Archive for Settembre, 2020

Riforme di lungo periodo per costruire il futuro

domenica, Settembre 27th, 2020
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di   Francesco Giavazzi

I nomi sono sempre importanti e hanno un significato preciso. Il nome del programma non è Recovery fund, Fondo per la ripresa, ma Next generation Eu, l’Europa delle nuove generazioni. Non è una differenza solo lessicale: vuole sottolineare che il nuovo programma non dovrà essere costruito avendo in mente gli europei di oggi, ma quelli di domani. Mi chiedo se questa attenzione alle generazioni future sia presente in chi sta preparando il programma che il governo italiano invierà a Bruxelles fra due settimane. In caso contrario le nostre proposte potrebbero, a ragione, non essere accolte. Ma se sarà, come è auspicabile, un programma rivolto alle generazioni future, dovrà essere molto diverso, spesso in contrasto, con alcune delle misure che il governo oggi sta varando. Prendiamo ad esempio il futuro del Mezzogiorno.

I Paesi poveri sia di capitale fisico che di capitale umano non possono fare altro che specializzarsi nella produzione di beni «poveri», che richiedono più lavoro che capitale e costano poco grazie a salari relativamente bassi. Invece, Paesi ricchi sia di capitale fisico che di capitale umano, possono permettersi salari elevati. È la differenza che c’è fra il Vietnam e la Germania.

Ci sono poi Paesi intermedi: hanno un buon capitale umano, spesso grazie alla loro storia, alla loro cultura e ad una buona istruzione, ma scarso capitale fisico, magari perché hanno cattive istituzioni che allontano gli investitori. Questi Paesi, come ha osservato uno dei più brillanti economisti dei giorni nostri, Dani Rodrik, hanno due strade: accontentarsi di una tecnologia povera e puntare sul basso costo del lavoro, oppure investire, adottare le migliori tecnologie e permettersi alti salari. Quale strada imboccano dipende dalle scelte dei loro governi.

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Covid in Italia, Sileri: «Ora arriva anche l’influenza, la situazione si complica. Ai primi sintomi fate i test»

domenica, Settembre 27th, 2020

di Claudia Voltattorni

Covid in Italia, Sileri: «Ora arriva anche l'influenza, la situazione si complica. Ai primi sintomi fate i test»

Viceministro Pierpaolo Sileri, il Comitato tecnico scientifico ha detto no all’apertura degli stadi al 25%, è deluso?

«No e sono d’accordo con gli scienziati. Io avevo detto sì all’aumento degli spettatori ma solo con un rispetto rigidissimo delle regole e con la garanzia di controlli rigorosi: mille persone in uno stadio sono poche, ma anche così va fatto rispettare il distanziamento, va indossata la mascherina e ovunque vanno vietati gli assembramenti, all’interno e all’esterno degli impianti. Un’apertura con più pubblico è certamente auspicabile ma con molta gradualità, quindi è bene aspettare e vedere come evolve l’epidemia».

Da viceministro della Salute ma anche da medico, lei cosa prevede?

«Io credo che ci sarà un aumento dei contagi: entro i primi 10 giorni di ottobre potremo vedere gli effetti dell’apertura delle scuole, ma se riusciremo a tenere sotto controlli i focolai e l’aumento sarà graduale, il sistema sanitario non sarà sotto pressione. Non bisogna mollare la presa, con la stagione invernale arriveranno anche le sindromi influenzali e dobbiamo stare attenti a non intasare i pronto soccorso».

Come distinguere un raffreddore dai sintomi di infezione da Covid-19?

«Tamponi e test rapidi. Ne stiamo facendo molti ma dobbiamo triplicarli: dobbiamo migliorare e aumentare la diagnostica. E ai primi sintomi sospetti restare a casa e chiedere di fare i test: in questa situazione è sbagliato pensare “è solo un raffreddore”».

Al primo starnuto, ci si deve rinchiudere in isolamento?

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Che cosa succede quando Covid-19 si sovrappone all’influenza

domenica, Settembre 27th, 2020

di Cristina Marrone

All’inizio della pandemia in molti hanno sostenuto che il nuovo coronavirus era un po’ come un’influenza. Salvo che poi Covid-19 si è dimostrata una malattia molto più letale dell’influenza e soprattutto imprevedibile. Inoltre a differenza dell’influenza Covid-19 non sembra affatto stagionale e lo vediamo con i tanti contagi e i tanti morti che si sono registrati anche in zone del mondo con temperature elevatissime. A partire da questo autunno l’Europa e tutto l’emisfero settentrionale dovranno per la prima volta affrontare la stagione influenzale e contemporaneamente la pandemia. Una «tempesta perfetta» scrive Science.

I rischi

Rimangono ancora molte le domande su come la stagione influenzale potrebbe influenzare la pandemia (e viceversa). La coinfezione con l’influenzapeggiorerà il decorso di Covid-19? Gli esperti non sono sicuri che la vaccinazione antinfluenzale possa aiutare a proteggersi contro il Covid. Il tema è molto controverso e molte ricerche sono in corso. Non si sa neppure se le misure adottate contro la pandemia possano ridurre il peso delle prossima stagione influenzale anche se i dati che emergono dall’emisfero australe sembrano confortanti. In Australia infatti la stagione influenzale sembra essere stata cancellata proprio dalle misure anti covid e da un’alta adesione al vaccino contro l’influenza. Due cose però sembrano essere chiare: sono necessari test più rapidi e su un numero elevato di persone per distinguere Covid e influenza, che almeno inizialmente hanno sintomi simili , ma richiedono trattamenti diversi. Inoltre una stagione influenzale grave, risultato di più ceppi virulenti o tassi di vaccinazione inadeguati o una combinazione di entrambi i fattori, unita alla pandemia che non mostra segni di diminuzione potrebbe mandare in tilt i reparti di emergenza degli ospedali. In Italia le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la terza causa di morte sia per uomini sia per donne.

I trattamenti sono diversi

Distinguere tra influenza e Covid-19 ha importanti implicazioni sulla prognosi ed è importante farlo in fretta. Sebbene le cure di supporto per l’influenza e Covid-19 siano simili, i trattamenti farmacologici non si devono sovrapporre. «Ci sono farmaci che possiamo somministrare se si tratta di Covid 19 mentre per l’influenza possiamo optare per antivirali specifici» ha detto Benjamin Singer, specialista in cure polmonari in terapia intensiva della Scuola di Medicina Feinberg della Northwestern University . Ma curare erroneamente i pazienti con l’influenza come se «avessero Covid è potenzialmente dannoso e rappresenta uno spreco» avverte Singer.

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Tridico, stipendio raddoppiato per il presidente Inps. L’Istituto: «Nessun effetto retroattivo, è così da aprile»

sabato, Settembre 26th, 2020

di Carlotta De Leo

Tridico, stipendio raddoppiato per il presidente Inps. L'Istituto: «Nessun effetto retroattivo, è così da aprile»

A partire dal mese di aprile 2020, lo stipendio del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, è sensibilmente aumentato. Per la precisione, più che raddoppiato, passando da 62 mila a 150 mila euro lordi l’anno. A ratificare la decisione, assunta dal Cda dello stesso Istituto ad aprile, è stato un decreto interministeriale che la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha firmato lo scorso 7 agosto insieme con il collega del Tesoro Roberto Gualtieri. La notizia, rivelata dal quotidiano La Repubblica (che parlava anche di un compenso arretrato smentito dall’Ente), annuncia bufera sull’Istituto di previdenza che gestisce le pensioni degli italiani. «Non ero informato di questa vicenda: ovviamente ho chiesto accertamenti perché vorrei approfondire la questione», ha detto il premier Giuseppe Conte. «Chiederò chiarimenti nelle prossime ore», ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Mentre il leader della Lega Matteo Salvini chiede che Tridico «paghi la cassa integrazione poi chieda scusa e si dimetta».

Il decreto

Nel decreto interministeriale, lo stesso stipendio di 150mila euro all’anno è attribuito anche al presidente dell’Inail, 40mila euro all’anno invece sono assegnati ai vicepresidenti dei due Istituti, 60mila se hanno deleghe. I consiglieri di amministrazione di Inps e Inail, invece, hanno un emolumento di 23mila euro ciascuno. I compensi sono « a carico dei bilanci dei rispettivi Enti». I nuovi stipendi hanno effetto retroattivo, «con decorrenza dalla data di nomina del Presidente, del Vice Presidente e dei consiglieri di amministrazione Inps e di Inail».

Il cda

A determinare i nuovi stipendi è stato lo stesso cda dell’Inps che riunitosi il 22 aprile ha deliberato gli aumenti. La vicepresidente Luisa Gnecchi, ex deputata e vicepresidente della provincia autonoma di Bolzano, è pensionata e ricopre l’incarico a titolo gratuito. Quando fu nominato nel maggio del 2019, sempre secondo Repubblica, Pasquale Tridico percepiva 62mila euro all’anno. All’inizio del suo mandato ebbe una breve coabitazione con il vicepresidente d’area leghista Adriano Morrone. Il predecessore di Tridico, Tito Boeri, percepiva 103 mila euro all’anno.

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Inps, lo stipendio di Tridico aumenta a 150mila euro: con tutti gli arretrati

sabato, Settembre 26th, 2020

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico prima guadagnava 62mila euro l’anno, ora la sua busta paga è lievitata, anzi, più che raddoppiata, per arrivare a circa 150.000. Un aumento considerevole ma tutto a norma di legge, visto che tale incremento fa parte di un decreto interministeriale regolarmente firmato dal ministro del lavoro Nunzia Catalfo e dal responsabile dell’economia, Roberto Gualtieri.

La polemica – Lo stipendio del presidente Inps prevedeva circa 60mila euro lordi, cifra che gli era assegnata in “fase commissariale”. Con l’insediamento del nuovo Cda, per effetto della legge voluta dal governo M5s-Lega nel 2019, sono stati parametrati tra loro gli stipendi dei dirigenti degli enti pubblici, tenendo conto del tetto dei 240 mila euro l’anno. L’aumento concesso a Tridico però non manca di far discutere, considerando che il presidente dell’Inps è stato uno degli ideatori del reddito di cittadinanza, il sussidio per i più bisognosi voluto dai pentastellati e oggi nell’occhio del ciclone per i tanti casi dei cosiddetti “furbetti”, che lo avrebbero intascato irregolarmente. 

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Esclusivo – Caccia ai soldi della Lega: due ville in Sardegna per l’imprenditore indagato

sabato, Settembre 26th, 2020

di Vittorio Malagutti  

Nella storia brutta dei soldi della Lega c’è una pista che porta al mare azzurro della Sardegna. L’Espresso ha scoperto che due ville dalle parti di Porto Rotondo sono intestate a una società di Francesco Barachetti, l’idraulico della Bergamasca diventato milionario a suon di bonifici del partito di Matteo Salvini. Le carte chiamano in causa altri nomi coinvolti nell’indagine della procura di Milano sull’acquisto della nuova sede di Lombardia Film commission, una fondazione regionale a capitale pubblico . Insieme a Barachetti, sotto inchiesta per peculato, troviamo anche Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i commercialisti di fiducia del Carroccio arrestati il 10 settembre scorso. E poi l’imprenditore Marzio Carrara, legato ai primi tre da molteplici rapporti d’affari e personali. Carrara non è indagato, ma le informative della Guarda di Finanza e i rapporti dell’antiriciclaggio della Banca d’Italia segnalano numerose operazioni definite anomale o sospette che transitano sui conti correnti delle sue aziende. Denaro che finisce ai due professionisti e si incrocia con il fiume di soldi alimentato dai bonifici provenienti dalla Lega o da altri enti vicini al partito, come la finanziaria Pontida Fin o Radio Padania.

Seguendo questa pista si scopre che negli ultimi giorni del 2018 la Barachetti service dell’idraulico leghista compra una società di Carrara che ha come unica attività una villa nella zona del golfo di Cugnana, in Gallura, a pochi chilometri dai centri mondani della Costa Smeralda. L’affare va in porto per 338 mila euro. Proprio da quelle parti, solo un anno prima, Barachetti aveva acquistato il 50 per cento di un immobile di cui già possedeva l’altra metà. La quota messa in vendita apparteneva alla società Dea, controllata da Di Rubba e Manzoni. Anche in questo caso, però, tutto parte da Carrara, a capo di un gruppo che spazia dalla stampa alla produzione di agende. Nel 2013 una società dell’industriale bergamasco aveva ceduto a Dea quella stessa villetta che poi è andata in comproprietà a Barachetti.

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Dietro il caso Becciu il terrore del Vaticano di finire nella blacklist

sabato, Settembre 26th, 2020
Dietro il caso Becciu il terrore del Vaticano di finire nella

“È solo l’inizio”. Questo si sussurra Oltretevere. Cioè le clamorose dimissioni del cardinale Angelo Becciu, non sono affatto l’epilogo di indagini che in Vaticano proseguono da oltre un anno (luglio 2019).

Il Papa è abbastanza provato dalla vicenda. Con Becciu ha vissuto ben 5 anni di coabitazione nel ruolo di sostituto della Segreteria di Stato, un po’ il capo di gabinetto del suo governo. Lo ha nominato cardinale nel 2018 affidandogli l’importante dicastero delle Cause dei Santi (che ora ha dovuto lasciare). Ma Francesco ha preso la sua decisione e non molla. Altre teste rotoleranno. Al di là del caso specifico, il Papa non se lo può proprio permettere, ne va dell’eredità del suo pontificato. E della credibilità della Santa Sede.

La settimana prossima, il 29 settembre – proprio mentre sarà a Roma il segretario di Stato americano Mike Pompeo – arriveranno in Vaticano gli ispettori del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa per una cosiddetta “visita on site” di controllo sull’adempimento degli standard finanziari internazionali, a cominciare da quelli antiriciclaggio. Non sarà una passeggiata. L’ispezione (la seconda dopo quella della prima del 2012, che fece superare alla Santa Sede gli esami dopo gli scandali dello IOR, anche se con alcuni punti da implementare) inizierà il 30 settembre e durerà fino al 13 ottobre. Due settimane in cui le strutture vaticane e il loro modus operandi saranno passate sotto la lente. E con uno scandalo di tali proporzioni in corso di accertamento (come quello del palazzo di Londra e le altre magagne emerse) potrebbe essere non facile. L’esito degli accertamenti potrebbe essere l’ultimo ‘voto’ degli ispettori per far sì che il Vaticano sbarchi nella cosiddetta ‘white list’, l’elenco dei Paesi virtuosi per la gestione dei bilanci, la lotta alla corruzione e al riciclaggio.

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L’Italia sulla Luna: accordo con gli Usa per l’esplorazione spaziale S

sabato, Settembre 26th, 2020

L’Italia è il primo Paese europeo a firmare con gli Stati Uniti un accordo bilaterale sull’esplorazione lunare. Il protocollo di intesa ci vede tra i partner del programma Artemis, che ha come obiettivo a riportare l’uomo sulla Luna per il 2024. A firmare l’accordo è stato il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per lo spazio, Riccardo Fraccaro: “La dichiarazione di intenti che firmiamo è il riconoscimento delle nostre eccellenze scientifiche e produttive”, ha detto Fraccaro, “e il nostro contributo sarà all’altezza.

La Nasa scalda i motori per il programma che vedrà ripartire l’esplorazione lunare “dopo 20 anni di esplorazione continuata della bassa orbita terrestre”, come ha spiegato il numero uno dell’agenzia spaziale Usa, Jim Bridenstine, che ha sottoscritto l’accordo di cooperazione. La missione punta a toccare il suolo lunare entro cinque anni, ma bisognerà aspettarne una decina per portarci un equipaggio umano.

L’obiettivo è “allargare il mercato agli operatori commerciali non esclusivamente spaziali e creare un volano che incrementerà la competitività e la crescita di entrambi i nostri Paesi”, ha detto ancora Fraccaro riferendosi ai possibili sviluppi dell’accordo alla luce della new space economy.

“Grande soddisfazione per la firma di questa importante Dichiarazione d’Intenti tra il Governo Italiano e quello degli Stati Uniti per il programma di esplorazione lunare Artemis che conferma la storica amicizia tra i due Paesi e la lunga tradizione di cooperazione bilaterale tra l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e la Nasa”, ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia, commentando l’intesa geopolitica e di diplomacy spaziale Italia-Usa in vista del progetto che punta a riportare una presenza umana stabile sulla Luna.

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Legge elettorale, Renzi: “Proporzionale non è catastrofe”

sabato, Settembre 26th, 2020

di ALBERTO CUSTODERO

“Io sono per il maggioritario, ma il proporzionale non sarebbe una catastrofe”. Il leader di Iv, Matteo Renzi, commenta così, a Napoli, le parole del vicesegretario della Lega, Giancarlo Giorgetti, che ha definito una catastrofe una legge elettorale proporzionale.

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Giorgetti: “Attenti, il proporzionale sarà un disastro per l’Italia”

di FRANCESCO BEI
“Pur essendo io per il maggioritario – argomenta – credo ci voglia onestà intellettuale. Il punto é che se si vuole il proporzionale, ci vuole uno sbarramento al 5%, la sfiducia costruttiva e il monocameralismo come in Germania. Se invece si vuole il sistema maggioritario, spero ci sia un ballottaggio dove, come accade per i sindaci, alla fine i cittadini possano decidere e scegliere in libertà chi governa”.

Va detto che il 10 settembre quando era partito l’iter del brescellum (dal nome del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia) il testo era stato votato solo da Pd e M5S, Italia viva non aveva partecipato al voto.

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Attentato a Parigi. “Basta sottomissione all’Islam, leggi più dure”

sabato, Settembre 26th, 2020

di GIOVANNI SERAFINI

Il suo ultimo libro, L’Islam radicale in Francia, evoca lo spettro della ‘sottomissione’, di una società presa in ostaggio e obbligata a capitolare. «Bisogna cambiare le regole. Rendere più severe le sanzioni, certo. Ma anche avviare un dibattito di fondo sulla dottrina islamica e i motivi della sua espansione nei territori perduti della Repubblica. Bisogna smontare pezzo per pezzo la mitologia dell’Islam e far conoscere alle popolazioni musulmane altre religioni, altre spiritualità, di cui non hanno la minima idea”. Alain Rodier, ex dirigente dei Servizi segreti francesi, direttore del Centro CF2R che si occupa di terrorismo islamico e criminalità organizzata, è convinto che sia venuto il momento di cambiare le regole. 

Un attentato all’arma bianca davanti alla ex sede di Charlie Hébdo. Si ricomincia?
“Difficile dirlo. Non sembra un lavoro da professionisti se si fa un confronto con l’attentato di 5 anni fa. Quello fu un attacco preparato all’estero, i killer si servirono di armi potenti e contro obiettivi. L’attentato di oggi (ieri per chi legge, ndr) sembra opera di dilettanti”.

Due terroristi improvvisati?
“Improvvisati no, visto che hanno agito proprio nel momento in cui si celebra il processo contro gli assassini di Charlie Hébdo”.

Allora diciamo maldestri: non sapevano nemmeno che il giornale ha cambiato sede.
“Guardi che il nuovo indirizzo di Charlie Hébdo è top secret. I redattori vivono come in un bunker, protetti dalla polizia, quasi senza contatti con il mondo esterno. Ma un attacco in questo momento era nell’aria, visto che giravano da tempo appelli di Al Qaida contro la Francia in occasione del processo. È chiaro che abbiamo a che fare con fanatici influenzati dalla campagna di odio lanciata da Ayman Al-Zawahiri”.

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