Archive for Agosto, 2020

Conte: “M5s e Pd insieme in Puglia e Marche”

mercoledì, Agosto 19th, 2020

Conte torna a parlare in una lunga intervista sul Fatto quotidiano e indica la strada a Pd e M5s: allearsi per le Regionali, a partire da Puglia e Marche

“Trovo ragionevole che le forze politiche che sostengono il governo provino a dialogare anche a livello regionale – dice il premier al Fatto-  In Puglia e nelle Marche presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione”

Per Conte la chiave dell’ipotetica alleanza in Puglia è la transizione energetica, ma invita Pd e M5s a sedersi ad un tavolo anche per intese altrove.

Poi rassicura sulla scuola: 

“Il governo, la Protezione civile, i sindaci e i presidenti delle Province, gli uffici scolastici regionali e i dirigenti scolastici stanno profondendo il massimo impegno per garantire il rientro a scuola in condizioni di massima sicurezza. È una sfida molto impegnativa per il Paese, perché coinvolge oltre 10 milioni di persone. Per capire le difficoltà basti pensare che in Italia si producono 200 mila banchi all’anno mentre in soli due mesi ne abbiamo reperiti 2 milioni e 400mila, cercandoli in lungo e in largo in Europa. Tra qualche giorno verrà diffuso il piano di consegna delle nuove attrezzature scolastiche. Abbiamo investito nella scuola oltre 2,9 miliardi di euro solo per la riapertura di settembre, i lavori di edilizia scolastica, l’affitto di nuovi spazi, i patti di comunità e le varie attrezzature. Rinforzeremo l’organico scolastico con 70mila assunzioni a tempo determinato. Sono state inoltre autorizzate 97mila assunzioni a tempo indeterminato di docenti, personale ATA e dirigenti scolastici. Con il meccanismo della call veloce, voluto fortemente da questo governo, consentiremo a chi lo desidera spostamenti più veloci per raggiungere il ruolo preferito”.

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Patto anti inciucio, il centrodestra si blinda

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di ETTORE MARIA COLOMBO

Arriva a pochi giorni dalla presentazione delle liste per le prossime regionali del 20 e 21 settembre, il ‘patto di sangue’, firmato (con tanto di autografo) dei tre leader di Lega, Fd’I e Forza Italia che blinda l’alleanza di centrodestra da qualsiasi tentazione di separazione e soprattutto di inciucio con il governo attuale, cui specie gli azzurri guardavano.

I tre partiti di centrodestra si impegnano “a non dare corso, in questa e nella futura legislatura, a qualsiasi accordo di governo, con partecipazione diretta o esterna, insieme ad altre forze politiche, fatto salvo una formale, unanime e diversa intesa tra le forze politiche che sottoscrivono il presente documento”. Insomma, nessun accordo con il Pd e con M5s. Strada sbarrata anche a un eventuale governo delle larghe intese, a meno che non siano tutti e tre d’accordo, Berlusconi, Salvini e Meloni. Un pallino soprattutto della Meloni, il patto ‘anti-inciucio’, portato avanti fin dalle elezioni del 2018 e ribadito in tutte le salse. Ma il testo controfirmato dai tre leader contiene altri due punti. Uno di questi è l’accordo sull’Autonomia regionale, che tanto aveva fatto litigare la Meloni con il governatore del Veneto, Lucia Zaia. Si scioglie quindi il nodo sul testo predisposto dal presidente della Regione Veneto, che aveva provocato non pochi attriti tra il Carroccio e Fd’I, portando proprio il partito della Meloni a chiedere, in cambio dell’intesa sull’autonomia, la dichiarazione di fedeltà sulle alleanze. In merito all’autonomia esulta, ovviamente, la Lega, ma sempre nell’intesa, c’è anche il presidenzialismo, la riforma della giustizia e quella delle infrastrutture. Questi ultimi due punti programmatici molto cari a Forza Italia, ma anche a personalità di Fd’I come Guido Crosetto.

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Ilaria Capua: «Il coronavirus ha cambiato tutto. Serve un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente»

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Ilaria Capua

Ilaria Capua: «Il coronavirus ha cambiato tutto. Serve un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente»

Che cosa ci aspetta non si sa, impariamo giorno per giorno cercando di gestire delle politiche sanitarie in una popolazione stanca, insicura e arrabbiata. Ormai si sa che le cose da fare sono tre: igiene, distanza, protezione. Per sé e per gli altri. In realtà ce n’e una quarta, il buonsenso che apparentemente va e viene a seconda di variabili indefinite. Ma al di là delle necessità gestionali e di sanità pubblica si percepisce un vuoto particolato, ovvero come se le particelle dell’ordinarietà fossero rimaste congelate a mezz’aria. Come se una nuvola cristallizzata di azioni, pensieri, diritti e doveri e il nostro stesso ruolo si fossero a un tratto sospesi nel periodo intrapandemico.

«Il bandolo della matassa ce l’abbiamo»

Molto è fermo, gli aerei, i treni, le persone. Per forza, il virus si sposta con le persone, e si è fatto quello che c’era da fare. L’immobilità che adesso esiste naturalmente si trasformerà in una ripartenza. Disordinata e piena di rabbia all’inizio, ma mi auguro con un respiro ampio e che guardi al futuro, ora che sappiamo. Sì. Sappiamo che ci si può fermare, sappiamo che questa è una pandemia che amplifica le diseguaglianze e le rende ancora meno accettabili. Una pandemia che mette soprattutto in discussione il nostro rapporto con la natura che già era stato messo in crisi dal cambiamento climatico, dagli incendi, dagli allagamenti e dagli tsunami, senza contare i disastri nucleari e la perdita della biodiversità. Certo che visto così è un po’ tanto. Forse troppo. E sembra difficile trovare il bandolo della matassa. Invece il bandolo ce l’abbiamo: è una manopola a forma di virus che apre le mille e una porta dei sistemi fragili che abbiamo costruito o abbiamo ereditato. Poco importa se è colpa nostra o piuttosto dolo o persino negligenza.

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Romiti e quell’errore che non si perdonò mai: il «No» a Wojtyla non ancora Papa

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Ferruccio de Bortoli

Romiti e quell'errore che non si perdonò mai: il «No» a Wojtyla non ancora Papa

Cesare Romiti ha segnato la storia del Paese più volte. Vi ha impresso un suo sigillo personale. Lo ha fatto con la durezza del manager determinato, coraggioso, spregiudicato se necessario, ma anche con il tratto gentile di un uomo aperto, curioso, che non aveva mai accettato l’idea di poter invecchiare. Se n’è andato a 97 anni. Indro Montanelli, che fu suo amico, diceva che si comincia a morire dai piedi o dalla testa. «Costretto, preferirei la prima ipotesi» commentava il celebre giornalista alzando lo sguardo al cielo. Montanelli scrisse persino, nell’ultima notte, il suo necrologio. Romiti negli ultimi giorni era come una candela che si spegneva, dilatandosi. Era come se fosse tornato bambino, chiedendo della mamma e del papà. Lui che aveva fatto della sua imponenza fisica quasi la rappresentazione teatrale della managerialità, il marchio di una risolutezza rocciosa, non si piegava all’idea che le gambe non potessero più sorreggerlo, che il corpo non rispondesse più ai suoi comandi. «Ormai, dovrebbe andare in giro appoggiandosi sempre a un bastone — diceva già qualche anno fa il figlio Maurizio — ma non lo accetterà mai, sai com’è fatto». Cesare, il «Dottore» negli anni della Fiat, aveva una presenza statuaria che imprimeva di per sé soggezione. Lui era quello. Forte, duro. Ben piantato per terra. Cesare romiti, 1923-2020. L’intervista dall’archivio / 1

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Draghi e la distinzione tra debito «buono e cattivo»: un messaggio al governo

mercoledì, Agosto 19th, 2020

di Dario Di Vico

Draghi e la distinzione tra debito «buono e cattivo»: un messaggio al governo

Dicono i politologi che la forza di una leadership si misura dalla capacità di generare lessico. E c’è da scommetterci che dopo il famosissimo «whatever it takes» del 2012 anche l’abbinata (polemica) coniata ieri da Mario Draghi sul «debito buono» contrapposto al «debito cattivo» avrà fortuna. La sentiremo ripetere tante volte nei commenti degli osservatori, nelle dichiarazioni dei politici e persino nei concitati talk show della sera. Ma al di là della capacità di produrre innovazione nel discorso pubblico, Draghi ieri ha fatto centro direttamente in politica. Arrivato al Palacongressi osservando minuziosamente tutti i protocolli di sicurezza, l’ex presidente della Bce ha fatto una scelta precisa. Avrebbe potuto tenere una fredda lectio magistralis sui mutamenti dell’economia mondiale post Covid e sulle tendenze di aggiustamento della globalizzazione e invece ha preferito parlare dell’Italia di quest’agosto 2020. Un’Italia attanagliata dall’incertezza e quindi non in grado di far partire una vera ripresa degli investimenti e dei consumi. Quello che aumenta è solo il risparmio delle famiglie: hanno paura e mettono da parte, nella zona euro in un anno è salito dal 13 al 17%. Per ridurre l’incertezza ci vogliono diverse cose e Draghi le ha ricordate una dietro l’altra: un programma che non sia legato all’emergenza, una visione etica di lungo periodo, una proposta di società che includa i giovani e, non ultima, una leadership capace di cucinare tutto ciò.

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Coronavirus, Conte: “Mai autorizzato la riapertura delle discoteche” | Sul Mes: “Indebitamento superfluo per ora”

mercoledì, Agosto 19th, 2020

Il governo “non ha mai autorizzato l’apertura delle discoteche”. Lo ha detto Giuseppe Conte, precisando: “Abbiamo sempre ritenuto impensabile che in una discoteca si possano mantenere distanze e indossare le mascherine. Alcune Regioni, tuttavia, hanno voluto adottare protocolli sanitari ritenendoli compatibili con la riapertura”. Il premier ha poi frenato sul Mes, confidando “che i flussi di cassa rendano superfluo quest’ulteriore indebitamento”.

In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, il presidente del Consiglio ha sottolineato come Palazzo Chigi “abbia lasciato fare per alcuni giorni, ma quando abbiamo constatato che la curva epidemiologica rischiava di risalire siamo intervenuti e in Conferenza delle Regioni abbiamo, ancora una volta, dato tutti prova di grande collaborazione, convincendo anche i presidenti regionali più riluttanti a disporre la chiusura. Con  l’occasione, abbiamo garantito un intervento di sostegno finanziario per tutti gli operatori del settore”.

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Draghi: sussidi per crisi Covid finiranno, investimenti massicci su giovani e istruzione. Ritorno alla crescita priorità assoluta

martedì, Agosto 18th, 2020

di Gianni Trovati

Il veleno prodotto in dosi più massicce dalla pandemia è l’incertezza. E l’antidoto che la politica economica deve mettere in campo in fretta è la costruzione di un futuro sostenibile abbandonando la fase dei sussidi, necessaria ma inevitabilmente temporanea. Perché la crisi economica prodotta dal Coronavirus ha determinato un’impennata di deficit e debito senza precedenti, che per essere sostenibile deve essere impiegato negli investimenti per la crescita. L’intervento di Mario Draghi nell’apertura del Meeting di Rimini ha tracciato con chiarezza i termini delle sfide colossali che attendono i governi nel prossimo futuro. E implicitamente ha offerto un metro efficace per misurare la distanza fra queste sfide e i temi che occupano in queste settimane il dibattito pubblico italiano. Perché l’ex presidente della Bce si è guardato bene dall’entrare nell’analisi puntuale di questa o quella misura decisa a Roma come a Bruxelles. Ma ha indicato l’orizzonte, dominato da alcune, chiare questioni cruciali.

Debito buono e debito cattivo

Debito e futuro sono due temi intrecciati in un nodo inscindibile. Non solo perché il secondo sarà dominato dal primo, prodotto in questi mesi in quantità «senza precedenti». Ma soprattutto perché il debito da pandemia andrà indirizzato in fretta agli investimenti produttivi (a partire da istruzione e giovani) che servono alla crescita, a sua volta presupposto indispensabile per la sua sostenibilità, archiviando quanto prima la stagione di bonus e sussidi. Sul punto Draghi è stato chiarissimo: «Il debito – ha detto – è destinato a rimanere elevato a lungo e sarà sostenibile, continuerà cioè a essere comprato da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, se sarà utilizzato a fini produttivi in investimenti in capitale umano, innovazione e ricerca». Accanto a questo «debito buono» esiste un «debito cattivo», acceso per alimentare spese correnti e aiuti di breve termine anche sull’onda dell’illusione dei tassi bassi. Che da soli «non sono garanzia di sostenibilità» del debito, perché «la percezione dei mercati è altrettanto importante, e quanto più si deteriora, tanto più diventa incerto il quadro di riferimento».

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Mario Draghi, i giovani e la nostra grande occasione per ripartire

martedì, Agosto 18th, 2020

di Nicola Saldutti

Mario Draghi, i giovani e la nostra grande occasione per ripartire

L’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha scelto il Meeting di Rimini per tornare su uno dei temi che in questi anni ha sottolineato con più forza, la necessità di orientare gli interventi delle politiche economiche, ma non solo, al patrimonio più rilevante di cui dispongono i Paesi, le società, ancor di più prezioso in una fase di grande smarrimento come questa: i giovani. Ed è a loro che si è rivolto in questi anni l’ex allievo di Federico Caffè, con lo scopo di spingere governi, istituzioni, politiche a non perdere di vista la loro centralità. Il messaggio è chiaro: bisogna dar loro di più, investire sulla loro formazione se si vuole davvero ripartire. Un appello che arriva dopo molti richiami a questa urgenza. «Nonostante sia la generazione meglio istruita di sempre, i giovani stanno pagando un prezzo troppo alto per la crisi. Per evitare di creare una “generazione perduta” dobbiamo agire in fretta», diceva nel 2016. Il tema era, e resta «la disoccupazione giovanile in quanto impedisce ai giovani di svolgere un ruolo attivo e significativo nella società». Una situazione che «danneggia seriamente l’economia, perché a queste persone, che vorrebbero ma non riescono a lavorare, viene impedito di sviluppare le loro competenze. Per evitare una generazione perduta dobbiamo agire rapidamente», chiedeva.

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Sulla scena del meeting. Riecco Draghi, l’alchimista delle parole

martedì, Agosto 18th, 2020

di RAFFAELE MARMO

Non sappiamo se diventerà l’uomo della Provvidenza e, eventualmente, con quale ruolo e con quale missione. Ma di sicuro nelle rare occasioni nelle quali interviene pubblicamente lascia un segno. E, dunque, non c’è da stupirsi per l’attesa che osservatori più o meno interessati manifestano in queste ore per il discorso che Mario Draghi terrà al Meeting di Rimini come ospite principale della kermesse ciellina. L’ex numero uno della Banca centrale europea era stato invitato prima dell’esplodere della pandemia: e già questa, del resto, era un’indicazione precipua del termometro o del borsino di un’organizzazione, come Cl, tradizionalmente sensibile alla politica in senso lato e a chi la incarna o può incarnarla.

Ma è di tutta evidenza che l’emergenza Coronavirus ha, al tempo stesso, rivoluzionato ampiamente il contesto di riferimento e reso più stringenti ma anche più variabili le possibili traiettorie della più autorevole riserva della Repubblica.

Come accade in questi casi, il ritorno sul palcoscenico dell’ex governatore di Bankitalia, dell’ex Direttore generale del Tesoro, dell’ex più ex che ci sia in circolazione fa salire inevitabilmente l’attenzione dei Palazzi sulle collocazioni future dell’uomo: e così tornano a moltiplicarsi speculazioni e retroscena sui destini del governo in carica o sugli inquilini prossimi venturi del Quirinale. Eppure, a maggior ragione per Draghi, i ruoli sono e possono essere conseguenza delle missioni e delle funzioni che si è chiamati a svolgere in un impasto da alchimista di tecnica e politica.

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Contagi di ritorno, tamponi a singhiozzo. E nessun controllo per chi rientra in auto

martedì, Agosto 18th, 2020

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Alcune Regioni, poche, già fanno i tamponi in aeroporto, altre entro 24, 48, anche 72 ore nei presidi territoriali. E il rischio è che si ripeta quanto successo nelle Marche dove un ragazzo di Montottone (Fermo) rientrato da Malta il 12 agosto – quindi poche ore prima del decreto Speranza che obbliga ai test chi rientra da Spagna, Grecia, Croazia e Malta – ha fatto il tampone (di sua sponte) e invece di attendere l’esito a casa se ne è andato a festeggiare il Ferragosto in un bel locale sulla costa, a Porto San Giorgio. Il ragazzo era positivo benché asintomatico, e ora si stanno cercando le 250 persone che potrebbe aver incontrato e qualcuna, forse, infettato.

Resta irrisolta la questione di come controllare chi rientra in auto (molti dalla Croazia) e in traghetto (molti da Croazia e Grecia): si deve confidare nella responsabilità dei viaggiatori che devono registrarsi e prenotare l’effettuazione del tampone nella propria Asl, restando nel frattempo in isolamento fiduciario. Del tutto inspiegabile poi perché non sia previsto l’obbligo di tampone per chi proviene da Paesi come il Belgio, l’Olanda e la Francia, che hanno tassi di positivi per 100mila abitanti molto maggiori di quelli di Grecia e Croazia. La Croazia ha un tasso di 32,2, la Grecia di 22,5 mentre la Francia e l’Olanda hanno un tasso di 45,7, il Belgio di ben 65,8. Ma per chi viene da quei tre Paesi, niente tamponi. Una distorsione evidente.

Tra le Regioni che si stanno comportando meglio c’è il Veneto, che ha effettuato 13.919 tamponi su chi è rientrato da Paesi considerati a rischio e riscontrato 48 positivi. Abbastanza bene anche il Lazio dove i controlli vengono condotti sia nell’aeroporto di Fiumicino (2mila effettuati finora) che (da ieri) in quello di Ciampino e in cinque ’drive in’ nella città e nella provincia di Roma. Finora sono sei le persone positive rilevate a Fiumicino. Si tratta di una romana asintomatica rientrata dall’isola greca di Skiathos, un francese tornato dalla Croazia, un giovane di Pescara decollato da Malta, due spagnoli, provenienti da Barcellona, e una romana da Tenerife.

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