglio 5th, 2020

Ministro Francesco Boccia, il premier rischia di cadere sotto il fuoco amico?

«Nei quartieri popolari la credibilità di Conte e dei partiti che lo hanno sostenuto è cresciuta, la gente ci percepisce come quelli che si occupano dei problemi reali. Chi parla di alchimie, giochini di palazzo e rimpasti non ha capito la lezione di questi anni. Sono gli stessi che non avevano visto arrivare nel 2013 lo tsunami del M5S».

Se continuate a galleggiare, aprirete la strada a un nuovo governo o al voto?

«Le critiche dell’establishment non mi meravigliano. Una cosa è la critica costruttiva, altra cosa quella preventiva di chi dice “devi andare a casa perché non ci piaci”. Senza avere il coraggio di metterci la faccia».

Teme la spallata di Salvini, o il fuoco amico?

«Se non sarà questa maggioranza ad affrontare i problemi reali del Paese deciderà Mattarella se e quando ricorrere al voto. È l’unica alternativa che vedo. L’altra maggioranza possibile è stata provata con risultati disastrosi, mentre questa ha cornici forti in Europa e un’anima sociale, ambientalista e solidale e ha retto bene alla drammatica emergenza Covid».

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Nuovi contagi: ecco la mappa dei focolai di coronavirus in Italia

domenica, Luglio 5th, 2020

di Margherita De Bac

Nuovi contagi: ecco la mappa dei focolai di coronavirus in Italia

Casi importati o di ritorno. Infezioni veicolate in Italia da persone che si sono recate all’estero, nei Paesi dove la pandemia è nel pieno. È la nuova modalità di diffusione del Sars-CoV-2, già osservata nelle aree colpite prima di noi (la Cina) e che adesso caratterizza la fase due del Covid-19. Focolai di piccola e contenuta ampiezza che punteggiano la penisola mettendo a dura prova le capacità reattive dei dipartimenti di prevenzione delle Asl, incaricate della sorveglianza e del rapido intervento per circoscrivere le zone interessate.

Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, ma anche Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Sicilia. Sembra che il virus voglia dare un messaggio a chi crede che tutto sia sopito. Ehi, sono ancora qua, non mollo la presa e alla prima occasione rispunto fuori.

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La mappa dei nuovi focolai

L’«occasione» in queste settimane sono i cittadini che tornano dall’estero contagiati. Per la maggior parte extra Schengen (cingalesi, pakistani, ex Jugoslavia) ma anche nostri connazionali in viaggio di lavoro. L’epidemiologo Pierluigi Lopalco, capo della task force pugliese per il coronavirus, non nasconde la preoccupazione: «Il problema dell’importazione di casi contratti all’estero c’è. Se il sistema è efficiente ed è capace di identificare almeno il 70% dei focolai, il rischio di una nuova emergenza è però moderato. Il tracciamento è l’unica azione efficace. Finora ha funzionato».

Il fenomeno era atteso, ma fa paura perché qualcosa può sfuggire. Dopo tutto quello che è successo, i 34mila morti e le terapie intensive stracolme di pazienti, gli operatori sanitari a qualsiasi livello non dormono tranquilli. Nel Vicentino un manager in trasferta in Serbia, pur avendo chiari sintomi di malattia, dopo aver partecipato a un’affollata festa e a un funerale ha passato il virus ad altri 4, con oltre cento persone finite in isolamento.

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Crisanti: “Zaia non se la prenda con i cittadini, ma con i suoi consiglieri”

sabato, Luglio 4th, 2020
Professor Andrea Crisanti, is seen in his lab at London's Imperial College, London, Wednesday June 11,...
Professor Andrea Crisanti, is seen in his lab at London’s Imperial College, London, Wednesday June 11, 2008. In a cramped, humid laboratory in London, mosquitoes swarming in stacked, net-covered cages are being scrutinized for keys to controlling malaria. Scientists have genetically modified them, hoping to stop them from spreading the killer disease malaria. Faced with a losing battle against malaria, scientists are increasingly exploring new avenues that might have seemed far-fetched just a few years ago. “We don’t have things we can rely on,” said Andrea Crisanti, the malaria expert in charge of genetically modifying mosquitoes at London’s Imperial College. “It’s time to try something else.” Malaria kills nearly three million people worldwide every year, mostly in sub-Saharan Africa. (AP Photo/Alastair Grant)

Andrea Crisanti, Il virologo del modello di Vò Euganeo intervistato dalla Stampa, non è d’accordo con il governatore Zaia che ha annunciato una nuova ordinanza restrittiva contro il coronavirus alla luce di assembramenti e “comportamenti sconsiderati di troppe persone” evidenziatisi in questi ultimi giorni. 

Per il virologo la crescita dei contagi in Veneto “era prevedibile, da aprile ripeto che bisogna dire la verità ai cittadini. Se si racconta che il virus è sparito le persone abbassano l’attenzione. L’ironia della sorte è che due dei firmatari del documento che sostiene questa tesi, Palù e Rigoli, siano tra i più ascoltati consulenti di Zaia”.

Crisanti non è però preoccupato dalla risalita dell’indice di contagio. “E’ un dato normale. I focolai vanno dati per scontati, ma bisogna identificarli subito e spegnerli. Zaia più che arrabbiarsi con i veneti dovrebbe prendersela con i tecnici che gli stanno vicino”.

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Anche nella ricca Milano la gente ha fame

sabato, Luglio 4th, 2020

di Francesca Mannocchi – foto di Alessio Romenzi  

Anche nella ricca Milano la gente ha fame

Ogni notte da quindici anni Gigi si sveglia alle tre, prende il camion a viale Toscana, a Milano, e raggiunge la destinazione del ritiro giornaliero.

È l’inizio di giugno, il paese si muove a passi incerti verso un ritorno alla normalità, la destinazione oggi è la zona industriale di Calcinate per ritirare prodotti in scadenza di grandi catene alimentari. Bancali di cibo invenduti per effetto della pandemia che senza le associazioni che aiutano i bisognosi finirebbero nei compattatori, distrutte, sprecate.

«Almeno così riempiamo lo stomaco delle persone». Gigi attraversa le campagne lombarde, ha familiarità con le curve e la terra che, all’alba, emana potente l’odore di stabbio.

A Calcinate deve ritirare diciotto bancali, 100 tonnellate di hamburger e panini e dolci surgelati di una nota catena di fast food. Sono da poco passate le sette quando raggiunge lo stabilimento, la temperatura dei frigoriferi segna meno ventiquattro, poche parole con gli addetti alla piattaforma, Gigi organizza lo spazio del furgone, saluta velocemente e torna indietro. Ci sono i pacchi alimentari da preparare.

SPECIALELa Fame: testimonianze, lettere e storie nello speciale multimediale

Gigi lavora al Pane Quotidiano, un’associazione laica che da oltre un secolo aiuta i bisognosi di Milano con beni di prima necessità. Prima della pandemia, i marciapiedi delle due sedi si affollavano prima dell’alba, poi, il 21 febbraio, la direzione ha chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza, e la fila si è trasformata in richieste telefoniche, centinaia in pochi giorni, che avevano tutte il medesimo tono: «Ho fame. Abbiamo fame. Aiutateci».

Così l’associazione si è riorganizzata. Il grande piazzale trasformato in punto di snodo per i mezzi della Protezione Civile e i volontari, che prima preparavano i pacchi alimentari, si sono messi sulle tracce dei volti che componevano la fila del bisogno milanese e che poi sono rimasti chiusi in casa, con la paura del contagio, senza lavoro né risparmi, con la dispensa che svuotata in pochi giorni.

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Governo, Orlando: «Una maggioranza ci sarà. Il dialogo con Forza Italia va coltivato con cura»

sabato, Luglio 4th, 2020

di Monica Guerzoni

Governo, Orlando: «Una maggioranza ci sarà. Il dialogo con Forza Italia va coltivato con cura»

«Il problema non è chi frena e chi corre, ma come si corre».

E al Pd, vicesegretario Andrea Orlando, non sta bene che il premier decida da solo, o che non decida affatto?

«Il punto non è se lo fa da solo o in compagnia, il punto è che si faccia. Non abbiamo gelosie, abbiamo preoccupazioni sul fatto che i dossier si sommino, piuttosto che si chiudano».

Quanto durerà la tregua tra Zingaretti e Conte?

«Abbiamo raccolto una disponibilità al confronto a 360 gradi. Si è stabilito un metodo e si sono definite delle tappe sui dossier aperti, quel che chiedevamo quando abbiamo posto il tema degli Stati generali dell’economia».

Sulle semplificazioni, non siete voi che frenate?
«Accelerare sacrificando le regole europee che garantiscono trasparenza e concorrenza rischia di introdurre brutte sorprese e non è detto consenta di fare piu veloce. Piuttosto abbiamo insistito per gli interventi che frenano l’assunzione di responsabilità dei dirigenti, la cosiddetta burocrazia difensiva».

Avete voluto lo stralcio del condono edilizio, protestate sugli appalti e sulle grandi opere «modello Genova»…

«I condoni non mi paiono accelerazioni e un conflitto con le normative Ue a scapito della concorrenza, proprio quando in Europa si discute del sostegno da dare alle economie, può fornire argomenti a chi guarda con pregiudizio ai Paesi del Sud e non vede l’ora di fare una caricatura dell’Italia».

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Dombrovskis: «Le regole europee di bilancio? Dopo la recessione torneranno. Il Mes è come chiesto dall’Italia»

sabato, Luglio 4th, 2020

di Federico Fubini

Dombrovskis: «Le regole europee di bilancio? Dopo la recessione torneranno. Il Mes è come chiesto dall'Italia»

Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis

Valdis Dombrovskis, il vicepresidente della Commissione che coordina la risposta alla recessione da Covid, fa capire che c’è un intero sistema istituzionale in Europa che ha fretta. Fretta di chiudere l’accordo sul Recovery Plan in estate. Fretta di applicare di nuovo le regole di bilancio di Bruxelles quando la recessione sarà finita.

Vicepresidente, quali condizioni devono essere riunite perché il Patto di stabilità torni in vigore?
«Il Patto di stabilità non è sospeso. Abbiamo solo attivato la “General Escape Clause”, la clausola generale di fuga, che certo ha conseguenze importanti e infatti non stiamo indicando ai governi obiettivi di debito e di deficit. Ma questa clausola ha anche chiare condizioni di scadenza e si applica in caso di una severa contrazione dell’economia. Quando poi non saremo più in una fase di severa caduta dell’economia, abbiamo detto che l’avremmo disattivata. Non possiamo dire quando, data l’incertezza. Torneremo sul tema in autunno. Di recente lo European Fiscal Board ha suggerito che la clausola andrebbe rivista entro primavera prossima al più tardi».

Si valuterà di reintrodurre degli obiettivi quantitativi di finanza pubblica una volta finita la recessione?
«Sì, fondamentalmente l’idea è questa».

L’Italia farà un altro scostamento di bilancio. Pensa che i governi, anche ora, debbano cercare di non andare troppo in là sul deficit?
«Possono aumentare il deficit per la risposta alla crisi. Allo stesso tempo, devono tenere a mente la sostenibilità di bilancio di medio termine. Devono perseguire politiche di bilancio prudenti, non appena la situazione lo permette. Livelli di deficit e debito molto alti sono una fonte di preoccupazione».

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Il ruolo dei magistrati e le insidie della politica

sabato, Luglio 4th, 2020

di Ernesto Galli della Loggia

Per l’ennesima volta — questa volta a causa delle recenti, controverse rivelazioni sulla sentenza che a suo tempo condannò Silvio Berlusconi per frode fiscale determinandone l’espulsione dal Parlamento — per l’ennesima volta, dicevo, è in discussione l’indipendenza dei magistrati. Naturalmente quando si parla d’indipendenza si parla essenzialmente d’indipendenza dalla politica, dai veri e propri condizionamenti diretti o dalle suggestioni che la politica, in modo particolare l’esecutivo, può esercitare per influenzare le pronunce dei magistrati. E si sa che proprio a difesa di tale indipendenza la Costituzione ha posto due argini invalicabili: da un lato l’impossibilità per la politica di determinare la carriera dei magistrati (che infatti dipende per intero dal Consiglio superiore della magistratura), e dall’altro l’obbligatorietà dell’azione penale per il pubblico ministero, che quindi, a differenza di quanto avveniva un tempo, per questo aspetto decisivo dell’amministrazione della giustizia non ha alcun rapporto di dipendenza dal ministro, cioè dalla sfera politica.

Della piena efficacia di tali argini i magistrati si sono sempre detti soddisfatti giudicandoli sufficienti — insieme alle cospicue retribuzioni di cui godono: le più alte della Pubblica amministrazione — a garantire la loro indipendenza.

Curiosamente invece nessuno di loro, almeno che io ricordi, così come la loro associazione, ha mai sollevato il problema che l’indipendenza della magistratura può conoscere, in realtà, anche una diversa e certamente non minore insidia rispetto a quelle menzionate. E cioè l’insidia rappresentata delle offerte di benefici, cariche, incarichi, con cui direttamente o indirettamente la politica può allettare o ricompensare i magistrati. Offerte di cui è ovvia la capacità condizionatrice: infatti, se io so che agendo in un certo modo potrò risultare gradito a chi ha molti modi per poi compensarmi, ad esempio offrendomi questo o quell’incarico, ciò rappresenta sicuramente una potenziale ma effettiva insidia alla mia indipendenza. Che per attuarsi ha bisogno in questo caso del mio accordo, è vero, ma ciò non significa nulla: l’indipendenza dei magistrati è un bene posto a garanzia della collettività, non è un privilegio del singolo magistrato. Curiosamente, comunque, una tale minaccia sospesa sull’indipendenza della magistratura non è mai stata oggetto di alcuna denuncia da parte della stessa.

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Coronavirus a Vicenza, il dirigente di Laserjet con 38 di febbre al compleanno e al funerale. Ai medici: «Non mi ricovero»

sabato, Luglio 4th, 2020

di Andrea Pasqualetto

Dicono che scalpitasse per tornare in Serbia. E così, visto che le frontiere erano state riaperte, ha preso il furgone, ha caricato un operaio e si è messo al volante. Partenza da Vicenza il 18 giugno, di prima mattina. Doveva essere una trasferta di lavoro finalizzata a sistemare l’attività «balcanica» della società vicentina che dirige, la Laserjet di Pojana Maggiore. Per ragioni di privacy non possiamo fare il nome del soggetto né renderlo identificabile. Diciamo che si tratta di uno storico dirigente di questa azienda da 170 dipendenti che produce lamiere e acciai fra i campi di grano a un passo dai Colli Berici, non molto distante da Vo’. Un viaggio che ha avuto sviluppi inquietanti. Secondo la ricostruzione della task force veneta antivirus, in quei due giorni il dirigente sarebbe entrato in contatto con un settantenne serbo sintomatico, oggi in rianimazione nel suo Paese, finendo per infettarsi e per infettare altre persone. Rientrato dalla Serbia il 20 giugno, è ripartito dopo tre giorni con altri due operai, un serbo e un bosniaco che vivono nel Vicentino, alla volta di Medjugorje, Bosnia, tornando il 25 giugno.

In Veneto torna l’incubo del contagio

Risultato: tutti positivi e lui a lottare per la vita in rianimazione all’ospedale di Vicenza, intubato a pancia in giù. Nel Veneto che sembrava aver superato brillantemente l’emergenza, torna dunque l’incubo del contagio, del quale sarebbe proprio il dirigente la causa prima. I tracciatori della squadra guidata da Francesca Russo, la capa della Regione che monitora costantemente l’evoluzione dell’epidemia, hanno ricostruito tutti gli spostamenti del gruppetto e hanno concluso che la ricaduta è pesante: 89 persone in quarantena, nuovi focolai, tamponi a tappeto a centinaia di persone nel Vicentino, nel Veronese e nel Padovano. Il tutto accompagnato da un comportamento del dirigente che sta facendo infuriare il governatore Luca Zaia. La ragione è presto detta: l’uomo ha iniziato ad accusare i sintomi del Covid dal giorno in cui è tornato, febbre a 38, malessere generale, inappetenza, e nonostante ciò ha incontrato gente, è andato a un funerale e pure a un’affollata festa di compleanno, alla quale hanno partecipato anche il consigliere regionale Joe Formaggio e i giornalisti Giuseppe Cruciani e Alberto Gottardo: «Ce ne siamo andati alle dieci di sera, quando lui non era ancora arrivato. Si trattava comunque di una festa all’aperto». Al funerale l’hanno visto abbracciare la sposa, al compleanno se n’è rimasto invece in disparte.

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