I nuovi casi di tampone positivo al nuovo coronavirus
rilevati in Italia nelle ultime 24 ore sono 252, a fronte dei 306 di
ieri.Le nuove vittime sono invece 5, contro le 10 di ieri, per un numero
complessivo di 35.097 decessi. I casi totali salgono a 245.590. Gli
attualmente positivi sono 12.301 (-103), i guariti 198.192 (+350). I
tamponi effettuati sono stati 53.334, in calo rispetto ai 60.311 di
ieri. Qui tutti i dati e i grafici aggiornati.
IL TREND GIORNO PER GIORNO
Dettaglio regionale
Nelle
altre, su 252 casi individuati, ce ne sono 53 in Lombardia, 63 in
Emilia Romagna, 16 nella Provincia autonoma di Trento, 18 nel Lazio, 30
in Veneto. Tutte le altre regioni hanno un incremento a una sola cifra.
“Questa politica rischia di fare più danni del Covid”. Era il 30 maggio scorso e
Carlo Bonomi, presidente degli industriali, toccò il livello più alto
di critica e scontro col governo, a cui fece seguito una sfilza di
richieste presentate a Giuseppe Conte durante gli Stati Generali
dell’Economia, convocati dal premier a Villa Pamphili qualche settimana dopo.
Da quell’incontro in poi però l’approccio di Confindustria è cambiato e
non di poco: dal bombardamento al plauso in due step. Prima infatti
Bonomi ha scelto un “vigile” silenzio, in attesa di capire come sarebbe
andata la trattativa europea sul Recovery e poi – appurato il successo –
ha espresso un certo apprezzamento per i 209 miliardi in arrivo, per il
tramite di una nota ufficiale,
di fatto facendo una prima vera apertura di credito a Conte e la sua
squadra. Draghi o eventuali riserve della Repubblica possono aspettare
per ora.
Il cambio di direzione di Bonomi lo si può spiegare con
quel sano pragmatismo lombardo di cui la nuova gestione di viale
dell’Astronomia vuole fare la stella polare. Poca tattica politica,
molta rappresentanza degli interessi delle imprese e, ovviamente, del
sistema produttivo italiano. “E’ tutto molto semplice: Bonomi ha
criticato il governo, anche con toni duri, perché le prime risposte
all’emergenza economica del Covid si sono tradotte in soldi a pioggia e
assistenzialismo senza criterio mentre c’era bisogno di mettere la testa
a un serio piano di investimenti – ci spiega chi ha consuetudine con i
vertici confindustriali -. Ora invece ci sarebbero tutte le condizioni,
visto che i soldi del Recovery Fund, almeno stando alle prime
dichiarazioni ufficiali, verranno destinati alla green economy,
all’innovazione digitale, al 5G e all’ammodernamento delle
infrastrutture. Ovviamente tocca vigilare”.
Neanche
l’obiezione che nel frattempo l’esecutivo si appresta a varare altri 25
miliardi di assistenza in cassa integrazione, bonus e trasferimenti a
Regioni e Comuni spiace a Confindustria (portando il totale quest’anno
sopra i 100 miliardi). “In una situazione emergenziale come questa ci
sta che lo Stato si faccia carico della tenuta sociale del paese –
continua la fonte -. Non è questo il problema. L’importante è che
accanto all’assistenza ci siano anche le risorse per far ripartire il
paese. I 209 miliardi del Recovery Fund servono a questo. E siccome
arriveranno solo l’anno prossimo, per quest’anno c’è bisogno di attivare
i fondi del Mes”.
Benvenuti
al Sud, colorato, sfrontato, sfacciato come un inscalfibile luogo
comune, strabordante come Michele Emiliano che stavolta si gioca davvero
le penne e, se perde, va a casa lui, indebolisce Nicola Zingaretti e
pure il Governo. E, allora, tutti dentro. Aria da Masaniello che dice
“embè”, microfono da Carlo Conti, eccolo alla presentazione delle liste
sul prato del Parco dei Principi di Bari, albergo dell’amico Antonio
Vasile che, per la cronaca, è anche il vicepresidente degli Aeroporti
pugliesi.
Ci sono i comunisti, con tanto di falce martello e
stella, i democristiani con lo scudo crociato, i “liberali”, i verdi, ci
sono anche i nostalgici del Regno delle due Sicilie, quelli della lista
“Sud indipendente”. E pensionati, pensionati invalidi e partite Iva, 14
liste e pare che arrivi anche la quindicesima. A proposito, gli
animalisti, certi che la Puglia sarà “la regione più animalista
d’Italia” perché Emiliano si è impegnato a nominare un assessore al
benessere animale. Quattordici, dicevamo, sempre che non cada lo scudo
crociato, dopo l’animato carteggio tra “signor Emilio Cugliari” e il
“signor Cosimo Tramonte”: il primo è il presidente nazionale della
cosiddetta Democrazia cristiana e ha vietato l’utilizzo del simbolo al
secondo, il suo coordinatore regionale.
Sia come sia, sparso qua e
là c’è pure qualche fascista, gente che neanche si offende se la chiami
tale. Nella lista “Emiliano sindaco di Puglia” compaiono i seguaci di
Pippi Mellone, il sindaco di estrema destra di Nardò, che con Emiliano
ha un buon rapporto grazie anche alla pioggia di investimenti arrivati
in questi anni per le reti fognarie. Una foto di qualche giorno fa li
immortala, un po’ accaldati, in bicicletta mentre inaugurano una pista
ciclabile. Solo qualche settimana fa Mellone aveva detto: “Chiudiamo
l’Anpi di Lecce, è un pericolo per la democrazia”. Due anni fa, invece,
decise di ricordare con il saluto fascista Sergio Ramelli, un giovane di
destra ucciso nel ’75. I suoi, alla presentazione delle liste, hanno
dichiarato che “Emiliano ha radici antiche”.
Alex Zanardi è stato
trasferito al San Raffaele di Milano: lo ha reso noto in un comunicato
Claudio Zanon, direttore sanitario dell’Ospedale Valduce, struttura a
capo di Villa Beretta, il centro di riabilitazione che ha accolto
Zanardi nella giornata di martedì.
Ricoverato in terapia intensiva dopo il terribile incidente dello scorso 19 giugno, in seguito alla graduale riduzione della sedazione e ai successivi riscontri positivi, l’ex pilota era stato trasferito dal Policlinico Le Scotte di Siena a Villa Beretta, un centro riabilitativo d’eccellenza nel Lecchese. Nelle ultime ore ”l’instabilità delle condizioni cliniche” ha costretto il campione bolognese ad un nuovo trasferimento, stavolta presso il reparto di terapia intensiva del San Raffaele di Milano.
Il comunicato
“In data odierna, a fronte di intercorsa instabilità delle condizioni cliniche
del paziente Alex Zanardi, dopo opportune consultazioni con il Dr.
Franco Molteni, Responsabile del Dipartimento di Riabilitazione
Specialistica Villa Beretta, struttura afferente all’Ospedale Valduce,
dove il paziente era degente dal 21 luglio, e gli specialisti di
riferimento, è stato disposto il trasferimento dello stesso, con
adeguati mezzi e adeguata assistenza, presso il reparto di Terapia
Intensiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano” precisando che “non verranno rilasciate ulteriori informazioni sul caso”.
Nonostante i timori relativi al coronavirus, quello che si apre è un weekend da “bollino rosso”
per il traffico sulle autostrade, e lo stesso sarà per il prossimo fine
settimana. “Bollino rosso” anche per il weekend del 7-9 agosto, in cui
si prevedono i maggiori volumi di traffico, con una previsione di
criticità da “bollino nero” per la mattina di sabato 8 agosto. “Bollino
rosso” anche per gli ultimi due fine settimana di agosto.
Sull’A4 attesi 130mila veicoli Intanto,
per evitare congestioni in caso di forti flussi di traffico, sono stati
sospesi i cantieri autostradali nei prossimi weekend. Lo riferisce
Autovie, facendo riferimento al tratto di A4 compreso fra Alvisopoli
(Venezia), in Veneto, e Gonars (Udine), in Friuli Venezia Giulia, la
terza corsia è ultimata e quindi chi si sposterà per il fine settimana o
per una vacanza più lunga, non troverà né scambi di carreggiata
né deviazioni. Autovie Venete prevede, infatti, un’intensificazione dei
flussi di traffico da venerdì pomeriggio. In particolare, secondo quanto
riporta Autovie, per sabato è previsto traffico intenso e sono attesi
130mila veicoli.
Bollino “debolmente” rosso con traffico intenso su tutta la A4 con
possibili rallentamenti e code in uscita alla barriera di Trieste Lisert
e in prossimità degli svincoli in direzione delle località balneari.
Traffico sostenuto anche sulla A23 Palmanova-Udine in direzione
Palmanova, specie al mattino, e sulla A57 Tangenziale di Mestre in
direzione Trieste per l’intera giornata. Domenica 26 luglio i transiti,
sottolinea Autovie, caleranno leggermente: qualche congestione potrebbe
verificarsi in direzione Trieste con rallentamenti e qualche coda in
uscita alla barriera di Trieste Lisert mentre in direzione Venezia il
maggior flusso si concentrerà durante la mattinata.
Servono soldi in cassa
subito e il Mes è la via più conveniente. Questo è il messaggio che ha
consegnato Roberto Gualtieri ai capi delegazione della maggioranza,
prima del Cdm che ha dato il via libera allo scostamento.
Il Sole
24 Ore riporta il pensiero del ministro dell’Economia, che premer sui
fondi europei per la sanità dopo il ministro della Salute Roberto
Speranza, che ha quantificato in oltre 20 miliardi il fabbisogno per una
ristrutturazione del servizio sanitario nazionale all’altezza dell’era
Covid. Con altri 25 miliardi di deficit, ha spiegato Gualtieri, il Mes
diventa decisivo per evitare problemi alle casse dello Stato. Se il
titolare dell’Economia punta ad attivarlo per coprire uscite già in
bilancio, il ministro della Salute vorrebbe utilizzarlo per nuove spese
per la sanità.
Dentro il Pd, Italia Viva e Leu i ministri fanno
breccia, ma il problema restano i 5 stelle. Lo dimostra anche un voto di
ieri all’Europarlamento, in cui la maggioranza si è divisa e M5S si è
trovata a votare insieme alla Lega. Al tavolo, prosegue il Sole, il capo
delegazione M5S Alfonso Bonafede avrebbe chiesto di rimandare la
discussione perché “oggi stiamo festeggiando il Recovery Fund”.
Preme perché l’Italia attivi il Mes anche Paolo Gentiloni, commissario Ue all’Economia. “I fondi arriveranno nella seconda metà del 2021, l’Italia prenda il Mes, conviene” è la sua indicazione, in un’intervista alla Repubblica. “Le erogazioni del Recovery – evidenzia Gentiloni – inizieranno nella seconda parte del 2021 ad eccezione di un 10% che verrà anticipato con l’approvazione del Piano. Prima dobbiamo aspettare il percorso di ratifica dei parlamenti, quindi dovremo riuscire a rispettare il calendario con l’approvazione dei Piani di riforme dei singoli paesi entro aprile e andare sui mercati con titoli europei comuni.
“È
ora che i cinesi cambino la guida del partito comunista”. Stavolta il
segretario di stato americano Mike Pompeo, parlando alla Richard Nixon
Presidential Library, si rivolge direttamente ai cittadini della
superpotenza asiatica, e il suo appello è di quelli destinati a segnare
una svolta nell’escalation dei rapporti tra Washington e Pechino. Per la
prima volta, rotti gli indugi e superate le ultime cautele,
l’amministrazione Trump in pieno clima da Guerra Fredda ipotizza un
cambio di regime in Cina. E quello del tycoon, per ora tramite le parole
del capo della diplomazia Usa, rappresenta un vero e proprio schiaffo a
Xi Jinping: un leader finora guardato con benevolenza dalla Casa
Bianca, ma adesso dipinto da Pompeo come “un presidente che crede
nell’ideologia totalitaria”, alla stregua di altri dittatori e tiranni
in giro per il mondo.
“Il Partito Comunista cinese – ha affondato
il segretario di stato – ha paura delle opinioni oneste dei cinesi più
di qualsiasi altro nemico straniero, e gli Stati Uniti devono impegnarsi
a rafforzare i cinesi”. Sono lontani i tempi in cui Trump lodava Xi,
non nascondeva la sua invidia per la forza e la longevità della
leadership del presidente cinese e sognava di avere con lui uno storico
incontro.
Le ultime settimane hanno cambiato lo scenario: il pugno
duro di Pechino a Hong Kong, la repressione degli uiguri, le accuse
sulle responsabili della pandemia di coronavirus, la corsa al
vaccino, le mire espansionistiche di Pechino sul Mare del Sud della
Cina. L’amministrazione Trump – oltretutto in costante ricerca di nemici
su cui fondare la propria campagna elettorale – ha assunto una
posizione molto più dura. È la linea del “law & order” traslata
nello scacchiere internazionale.
Ogni giorno una parola, o un modo di dire, da scomporre e ricomporre:
“Parole in corso” è la nuova rubrica dello scrittore Stefano Massini,
dal lunedì al venerdì su Repubblica.it.
“Conte? Ha fregato Di Maio. Salvini?
Siamo tutti con lui…”. Sembra oggi. Invece è passato un anno da
quando Gian Marco Centinaio, allora ministro, rifletteva così, ad alta
voce sotto il sole rovente d’agosto (era il 30), quando lo ‘strappo del Papeete’ e le richieste di ‘pieni poteri’, avevano portato il Conte 1 a fine corsa.
Ma già s’intravedeva che l’avvocato del popolo,
da Carneade qualunque, avrebbe riservato sorprese. Non, forse, fino a
diventare un golden boy da 209 miliardi di euro (quelli ’guadagnati’ a
Bruxelles) capace di ’seppellire’ quelli che un tempo erano i suoi due
dioscuri, appunto Di Maio e Salvini. Ai quali, si ricorderà, chiedeva
pure il permesso di parlare nel suo discorso di insediamento del suo
primo governo (7 giugno 2018). Quando, abbassando il capo verso destra,
dov’era seduto l’ex leader stellato, sussurrò: “Ma questo lo posso
dire?”. E Di Maio, gelido: “No”.
Altri tempi, altri rapporti di forza. Altri numeri, nel pallottoliere dei sondaggi, per M5s e Lega.
Il primo, oggi polverizzato in mille correnti, sconta proprio l’assenza
di una leadership forte che neppure un Di Maio (ora in crisi nera di
consenso anche interno), ha mai saputo incarnare nei tempi d’oro del
32%. E la Lega, che dopo le Regionali di settembre, con l’annunciato
trionfo di Luca Zaia in Veneto, potrebbe essere tentata
di dare a Salvini il benservito; per fermare l’emorragia di consenso,
si sussurra nel Carroccio, dove non sarebbe la prima volta che un
leader, divenuto ingombrante, viene fatto accomodare alla porta. Ieri,
per dire, in Aula al Senato, l’attacco di Salvini a Conte, a tratti
sprezzante (“non abbiamo il salame sugli occhi, presidente!”, “se volete
dire che Giuseppe Conte è migliore di Papa Francesco, ditelo voi…”) è
stato giudicato con severità nel centrodestra.
Quante volte lo abbiamo dato al capolinea? Un’infinità. Ma Silvio Berlusconi si è rialzato sempre, e oggi nessuno parla più di “caimano“, nessuno prevede più per lui la galera o l’esilio. Anzi. Conte lo elogia
per il suo modo propositivo e responsabile di fare opposizione. Prodi,
il Grande Nemico, dice che non sarebbe uno scandalo un governo con Forza
Italia. Un sondaggio di Ilvo Diamanti dice che è il secondo premier più
apprezzato della Seconda Repubblica. Insomma in qualche modo le carte
le darà ancora lui, o quantomeno anche lui. Al Berlusconi «propositivo e
responsabile» chiedo subito se si associa ai complimenti ricevuti da
Conte per l’accordo raggiunto in Europa.
“Il risultato raggiunto a Bruxelles – dice Silvio Berlusconi – è certamente per molti aspetti positivo per l’Italia,
ma è il frutto di dinamiche europee più che dell’azione del governo
italiano. L’Italia ha fatto bene la sua parte – ne diamo atto volentieri
– ma la decisione è dipesa soprattutto dall’equilibrio e dalla
lungimiranza della cancelliera Merkel, che ha capito che era in gioco
non soltanto il destino di qualche Paese, ma il futuro dell’Europa come
soggetto economico e politico. Da parte italiana in tanti hanno concorso
a questo risultato, per il quale anch’io mi sono impegnato attivamente
in tutte le sedi europee. Abbiamo lavorato tutti nella stessa direzione,
nonostante il governo avesse lasciato cadere le nostre offerte di
collaborazione”.
Restiamo su Conte. Lei, presidente, negli anni scorsi ha
avuto parole durissime contro i Cinque Stelle. Secondo lei Conte è
riuscito a cambiare, almeno in gran parte, il Dna del movimento fondato
da Grillo? Voglio dire: si sente più rassicurato da un Conte piuttosto
che dai toni di Grillo, Di Battista e in genere dei vaffa-day?
“Come è ovvio, il professor Conte ha uno stile diverso, più cultura e
più garbo di molti dirigenti dei Cinque Stelle. Non credo tuttavia li
abbia mutati davvero. È piuttosto abile ad usarli soprattutto per la
sopravvivenza del governo. Però i grillini non hanno cambiato il loro
Dna. Salvo eccezioni rimangono un partito senza cultura, senza idee,
senza un programma che non sia fatto di invidia sociale, di pauperismo,
di giustizialismo. Il linguaggio dell’odio mal si concilia con
un’attività di governo”.