Archive for Settembre 16th, 2020

Recovery fund, nelle linee guida del governo entra anche la cultura: il documento integrale in pdf

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di Lorenzo Salvia

Recovery fund, nelle linee guida del governo entra anche la cultura: il documento integrale in pdf

«Se le Camere lo riterranno opportuno il governo è disponibile a riferire sulle linee essenziali del documento, sia nella sede decentrata sia nella sede plenaria dell’Assemblea». È una lettera di una pagina firmata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte ad accompagnare le linee guida del governo per il piano nazionale di ripresa e resilienza (qui il documento integrale in pdf), cioè l’elenco dei progetti «che l’Italia dovrà presentare alla commissione europea nei prossimi mesi» per aver accesso al Recovery fund, il piano europeo di aiuti. I fondi Ue

Recovery fund, le linee guida del governo: il documento integrale e definitivo in pdf

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Il documento è stato trasmesso martedì sera ai presidenti del Senato e della Camera. Conte parla di «sfida complessa», che necessita il dispiegamento delle migliori energie e competenze del Paese». E promette che «sarà assicurato il pieno coinvolgimento delle Camere», dopo che nei giorni scorsi diversi gruppi parlamentari si erano lamentati, sostenendo di essere stati tagliati fuori.

Il documento, in tutto 72 pagine, è una extended version di quello approvato la settimana scorsa dal Ciae, il comitato per gli affari europei, una sorta di consiglio dei ministri allargato. Gli obiettivi generali restano il raddoppio del tasso di crescita del Pil, dallo 0,8% dell’ultimo decennio all’1,6%, e l’aumento di 10 punti percentuali del tasso di occupazione.

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La scuola riparte, ma per l’Ocse le chiusure potranno costare l’1,5% del Pil globale

mercoledì, Settembre 16th, 2020

Chiara Merico

Tra polemiche, ritardi e soluzioni spesso fantasiose, finalmente le scuole hanno riaperto i battenti anche in buona parte d’Italia. Per molti studenti si è trattato del primo contatto con l’istituzione scolastica dopo quasi sette mesi: un intervallo di tempo lunghissimo, che, nonostante l’utilizzo di strumenti come la didattica a distanza, rischia di avere conseguenze a lungo termine per l’istruzione di bambini e dei ragazzi.

Un problema che non riguarda solo la formazione: le interruzioni ai servizi educativi causate dalla pandemia avranno infatti ripercussioni dirette, in negativo, sull’economia globale. La stima è stata effettuata dall’Ocse, che in un recente report ha quantificato nell’1,5% la possibile contrazione del Pil globale causata dallo stop alle scuole, fino al 2100. “La perdita di educazione si tradurrà in un minore livello di competenze, e le competenze che le persone hanno sono direttamente correlate alla loro produttività”, hanno spiegato gli autori dello studio, secondo il quale il conto per le economie sarà ancora più salato se i disservizi si registreranno anche nel corso del prossimo anno. “Anche se l’entità delle conseguenze negative sul fronte dell’apprendimento non è ancora nota, le ricerche esistenti suggeriscono che per gli studenti tra i 6  e i 18 anni le chiusure scolastiche causate dal covid potrebbero tradursi in un minore guadagno di circa il 3% per le loro intere vite”. Più a lungo le scuole funzioneranno a singhiozzo, peggiori saranno le conseguenze per il Pil globale.

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A causa della pandemia, la gran parte dei governi del mondo ha chiuso le scuole per circa dieci settimane.  In questo modo si è allargato ulteriormente il divario di opportunità tra gli studenti benestanti e quelli più poveri, che in molti casi non hanno potuto permettersi gli strumenti per le forme alternative di didattica. I ragazzi e i bambini che invece disponevano di accessi a internet veloci, di device adatti e di un ambiente familiare supportivo hanno avuto meno problemi: “Gli studenti provenienti da background privilegiati … hanno potuto trovare la loro strada al di là delle porte chiuse della scuola, attraverso opportunità di apprendimento alternative.

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Accise, il Governo prepara la maxi stangata da 19 miliardi di euro sul diesel

mercoledì, Settembre 16th, 2020

Giuliano Balestreri

Quella che il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha definito a Radio24 una “riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi” è in realtà una stangata da 19 miliardi di euro a carico dei consumatori italiani. Al netto dei costi indiretti derivanti dagli aumenti legati al caro gasolio: portare il prezzo del diesel allo stesso livello di quello della benzina, come promesso dal governo, non solo colpirebbe oltre il 54% del parco auto circolante in Italia, ma aumenterebbe i costi di tutti gli autotrasportatori con un impatto – a cascata – sui prodotti acquistati, dalla frutta alle scarpe. Secondo uno studio di Assopetroli un aumento delle accise “colpirebbe duramente le nostre imprese e con esse settori vitali dell’economia italiana tra cui logistica, trasporti, agricoltura, marina. L’aumento si trasferirebbe immediatamente sul prezzo dei beni con effetti depressivi sulla domanda”. Tradotto, secondo i petrolieri, un aumento delle accise rischia di contrarre le entrate fiscali. Proprio come accadde nel 2012 quando il governo Monti fu costretto ad aumentare le accise, i consumi subirono una forte contrazione. E oggi, nel pieno di una crisi senza precedenti, il rischio di un impatto negativo è ancora più alto.

Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Foto Presidenza del Consiglio dei Ministri

“Dalle parole ministro – ha replicato ai microfoni di Radio24 il presidente dell’Unione petrolifera, Claudio Spinaci – mi pare di capire che il governo abbia già deciso. Oggi, chi utilizza i sussidi non paga i 19 miliardi di cui parla il ministro: se, invece, si pagheranno è evidente che ci sarà un aumento delle accise. Il risultato è che il pieno a gasolio costerà di più. Di certo noi, non siamo d’accordo”.

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Emiliano ti dà una mano

mercoledì, Settembre 16th, 2020

Vale tutto, proprio tutto, pur di arraffare qualche voto, in questa Puglia in bilico. Anche i camerati. E che camerati. Eccolo, Michele Emiliano sul palco assieme a Pippi Mellone, sindaco di Nardò, uno tosto, a cui piace il saluto romano. Solo qualche settimana fa, prima di riempire di suoi seguaci la lista “Emiliano sindaco di Puglia” aveva fatto capire da che parte sta. Sentite qui: “Chiudiamo l’Anpi di Lecce, è un pericolo per la democrazia”. Paradossi o strategia raffinata, chissà: combattere la destra arruolando i fascisti.

Torniamo alle foto dell’irresistibile album elettorale di Emiliano, compagno e camerata, di destra e di sinistra, sfrontato, eccessivo, spudorato, strabordante. Poche ore dopo è a Taranto, in un teatro con duecento precari della Asl, chiamati a sottoscrivere un contratto di assunzione. La realizzazione di un sogno, come quello promesso alle giovani coppie pugliesi, che finalmente potranno convolare a nozze, anche in tempo di crisi, ristrettezze, cinghia tirata perché “ci pensa Miché”. Eccolo, poche settimane fa, ciuffo al vento su un prato verde, annunciare un bonus da 1500 euro per le coppie che decidono di sposarsi. Prima il sentimento: “L’allegria e la gioia che il vostro amore scatena nel vostro cuore è anche la nostra”. Poi le ferree logiche della politica economica: “La misura si chiama Wedding Travel Industry e ha come obiettivo quello di sostenere la filiera del settore wedding”. Prima che si facciano le file davanti ai negozi di abiti sposa, la combattiva Laricchia, candidato dei Cinque stelle, dopo aver spulciato la delibera ha fatto notare che la somma stanziata è di 30mila euro, dunque buona solo per quindici coppie fortunate.

Dicevamo, i precari di Taranto: a meno di una settimana dal voto questi lavoratori, con contratti flessibili, vengono assunti presso la società in house Sanità Service, senza passare per i concorsi. Accanto al governatore, nel corso dell’evento, consiglieri, assessori, molti dei quali ricandidati, portaborse coi santini in mano e l’i-phone nell’altra per inondare i social di foto. Insomma, si sa come va il mondo, non serve neanche dirlo: vota a fai votare, un posto fisso in famiglia di questi tempi, vale oro. E non c’è nemmeno da aspettare la seconda scarpa dopo il voto. Il copione, più o meno si ripete a Brindisi, sempre un paio di giorni fa.

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Scuola, l’incognita dei docenti: oltre 150mila ancora da nominare

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di ILARIA VENTURI

La scuola è partita, ma mancano i docenti, lo si è visto dagli orari ridotti del primo giorno e di questa settimana: ogni istituto si è arrangiato come ha potuto – due-cinque ore di lezioni, giorni alternati per classi – mettendo anche docenti di religione su cattedre scoperte e insegnanti curriculari sul sostegno. Quanti ne mancano ancora? La stima la fanno i sindacati: almeno 150mila ancora da nominare. Non è più una corsa contro il tempo per arrivare pronti al suono della prima campanella, ma a gara già avviata. Almeno nelle regioni che hanno avviato ieri l’anno scolastico.

Ritardi che la scuola conosce da anni, purtroppo, ma che il nuovo sistema di graduatorie (Gps) ha allungato: sono da ricontrollare, al punto che ora il compito è stato affidato ai presidi. Risultato: così si tenta di accelerare le nomine per le supplenze annuali, ma gli insegnanti chiamati potrebbero poi in corso d’anno cedere il posto a chi magari vince il contenzioso avviato sugli errori nella posizione in graduatoria. Il rischio è la girandola dei supplenti. E poi, in emergenza sanitaria questa farraginosa macchina delle nomine dei supplenti ha effetti maggiormente pesanti, perchè mai come quest’anno ci sarebbe stato bisogno di avere in fretta tutti gli insegnanti al loro posto. Invece la partenza della scuola ad orari provvisori rischia di allungarsi a ottobre.

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Il rapporto sul clima e l’Italia. Cinque gradi in più, ecco cosa rischiamo tra ottant’anni

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di LUCA FRAIOLI

Un’Italia le cui temperature estive al Sud sfioreranno costantemente i 40 gradi, dove per lunghi periodi il termometro non scenderà mai, neppure di notte, sotto i 20 gradi, con sequenze di giorni senza pioggia, tanto che la portata di fiumi e corsi d’acqua potrebbe ridursi del 40% e il rischio incendi aumentare del 20%.

Non è uno scenario fantascientifico di un futuro remoto, ma quello cui potrebbero trovarsi di fronte, entro fine secolo, i nostri figli e i nostri nipoti, quelli che oggi sono in prima elementare e che allora avranno poco più di ottant’anni.

È lo scenario previsto dai ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) che presentano oggi il rapporto Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia, il primo documento del genere per il nostro paese. A partire dai modelli matematici che permettono di simulare il clima del futuro, gli studiosi del Cmcc si sono concentrati sui singoli settori (costi economici, città, rischio idrogeologico, acqua, agricoltura, incendi) per fornire elementi scientifici a chi dovrà prendere decisioni fondamentali per i prossimi decenni.

«Le nostre simulazioni hanno preso in considerazione le due possibili situazioni estreme», spiega Donatella Spano, docente di Agrometeorologia all’Università di Sassari e coordinatrice dei trenta studiosi del Cmcc che hanno scritto il rapporto.

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“In missione fra drogati, pazzi e detenuti”. Il sacerdote di strada: vietato avere paura

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di MARIANNA VAZZANA

Ottant’anni, da sempre dalla parte degli ultimi. Ci fosse un volto del sacerdote di strada, sarebbe quello di don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile milanese Beccaria. O, probabilmente, ci sarebbero tanti visi con tanti occhi: quelli che brillano portando luce dove non c’è nulla, a chi non ha niente. Una missione che apparteneva anche a don Roberto Malgesini, ucciso a 51 anni ieri mattina a Como. Ora don Gino Rigoldi non ha in mente che il suo, di volto. “Incancellabile”.

Don Malgesini ha perso la vita. Questo apre la riflessione sui rischi che corrono ogni giorno i preti di strada, sempre in prima linea, come lei. Come ci si può difendere, continuando a fare del bene?

“Quando una persona si occupa di uomini e donne di strada e dei poveri non pensa mai che possa ritornargli del male. La molla che spinge è fare del bene, ci si domanda solamente come si può aiutare ogni individuo in difficoltà, senza pensare a possibili incidenti o addirittura di poter essere bersaglio di aggressioni che possono portare alla morte. A me, sarà stata fortuna, non è capitato di essere aggredito ma mi sono trovato spesso ad avere a che fare con soggetti aggressivi. Io sono uno che non ha paura. È bastato, nel mio caso, non mostrare di avere paura. Mi è andata bene. E spero sarà sempre così. Fermo restando che i soggetti pericolosi devono essere messi nella condizione di non nuocere. Non è semplice. Anche perché ogni persona è un mondo e basta pochissimo a generare pericolo”.

Che cosa intende dire?

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Siglati gli accordi di Abramo di Israele con il Bahrein e gli Emirati. Trump: «Altri Stati seguiranno»

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di Davide Frattini

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME Dei settecento ospiti l’unico a restare a casa è quello che avrebbe dovuto essere invitato. Il premier Benjamin Netanyahu è volato a Washington con tutta la famiglia, i consiglieri, il capo del Mossad. Non si è portato dietro Gaby Ashkenazi, il ministro degli Esteri, avversario di campagna elettorale diventato alleato di coalizione. È lui — stabilisce una norma israeliana del 1951 — a dover firmare i trattati con altre nazioni. Così l’ex capo di Stato Maggiore ha studiato nella notte il documento e ha concesso il permesso a Netanyahu (in termini tecnici una procura legale) prima della cerimonia. In cambio ha ottenuto la conferma che l’intesa non avrà valore fino a quando non sarà approvata dal governo al completo e dal Parlamento.

Sull’erba del South Lawn alla Casa Bianca, lo stesso sfondo di colonne bianche della firma degli accordi di Oslo il 13 settembre del 1993, in pochi indossano la mascherina, i più ligi sono gli israeliani, da dopodomani il Paese deve sottoporsi alla seconda quarantena totale per rallentare l’epidemia. Donald Trump ha voluto dare a questo patto tra lo Stato ebraico, gli Emirati Arabi e il Bahrein un nome biblico: gli accordi di Abramo sono i primi dal 1994, dalla stretta di mano con la Giordania.

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Covid, qual è il rischio di morte oggi? Ecco i dati e il confronto con l’influenza

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Dai resoconti dei bollettini che da marzo ci aggiornano sul numero di contagi, ricoveri e morti, abbiamo capito che durante i mesi estivi la situazione è diventata meno grave. I dati del Sistema di sorveglianza sulla mortalità giornaliera ce lo confermano: se tra il 25 e il 31 marzo 2020, nel momento più drammatico, in 19 città-tipo del Nord Italia morivano al giorno in media 280 persone (contro le 130 dello stesso periodo dei 5 anni precedenti), quest’estate ci siamo riallineati alle statistiche del mese di luglio: 110 decessi giornalieri. Per il momento, dunque, non c’è più quella che, in gergo tecnico, viene definita «mortalità in eccesso», che confronta il totale dei deceduti fra presente e passato, non solo quelli con il tampone positivo. Quindi, al di là dello scontro tra gli scienziati più prudenti e altri che sostengono che la fase epidemica da Covid-19 è praticamente finita, qual è oggi il reale impatto del virus nel nostro Paese? Dopo avere esaminato decine di statistiche degli ultimi mesi (bollettini della Protezione civile, tabelle Istat, studi scientifici internazionali, analisi dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute), ecco tutti i numeri che fotografano quanto colpisce il Covid-19, e quali sono le differenze con l’influenza in arrivo nella stagione autunno-inverno.

Le probabilità di morte: da marzo a oggi

Il primo dato riguarda la probabilità di morte per i pazienti che finiscono ricoverati in ospedale, quindi i più gravi tra quelli infetti: tra marzo-aprile è stata del 28,9%, tra maggio e giugno del 15,3%, tra luglio e agosto del 4,9%. La mortalità degli ospedalizzati per Covid, quindi, decresce nel tempo. Le spiegazioni sono molteplici: l’età media dei casi più bassa (34 anni contro gli oltre 60 di inizio epidemia), ospedali non sotto stress, ricoveri tempestivi che consentono ai pazienti di arrivare in ospedale in migliori condizioni e di iniziare subito anche i trattamenti, conoscenze sulle cure più avanzate.

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Ancona, incendio devasta il porto. Odore acre nell’aria, il Comune chiude scuole e parchi

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di Laura Zangarini

Ancona, incendio devasta il porto. Odore acre nell'aria, il Comune chiude  scuole e parchi
Twitter / Marco Traferri
Twitter / Marco Traferri

Un incendio di vaste proporzioni è divampato, per cause ancora in corso di accertamento, nel porto di Ancona. Le fiamme sono partite intorno alla mezzanotte da un capannone. Sul posto sono intervenute diverse squadre dei Vigili del fuoco di Ancona, Macerata e Pesaro con autobotti e autoscale. Si sono sentiti anche dei boati. Non ci sono vittime né feriti.

Dall’incendio, che si è sviluppato nell’area ex Tubimar, dove ci sono varie attività, si è levata una densa colonna di fumo, visibile anche da diversi chilometri di distanza. In tutta la città si sente un odore acre.

Le fiamme avrebbero distrutto alcuni camion e le strutture dei capannoni interessati, dove potrebbero trovarsi solventi, vernici e altri materiali potenzialmente tossici: si ipotizza che siano esplose alcune bombole di acetilene.

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