Archive for Settembre 19th, 2020

Riapertura stadi anche in Veneto e Lombardia. Il ministro Boccia convoca vertice urgente

sabato, Settembre 19th, 2020

di Claudio Bozza

Riapertura stadi anche in Veneto e Lombardia. Il ministro Boccia convoca vertice urgente

Il Veneto riapre stadi e palasport (nonostante le disposizioni e l’invito alla cautela del ministro agli Affari Francesco Boccia): gli spettatori possono assistere agli eventi sportivi, al massimo 1.000 negli impianti all’aperto e 700 in quelli al chiuso, nei quali sia possibile la preassegnazione dei posti a sedere. L’esempio veneto è stato imitato poche ore dopo dalla Lombardia: anche il governatore Attilio Fontana ha firmato un’ordinanza che «apre» gli stadi a 1.000 tifosi e e gli impianti al chiuso a 700. Ma il «fai da te» delle Regioni (l’Emilia aveva già dato il via libera al pubblico per la serie A e anche il Piemonte è intenzionato a fare altrettanto) ha indotto il ministro Francesco Boccia a convocare un vertice urgente con i governatori e con il ministro della sport Vincenzo Spadafora e quello della salute Roberto Speranza. L’obiettivo è evitare fughe in avanti e trovare regole condivise.

L’ordinanza firmata da presidente del Veneto Luca Zaia, valevole da oggi fino al 3 ottobre prossimo prescrive che i tifosi «hanno l’obbligo di occupare per tutta la durata dell’evento esclusivamente i posti a sedere specificamente assegnati, con divieto di collocazione in piedi e di spostamento di posto, assicurando tra ogni spettatore seduto una distanza minima laterale e longitudinale di almeno un metro». Già ieri il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini aveva firmato un’ordinanza analoga. E poi erano arrivate le precisazioni del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.

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Elezioni 2020, il rischio: un governo lesionato

sabato, Settembre 19th, 2020

di BRUNO VESPA

Da veterano di terremoti, non credo che palazzo Chigi crollerà dopo le elezioni di domani. Ma il tragico giorno del sisma dell’Aquila (2009) vidi perfettamente in piedi la facciata di un palazzetto del ‘700. Girai l’angolo e alle sue spalle non c’era più niente. La facciata di Chigi resterà intatta, ma da lunedì sera bisognerà controllare le condizioni dei muri portanti dell’intero edificio della maggioranza. Attualmente il centrodestra guida 13 delle 20 regioni italiane. I pronostici vi aggiungono la Valle d’Aosta (Lega) e le Marche (Fratelli d’Italia) che andrebbero a destra per la prima volta. Eppure se la sconfitta della sinistra si fermasse qui, la gioia del Pd sarebbe incontenibile. A ragione.

I muri portanti del Nazareno sono ormai la Puglia e soprattutto la Toscana. In Puglia le coalizioni si sono alternate. In Toscana mai. Susanna Ceccardi, candidata della Lega, è più forte di Lucia Borgonzoni che ha perso in Emilia. Eugenio Giani, suo avversario, è più debole di una macchina da guerra come Stefano Bonaccini. Salvini conclude stasera a Firenze una campagna elettorale unitaria più intelligente di quella fatta in Emilia.

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Elezioni regionali 2020, la Toscana decide tutto: è l’Ohio d’Italia

sabato, Settembre 19th, 2020

di LUIGI CAROPPO

“Anche se il timore avrà più argomenti, tu scegli la speranza“. Non ci poteva essere frase più azzeccata per aspettare, con uno spillo di fiducia in più, dalla Fortezza Bastiani del Pd, che qualcosa accada. La frase di Seneca l’ha scelta il sindaco di Firenze, Dario Nardella, scrivendo il suo ultimo appello ai concittadini e ai toscani per gridare una volta di più che “il modello vincente è della nostra Regione”. Il problema è che stavolta il deserto non è dei Tartari. All’orizzonte c’è davvero qualcuno. Il centrodestra sta dando l’assalto alla roccaforte toscana. Mai avvenuto, ma proprio nemmeno immaginato, in 50 anni di storia. Dal 1970 ad oggi, via di filata, una serie di presidenti di Regione targati sinistra (Pci) e poi centrosinistra.

Regionali 2020: come si vota

E ieri sera, a testimonianza del testa a testa, c’erano due piazze piene nel centro storico di Firenze dove le coalizioni volevano dare prova di forza e di valori. Ad ascoltare il centrodestra con i big (Salvini, Meloni, Tajani più la lista Toscana civica) giovani e pensionati, gente comune. Una marea di tricolori. Tutti in piedi per il messaggio di Berlusconi, cori “Giorgia, Giorgia”, applausi per “Matteo siamo con te”. Dal Pd e soci clima più ordinato da norme anti Covid (tutti seduti) con simboli da primarie Usa (Bruce Springsteen come colonna sonora) e abbracci con i governatori toscani precedenti in prima fila. Della serie “La storia siamo noi”.

Guida al referendum

La Toscana non è solo un voto amministrativo per il quale cinque anni fa più della metà degli elettori preferì rimanere a casa. Stavolta si guarda all’affluenza per guadagnare un voto in più perché sotto lo striscione della vittoria si potrebbe arrivare vicini vicini. Davvero da fotofinish. Tanto che Susanna Ceccardi, candidata presidente del centrodestra, avversaria di Eugenio Giani, candidato guida della Toscana per il centrosinistra, accusa il Pd di essersi trasformato in tour operator “affittando pullman per portare gli anziani a votare”.

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Zagrebelsky: “Le ragioni del No non stanno in piedi”

sabato, Settembre 19th, 2020

Taglio lineare, vulnus di rappresentanza, peso dei territori, governabilità, antipolitica. “Ecco perché molte ragioni del No non stanno in piedi”. Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano” smonta le cosiddette “ragioni del No” nel referendum di domenica e lunedì. “Il ‘taglio’ dei parlamentari sarebbe malfatto perché ‘lineare’. Quante volte l’abbiamo sentito dire? Premesso che non mi piace sentire il linguaggio triviale di chi parla di tagli di poltrone, mi vien da dire: meglio forse un taglio cubico o sferico?”. 

Sul rischio di creare un vulnus di rappresentanza: “Riducendo i numeri, si alza implicitamente la soglia per accedere al seggio parlamentare. Ciò crea difficoltà per i piccoli partiti e porta con sè un effetto maggioritario. Questo è un argomento serio, ma non necessariamente a favore del No”, per poi sottolineare: “Dipende da quel che si pensa in tema di rappresentanza politica”. E chiedersi: “I piccoli e piccolissimi partiti sono un bene o un male per la democrazia?”. 

Il costituzionalista afferma poi che “i deputati e i senatori non sono i rappresentanti dei territori. Questa idea è una reminiscenza d’un tempo antico, l’Antico Regime” mentre i territori “al contrario devono esprimersi politicamente. Sottolineo: politicamente” e “i deputati e i senatori ‘rappresentano la Nazione senza vincolo di mandato’”.

E quanto al tema delle governabilità, essa “dipende dalla struttura del sistema politico, molto meno dal sistema elettorale”. Quanto invece a ritoccare il bicameralismo, Zagrebelsky si esprime così: “Sono favorevole al mantenimento di due Camere, differenziate per composizione, procedure e funzioni”

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Non cambia nulla ma è già cambiato tutto

sabato, Settembre 19th, 2020

Insomma, si è capito, anche perché il messaggio – quasi un esorcismo che diventa linea – è stato piuttosto insistente. E cioè non cambia nulla, sia se al referendum vince il Sì e dunque i cittadini, assieme al taglio, votano evidentemente il superamento di questo Parlamento “pletorico” e “costoso”; sia se vince il No, che sarebbe, altrettanto evidentemente, anche una mozione di sfiducia verso tutti quelli che hanno sostenuto la riforma, con più o meno convinzione e ipocrisia. E non cambia nulla qualunque sia l’esito finale delle regionali, tre a tre, quattro a due, cinque a uno, in cui uno (la Toscana) vale tutti, in questa tardiva a affannosa battaglia di Stalingrado, già espugnata sin da quando, a renzismo imperante, fu regalata Cascina proprio alla sconosciuta Ceccardi, mettendo in discussione il sindaco uscente del posto, in quanto legato alla Ditta. Poi, ben sei capoluoghi di provincia su dieci, nell’epoca in cui la rottamazione spalancò la strada alla destra.

Il governo, impegnato a derubricare il valore politico del voto – prima manifestazione di sovranità popolare post lockdown – andrà avanti, col collante della “valanga di soldi” in arrivo e in attesa di una valanga di idee. A prescindere. Il che, in tempi normali, o meglio in situazioni democratiche ordinarie, è anche comprensibile: le regionali sono una cosa, il governo un’altra, così come il referendum e le comunali. In situazioni che però ordinarie non sono, proprio l’atteggiamento del “non cambia nulla” rappresenta l’ultimo tassello di una “crisi di sistema” che, pericolosamente, si avvita su se stessa. Di una sequenza di anomalie che non si riesce a interrompere: un paese dove l’ultimo governo nato nelle urne risale a dieci anni fa, dove il voto è sempre un rischio da evitare con accrocchi in Parlamento, dove le istituzioni hanno una crisi di legittimazione, fino a questa stramba e fragile legislatura, segnata da un premier non eletto che fa un governo con la Lega, per poi farne un altro contro la Lega, peraltro in nome del pericolo democratico rappresentato da quelli con cui governava insieme fino al minuto prima. Un po’ come se un complice del Duce fosse diventato il capo della Resistenza, tranne poi constatare che non ne metteva in discussione le leggi speciali.

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Pil, fonti: da governo nuove stime, verso -9% nel 2020

sabato, Settembre 19th, 2020

Il governo si appresta a ritoccare leggermente al ribasso le stime sul Pil nel 2020. Nella Nota di aggiornamento del Def attesa per fine mese, riferiscono fonti vicine al dossier, il dato dovrebbe assestarsi attorno a -9%. La precedente stima, risalente ad aprile e contenuta nel Def, era di -8%.

La nuova stima era stata a grandi linee anticipata dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che aveva annunciato una revisione non troppo drammatica, con una chiusura d’anno con un calo inferiore alla doppia cifra.

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Elezioni, paura dei contagi: fuggi fuggi degli scrutatori e rischio seggi vuoti

sabato, Settembre 19th, 2020

Si preannuncia una tornata elettorale difficile, quella alle porte, con gli scrutatori in fuga per il rischio Covid-19. Monta infatti la paura dei contagi nei seggi che ospiteranno le prossime elezioni, le prime votazioni dall’inizio dell’emergenza coronavirus. A lanciare l’allarme sulle rinunce sono diversi territori da Nord a Sud, dove fioccano “giustificazioni” e certificati medici. Si temono inoltre code ai seggi per i controlli di rito.

In Puglia, dove si svolgeranno sia le regionali che le comunali in diversi territori, oltre 200 volontari della Protezione civile sono pronti a sostituire i disertori tra i presidenti e i componenti dei seggi elettorali nominati dalla Corte di Appello per le elezioni di domenica e lunedì. In tutte le province della Regione ci sono state alte percentuali di rinuncia. A Bari, ad esempio, si arriva al 67%, solo considerando i presidenti di seggio (228 persone), e tra questi hanno rinunciato tutti quelli nominati per i seggi Covid, ovvero quelli allestiti negli ospedali o per i malati in isolamento.

Tra le città dove si segnala il maggior numero di defezioni c’è anche quella ligure di Imperia, dove sono 114 su 180 gli scrutatori che il Comune sta provvedendo a sostituire a causa delle rinunce arrivate in queste ore all’ufficio elettorale. La maggior parte di questi è già stata sostituita. Ma il governatore Toti assicura: “Il voto per le elezioni regionali in Liguria e il referendum sarà assolutamente in sicurezza perché i seggi già di per sé sono luoghi di distanza sociale: la segretezza del voto, l’ingresso ad uno ad uno nelle cabine elettorali, le sanificazioni sono assolutamente garanzia di sicurezza”.

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Coronavirus, e se la Svezia avesse fatto bene a evitare il lockdown?

sabato, Settembre 19th, 2020

di Elena Tebano

Coronavirus, e se la Svezia avesse fatto bene a evitare il lockdown?

E se la Svezia avesse ragione? Ci siamo occupati molto, nella Rassegna stampa del Corriere, della via svedese all’epidemia di Covid-19, e spesso con toni critici (per esempio qui, dove c’è anche il confronto con la Danimarca, e in parte anche qui; mentre qui trovate l’articolo di Sandro Modeo che spiega le ragioni culturali e storiche della linea svedese). Ma i nuovi dati che arrivano da Stoccolma inducono a una riconsiderazione: mentre in molti Paesi europei — primi fra tutte Spagna, Francia e Regno Unito — i contagi da Sars-Cov-2 sono tornati a crescere esponenzialmente, in Svezia rimangono bassi. «Secondo il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), i 14 giorni totali di nuovi casi nei paesi scandinavi martedì erano 22,2 ogni 100 mila abitanti, contro i 279 della Spagna, i 158,5 della Francia, i 118 della Repubblica Ceca, i 77 del Belgio e i 59 del Regno Unito, tutti casi che questa primavera hanno imposto il blocco — scrive il Guardian —. Ventidue dei 31 Paesi europei esaminati dall’ECDC hanno registrato tassi di infezione più elevati. I nuovi casi, ora segnalati in Svezia solo da martedì a venerdì, sono all’incirca al ritmo di fine marzo, mentre i dati dell’agenzia sanitaria nazionale hanno mostrato solo l’1,2% dei 120 mila test della settimana scorsa sono risultati positivi».

«Non abbiamo la recrudescenza della malattia che molti Paesi hanno» ha detto, in un’intervista all’emittente France-24, Anders Tegnell, il principale epidemiologo del Paese e colui che ha guidato la risposta svedese al coronavirus. «Alla fine, vedremo che differenza farà avere una strategia più sostenibile, che si può mantenere a lungo, invece della strategia di chiudere, aprire e chiudere più e più volte» ha aggiunto. Nel complesso nel Paese ci sono stati 5.800 decessi attribuiti al Covid-19 su 10 milioni di abitanti. «Ovvero, una mortalità di circa lo 0.06%, praticamente uguale a quella dell’Italia» come spiega Ugo Bardi, docente presso il dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, che fa il punto sul Caso svedese sulla pagina facebook Pillole di ottimismo. «Il rapporto fra risultati positivi e test si mantiene costante intorno a 1,3%, circa lo stesso valore che troviamo in Italia. Nemmeno in termini di ospedalizzazioni risulta che ci siano problemi» scrive ancora Bardi.

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New York, sparatoria a Rochester

sabato, Settembre 19th, 2020

Almeno due persone morte e altre 14 sono rimaste ferite in una sparatoria avvenuta a Rochester, nello stato di New York. Lo riferiscono alcuni media americani. In base alle prime informazioni, un uomo armato ha aperto il fuoco durante una festa in giardino con più di 100 persone poco dopo la mezzanotte di venerdì. Al momento non sono stati effettuati arresti. Rochester è la città in cui è stato fermato, incappucciato e ammanettato dalla polizia Daniel Prude lo scorso 23 marzo. L’uomo è morto una settimana dopo.

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Linciaggi morali tra alleati

sabato, Settembre 19th, 2020

di Antonio Polito

A seguire la campagna dei sostenitori del , e non parlo solo dei politici, ma dei milieu culturali e mediatici che li affiancano, potrebbe sembrare che chi voterà No al referendum sul taglio dei parlamentari sia solo un venduto alla casta o un membro della stessa, solo per caso sfuggito finora a una sacrosanta indagine penale; perché, secondo una celebre teoria elaborata in quegli ambienti, non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. D’altra parte i fanatici del No (ce ne sono molti, in genere mossi da intenti di rivincita per precedenti sconfitte) sostengono apertamente che chi vota o è un populista e dunque un complice nel progetto di distruzione della democrazia parlamentare, o è un ignorante che non conosce la Costituzione e dunque voterà con l’anello al naso. O con la casta o senza cervello. Tertium non datur. È per questo che tra i professionisti della chiacchiera politica, a differenza del più vasto popolo cui pure si appellano, questo referendum costituzionale ha preso le sembianze di un’ordalia, di una prova del fuoco finale, di un bivio tra civiltà e barbarie, manco fosse un nuovo 18 aprile 1948. Mentre invece è altamente probabile che la sera di lunedì, comunque finisca, il sistema costituzionale italiano continuerà a funzionare più o meno come prima. Sono poche le persone razionali che, pur avendo già ponderato e deciso il proprio voto, sono pronte a dichiarare già oggi che non si straccerebbero le vesti se vincessero gli altri.

E questa campagna, che prova a politicizzare la consultazione, contribuisce alla delegittimazione di un istituto referendario che dovrebbe invece indurre a scelte di merito, tanto più agevoli quando gli articoli della Costituzione in questione, come stavolta, sono solo tre, il che rende il quesito estremamente chiaro.

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