Archive for Luglio, 2020

Boom di sbarchi e fughe dalla quarantena. Migranti, il Viminale invia i soldati in Sicilia

martedì, Luglio 28th, 2020

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Tra l’altra notte e ieri sera a Lampedusa ci sono stati cinque sbarchi con 145 migranti. In Sardegna i migranti arrivati nelle ultime ore sono stati 51. E proseguono le fughe di massa: dopo Caltanissetta, ieri a Porto Empedocle un centinaio dei 520 migranti (negativi al test Covid-19) ospitati in una struttura mobile sono fuggiti e solo grazie ad uno sforzo notevole delle forze dell’ordine sono stati tutti rintracciati entro sera. “Entro pochi giorni sarà garantito l’invio nelle acque della Sicilia di una capiente nave passeggeri da riservare per le quarantene obbligatorie dei migranti e verranno inviati contingenti di forze armate per il controllo delle strutture di accoglienza”, ha assicurato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in un colloquio telefonico con il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, promettendo che entro oggi 520 migranti saranno trasferiti da Porto Empedocle e Lampedusa.

Il ministro è ben conscio che i numeri stanno decisamente risalendo. Le “forti preoccupazioni italiane” per l’incremento degli arrivi via mare sono state condivise ieri dal ministro, che a Tunisi ha incontrato il presidente tunisino Kais Saied e l’omologo Hichem Mechichi. “Con il perdurare della pandemia Covid-19, questi flussi incontrollati – ha detto Lamorgese – creano seri problemi legati alla sicurezza sanitaria nazionale che si riverberano inevitabilmente sulle comunità locali interessate dai centri di accoglienza, dai quali, tra l’altro, i migranti tunisini in particolare cercano di allontanarsi in ogni modo prima del termine del periodo di quarantena obbligatorio”.

“Le fughe di massa – ha sottolineato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – sono una questione di salute pubblica”. Il centrodestra è ovviamente in prima linea sul tema. E sottolinea come gli arrivi siano in forte crescita. “Sbarchi senza sosta nonostante l’emergenza Covid-19: 12.228 dall’inizio dell’anno a ieri, contro i 3.590 dello stesso periodo del 2019. Altro che cancellare i Decreti sicurezza: il governo li applichi e difenda i confini. Dove sono finiti i ricollocamenti dei clandestini negli altri paesi europei?”, attacca Matteo Salvini.

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Le scelte di governo che ancora mancano

martedì, Luglio 28th, 2020
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di   Massimo Franco

In teoria la posizione di Giuseppe Conte è invidiabile. Il premier siede su duecento miliardi di euro, ancora virtuali ma da distribuire nel 2021. E viene accarezzato da sondaggi che lo innalzano a picchi imprevisti di popolarità. Eppure, la settimana appena iniziata potrebbe trasformare questi due vantaggi in altrettanti limiti. Al momento, non è chiaro che cosa Palazzo Chigi potrà e vorrà fare con gli aiuti europei. Le rivendicazioni parallele del Parlamento, dei ministeri, di chi propone commissioni ad hoc, degli enti locali, mostrano una moltiplicazione degli attori che alla fine stordisce: sa di surrogato delle consultazioni grilline sulla «piattaforma Rousseau».

Più che una prova di democrazia allargata, si trasmette un senso di confusione che può diventare l’ennesimo alibi per non scegliere di fronte agli appetiti sulla gestione di questi fondi. Oltre tutto, il presidente del Consiglio si trova a zigzagare in un labirinto parlamentare di maggioranze diverse: sul prolungamento dell’emergenza fino al 31 ottobre; sull’approvazione di uno scostamento di bilancio di circa 25 miliardi di euro; sull’utilizzo del Mes, il prestito europeo di 37 miliardi per la sanità; e su una riforma elettorale che divide anche la sua maggioranza. È difficile prevedere come il governo riuscirà a navigare in questo ingorgo. L’ipotesi che sopravviva è la più verosimile, anzi appare quasi scontata.

Il problema è come, e con quale segnale all’Europa. Per ognuno dei temi che saranno affrontati nei prossimi giorni, la coalizione tra M5S, Pd e Iv tende a disunirsi; e quasi di rimbalzo si disarticola anche l’opposizione.

Un tempo si sarebbe parlato di maggioranze variabili. Ma viene da pensare più a convergenze casuali, mercuriali, figlie di calcoli che al massimo si proiettano a settembre: mese indicato come spartiacque probabile del governo, quando si celebreranno alcune elezioni regionali e il referendum sul taglio dei parlamentari; e, aspetto da non sottovalutare, riapriranno le scuole. Un tatticismo esasperato in una fase di emergenza economica dai contorni strutturali sarebbe un azzardo.

Dovrebbe suggerire scelte nette, non un galleggiamento privo di approdi chiari. D’altronde, ormai la Commissione Ue ha detto e dato all’Italia quello che poteva. Le responsabilità a questo punto ricadono sul nostro Paese: non ci sono più alibi. Si tratta di dimostrare di avere progetti di riforme chiari e pronti; e di saperli mettere in pratica in modo rapido ed efficace. Il rischio che tutti temono ma non sembrano in grado di sventare è quello di un’ennesima politica del rinvio. L’enormità dei problemi e la cultura politica diversa del M5S e del Pd giustificano, in parte, la difficoltà. Basta citare il tabù del Mes, ostracizzato dai grillini e, di riflesso, da Conte, e chiesto invece da Pd, Iv e, all’opposizione, da Forza Italia.

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Migranti, Di Maio tira in ballo Conte: deve occuparsi della crisi o scopre il fianco a Salvini

martedì, Luglio 28th, 2020

di Francesco Verderami

Per i successi c’è Conte, per tutto il resto ci sono il governo, i ministri, i partiti. Dallo scontro sul Mes ai guai della scuola, lo schema che si ripete quotidianamente nella maggioranza è sempre lo stesso: al premier gli onori, ai suoi supporter gli oneri. Così ieri Di Maio ha dato voce a un malcontento diffuso nella coalizione e nell’esecutivo, rompendo il meccanismo politico-mediatico creato da palazzo Chigi. Senza citarlo, il titolare della Farnesina ha messo in mezzo il presidente del Consiglio sul delicato problema dell’immigrazione, dal quale finora era abilmente rimasto fuori, quasi il tema non lo riguardasse.

Commentando i drammatici eventi in Sicilia, «una questione di sicurezza e di salute pubblica», il ministro degli Esteri ha detto ciò che il Viminale non può dire. E visto che ha solidarizzato con i sindaci isolani e con il responsabile degli Interni, è stato chiaro a chi si riferisse quando ha parlato del «dovere dello Stato di occuparsi del problema». L’idea che l’abbia fatto per pararsi il fianco dalla Lega appare riduttiva, nonostante un rappresentate del governo tendenza-Conte abbia ironizzato sulla sua sortita: «Non è chiaro se la dichiarazione fosse di Di Maio o di Salvini. Potrebbe averla scritta Salvini per Di Maio».

In realtà l’obiettivo dell’esponente grillino è duplice: proteggere i voti rimasti dei Cinquestelle dall’Opa del Pd in vista delle Regionali e accendere i riflettori sul capo dell’esecutivo, che «opera ormai in assoluta indipendenza e autonomia dai partiti che lo sostengono». Una gestione che Di Maio considera «politicamente inaccettabile». E se il premier oggi è forte nei sondaggi, è per effetto di questa tattica, con cui decide di scegliere su cosa apparire e su cosa scomparire. E sull’immigrazione si è eclissato, nonostante da tempo il segretario del Pd avesse riservatamente lanciato l’allarme: «È l’unica carta rimasta a Salvini e gliela lasciamo giocare?».

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Indagine Regione e camici, la sanzione dell’Anac quando Fontana non dichiarò il suo patrimonio

martedì, Luglio 28th, 2020

Sullo scudo fiscale Attilio Fontana, come ieri in Regione, ha sempre taciuto: tanto da essere sanzionato nel 2017 dall’Anac per aver omesso nel 2016, da ex sindaco di Varese, l’obbligatorio stato patrimoniale nel quale sarebbero comparsi i 5 milioni di scudo fiscale in Svizzera nel 2015. Questo genere di sanzioni amministrative dell’«Autorità nazionale anticorruzione», però, non sono pubbliche nel contenuto delle motivazioni, ma soltanto nel dispositivo, che viene pubblicato nella sezione «amministrazione trasparente» del sito online in questo caso del Comune di Varese di cui Fontana era sindaco (sezione peraltro curiosamente modificata proprio ieri rispetto al precedente ultimo ritocco) con questa espressione: «In applicazione dell’art. 47, c. 1, d.lgs. n. 33/2013, in esito al procedimento avviato con nota Uvot/2017-001403/rg, l’Anac ha applicato al sig. Attilio Fontana la sanzione nella misura ridotta di € 1.000,00, in conformità a quanto previsto dall’art.16 della legge 689/1981 (provvedimento Uvot/2017-001408/rg)».

Dati mancanti

Tradotto dall’ostrogoto burocratico, per capire di che si tratti bisogna intanto guardare l’articolo 47 del decreto legislativo n.33 del 2013, che prevede l’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10.000 euro (in misura ridotta a 1.000 euro se pagata entro 60 giorni, un po’ come avviene per le contravvenzioni stradali), oltre alla pubblicazione appunto solo della notizia del provvedimento sul sito internet dell’amministrazione, a carico dei componenti degli organi di indirizzo politico che siano responsabili della «mancata o della incompleta comunicazione delle informazioni e dei dati di cui all’articolo 14 del medesimo decreto». Quali sono e di chi? Sono i dati sulla situazione patrimoniale complessiva, al momento dell’assunzione in carica, dei «titolari di incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo».

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Carabinieri di Piacenza, Pietro Senaldi si schiera con l’Arma: “Vietato generalizzare. Non si getta il bimbo con l’acqua sporca”

lunedì, Luglio 27th, 2020

Pietro Senaldi

Non bastano sei pecore nere per fare neri tutti i carabinieri. Il nostro Filippo Facci ritiene che il titolo di apertura di Libero di ieri, «La dolce vita dei carabinieri indigna (troppo) gli italiani – Processo all’Arma», sia assolutorio nei confronti delle malefatte compiute a Piacenza dall’appuntato Giuseppe Montella, cugino del fino a pochi giorni fa più noto calciatore Vincenzo, e della sua banda in divisa. Non è così. I reati di cui sono accusati i militari – spaccio, torture, arresti arbitrari, ricettazione, estorsione, abuso d’ufficio – sono gravissimi, ci fanno orrore e non chiediamo sconti. Lo sconcerto e la delusione dei cittadini nel vedere delinquere come gangster alcuni membri della Benemerita, con questo termine viene normalmente indicata l’Arma, è condivisibile e legittimo. Quando ammoniamo gli italiani a non indignarsi troppo è perché vorremmo evitare che, sulla scorta delle deplorevoli gesta di Montella e dei suoi commilitoni, si inneschi un’isteria di massa simile a quella scoppiata negli Stati Uniti all’indomani della barbara uccisione del nero George Floyd da parte di un poliziotto del Minnesota. Oltre Oceano le proteste sono sfociate nell’abbattimento delle statue di Cristoforo Colombo e addirittura nella disposizione della Associated Press ai propri giornalisti di scrivere nei loro articoli Neri con la maiuscola e bianchi con la minuscola. Per settimane chi metteva a ferro e fuoco le città è stato dipinto come nel giusto e la polizia che cercava di impedirlo è stata criminalizzata, con conseguenze sociali devastanti.

Nel nostro Paese, da sempre, le divise vengono collegate all’ordine e quindi alla destra. Prima della guerra, gli uomini con le bande rosse sui pantaloni si chiamavano Carabinieri del re. E già si vede da parte del mondo progressista un preoccupante processo mediatico per cui si attaccano giustamente i reati commessi dai delinquenti in uniforme di Piacenza per mettere in discussione tutto il corpo, quindi lo Stato che gli conferisce potere e da qui le leggi, l’ordine e la visione tipica del centrodestra di un Paese fondato sul diritto e la sicurezza. Se chi deve garantire il rispetto delle norme è il primo a violarle, allora è valida ogni cosa e chiunque è autorizzato a delinquere. Questa è la conclusione alla quale inevitabilmente approdano i ragionamenti di chi approfitta delle miserie di Montella per mettere alla sbarra un’intera categoria. Ma noi di Libero non ci stiamo. Conosciamo il valore dell’Arma e la sua storia. Sei carabinieri, ma fossero anche sessanta, che si comportano da criminali non bastano per sporcare la divisa agli altri 110mila che onorano il Corpo tutti i giorni con il loro lavoro. Pur nella sua meschinità, la vicenda della banda della caserma Levante di Piacenza ha un aspetto confortante. È stato un carabiniere a denunciare i colleghi e i vertici della Benemerita hanno immediatamente rimosso tre capi dei militari coinvolti nello scandalo, anche se non è affatto detto che gli si possa muovere qualche colpa. Questo significa che l’Arma è sana e ha in sé gli anticorpi per espellere i virus che ogni tanto si sviluppano al suo interno. Nel caso di specie, a Piacenza si sono avvicendati tre capi in tre anni. Le vicende criminali sono iniziate nel 2017 ma il responsabile della caserma ha lasciato nel 2018, senza quindi avere tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo.

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Fontana, Mes e le elezioni. La versione di Salvini

domenica, Luglio 26th, 2020

Alessandro Sallusti

La giornata per lui non è iniziata bene. La rassegna stampa parla di Fontana, governatore leghista della Lombardia, indagato per le forniture sanitarie del fratello di sua moglie, nuovi sviluppi nell’inchiesta sull’ospedale San Matteo di Pavia per la vicenda dei test sieroterapici e poi la Meloni che nei sondaggi cresce a vista d’occhio e lui che scivola sempre più giù pur mantenendo la palma di primo partito.

Senatore Salvini, giornata no?

«Al contrario. Oggi sono stato a Prato, Imola e Pesaro. Buon clima. Puglia e Marche si vince, in Veneto e Liguria non si incomincia neppure, in Toscana la partita è aperta e ci prendiamo pure la Val d’Aosta».

Ottimista…

«No, realista. Fuori dal palazzo si sente un’altra musica. Ho appena finito di parlare con una signora che non ha ancora visto la cassa integrazione di marzo e poi c’è tutto il popolo di partite Iva, piccoli imprenditori e artigiani che sono inferociti, e il peggio deve ancora arrivare».

In che senso?

«Dall’interno delle agenzie dell’entrate mi dicono che sono in arrivo per settembre dodici milioni di cartelle esattoriali».

Avranno un loro perché.

«Può essere, ma in questa situazione noi proponiamo un saldo e stralcio al quindici per cento».

Scusi, se ripartiamo dall’inizio, secondo i giornali di oggi lei avrebbe poco da essere contento.

«Le rispondo così: da tempo ho smesso di leggere i giornali, non per offesa alla sua categoria ma per legittima difesa».

Lo diceva, e lo faceva, anche la Thatcher

«Non lo sapevo, non voglio fare paragoni irriverenti ma la vita reale di un sabato di fine luglio non la racconta nessuno. Sono stato oggi in una associazione di volontariato di Prato che assiste soprattutto famiglie italiane in difficoltà: avvocati e negozianti che sono allo stremo».

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Fontana pronto a difendersi in Consiglio, ma M5s prepara la sfiducia | I dubbi sull’eredità della madre e il conto in Svizzera

domenica, Luglio 26th, 2020

“Il Movimento 5 Stelle è pronto a presentare la mozione di sfiducia a Fontana. Il presidente, da tempo inspiegabilmente assente, deve venire a riferire in Aula”. E’ quanto scrive in una nota Massimo De Rosa, capogruppo in Regione Lombardia. “Dalle mascherine pannolino ai test sierologici, senza dimenticare l’ospedale in Fiera, fino al caso camici per il quale è indagato, sono tante le risposte che il governatore deve ai lombardi”, spiega De Rosa.

Buffagni: “Giunta non può andare avanti” A rincarare la dose ci ha quindi pensato il viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, sottolineando che la giunta lombarda “non può andare avanti, e nella vicenda di Attilio Fontana la toppa è persino peggiore del buco”. L’esponente M5s non entra “nel merito della vicenda giudiziaria” ma “nella migliore delle ipotesi siamo di fronte alla conferma della inadeguatezza di questa giunta e di chi la guida” spiega.

Il fatto che la Regione “abbia chiesto i camici a una società del cognato di Fontana, di cui è azionista sua moglie, non basta già di per sé perché il governatore si dimetta? C’è un chiaro problema di opportunità e la gestione ex post del proprio caso da parte del governatore mi colpisce molto”.

Fontana pronto a difendersi in Consiglio regionale Il governatore lombardo ha fatto sapere che intende intervenire in Consiglio regionale, forse già nella seduta di lunedì o in quella di martedì convocate per discutere di bilancio. Quanto al conto da cui avrebbe tentato di fare un bonifico al cognato, Andrea Dini, dopo la trasformazione della fornitura a Regione Lombardia di 75mila camici in una donazione, Fontana ha spiegato che “nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici”. I soldi, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sarebbero arrivati da un conto in Svizzera dove erano stati depositati, grazie allo scudo fiscale, 5 milioni e 300mila euro che fino al 2015 erano conservati alle Bahamas con due trust intestati alla madre di Fontana.

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Caso Piacenza, primi interrogatori: e adesso i carabinieri-pusher piangono

domenica, Luglio 26th, 2020

michele sasso

DALL’INVIATO A PIACENZA. La situazione era torbida, dove le guardie che si confondevano con i ladri, al punto che il comando generale dei carabinieri ha deciso per il trasferimento dei vertici dell’Arma di Piacenza. A partire da ieri, infatti, hanno lasciato l’incarico il comandante provinciale Stefano Savo, il comandante del reparto operativo Marco Iannucci e anche il comandante del nucleo investigativo Giuseppe Pischedda. Gli indagati, finiti al centro dell’inchiesta, sono stati già sospesi dal servizio e nel frattempo cominciano a raccontare la loro verità. Carabinieri Piacenza, la difesa di Falanga: “Quei soldi erano del gratta e vinci, il nigeriano picchiato? E’ caduto per terra”

Parlano tutti, i protagonisti della caserma Levante di Piacenza: i tre pusher nel carcere di Cremona e i due carabinieri finiti in cella a Piacenza. Parlano ed emergono altri particolari dell’inchiesta su pestaggi, torture, ricettazione, spaccio di droga avvenuti, per l’accusa, all’interno della stazione di via Caccialupo. Carabinieri Piacenza, la villa di Giuseppe Montella

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Previsioni meteo, caldo africano dal Sahara. Punte di 40 gradi: le città più roventi

domenica, Luglio 26th, 2020

Roma – Chi aveva nostalgia dell’afa sarà finalmente accontentato. Le previsioni meteo sembrano non lasciare dubbi: un’ondata di caldo africano è in arrivo sull’Italia.Il maltempo con la bombe d’acqua su Milano è alle spalle, forse definitivamente.  Già da domani, domenica 26 luglio, il bel tempo segnerà la Penisola. E sarà solo un antipasto di quel che accadrà la settimana prossima, quando temperature roventi infiammeranno il Paese da nord a sud.  Già da domani, l’aumento delle temperature risulterà più marcato sulle basse pianure emiliane e sui settori tirrenici, dove i termometri potranno sfiorare i 35°.

Quindi, tra lunedì e martedì, l’incursione dal Sahara. Gli esperti di 3BMeteo parlano di picchi di 36° in Emilia, lungo il corso del Po, nelle aree interne pianeggianti di Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia e Calabria e nelle Isole maggiori. Nei giorni successivi i valori massimi cresceranno poi ulteriormente fino a toccare i 37-40° specie al Centro-Sud, con afa a tratti accentuata lungo le coste.Secondo ilMeteo.it, giovedì prossimo, 30 luglio, si potranno toccare i 40 gradi anche in città. La cifra tonda potrebbe arrivare a Firenze, con 38 gradi a Bologna e 36 in città come “Roma, Bari e Bolzano“.

I meteorologi di 3BMeteo hanno anche analizzato le tendenze per agosto, confermando quanto anticipato nei giorni scorsi: l’anticiclone subtropicale dovrebbe piazzarsi su Mediterraneo e Italia “con forte componente nord africana”. Tradotto: caldo intenso, afa e “temperature sopra la media”. 

La mappa di 3B Meteo

(L’articolo prosegue sotto)

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L’Italia dei cantieri infiniti. Il sistema diabolico che ci paralizza

domenica, Luglio 26th, 2020

Nel gennaio del 1922 l’Italia progettò la prima autostrada del mondo: cioè una strada da Milano a Varese riservata alle automobili (quindi niente carri, cavalli, pedoni e ciclisti) e soprattutto a pagamento: 12 lire per un’utilitaria, 20 lire per una a otto cilindri. Il 26 marzo 1923 cominciarono i lavori. Il 21 settembre 1924 veniva inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III. In un anno e mezzo erano stati realizzati 49,2 km di autostrada con 17 caselli, 35 sovrappassi, 71 sottopassi. L’opera era costata 90 milioni di lire: esattamente la cifra che era stata messa a preventivo al momento del progetto.

Penso a tutto questo ora che decine di migliaia di sventurati cercano di andare al mare al Sud percorrendo l’A14, che è bloccata da lavori infiniti fra le Marche e gli Abruzzi; o peggio ancora s’illudono di andarvi in Liguria, paralizzata ormai da settimane. Com’è possibile? Com’è possibile che cent’anni fa questo Paese, sfibrato dalla guerra e dalla Spagnola (altro che il Covid) potesse costruire un’autostrada in un anno e mezzo, senza sperperare una lira? E oggi ogni lavoro si trasforma in un eterno cantiere? È chiaro che la risposta non può risiedere nella scienza e nella tecnica, infinitamente più evoluta di allora. È la politica, la burocrazia, in definitiva è l’uomo, è l’italiano che è peggiorato. È il sistema diabolico che ha messo in piedi. E se questo è lo spettacolo che offriamo a chi viene dall’estero, allora non stracciamoci le vesti se qualche Paese del Nord eccepisce quando si parla di aiuti europei all’Italia.

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