Archive for Agosto, 2020

Caos Roma: il Pd (senza nomi) spera che la Raggi si schianti

giovedì, Agosto 13th, 2020

Laura Cesaretti

Con Virginia Raggi asserragliata nel bunker insieme agli ostaggi del Movimento Cinque stelle e pronta alla ricandidatura modello kamikaze, la partita del Campidoglio diventa un incubo per il Pd.

Dopo anni di cura grillina e di rastrellamenti giudiziari, la Capitale è ridotta ad un tale cumulo di macerie tra cui impazza l’anarchia che trovare qualcuno disposto a farsi carico di ricostruirla sembra un’impresa impossibile. I big su cui il Nazareno ha provato a puntare per ora si sono tutti defilati: Enrico Letta, David Sassoli, Marianna Madia, Roberto Gualtieri, l’ex prefetto Gabrielli. Nessuno vuol rischiare l’osso del collo tra cumuli di immondizia, strade dissestate, autobus in fiamme, guerre per bande.

Senza contare che il surreale blitz della Raggi ha fatto saltare i piani di chi, tra i Dem, continua a coltivare il sogno di una grande alleanza dalle magnifiche sorti e progressive con i grillini, a livello nazionale ma anche locale, visto che il prossimo anno – oltre che a Roma – si voterà anche a Torino (con la più prudente Appendino in fuga dal bis per evitare la sicura trombatura), Milano (con Sala che già cerca l’aiutino di Beppe Grillo), Napoli. Ma l’ostacolo Raggi è insormontabile: persino i più spregiudicati tra i dem si rendono conto che anche solo ipotizzare un appoggio alla sindaca uscente, una sorta di Attila in gonnella, sarebbe un suicidio. Dietro le quinte si tratta ancora, per spingere l’apparato grillino a far fuori la sindaca (magari grazie al solito voto pilotato di Rousseau, o trovandole uno strapuntino). Se no, non resta che sperare che Virginia si schianti da sola al primo turno: «Tanto non arriverà neppure al 10%», assicurano al Nazareno, per poi giocarsela al ballottaggio con il centrodestra. Con l’auspicio che almeno una parte dei residui elettori M5s convergano sul candidato dem.

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Imbarazzi e domande lecite

giovedì, Agosto 13th, 2020

di Paolo Mieli

La duplice discussione ferragostana su parlamentari ma anche politici locali cacciatori di bonus e sulla obbligatorietà della immunizzazione anti Covid (quando avremo, se mai lo avremo, un vaccino più affidabile di quello di Putin), è servita ad archiviare quella ben più seria su ciò che accadde ai vertici dello Stato tra fine febbraio e primi di marzo allorché prendemmo piena coscienza del fatto che il virus era tra noi. Discussione archiviata ma non chiusa: prima o poi vedrete che ne riparleremo. Speriamo che per quel giorno ci siano stati messi a disposizione, nella loro integrità, tutti i documenti del caso. Non come stavolta che ci sono stati centellinati secondo una logica che nessuno si è dato carico di illustrare. E, visto che siamo in argomento, ci piacerebbe sapere chi è che decide se e quando va reso pubblico questo genere di documentazione? Se i dossier che ci sono stati mostrati possono essere considerati integrali? E infine chi è autorizzato a prender visione già adesso delle carte ancora inedite?

Comunque si può tentare un bilancio di quel che fin qui ci è stato dato di conoscere. Ci sembra di poter dire che il presidente del Consiglio e i ministri in quei giorni si mossero in modo adeguato. Con qualche ritardo, qualche confusione, qualche incertezza, qualche ridondanza comunicativa. Ma bene, anche tenuto conto del fatto che il nostro fu il primo governo europeo a doversi cimentare con la pandemia.

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Il sultano vuole prendersi il Mare Nostrum

giovedì, Agosto 13th, 2020

“Il Mediterraneo passo dopo passo”: con questa espressione il ministro turco dell’Energia, Fatih Dönmez, in un suo tweet ha annunciato che la nave di ricerca idrocarburi Oruç Reis ha poggiato i cavi sul fondo del mare per scandagliare 1750 km di fondale conteso tra Creta e Cipro.

La lotta per il potere nel Mediterraneo potrebbe spostarsi nei prossimi giorni dalla Libia alle acque orientali di questo mare, dopo che la Turchia ha iniziato nuove operazioni di prospezione con una sua nave di ricerca sismica in un’area marina contesa con i suoi acerrimi nemici, Grecia ed Egitto, in risposta a un accordo sulla demarcazione dei rispettivi confini marittimi stipulato da Atene e Il Cairo la scorsa settimana.

Nel Mediterraneo orientale è in corso una vera e propria guerra energetica tra attori regionali: non più solo tra Turchia, Grecia e Cipro, ma con la presenza di altri paesi come Egitto e Israele.

L’escalation militare rischia di essere inevitabile

Lunedì, 10 agosto, Ankara è ritornata a mostrare i muscoli inviando una nave da ricerca sismica Oruç Reis e cinque navi da guerra in uno specchio di mare conteso a sud della costa turca di Antalya tra Cipro, a est, e Creta, a ovest, dichiarata come propria Zona Economica Esclusiva (ZEE) sia dalla Turchia che dalla Grecia; quest’ultima il 6 agosto ha firmato un accordo di demarcazione marittima con l’Egitto.

La nave da ricerca è accompagnata non solo da navi da guerra turche, ma anche da 11 velivoli come aerei da guerra e droni armati.

In una conferenza stampa, il ministro degli Esteri turco, Çavuşoğlu, ha detto che la Turchia rilascerà nuove licenze per le operazioni di prospezione al confine occidentale di quella area marina che Ankara considera la sua piattaforma continentale e che continuerà a perforare fino al 23 agosto.

La Turkish Petroleum Corporation (TPAO) ha già fatto richiesta di licenze per perforare altri sette giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale, ha fatto sapere la direzione generale delle attività minerarie e petrolifere del ministero dell’Energia turco.

Inoltre, venerdì 7 agosto, con un telex di navigazione, noto come Navtex, la Marina turca aveva avvertito quella greca che avrebbe condotto un’esercitazione militare nei pressi delle acque territoriali rivendicate dai greci.

L’annuncio era arrivato dopo che il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva dichiarato che Ankara avrebbe riavviato le sue operazioni di perforazione nel Mediterraneo, poiché la Grecia aveva violato un dialogo diplomatico mediato dalla Germania firmando improvvisamente un accordo con l’Egitto per contrastare l’analogo accordo marittimo stipulato tra Turchia e il Governo libico di accordo nazionale (GNA) di Sarraj, nel novembre 2019.

Atene ha subito convocato una riunione di emergenza del suo Consiglio di sicurezza nazionale per valutare la situazione. Il capo di Stato maggiore greco Konstantinos Floros ha lanciato un contro-Navtex col quale avvertiva la stazione Navtex di Antalya del fatto che la Marina turca non aveva alcuna autorità per emettere un telex nell’area a sud dell’isola di Kastellorizo dal momento che quella zona marina fa parte della “piattaforma continentale greca” e ha avvertito che la Marina greca avrebbe condotto a sua volta un’esercitazione militare in quelle acque vicine a Creta.

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Coronavirus, Miozzo (Cts): “E’ necessario far tornare i medici nelle scuole”

giovedì, Agosto 13th, 2020

di CORRADO ZUNINO

Agostino Miozzo, lei è un medico italiano che ha visto in Etiopia i frutti del Live Aid 1985, ha coordinato la cooperazione nazionale nel mondo e quella europea. Dopo terremoti e alluvioni e guerre, alla fine di gennaio del 2020 la Protezione civile l’ha catapultata nel cuore del Covid. Impreparato come tutti?
“Impreparato come tutti. Come tutto il mondo, Organizzazione mondiale della sanità in testa. Il cigno nero delle emergenze, la più grande urgenza della storia dell’umanità, ci è arrivato addosso che eravamo nudi. Nei convegni parlavamo da decine di anni di pandemia, in Italia abbiamo fatto una teoria di esercitazioni su un possibile contagio da virus. Niente, con il primo caso di corona accertato, i due cinesi nel Grand Hotel Palatino di Roma, siamo ripartiti da zero. Non esisteva una pianificazione”.

Avete avuto, anche voi medici e sapienti del Comitato tecnico scientifico, momenti di panico?
“Settimane di panico. Non c’erano dati, informazioni storiche, indagini trasversali. Abbiamo dovuto imparare errore dopo errore. I guanti? Sembravano necessari, poi abbiamo scoperto che erano un veicolo di contagio. Le mascherine? Proteggono chi le porta, proteggono il prossimo? L’abbiamo capito guardando alla Cina, cercando l’esperimento in Francia, chiedendo informazioni all’Imperial College di Londra e al Cdc di Atlanta, che vagavano nel vuoto esattamente come noi”.

I presidenti di istituto superiore, gli esperti plurigraduati, hanno iniziato a correre.
“Sì, e non erano abituati a farlo. Scienziati che della ponderazione avevano fatto una regola di vita, si sono trovati in una sala di Protezione civile, con diciotto ministri e un premier, a dover indicare in due ore che strada prendere per combattere un virus che stava contagiando seimila persone al giorno”.

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Zaia cerca il tris e la leadership della Lega. Elezioni venete sono un derby con Salvini

giovedì, Agosto 13th, 2020

di ETTORE MARIA COLOMBO

Probabilmente resterà solo un’increspatura nel mare calmo di una campagna elettorale, quella della riconferma del ‘doge’ Luca Zaia a governatore del Veneto (è la terza volta, guida la Regione dal 2010, statuto cambiato dai suoi per poterlo ricandidare), una vittoria data da tutti per sicura e che tale resterà anche il giorno del voto, il 20 settembre.

Ma ci sono due elementi che conferiscono un po’ di pepe a una gara che, altrimenti, sarebbe stata senza storia. Si tratta del caso dei ‘furbetti del bonus’ – due leghisti beccati dall’Inps siedono in alla Camera, tre nel consiglio regionale del Veneto – e della lotta fratricida, tutta interna alla Lega, tra la lista Zaia, o lista ‘del presidente’, e la Liga Veneta (“per Salvini premier”, come ormai è d’obbligo nelle liste del partito).

Inoltre, paradosso nel paradosso, le posizioni dei due ‘eterni rivali’ della Lega – l’irruento Salvini, leader nazionale, e il placido Zaia, leader locale, il primo sovranista e il secondo ‘autonomista’, uno che si è lanciato in resta contro Conte, come contro il Mes, l’altro in buoni rapporti con il governo ‘nazionale’ e che i fondi del Mes è pronto a usarli – si stanno, causa la vicenda dei furbetti del bonus, rovesciando.

Per giorni, Salvini è sembrato in imbarazzo, appena è scoppiato il caso dei due deputati leghisti incappati nello scandalo dei ‘furbetti’ del bonus Inps da 600 euro, mentre Zaia chiedeva ‘tolleranza zero’ e un ’Me Too al contrario’.

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Il bonus dei furbetti. Un boomerang per Inps, partiti e governo

giovedì, Agosto 13th, 2020

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Quando domani il presidente dell’Inps Pasquale Tridico sarà in Parlamento per essere interrogato sul caso dei bonus da 600 euro chiesti e ottenuti da alcuni deputati, le domande cui dovrà rispondere sono molte. Tridico ma non solo lui. Perché questa vicenda apparentemente insignificante (che cosa rappresentano alcune migliaia di euro…) ha avuto l’effetto di un granello di sabbia nel delicato ingranaggio della fiducia che lega, o dovrebbe legare, istituzioni e cittadini. Il banco degli imputati quindi è affollato. Nessuno pensi che una volta soddisfatta la curiosità generale sui nomi (peraltro relativa, perché due dei cinque, i leghisti Dara e Murelli, già si conoscono) la vicenda possa essere dirsi conclusa. 

Tridico dovrà spiegare come mai la storia è uscita dall’Inps a uso e consumo di chi in questo momento ha interesse a caricare la molla dell’indignazione anticasta in vista del referendum sul taglio dei parlamentari. Troppo comodo trincerarsi dietro allo schermo della privacy. Il governo dovrà chiarire come mai una misura così importante come il sostegno al reddito in una fase di acuta crisi economica è stata elargita senza che siano stati previsti elementari criteri di cautela e garanzia affinché i soldi non finissero a chi in effetti non ne aveva bisogno, e magari potesse contare ugualmente su un reddito certo. Troppo facile liquidare tutto con un “avevamno fretta di elargire gli aiuti”.

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Coronavirus mondo, allerta in Germania: altri 1.445 casi, è il record da maggio

giovedì, Agosto 13th, 2020

Roma, 13 agosto 2020 – L’Europa continua a preoccupare (e l’Italia vara norme stringenti sugli arrivi) in quadro mondiale che vede la pandemia di Coronavirus non dare tregua in alcune zone soprattutto. Dopo che ieri era stato registrato un boom di casi in Germania, Francia e Spagna, anche oggi sono i dati tedeschi a non lasciare tranquilli con aumento addirittura rispetto al numero già record di ieri. Mentre a livello globale si sfiorano i 750mila morti. In particolare l’ultimo bilancio della Johns Hopkins University aggiorna a 749.358 il totale delle morti.  Due giorni fa il totale dei contagiati confermati a livello globale ha superato la quota dei 20 milioni e ora si attesta a 20.620.847.

Germania, contagi record

Continuano a crescere i nuovi contagi in Germania: a quanto riferisce il Robert Koch Institut (Rki), nelle 24 ore si sono registrati 1.445 infezioni. Bisogna tornare allo scorso primo maggio per trovare un numero più alto, con 1639 casi. Si tratta di un trend “preoccupante”, commenta il centro epidemiologico nazionale. “Un ulteriore aggravamento della situazione deve essere assolutamente evitato”, continua l’Rki. I Laender più colpiti dai nuovi casi di Covid-19 sono il Nord-Reno Vestfalia e Amburgo. Sempre stando ai dati del Koch Institut, ieri si sono registrati 4 nuovi decessi a complessivi 9211. Secondo il conteggio aggiornato della Zeit on line, su base settimanale i nuovi contagi sono oltre 6700. Tre settimane fa erano meno della metà.

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Bonus Covid, tutte le scuse dei politici: «Fatto a mia insaputa», «Volevo provocare», «È stata la mia compagna»

giovedì, Agosto 13th, 2020

di Franco Stefanoni

Bonus Covid, tutte le scuse dei politici: «Fatto a mia insaputa», «Volevo provocare», «È stata la mia compagna»

In alto da sinistra in senso orario: Riccardo Barbisan, Alessandro Montagnoli, Gianluca Forcolin, Diego Sarno, Matteo Gagliasso e Ubaldo Bocci

«L’ho richiesto a mia insaputa e al mio commercialista ho detto “per carità di Dio non farlo mai più», ha raccontato Riccardo Barbisan, consigliere della Lega in Veneto. «Una leggerezza in buona fede, con mia moglie avevo deciso di darlo alla Protezione civile», ha spiegato il collega Alessandro Montagnoli. Per il dem Diego Sarno (ora autosospeso dal partito), consigliere nella Regione Piemonte, le cose invece starebbero così: «Un errore» rimediato appena «vista la somma accreditata sul conto corrente. La mia compagna fa questo di lavoro e da sempre gestisce la contabilità riguardante la mia attività professionale. Ha usato la mia partita Iva per provare la procedura e nella contemporaneità di quelle degli altri clienti ha concluso anche la mia». Sempre in Piemonte, il consigliere leghista Matteo Gagliasso ha dato questa versione: «Il bonus l’ho restituito prima delle ferie. Il commercialista mi aveva detto: “Facciamo la richiesta”. Io poi non ho seguito la vicenda e gli ho detto “fai tu”. Ma ci tengo a sottolineare che, anche dopo la mia elezione, ho continuato a tenere la partita Iva aperta e nel periodo dell’emergenza ho accusato un calo di fatturato. Durante il lockdown , il mio reddito professionale era a zero e le spese continuavano. Ho deciso di vedere come andava, con la volontà di restituire la somma per intero nel caso in cui fossi riuscito a tamponare».

«L’ho fatto per dimostrare lo sbaglio del governo»

Spuntano le giustificazioni degli amministratori locali per avere chiesto e spesso ottenuto i bonus da 600 e poi 1.000 euro di marzo e aprile, previsti per partite Iva e lavoratori autonomi, e decisi dal governo (senza limiti di reddito) per sostenere economicamente le categorie sociali colpite dall’emergenza coronavirus. Finora hanno fatto «outing» consiglieri comunali e regionali (questi ultimi percettori di ricche indennità). Molti lasciano la confessione scritta sui social. Per Ubaldo Bocci, per esempio, che un anno fa sfidò per il centrodestra l’attuale sindaco di Firenze Dario Nardella, si tratterebbe di una strategia mirata: «Volevo dimostrare che il governo stava sbagliando a dare soldi senza distinguere e non dandoli a disabili e tossicodipendenti».

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Mascherine, discoteche e tamponi obbligatori: le regole in vigore da oggi fino al 7 settembre e i provvedimenti in arrivo

giovedì, Agosto 13th, 2020

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Tampone entro 48 ore per tornare da 4 Paesi

Secondo l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza «fino al 7 settembre tutte le persone che nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o transitato in Croazia, Grecia, Repubblica di Malta o Spagna, si applicano le seguenti misure di prevenzione, alternative tra loro: presentazione dell’attestazione di essersi sottoposti, nelle 72 ore antecedenti all’ingresso nel territorio nazionale, ad un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone e risultato negativo; obbligo di sottoporsi ad un test molecolare o antigenico, da effettuarsi per mezzo di tampone, al momento dell’arrivo in aeroporto, ove possibile, ovvero entro 48 ore dall’ingresso nel territorio nazionale presso l’azienda sanitaria locale di riferimento». Il provvedimento è in vigore da oggi.

Chi avviserà del rientro anche se asintomatico

Secondo il provvedimento varato dalla Salute «le persone che rientrano da Francia, Grecia, Malta e Croazia, anche se asintomatiche, sono obbligate a comunicare immediatamente il proprio arrivo al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio». Se dovessero avere sintomi dovranno comunicarlo e mettersi in isolamento. L’obbligo di quarantena per chi torna dai Paesi indicati nell’ordinanza è scattata in Campania «fino a quando il tampone non sarà negativo, pena denuncia penale e sanzione di mille euro per chi la viola». In Puglia è stato invece deciso che «chi è entrato in ”contatto stretto” con un caso Covid deve osservare l’isolamento fiduciario per tutti i 14 giorni anche in caso di esito del tampone negativo».

Stati nella «lista nera», aggiunta la Colombia

Da oggi è vietato l’ingresso e il transito in Italia a chi proviene dalla Colombia. Dal 9 luglio era già stato vietato di entrare nel nostro Paese a chi «nei 14 giorni antecedenti, ha soggiornato o è stato in transito in Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kosovo, Kuwait, Macedonia del nord, Moldova, Montenegro, Oman, Panama, Perù, Repubblica dominicana. Chi proviene dagli Stati Uniti è obbligato a mettersi in quarantena mentre chi arriva da Bulgaria e Romania deve essere sottoposto a tampone. La lista dei Paesi viene aggiornata sulla base del numero dei contagi e non è escluso che possa allungarsi nei prossimi giorni. L’Ue ha chiesto due giorni fa «misure coordinate per i divieti» che in alcuni casi sono comunque scattati.

Richiesti freni sul ballo ma la decisione è locale

Il governo è tornato a chiedere una stretta sulle discoteche, ma le Regioni possono decidere in autonomia e soltanto in alcune zone sono scattate restrizioni. Se i contagi dovessero continuare a salire il governo potrebbe firmare un’ordinanza che dispone la chiusura dei locali. In Toscana è stata imposta la distanza di due metri per chi sta sulla pista da ballo, il conteggio degli ingressi obbligatorio così come la registrazione di ogni accesso e il registro delle presenze per almeno 14 giorni. In Puglia è entrato in vigore l’obbligo di mascherina se non è possibile mantenere la distanza di due metri in pista e di un metro negli altri luoghi; l’obbligo di misurare la temperatura con il divieto di ingresso se si ha oltre 37.5. La Sardegna mantiene invece tutto aperto.

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Coronavirus in Italia, Miozzo: «Se i contagi salgono lockdown inevitabili: e sarebbe un incubo»

giovedì, Agosto 13th, 2020

di Fiorenza Sarzanini

Coronavirus in Italia, Miozzo: «Se i contagi salgono lockdown inevitabili: e sarebbe un incubo»

«Tornare indietro sarebbe una catastrofe, ma è bene sapere che se i contagi continueranno a salire i lockdown locali saranno inevitabili».

Agostino Miozzo, lei è il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, siete pronti a suggerire nuove chiusure?
«Noi monitoriamo la situazione e guardiamo i dati. Ci piacerebbe molto far tornare la situazione alla normalità. Ma adesso c’è grande preoccupazione».

Si riferisce ai 481 nuovi contagiati?
«Abbiamo una graduale ascesa dei numeri, ma soprattutto abbiamo anche persone giovani che stanno entrando nelle terapie intensive. Nessuno è invulnerabile. Ricordiamoci che questa è una malattia maledetta. Quando colpisce può fare male».

Il governo ha imposto test e tamponi per chi rientra da Spagna, Croazia, Malta e Grecia. Basterà?
«Il numero di stranieri che vengono in Italia o di italiani che tornano dalle vacanze all’estero è considerevole. Tanto che questa regola vale anche per chi arriva da Romania e Bulgaria. Però bisognerebbe avere regole uguali per tutti».

Si riferisce all’Europa?
«Certo. Molti Paesi hanno già imposto quarantene. Io credo sia un problema che la Commissione dovrebbe governare meglio, coordinandosi con l’Oms. Suggerire un approccio europeo più coordinato. Ognuno cura il proprio Paese ma viviamo in Europea e le frontiere sono aperte. Questa fuga in avanti di Stati membri e la scarsa capacità di coordinare dovrebbe essere guardata con attenzione».

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