Archive for Settembre, 2020

L’Italia di Don Malgesini non è quella di Salvini

giovedì, Settembre 17th, 2020

Piero Sansonetti

Un sacerdote di 51 anni, Roberto Malgesini, è stato ucciso ieri mattina a Como a coltellate. Don Roberto da diversi anni si occupava soprattutto di assistere e difendere i migranti, i “clandestini”, i poveri. Anche ieri mattina aveva preparato le colazioni da distribuire ai senzatetto. Qualche minuto dopo le sette, in piazza san Rocco, è stato aggredito alle spalle e ucciso. Sembra che il colpo decisivo sia stato quello al collo. Probabilmente è morto in pochi minuti. Non si conosce un motivo plausibile per questo delitto. Pare che l’assassino sia un tunisino di 53 anni che don Roberto aveva sempre aiutato. Si è costituito. Probabilmente il delitto è senza movente, cioè, il movente è la follia. Il Vescovo ha commentato descrivendo Malgesini come il “Santo della porta accanto”. È una bella immagine.

Magari molti di noi, non credenti, possono non usare la parola santo, però chiunque l’ha conosciuto lo descrive come una persona e un sacerdote straordinario. Capace di amare gli altri, di dedicarsi a loro, con un senso fortissimo della giustizia, con una fede vera nei valori cristiani: uguaglianza, fratellanza, solidarietà, carità. Credeva così tanto nella sua missione, o nel suo lavoro se vogliamo usare un linguaggio molto laico, da essere arrivato al punto di dare la vita. Sarebbe bello, almeno per un giorno, tenere i commenti rasoterra. Inchinarsi di fronte al ricordo di questa persona fantastica e basta. Purtroppo non è possibile.

Rating 3.00 out of 5

Il referendum è un golpe fatto con le barzellette da Grillo e la sua banda

giovedì, Settembre 17th, 2020

Paolo Guzzanti

La vogliamo finire con questa invereconda sceneggiata al capezzale della Repubblica? Perché non dirlo apertamente? Il Movimento cinque stelle è una associazione golpista. Lo è in modo dichiarato. È un movimento che nasce come insurrezione contro il Parlamento e le istituzioni repubblicane con il proposito di aprirlo e aprirle, come la famosa scatola di tonno: dall’aula per il bivacco delle truppe di Mussolini, al picnic col tonno. Ma a parte il comune disprezzo per le aule sorde e grigie, non c’è altro che permetta di liquidare i pentastellati come una riedizione di un movimento fascista. Non c’entra niente. È invece un movimento organizzato allo scopo di intimidire con la minaccia della violenza la democrazia parlamentare che questo Paese si è dato. Questi non somigliano ad alcuno scarto del passato anche perché la Storia non si ripete mai neppure in versione di farsa. Ma la cosa più grave ed importante è che si debba registrare questa riluttanza a dichiararlo: il Movimento Cinque Stelle è una associazione che ha come scopo dichiarato quello di far cadere la democrazia e instaurare un nuovo ordine fondato su algoritmi di una ditta e sulle funebri barzellette di un comico tristissimo.

La minaccia alle istituzioni è consistita nel dichiarare che il movimento ha il potere di contenere o anche scatenare disordini sanguinosi secondo la nota teoria dei forconi “che soltanto noi a stento riusciamo a contenere”. Il forconismo-leninismo non è una novità. È anche il risultato di una somma di eventi e comportamenti. Caduto l’impero dell’Est sovietico, l’operazione Mani Pulite, accuratamente preparata (e totalmente priva di risultati) sterminò la Repubblica e i politici tentando di sostituire in corsa la vecchia classe dirigente con un’altra ricavata dall’ex Partito comunista innestato su segmenti della vecchia democrazia cristiana. Ma, prima ancora, aveva già attecchito l’idea moralista berlingueriana della supremazia ariana comunista: i comunisti e soltanto loro sono moralmente e sono geneticamente superiori. Cominciò quella che oggi si chiama narrazione, traducendo il termine “narrative” inglese, secondo cui non è importante che chi governa sappia amministrare e fare il bene della collettività, ma che sia irreprensibile e incorruttibile secondo la linea che nella rivoluzione francese dettava Saint-Just, detto anche l’angelo sterminatore.

Rating 3.00 out of 5

Il ritorno di Di Battista (per far perdere Emiliano)

giovedì, Settembre 17th, 2020

Era nell’aria. Circolavano voci, fino a quando poi è arrivata la conferma ufficiale: “Ci sarò perché Antonella lo merita e non posso mancare in Puglia”. Alessandro Di Battista venerdì sera chiude la campagna elettorale a Bari al fianco di Laricchia, la candidata grillina che ha rifiutato ogni tipo di accordo con il presidente uscente Michele Emiliano. Lo stesso premier Giuseppe Conte aveva auspicato un’alleanza sul territorio tra i due partiti di governo esponendosi non poco. Ma nulla da fare.

Il Movimento corre da solo, consapevole che una vittoria sia impossibile, ma nello stesso tempo sa di avere la forza per depotenziare il Pd, anche se una parte dei pentastellati, quella cosiddetta più governista, ha detto che voterà per il candidato dem. E quindi per dare un colpo al governo e un colpo ad Emiliano, l’ex deputato combat per eccellenza sceglie la Puglia per tornare sul palco, l’unico luogo dove i 5Stelle possono fare male ai dem, e quindi all’esecutivo stesso. In fondo non è un mistero che Dibba e anche Davide Casaleggio non abbiano mai guardato di buon occhio il secondo governo Conte.

C’è in gioco molto in questa regione, considerata da molti come l’Ohio italiano di queste elezioni regionali. Ci sono non solo gli equilibri di governo ma anche quelli all’interno del Movimento. E infatti i grillini si preparano già al day after, al giorno dopo il risultato elettorale che porterà poi verso gli Stati generali. “Entro un mese si faranno, bisognerà vedere come”, riferiscono coloro che temono come tutto possa ridursi a un voto online. Luigi Di Maio spinge per la prima volta davvero sull’acceleratore e, in campagna elettorale nella sua Campania, ha spiegato che “dopo le elezioni M5s deve convocare Stati generali e lavorare a una leadership. Leadership non vuol dire necessariamente leader ma è anche un organo collegiale, questo poi lo decideremo”. È per questa seconda opzione che propende l’ex capo politico: a una segreteria allargata e a tornare in campo. In fondo, come fanno notare alcuni parlamentari: “Si sta spendendo tanto in questa campagna elettorale e ci sta mettendo la faccia, soprattutto sul referendum”.

Rating 3.00 out of 5

Se falliamo il Recovery Fund roviniamo l’Italia

giovedì, Settembre 17th, 2020

di RAFFAELE MARMO

Se falliamo sul Recovery Fund avete il diritto di mandarci a casa. Una frase a effetto, una sfida, una scommessa: se non fosse che l’avviso del premier Giuseppe Conte, davanti agli studenti dell’Istituto “De Gasperi” di Norcia, può andare bene per un titolo e per acchiappare like – i famosi ’mi piace’ – su Facebook, ma non promette tanto bene come prospettiva. Ad Alcide De Gasperi, del resto, non sarebbe mai venuto in mente di ipotizzare una débâcle per il Piano Marshall. Ma questa è l’estetica della comunicazione. Il punto preoccupante è, invece, sostanziale.

Un eventuale fallimento del “nostro” Piano europeo da più di 200 miliardi di euro non sarebbe solo catastrofico per il governo (il che potrebbe lasciare anche indifferenti), ma si rivelerebbe una tragedia per un Paese che di quelle risorse ha maledettamente bisogno per tentare di rimettersi in carreggiata. Eppure, bastano due, tre numeri per rendersi conto che siamo partiti con il piede sbagliato e che la “irripetibile occasione”, come la definisce il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, rischia di trasformarsi nel ripetibile e solitamente ripetuto assalto alla diligenza di tradizione italiana. Ebbene, i progetti presentati dai Ministeri, svuotando metaforicamente i polverosi cassetti delle scrivanie nostrane, sfiorano quota 600. I miliardi di euro richiesti, invece che 209, sono circa 700.

Dentro questo caleidoscopio di proposte c’è di tutto: i grandi progetti per sanità, verde, digitale, ma anche una miriade di iniziative minime. Manca solo (ma non è detto che non lo inseriscano) il contributo per la festa del patrono, e però il finanziamento per rifare la facciata della Farnesina c’è.

Rating 3.00 out of 5

Visco alle banche “Rafforzatevi contro la crisi”

giovedì, Settembre 17th, 2020

Incertezza sulle prospettive, fiducia ai minimi. Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha fatto un intervento preoccupato alla riunione dell’esecutivo Abi. E ha preso la palla al balzo per mandare un messaggio al governo. “I provvedimenti in favore delle famiglie e delle imprese continueranno a essere cruciali per alleviare i problemi di liquidità, sostenere la domanda aggregata, lenire il disagio sociale e contrastare l’ampliamento delle disuguaglianze”, ha detto Visco.

L’arrivo delle risorse europee del Recovery fund “non è purtroppo imminente”, gli ha fatto eco il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui “occorre che la legge di bilancio 2021 sia anche orientata al sostegno dello sviluppo con l’adozione di una nuova e rafforzata Ace per favorire il rafforzamento patrimoniale delle imprese”. Patuelli ha rimarcato lo sforzo degli istituti di credito durante la pandemia in soccorso dell’economia e alla ripresa: “Gli oltre 300 miliardi delle moratorie finora deliberate lo evidenziano”. Però osserva che le nuove regole sui crediti deteriorati dovrebbero essere modificate prima che entrino in vigore.

Su questo tema, però, Visco ha mandato un messaggio schietto ai banchieri. È necessario che gli istituti usino con attenzione la “flessibilità” sui crediti deteriorati prevista dalle norme, “senza rinviare l’emersione di perdite altamente probabili”, continuando a “preservare adeguati livelli di patrimonializzazione”. Per il governatore le banche “devono proseguire con rinnovato vigore nell’azione di rafforzamento istituzionale, organizzativo e patrimoniale”.

Rating 3.00 out of 5

Sileri: “Quarantena breve. E no doppio tampone”. Previsione: Covid sconfitto a metà 2021

giovedì, Settembre 17th, 2020

di ENRICO AGNESSI

Per Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute, medico ed esponente dei 5 Stelle, è possibile ridurre i tempi della quarantena. Anche se il Comitato tecnico scientifico l’altro ieri ha congelato la possibilità, opponendosi, il vice ministro insiste. Il dimezzamento della quarantena si potrebbe garantire a chi è bloccato in casa perché è stato in contatto con un parente, un collega, un compagno di classe, insomma, un “contatto stretto” positivo. Ovviamente a un patto: che risulti negativo al tampone. “La mia proposta è doppia”, precisa il vice ministro.

Ovvero? Giusto ridurre i giorni di quarantena per chi è in isolamento domiciliare?

“Oggi una persona va in quarantena per due ragioni: se è positiva, che non vuole dire per forza malato, deve fare un percorso particolare e attendere la negativizzazione attraverso due tamponi da effettuare a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. In questo caso dobbiamo essere cauti, perché non sappiamo quanto una persona positiva possa trasmettere il virus. Ma di certo non possiamo attendere un mese né i due tamponi negativi; ne basta uno”.

E la seconda ragione?

“Altro discorso è quello del cosiddetto ‘contatto stretto’: va pure lui in quarantena dopo aver avuto a che fare con una persona risultata positiva, ma non ha sintomi e probabilmente non ha mai contratto il virus”.

E qui si può ridurre la quarantena?

“In questo caso, dopo aver atteso sette giorni e un tampone negativo, questa persona è libera”.

Non ci sono pericoli?

“Le possibilità che possa sviluppare i sintomi dopo questo periodo, a fronte di un’incubazione che dura 4-5 giorni, sono estremamente basse”.

Il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa, dice che sarà l’ultima stagione autunnale-invernale in cui dovremo convivere col Covid. È d’accordo?

“Ha ragione Silvestri, anche secondo me è così: usciremo da questa crisi a metà 2021”.

E nel frattempo?

“Dobbiamo lavorare su due binari paralleli: da una parte c’è la ricerca del vaccino, fondamentale; ma serve tempo per trovarlo e somministrarlo per arrivare all’immunità di gregge impedendo così la circolazione del virus. E poi ci sono le terapie”.

Quali, in particolare?

Rating 3.00 out of 5

La linea di separazione tra civiltà e barbarie

giovedì, Settembre 17th, 2020

di Ernesto Galli della Loggia

In una celebre poesia dell’inizio del secolo scorso Kostantin Kavafis immaginava che la decadente civiltà europea aspettasse con ansia l’arrivo di una nuova forza vitale rappresentata dai «barbari». Ma invano: «…di barbari non ce ne sono più — concludevano i suoi versi — E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Era una soluzione quella gente». Kavafis in realtà si sbagliava, come sappiamo. Il Novecento infatti sarebbe stato popolato dai barbari come pochi altri periodi della storia europea. E di certo almeno quei barbari in nessun caso avrebbero rappresentato la soluzione di qualcosa. Oggi ancora i barbari sono intorno a noi. Quasi tra noi. Ma noi, mi sembra, noi italiani in particolare ma certo non solo noi ci rifiutiamo di vederli. Magari non ne attendiamo con ansia l’arrivo, questo no, ma ci culliamo nell’idea che non esistano, facciamo come se non esistessero. I barbari odierni si chiamano Putin, Lukaschenko, Erdogan, Xi Jinping, Assad , Khamenei, Kim Jong-un, Al-Sisi. Governano Stati quasi sempre grandi e potenti, e i loro tratti principali sono il cinismo e la spregiudicatezza con cui si muovono sulla scena internazionale all’unico scopo di allargare il proprio potere o di conservarlo a qualsiasi prezzo. All’interno dei propri Paesi arrestano, deportano, torturano, fanno sparire nel nulla, e non ci pensano un istante ad eliminare chiunque si opponga ai loro voleri. Tutti i mezzi sono buoni: dal campo di concentramento, ai gas asfissianti, ai centri di «rieducazione».
Il despota che governa la Russia ha riesumato con largo impiego perfino il medievale strumento del veleno. Il veleno per gli avversari politici: nel secolo ventunesimo, in Europa… Infine, se torna utile per estendere la propria influenza fuori dai confini, c’è sempre la tecnologia e il denaro. E così si manipolano i sondaggi e la comunicazione elettorale con l’hackeraggio, si pagano a peso d’oro i politici stranieri, si compra il loro voto, il loro tradimento degli interessi nazionali, li si trasforma in marionette guidate dall’estero. L’opinione pubblica occidentale è perlopiù disarmata di fronte ad azioni e fenomeni del genere. La reazione sua e dei suoi governi, pure quando c’è (ma ad esempio alla persecuzione di tipo genocidiaria della Cina ai danni del popolo uiguro, essa è praticamente inesistente) è però una reazione parziale, tardiva, piena di distinguo. Alla fine sempre inadeguata. Tanto è vero che quasi mai consegue un risultato apprezzabile e duraturo.

Rating 3.00 out of 5

Fondi Lega, nuova pista in Russia: le 4 operazioni sospette della Barachetti

giovedì, Settembre 17th, 2020

Ci sono soldi elargiti dalla Lega alla Barachetti Service che ritornano attraverso «bonifici a favore di società correlate alla stessa Lega Nord». È una relazione della Guardia di Finanza — trasmessa ai magistrati di Milano e Genova che indagano sui conti del Carroccio e sulla sparizione dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali — a rivelare il collegamento diretto tra l’elettricista di Bergamo Francesco Barachetti, indagato per peculato, e il partito guidato da Matteo Salvini. L’informativa esamina quattro segnalazioni di operazioni sospette effettuate dall’Uif, l’Unità antiriciclaggio, e svela anche il ruolo che lo stesso Barachetti potrebbe avere avuto nel reimpiego di fondi in Russia, tanto che alcune annotazioni sono state inserite nel fascicolo che riguarda anche la cena all’hotel Metropol di Mosca alla quale partecipò anche Gianluca Savoini. Personaggio chiave nel trasferimento di fondi all’estero appare la moglie di Barachetti Tatiana Andreeva, titolare della società OOO Sozidaner Oblast di San Pietroburgo che avrebbe utilizzato una parte dei soldi provenienti dal Carroccio per l’acquisto di un appartamento. A lei, intercettata al telefono nel novembre 2019, un funzionario di banca ricorda di «evitare di far transitare sul conto movimentazioni provenienti dalla Lega».

Le fatture

Nella relazione trasmessa ai magistrati la Finanza sottolinea che «le segnalazioni di operazioni sospette afferiscono sia alla movimentazione finanziaria che agli atti societari di imprese e soggetti emersi in precedenti approfondimenti quali beneficiari di fondi provenienti dalla Lega, tra cui Radio Padania Piccola Società Cooperativa, a titolo di pagamento fatture per servizi e prestazioni professionali e dalla Fondazione Lombardia Film Commission», al centro dell’inchiesta che ha portato agli arresti i commercialisti Alberto Di Rubba, Michele Scillieri e Andrea Manzoni. Tra loro c’è appunto la Barachetti Service che sarebbe stata utilizzata per schermare il passaggio di denaro. Ufficialmente i soldi vengono versati per prestazioni professionali. Secondo l’antiriclaggio una parte di quei fondi fa però il percorso inverso e torna nelle casse della Lega. E proprio questo ha generato il sospetto.

I fondi pubblici

Per dare la dimensione degli investimenti la Finanza sottolinea come «tra luglio 2018 e luglio 2019 Barachetti Service e l’altra società Bmg ha ricevuto da Lega Nord fondi per circa 350.000 euro relativi al pagamento fatture». Ma a generare l’attenzione degli investigatori è soprattutto il fatto che la stessa azienda «risulta beneficiaria di fondi trasferiti da una fondazione partecipata da enti locali la cui provvista è riconducibile alla ricezione di fondi pubblici».

Rating 3.00 out of 5

Covid, Irbm: «A novembre prime dosi del vaccino all’Italia se i test saranno positivi»

giovedì, Settembre 17th, 2020

«I primi 2-3 milioni di dosi del vaccino anti Covid Oxford-Irbm-AstraZeneca dovrebbero arrivare all’Italia entro la fine di novembre se la sperimentazione in corso procederà positivamente, dopo la sospensione temporanea a causa di una reazione sospetta su un volontario poi dimostratasi non legata al candidato vaccino». Lo afferma all’Ansa Piero di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia, che ha collaborato con lo Jenner Institute della Oxford University alla messa a punto del prototipo di vaccino. «Se non si verificheranno criticità e la sperimentazione proseguirà come previsto, dunque, sarà rispettata – ha aggiunto – la tempistica già annunciata dallo stesso ministro della Salute Roberto Speranza». «Le dosi – aggiunge – verranno consegnate al governo italiano», che molto probabilmente le utilizzerà per alcune categorie a rischio come operatori sanitari e anziani ricoverati nelle Rsa.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Recovery fund, nelle linee guida del governo entra anche la cultura: il documento integrale in pdf

mercoledì, Settembre 16th, 2020

di Lorenzo Salvia

Recovery fund, nelle linee guida del governo entra anche la cultura: il documento integrale in pdf

«Se le Camere lo riterranno opportuno il governo è disponibile a riferire sulle linee essenziali del documento, sia nella sede decentrata sia nella sede plenaria dell’Assemblea». È una lettera di una pagina firmata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte ad accompagnare le linee guida del governo per il piano nazionale di ripresa e resilienza (qui il documento integrale in pdf), cioè l’elenco dei progetti «che l’Italia dovrà presentare alla commissione europea nei prossimi mesi» per aver accesso al Recovery fund, il piano europeo di aiuti. I fondi Ue

Recovery fund, le linee guida del governo: il documento integrale e definitivo in pdf

di

Il documento è stato trasmesso martedì sera ai presidenti del Senato e della Camera. Conte parla di «sfida complessa», che necessita il dispiegamento delle migliori energie e competenze del Paese». E promette che «sarà assicurato il pieno coinvolgimento delle Camere», dopo che nei giorni scorsi diversi gruppi parlamentari si erano lamentati, sostenendo di essere stati tagliati fuori.

Il documento, in tutto 72 pagine, è una extended version di quello approvato la settimana scorsa dal Ciae, il comitato per gli affari europei, una sorta di consiglio dei ministri allargato. Gli obiettivi generali restano il raddoppio del tasso di crescita del Pil, dallo 0,8% dell’ultimo decennio all’1,6%, e l’aumento di 10 punti percentuali del tasso di occupazione.

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.