Archive for Agosto 19th, 2020

Coronavirus in Italia, il bollettino del 19 agosto: 642 nuovi casi e 7 morti nelle ultime 24 ore

mercoledì, Agosto 19th, 2020
Coronavirus in Italia, il bollettino del 19 agosto: 642 nuovi casi e 7 morti nelle ultime 24 ore

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 255.278 persone (+642 rispetto a ieri, +0,3%; ieri +403) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste, 35.412 sono decedute (+7; ieri +5) e sono state dimesse 204.506 (+364 +0,2%; ieri +174). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 15.360 (+271, +1,8%; ieri +222); il conto sale a 255.278 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia.

I pazienti ricoverati con sintomi sono 866(+23, +2,7%; ieri +33), di cui 66 in terapia intensiva (+8 ieri nessun nuovo caso).

CORRIERE.IT

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Gioele Mondello, trovati resti umani di un bambino vicino al traliccio di Viviana Parisi

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Carlo Macrì e redazione Online

Gioele Mondello, trovati resti umani di un bambino vicino al traliccio di Viviana Parisi

Una segnalazione di un volontario, un carabiniere in pensione, che mercoledì 19 agosto mattina ha partecipato alle ricerche di Gioele Mondello, il bambino di 4 anni scomparso lo scorso 3 agosto insieme alla madre Viviana Parisi, poi trovata morta, ha portato al ritrovamento di alcuni resti ossei, compatibili con quelli di un bambino. Fonti investigative confermano che si tratta di un «tronco e una parte di femore compatibili con quello di un bimbo di 4 anni».

Tra le ipotesi in campo anche quella che i resti possano essere stati trascinati da animali sul luogo del ritrovamento recentemente. In corso ulteriori accertamenti, ma solo l’esame del dna potrà confermare con certezza se si tratta del piccolo Gioele. Inizialmente era stata diffusa la notizia del ritrovamento, accanto ai resti, anche di una maglietta: circostanza che non è stata ancora confermata dagli investigatori. Sul posto anche il medico legale e il perito nominato dalla famiglia. I resti sono stati trovati dall’ex brigadiere Giuseppe Di Bello subito dopo le 10 del mattino. «L’ho trovato dove nessuno l’aveva cercato: ho spostato dei cespugli con un falcetto ed era lì», ha detto al Corriere il volontario che ha partecipato alla “battuta” di ricerche con altri volontari organizzata da Daniele Mondello.

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Dai lungomari ai parchi, ecco dove è obbligatoria la mascherina all’aperto e cosa rischia chi non l’indossa

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Mariolina Sesto

Roma, mascherina obbligatoria dalle 18: a Trastevere non tutti la indossano

Mascherine obbligatorie dalle 18 alle 6 in tutti i luoghi all’aperto dove non è possibile mantenere la distanza. Questo è ciò che dispone l’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, la stessa che ha fermato il ballo nei locali al chiuso e all’aperto. Dunque l’obbligo non è circoscritto solo alle zone della movida o agli assembramenti che si formano davanti al locali ma – recita l’ordinanza – «negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie, lungomari) dove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale».

Obbligo anche nei parchi o dove si formano capannelli occasionali

Dunque anche il formarsi di capannelli occasionali o i gruppi di persone che si affollano ad esempio nei parchi o in piazze o, in questo periodo, sul lungomare sono tenuti ad indossare nell’arco orario indicato (dalle 18 alle 6 della mattina) la mascherina. L’uso della protezione viene esteso dall’esterno dei locali affollati fino alle vie o le piazze delle città che dopo le 18 dovessero risultare troppo affollate e in cui non si riuscisse a mantenere l’ormai famoso distanziamento fisico.Leggi anche

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La Meloni avverte Conte: “Se vinciamo le Regionali scendiamo in piazza”

mercoledì, Agosto 19th, 2020

Luca Sablone

L’appuntamento fissato per domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020 è molto sentito sia dai giallorossi sia dal centrodestra: i primi temono un flop clamoroso che farebbe traballare ulteriormente il governo; l’opposizione invece sogna una vittoria netta che potrebbe provocare una crisi all’interno dell’esecutivo.

Oltre al referendum sul taglio dei parlamentari, si voterà anche per le Amministrative e per le Regionali: Giuseppe Conte teme una sconfitta per 4-2 che rischierebbe di costargli la poltrona. Ecco perché da Giorgia Meloni è giunto un avvertimento chiaro al presidente del Consiglio: se dagli italiani arriveranno le risposte auspicate, non ci sarà tempo da perdere. “Siamo pronti a scendere in piazza e a mobilitare milioni di italiani per chiedere libertà e democrazia”, ha annunciato.

“Noi ci presentiamo alle Regionali per dare un governo migliore nei territori ai cittadini”, ha specificato la leader di Fratelli d’Italia. Ma appare evidente che si tratta di un test rilevante anche a livello nazionale. E in tal senso ha ribadito che non accetterà mai un rinvio delle elezioni, anche perché non si può usare la pandemia “per scopi elettorali”. Pertanto ha voluto manifestare la propria posizione senza mezzi termini: “Non si azzardino a dire – come comincio a sentire in giro – che le Regionali vanno rinviate per l’emergenza Covid”.

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Le scelte che restano da fare in un Paese ancora sospeso

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Antonio Polito

Chiudere è più facile che aprire. Tenere la gente in casa è più facile che organizzarne l’uscita. Non vogliamo essere ingenerosi, e attribuire solo a questa elementare verità il fatto che, dopo aver gestito l’emergenza in modo convincente, il governo non riesca ad uscire dall’emergenza, pur avendone chiesto e ottenuto i poteri. Il bilancio dei mesi terribili della pandemia, il tributo altissimo di vittime e gli errori commessi soprattutto nei primi giorni, non consentono certo autocompiacimenti ingiustificati. Ma bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare, e riconoscere che il «poco possibile» — per usare una felice espressione di Giuliano Ferrara — è stato fatto. Ora però i margini di azione si sono ampliati, non siamo più stretti alla gola dal virus, il nemico è ancora lì fuori che ci aspetta, sì, ma abbiamo mezzi per difenderci, tempo per i controlli, spazio negli ospedali. Il peso delle circostanze, questo terribile macigno dei governi, non ci schiaccia più. Proprio per questo il possibile non è più poco. Il nostro destino è tornato nelle nostre mani: ci salveremo dalla seconda ondata, ci risolleveremo come nazione, rilanceremo la nostra economia, a seconda se prenderemo le decisioni giuste o sbagliate. Abbiamo passato mesi in cui eravamo senza scelta. Ora è arrivato il tempo in cui non possiamo non fare scelte. Ed è qui che il governo sta bruciando il capitale di credibilità fin qui acquisito.

Complice il generale Agosto, si perde nella battaglia delle discoteche, prima chiuse, poi riaperte a metà con la connivenza delle Regioni, poi richiuse, ma con la mannaia del Tar. Si smarrisce sui test negli aeroporti per i vacanzieri di ritorno, un po’ si fanno e un po’ no. Barcolla sul fronte della scuola in attesa dei banchi monouso, che se non arrivano in tempo sulle loro rotelle sono guai. Perde la faccia sul metro tra le «rime buccali», dapprima linea del Piave per la ripartenza delle scuola e ora limite così flessibile da provocare la rivolta dei presidi.

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Toscana, Rossi: “Con la Lega rischiamo di diventare una Toscanina”

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di ERNESTO FERRARA e FABIO GALATI

Nessuno mai è stato per così tanto tempo al governo della Toscana in ruoli così importanti. Ed è una cosa straordinaria che il figlio di un bracciante come sono io abbia potuto arrivare a tanto. Spero possa capitare ancora in futuro. Quanto a me, non credo di aver sbagliato nulla. È giusto che qualcuno la pensi diversamente ma io rivendico di aver fatto tutto al meglio possibile, col massimo dell’impegno. Ho un rammarico: essere uscito dal Pd, quella scelta si è rivelata un grande errore”. Tra un mese si chiude il mandato di Enrico Rossi. Dieci anni da assessore alla sanità e altri 10 da governatore. E questo è il suo bilancio politico e amministrativo di una stagione.

Presidente Rossi, di cosa va più fiero tra le cose fatte in questi anni?
“I toscani hanno il palato fino, se non funzioni sono selettivi, ti mandano a casa. Se non ci fosse stata una qualche capacità di funzionamento del governo regionale avrebbero provveduto. Il nostro capolavoro maggiore è stata l’attrazione degli investimenti. Ci siamo collocati al primo posto in Italia ed eravamo tra gli ultimi. Dalla farmaceutica alla meccanica, dal turismo alla moda alla ricerca siamo riusciti a fare un grande lavoro”.

Qual è il rimpianto più grande?
“Il rammarico più grosso è essere uscito dal Pd senza dare battaglia dentro. Mi ero illuso che si potesse dar vita ad una forza di sinistra di governo fuori. Scelta sbagliata. Oggi io battaglio dentro, nel Pd. Ritengo che questo partito debba dare il via ad un processo di rigenerazione e cambiare anche le proprie regole. Deve essere un partito di elettori ma anche di militanti”.

Zingaretti ha invitato a difendere il “modello toscano”. E in fondo anche il candidato del Pd Giani lo sta facendo. Aveva iniziato criticando la sanità, ora ne va fiero…
“Il mio consiglio è stare su una linea di continuità e di rinnovamento. Il giudizio che viene dato sulla mia giunta dai toscani è positivo per il 61%. Consegno a chi verrà dopo di me una Toscana con la stessa forza di come l’ho presa, forse di più. Capisco che bisogna cambiare stile, passo e anche contenuti. Ma la cosa sulla quale mi permetto di dire la mia è non abbandonare le cifre della qualità e della solidarietà. Sono due bussole orientative. Perfino contraddittorie, sembra un ossimoro. Ma la nostra forza è tenerle insieme. Se la sinistra governa da tento tempo questa regione è perché è riuscita a salvare queste due invarianti strutturali della Toscana”.

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Conte: “M5s e Pd insieme in Puglia e Marche”

mercoledì, Agosto 19th, 2020

Conte torna a parlare in una lunga intervista sul Fatto quotidiano e indica la strada a Pd e M5s: allearsi per le Regionali, a partire da Puglia e Marche

“Trovo ragionevole che le forze politiche che sostengono il governo provino a dialogare anche a livello regionale – dice il premier al Fatto-  In Puglia e nelle Marche presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione”

Per Conte la chiave dell’ipotetica alleanza in Puglia è la transizione energetica, ma invita Pd e M5s a sedersi ad un tavolo anche per intese altrove.

Poi rassicura sulla scuola: 

“Il governo, la Protezione civile, i sindaci e i presidenti delle Province, gli uffici scolastici regionali e i dirigenti scolastici stanno profondendo il massimo impegno per garantire il rientro a scuola in condizioni di massima sicurezza. È una sfida molto impegnativa per il Paese, perché coinvolge oltre 10 milioni di persone. Per capire le difficoltà basti pensare che in Italia si producono 200 mila banchi all’anno mentre in soli due mesi ne abbiamo reperiti 2 milioni e 400mila, cercandoli in lungo e in largo in Europa. Tra qualche giorno verrà diffuso il piano di consegna delle nuove attrezzature scolastiche. Abbiamo investito nella scuola oltre 2,9 miliardi di euro solo per la riapertura di settembre, i lavori di edilizia scolastica, l’affitto di nuovi spazi, i patti di comunità e le varie attrezzature. Rinforzeremo l’organico scolastico con 70mila assunzioni a tempo determinato. Sono state inoltre autorizzate 97mila assunzioni a tempo indeterminato di docenti, personale ATA e dirigenti scolastici. Con il meccanismo della call veloce, voluto fortemente da questo governo, consentiremo a chi lo desidera spostamenti più veloci per raggiungere il ruolo preferito”.

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Patto anti inciucio, il centrodestra si blinda

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di ETTORE MARIA COLOMBO

Arriva a pochi giorni dalla presentazione delle liste per le prossime regionali del 20 e 21 settembre, il ‘patto di sangue’, firmato (con tanto di autografo) dei tre leader di Lega, Fd’I e Forza Italia che blinda l’alleanza di centrodestra da qualsiasi tentazione di separazione e soprattutto di inciucio con il governo attuale, cui specie gli azzurri guardavano.

I tre partiti di centrodestra si impegnano “a non dare corso, in questa e nella futura legislatura, a qualsiasi accordo di governo, con partecipazione diretta o esterna, insieme ad altre forze politiche, fatto salvo una formale, unanime e diversa intesa tra le forze politiche che sottoscrivono il presente documento”. Insomma, nessun accordo con il Pd e con M5s. Strada sbarrata anche a un eventuale governo delle larghe intese, a meno che non siano tutti e tre d’accordo, Berlusconi, Salvini e Meloni. Un pallino soprattutto della Meloni, il patto ‘anti-inciucio’, portato avanti fin dalle elezioni del 2018 e ribadito in tutte le salse. Ma il testo controfirmato dai tre leader contiene altri due punti. Uno di questi è l’accordo sull’Autonomia regionale, che tanto aveva fatto litigare la Meloni con il governatore del Veneto, Lucia Zaia. Si scioglie quindi il nodo sul testo predisposto dal presidente della Regione Veneto, che aveva provocato non pochi attriti tra il Carroccio e Fd’I, portando proprio il partito della Meloni a chiedere, in cambio dell’intesa sull’autonomia, la dichiarazione di fedeltà sulle alleanze. In merito all’autonomia esulta, ovviamente, la Lega, ma sempre nell’intesa, c’è anche il presidenzialismo, la riforma della giustizia e quella delle infrastrutture. Questi ultimi due punti programmatici molto cari a Forza Italia, ma anche a personalità di Fd’I come Guido Crosetto.

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Ilaria Capua: «Il coronavirus ha cambiato tutto. Serve un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente»

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Ilaria Capua

Ilaria Capua: «Il coronavirus ha cambiato tutto. Serve un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente»

Che cosa ci aspetta non si sa, impariamo giorno per giorno cercando di gestire delle politiche sanitarie in una popolazione stanca, insicura e arrabbiata. Ormai si sa che le cose da fare sono tre: igiene, distanza, protezione. Per sé e per gli altri. In realtà ce n’e una quarta, il buonsenso che apparentemente va e viene a seconda di variabili indefinite. Ma al di là delle necessità gestionali e di sanità pubblica si percepisce un vuoto particolato, ovvero come se le particelle dell’ordinarietà fossero rimaste congelate a mezz’aria. Come se una nuvola cristallizzata di azioni, pensieri, diritti e doveri e il nostro stesso ruolo si fossero a un tratto sospesi nel periodo intrapandemico.

«Il bandolo della matassa ce l’abbiamo»

Molto è fermo, gli aerei, i treni, le persone. Per forza, il virus si sposta con le persone, e si è fatto quello che c’era da fare. L’immobilità che adesso esiste naturalmente si trasformerà in una ripartenza. Disordinata e piena di rabbia all’inizio, ma mi auguro con un respiro ampio e che guardi al futuro, ora che sappiamo. Sì. Sappiamo che ci si può fermare, sappiamo che questa è una pandemia che amplifica le diseguaglianze e le rende ancora meno accettabili. Una pandemia che mette soprattutto in discussione il nostro rapporto con la natura che già era stato messo in crisi dal cambiamento climatico, dagli incendi, dagli allagamenti e dagli tsunami, senza contare i disastri nucleari e la perdita della biodiversità. Certo che visto così è un po’ tanto. Forse troppo. E sembra difficile trovare il bandolo della matassa. Invece il bandolo ce l’abbiamo: è una manopola a forma di virus che apre le mille e una porta dei sistemi fragili che abbiamo costruito o abbiamo ereditato. Poco importa se è colpa nostra o piuttosto dolo o persino negligenza.

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Romiti e quell’errore che non si perdonò mai: il «No» a Wojtyla non ancora Papa

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Ferruccio de Bortoli

Romiti e quell'errore che non si perdonò mai: il «No» a Wojtyla non ancora Papa

Cesare Romiti ha segnato la storia del Paese più volte. Vi ha impresso un suo sigillo personale. Lo ha fatto con la durezza del manager determinato, coraggioso, spregiudicato se necessario, ma anche con il tratto gentile di un uomo aperto, curioso, che non aveva mai accettato l’idea di poter invecchiare. Se n’è andato a 97 anni. Indro Montanelli, che fu suo amico, diceva che si comincia a morire dai piedi o dalla testa. «Costretto, preferirei la prima ipotesi» commentava il celebre giornalista alzando lo sguardo al cielo. Montanelli scrisse persino, nell’ultima notte, il suo necrologio. Romiti negli ultimi giorni era come una candela che si spegneva, dilatandosi. Era come se fosse tornato bambino, chiedendo della mamma e del papà. Lui che aveva fatto della sua imponenza fisica quasi la rappresentazione teatrale della managerialità, il marchio di una risolutezza rocciosa, non si piegava all’idea che le gambe non potessero più sorreggerlo, che il corpo non rispondesse più ai suoi comandi. «Ormai, dovrebbe andare in giro appoggiandosi sempre a un bastone — diceva già qualche anno fa il figlio Maurizio — ma non lo accetterà mai, sai com’è fatto». Cesare, il «Dottore» negli anni della Fiat, aveva una presenza statuaria che imprimeva di per sé soggezione. Lui era quello. Forte, duro. Ben piantato per terra. Cesare romiti, 1923-2020. L’intervista dall’archivio / 1

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