Archive for Luglio, 2020

Quelle verità nascoste

domenica, Luglio 19th, 2020

di Mario Monti

Dopo due giorni di duri negoziati al Consiglio europeo si possono già mettere in luce alcuni punti importanti per l’Europa e per l’Italia, indipendentemente da quello che sarà l’esito finale.

1) Decisioni lente o veloci? Mentre scrivo non si sa ancora se domani (oggi per chi legge) sarà raggiunto l’accordo sul Recovery Fund e sul Bilancio della Ue 2021-2027 o se sarà necessaria un’altra riunione del Consiglio europeo. Va comunque tenuto presente che la Commissione ha presentato le due proposte a fine maggio, meno di due mesi fa. Nelle precedenti edizioni, l’ultima nel 2013, il negoziato sul solo bilancio settennale (il Recovery Fund, legato alla pandemia, è una novità assoluta) ha richiesto in media un paio d’anni tra la proposta della Commissione e l’adozione da parte del Consiglio e, non dimentichiamolo, del Parlamento europeo. I capi di Stato e di governo si erano riuniti fisicamente a Bruxelles per l’ultima volta il 20 febbraio. Nel Consiglio europeo di quel giorno avevano registrato il disaccordo tra loro sulla proposta di bilancio 2021-2027 presentata dalla Commissione Juncker nel maggio 2018. Quel disaccordo fu una grande fortuna per l’Europa! La proposta non rifletteva le priorità politiche della nuova Commissione di Ursula von der Leyen, non prevedeva fondi adeguati per i due nuovi obiettivi del Green Deal e dell’Europa digitale. Se fosse stata adottata, l’Europa sarebbe partita per il nuovo settennato con lo sguardo rivolto all’indietro. Pochi giorni dopo iniziò il lockdown.

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Locatelli: «Epidemia sotto controllo ma c’è allerta. I giovani si divertano senza rischiare»

domenica, Luglio 19th, 2020

di Margherita De Bac

Locatelli: «Epidemia sotto controllo ma c'è allerta. I giovani si divertano senza rischiare»

Professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, nell’ultimo rapporto sullo stato dell’epidemia l’Italia viene definita «a basso rischio». Però aumentano casi e focolai. Qual è la verità?

«La situazione non è critica ed è sotto controllo. Non smetteremo mai di ricordare in modo ossessivo che i comportamenti virtuosi individuali sono fondamentali. Panico e terrore non hanno senso in questa fase anche se dobbiamo ascoltare i campanelli di allarme».

Dunque c’è allarme?

«Allerta più che allarme. Sei regioni tra le più popolose hanno un Rt (indica il numero di contagi generato da un individuo infetto, ndr) superiore a 1. Un monito. Il ruolo dei servizi territoriali è cruciale perché il veloce tracciamento dei casi permette di contenere i focolai».

Dobbiamo fidarci quando ci dicono che i focolai vengono chiusi e tutti i contatti del cosiddetto «paziente zero» rintracciati?

«Il sistema nel complesso sta dando segnali di assoluta affidabilità. Non si può escludere che alcuni contatti sfuggano alla rete di sorveglianza, però non ci sono aree di criticità organizzativa. Anche l’aumento dell’Rt non era inatteso, si sapeva che i valori si sarebbero incrementati. Ed era prevedibile che la curva non sarebbe scesa subito. È importante che si sia stabilizzata considerando la ripresa di tante attività».

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Recovery Fund, gli equilibri: l’Olanda di Rutte è una nuova Gran Bretagna?

domenica, Luglio 19th, 2020

di Federico Fubini

Recovery Fund, gli equilibri: l'Olanda di Rutte è una nuova Gran Bretagna?

Che le strutture di potere in Europa siano più complesse di quanto a volte ci si voglia illudere a Roma, Parigi o anche a Berlino era parso chiaro già una decina di giorni fa. Era stato l’ultimo segnale, il più chiaro, che il negoziato sul Recovery Fund sarebbe stato cosparso di trappole. Nadia Calviño, la ministra dell’Economia spagnola sostenuta da Germania, Francia e Italia, è rimasta bruciata nella corsa per la presidenza dell’Eurogruppo. Sottotraccia, una coalizione di Paesi piccoli è riuscita a far eleggere l’irlandese Paschal Donohoe: il ministro di un paradiso fiscale ha sottratto nel tempo decine di miliardi di entrate ai suoi alleati ai quali aveva appena chiesto aiuto. Quel giorno non aveva perso solo Calviño: la sconfitta era soprattutto dei suoi sponsor a Berlino, Parigi, Roma e Madrid. Quattro nazioni che pesano per tre quarti della popolazione e del reddito dell’area euro hanno subito la rivincita di un ceto medio di Paesi europei più piccoli che spesso non si sentono trattati con pari dignità.

È probabile che parte di questo risentimento faccia da sfondo anche alla partita che Mark Rutte, il premier olandese, ha deciso di giocare per due giorni e due notti nel vertice di Bruxelles sul quale l’Europa si gioca molto del suo futuro. A lungo nascosta dietro un approccio di basso profilo, la cancelliera Angela Merkel per un giorno e mezzo ha evitato di mettere il collega dell’Aia sotto pressione con tutto il peso politico della Germania. Ma qualunque sia l’esito del confronto sul Recovery Fund, la questione olandese resterà: dopo il divorzio britannico, l’Europa ha un nuovo socio disposto a sfidare il sistema molto oltre quel che agli altri sembra razionale

L’Olanda di Rutte sarà per anni una spina nel fianco. Un uomo politico che lo conosce bene dice del premier dell’Aia che sa perfettamente quale tipo di Europa non vuole, ma non sa quale vuole. Forse semplicemente non vuole i costi, solo i benefici. Vuole il mercato aperto e le sedi fiscali delle imprese degli altri Paesi del club, ma non intende finanziare il funzionamento del sistema. Vuole una moneta globale, ma chiede un veto del suo parlamento sui programmi europei degli altri governi e non riconosce il lavoro della Commissione.

Proprio nella squadra guidata da Ursula von der Leyen si è capita l’incoerenza di questa posizione, perché le ultime raccomandazioni mandate all’Aia toccano tutti i nervi scoperti: «Correggere pienamente le caratteristiche del sistema fiscale che agevolano la pianificazione fiscale aggressiva» e «garantire la vigilanza e l’applicazione efficaci del quadro antiriciclaggio». In altri termini, Bruxelles sta accusando Rutte di chiudere gli occhi di fronte al riciclaggio e di fingere di smantellare il paradiso fiscale che ha organizzato in Olanda nei suoi dieci anni da premier. Di certo gli esborsi del Recovery Fund, se mai ci si arriverà, saranno vincolati a «riforme» che i Paesi Bassi dovranno affrontare su entrambi i fronti.

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Braccio di ferro tra l’Italia e i Paesi “frugali” sugli aiuti Ue | Conte: “Ora politica fiscale comune”

domenica, Luglio 19th, 2020

Situazione di stallo al Consiglio europeo sul Recovery Fund, “E’ un duro confronto con l’Olanda e i Paesi frugali”, ha detto Conte. Il presidente del Consiglio Charles Michel ha proposto un compromesso che prevede una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto (da 500 a 450 miliardi, mentre i Paesi frugali ne proporrebbero 150), e un rafforzamento di 15 miliardi dei prestiti. Vertice riconvocato domenica alle 12.

Nonostante la maxi-maratona negoziale, sono ancora molti i nodi da sciogliere, soprattutto sul volume dei sussidi e la governance del Recovery Fund, con il premier olandese Mark Rutte che continua ad insistere sulla necessità di poter esprimere eventuali preoccupazioni sull’attuazione dei piani di riforma nazionali, e come estremo rimedio bloccare tutto.

L’Italia propone una maggioranza qualificata per il via libera ai fondi Inaccettabile per Giuseppe Conte e per lo spagnolo Pedro Sanchez, che tra venerdì e sabato non hanno mancato di confrontarsi duramente con il leader dei Paesi Bassi, respingendo l’ipotesi di un voto all’unanimità del Consiglio per il via libera agli esborsi ma anche del “super freno di emergenza”, parte della nuova proposta complessiva messa sul tavolo in mattinata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il governo italiano ha avanzato una modifica il meccanismo che può bloccare l’erogazione in fase di attuazione dei fondi del Recovery Fund. La proposta prevede che le decisioni vengano prese “a maggioranza qualificata e non all’unanimità”

Conte attacca l’Olanda sul “dumping fiscale” Il primo ministro italiano in particolare ha disseppellito l’ascia di guerra della politica fiscale comune, deciso ad affrontare “una volta per tutte quei surplus commerciali e dumping fiscali” (praticati ad esempio dall’Olanda) per poter finalmente competere “ad armi pari”. Ad irrigidire ancora di più gli animi è emersa poi una nuova posizione della Svezia, che a nome anche degli altri “frugali” (Olanda, Austria e Danimarca), e con il sostegno della Finlandia, ha chiesto di non superare un massimo di 150 miliardi di euro di sussidi per il Recovery Fund.

Sullo sfondo è continuata poi anche la battaglia della condizionalità dei fondi sullo stato di diritto. Nonostante le foto che ritraggono Michel impegnato in bilaterali con l’ungherese Viktor Orban ed il polacco Mateusz Morawiecki, in un’atmosfera cordiale e rilassata su una terrazza all’aperto nella prima giornata di sole dopo molte di pioggia, i leader dell’Est si sono dimostrati determinati a lottare fino a quando qualsiasi riferimento non sarà stato cancellato dalla bozza di accordo. Una situazione “complicata” insomma, “molto più complicata del previsto”, che Conte non ha esitato a definire uno “stallo”.

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Consiglio Ue, Conte: “E’ stallo, duro confronto con Olanda e Paesi frugali” | Michel: “Sussidi da 500 a 450 mld”

sabato, Luglio 18th, 2020

Durante la seconda giornata di lavori del Consiglio europeo sul Recovery Fund, Giuseppe Conte ha parlato di una situazione di stallo: “E’ in atto un duro confronto con l’Olanda e i Paesi frugali”, ha detto. Sul tavolo il presidente del Consiglio Charles Michel ha messo una nuova proposta di compromesso che prevede una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto, che scenderebbero da 500 a 450 miliardi, e un rafforzamento di 15 miliardi della Resilience Recovery Facility, ovvero dei prestiti. L’ammontare totale del Recovery Fund resta a 750 miliardi.

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Qual è il tuo stipendio giusto? Si rinnova il calcolatore di Repubblica. “Buste paga a rischio se sarà crisi del lavoro in autunno”

sabato, Luglio 18th, 2020

a cura di RAFFAELE RICCIARDI

successivoMILANO – Il calcolatore dello stipendio giusto di Repubblica, realizzato con l’Osservatorio JobPricing, potenzia la gamma di dati e risposte che è in grado di fornire ai lettori che desiderano confrontare la propria busta paga con le medie di mercato, sapere quanto viene retribuita la propria posizione nelle aziende più o meno grandi, conoscere qual è la distribuzione ottimale tra parte fissa e parte variabile, incrociare i dati retributivi con età, titolo di studio e sesso e molto altro ancora.

Dopo cinque anni e un milione di utenti che hanno compilato il format (punto di partenza che ha consentito la ‘validazione’ di 450 mila profili retributivi, il database sulla cui base si elaborano i dati di mercato), StipendioGiusto.it rinnova l’obiettivo di rispondere a tutte le principali domande che un lavoratore può farsi rispetto alla sua retribuzione: come sono pagato rispetto a chi fa il mio stesso lavoro? Come dovrebbe essere composto il mio pacchetto retributivo (fisso, variabile, benefit e via dicendo)? Quanto dovrei chiedere di aumento?

CALCOLA IL TUO STIPENDIO GIUSTO

Una missione che arriva in un momento assai critico per i lavoratori. Se è vero che tra il 2015 e il 2019 il trend di crescita delle retribuzioni è stato dell’1,9%, considerando la retribuzione annua lorda, l’emergenza del Covid con le pesantissime ripercussioni occupazionali rischia di abbatersi in particolare sulle fasce più deboli. Già dai dati sull’occupazione emerge che giovani – con contratti a tempo – e donne sono i più ‘bastonati’. E anche Bankitalia ha messo in guardia: a maggio stimava come il 20% della popolazione con redditi inferiori potrebbe esser colpito in misura doppia rispetto ai più ‘ricchi’. A rischio c’è quel leggero progresso che i dati dell’Osservatorio JobPricing hanno registrato negli ultimi anni: se nel 2014 un dirigente guadagnava 6,2 l’operaio peggio pagato, nel 2019 siamo scesi a 5,9. E per i ceo, il multiplo retributivo è passato da 9,6 a 9,3. Poca cosa, certo, e pure in pericol oa causa Covid.

“In un contesto come quello attuale – commenta Alessandro Fiorelli, ceo di JobPricing – in cui il mercato è congelato e le aziende sono in attesa di comprendere a pieno le conseguenze della crisi pandemica in termini di business ed organizzazione del lavoro, l’orientamento rispetto alle dinamiche salariali può essere estremamente complicato”. Bisognerà aspettare settembre, quando si capirà meglio che effetti di lungo termine sull’occupazione ci saranno a seguito della crisi, per avere qualche indicazioni di più su come si muoverà il “prezzo” del lavoro, ovvero le retribuzioni. “E poiché, purtroppo, non è troppo difficile fare una previsione negativa da questo punto di vista, è verosimile immaginarsi che le retribuzioni medie di mercato caleranno in modo sensibile per lo meno fino ad aprile 2021”, aggiunge l’esperto.

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Consiglio europeo, la proposta di Michel: 450 miliardi di aiuti a fondo perduto e nuove regole. Olanda: giusta direzione

sabato, Luglio 18th, 2020

di Francesca Basso

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha presentato sabato mattina ai leader Ue una nuova proposta di compromesso che ridurrebbe di 50 miliardi di euro le sovvenzioni a fondo perduto e aumenterebbe della stessa cifra i prestiti nell’ambito del Recovery Fund. La dimensione complessiva del fondo rimarrebbe pari a 750 miliardi di euro, ma il livello delle sovvenzioni sarebbe ridotto a 450 miliardi di euro (dai 500 miliardi proposti precedentemente), cedendo parzialmente alle richieste di Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, i cosiddetti paesi «frugali», mentre i prestiti diventerebbero 300 miliardi. Sul tavolo del Consiglio europeo ci sono il pacchetto di aiuti economici per i Paesi più colpiti dalla crisi scatenata dal Covid (750 miliardi tra aiuti e prestiti) più il prossimo bilancio dell’Ue 2021-2027 da 1.074 miliardi.

Governance e rebate

Anche sulla governance, ovvero sulle regole per l’accesso ai fondi del Recovery Fund la nuova proposta di Michel presenta delle novità. Per utilizzare le risorse del Recovery i governi dovranno proporre piani di riforme e investimenti, che andranno approvati dalla Commissione europea e dal Consiglio Ue a maggioranza qualificata. Ma anche durante l’esecuzione dei piani nazionali un solo Paese potrebbe attivare un «freno d’emergenza» che, secondo la bozza di compromesso pensato da Michel, porterebbe a un riesame dell’intervento sostenuto dall’Europa e potrebbe bloccare l’erogazione dei fondi. Se un Paese si oppone all’erogazione dei finanziamenti del Recovery può richiedere entro 3 giorni di sottoporre la questione al Consiglio europeo o all’Ecofin «per affrontare in modo soddisfacente la questione». «Le proposte sulla governance presentate da Michel sono un passo serio nella giusta direzione» ha commentato l’Olanda anche se «rimangono molti problemi» da risolvere, aggiungono le stesse fonti, «e se arriveremo» a un accordo «dipenderà dalle prossime 24 ore». La nuova proposta di Michel va anche incontro alle richieste di Olanda, Austria, Svezia e Danimarca sui «rebates», il meccanismo di sconti sul bilancio dell’Ue. Svezia e Danimarca ottengono 25 milioni in più rispetto alla precedente proposta, passando rispettivamente da 798 a 823 milioni, e da 197 a 222 milioni. All’Austria vanno 50 milioni in più, passando da 237 a 287 milioni. Risultano invariati invece i rebate per Germania e Olanda, rispetto alla proposta precedente di Michel.

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Concorso docenti, il grande business dei crediti: migliaia di euro alle università private

sabato, Luglio 18th, 2020

di Francesca Sironi

Davide si è laureato nel 2009. Biologia alla Statale di Milano. Ha preso un master in cooperazione internazionale ed è partito con un progetto all’estero. Quando è tornato in Lombardia, a febbraio, ha saputo, insieme a migliaia di altri laureati precari, che la ministra Lucia Azzolina stava per indire un maxi-concorso pubblico per l’arruolamento di nuovi professori alle scuole medie e superiori. La sua categoria, scienze, è una delle più richieste, insieme a italiano e geografia per le medie, matematica, e soprattutto, sostegno.

Così si è attivato. Per iscriversi al concorso doveva ottenere, secondo una legge del 2017 firmata dall’ex ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, 24 crediti in ambiti specifici: pedagogia, psicologia, antropologia, metodologie didattiche. Lo spirito della legge era chiaro: garantire che i futuri docenti abbiano una preparazione di base sui nuovi approcci all’insegnamento.

Il risultato però, più che una grande opera di aggiornamento professionale, sembra esser diventato un sukh di offerte a 500 euro a pacchetto, 790 tutto-incluso compreso un master che fa salire un po’ in graduatoria, pronta-consegna di esempi da cui imparare, esami ritagliati dai corsi di laurea per avere nel modo più diretto possibile tutte le condizioni previste all’abilitazione. Gli atenei privati, soprattutto telematici, si sono mossi per primi, nell’offrire le certificazioni necessarie ad iscriversi alla prova nazionale per vie efficaci e soprattutto flessibili.

Gli esami sono diventati presto, così, cartelle di quiz a risposta multipla da preparare a casa e poi sostenere a distanza davanti a una telecamera. Monografico di Psicologia modello patente. Il tutto per cifre che partono da una base d’asta di 50 euro a “credito”, il valore base dei meccanismi dell’università per stabilire la consistenza (in termini di studio, solitamente) di ogni esame.

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Niente vacanze per un italiano su due. Quest’estate il mare della Sicilia è quello che attira più turisti

sabato, Luglio 18th, 2020

Marco Cimminella

La pandemia di covid-19 ha spinto molte persone a riprogrammare i propri piani estivi. Un po’ per il timore del coronavirus, un po’ per la crisi economica e la mancanza di lunghi periodi di ferie, quasi un italiano su due quest’anno non partirà per godersi il mare o la montagna: in altre parole, nel 2020 ci saranno il 40 per cento in meno di vacanzieri tra luglio e settembre rispetto allo scorso anno. E a poco è valso il contributo previsto dal governo per incentivare i flussi turistici, visto che la stragrande maggioranza degli italiani che faranno le valigie pensa di non usufruirne.

A rivelarlo è Unioncamere, che insieme a Isnart hanno elaborato un report che analizza i volumi turistici per la stagione ormai cominciata sulla base di un campione rappresentativo di persone intervistate nelle scorse settimane. I ricercatori fanno notare che dei 24 milioni di italiani che si muoveranno, l’86 per cento rimarranno all’interno dei confini nazionali e solo il 4,8 per cento andrà all’estero (rispetto al 26 per cento del 2019). La maggior parte, il 76,5 per cento, ha optato per una località di mare, soprattutto nella propria regione o in quelle limitrofe. Ed è così che la Sicilia si prepara a fare il pieno di viaggiatori, ospitando quasi 3 milioni di turisti: un aumento rispetto al 2019, quando l’isola era stata scelta da circa 2 milioni e 700 mila persone.

Avranno meno ingressi invece Puglia, Campania e Sardegna, costrette a registrare un saldo negativo rispetto lo scorso anno rispettivamente del -10%, -22% e -14%. Quest’estate sarà nera in termini turistici per la Lombardia, che registra uno dei cali più significativi: 800 mila persone in meno rispetto al 2019. Storia simile per il Lazio (-780 mila), Marche (-600 mila) ed Emilia Romagna (-640 mila).

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Fisco, Gualtieri esclude il ritorno dell’Imu sulla prima casa: “Ridurre tasse e semplificare”

sabato, Luglio 18th, 2020

MILANO – Mentre in Europa si discute del Recovery Fund da 750 miliardi di euro, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, attende l’esito con un pensiero alla fitta agenda italiana dei prossimi tempi. Il primo suo pensiero, all’intervento in streaming al convegno Ali, non può che andare al Consiglio Ue: “Siamo determinati  e combattivi – dice – Riteniamo necessario un esito tempestivo e rapido del negoziato. E quindi spingiamo per una conclusione rapida e teniamo altra la nostra ambizione: ci opponiamo a ridimensionamento della proposta della commissione”.

Quanto alle faccende di casa, mette al centro l’agenda fiscale. Riprendendo la strategia delineata con l’Atto di indirizzo del prossimo triennio, Gualtieri assicura: “Vogliamo cercare di fare un lavoro ampio e organico che abbia l’obiettivo di una graduale riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese e anche una forte e drastica semplificazione delle procedure fiscali e del nostro regime che è davvero ormai ingestibile”. I due tasselli importanti della riforma fiscale sono la riduzione dell’Irpef nel pieno rispetto della progressività delle imposte e l’assegno unico. Si deve continuare “con la riduzione dell’Irpef nel pieno rispetto della progressività delle imposte”, spiega il ministro. “Un altro tassello è l’assegno unico – aggiunge – c’è un disegno legge in Parlamento che si sta votando. Si tratta di rafforzare l’intervento a sostegno dei figli e della genitorialità”. “Sono i primi due corposi elementi che cercheremo di finanziare con il contrasto all’evasione fiscale”, prosegue. “Vogliamo ridurre la pressione fiscale sul lavoro e farlo attraverso il contrasto all’evasione ed elusione fiscale anche con la digitalizzazione”, dice Gualtieri.

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