Archive for Settembre, 2020

Scadenze fiscali, settembre da incubo. In 15 giorni 270 versamenti

domenica, Settembre 13th, 2020

di ACHILLE PEREGO

Duecentosettanta scadenze in quindici giorni. La seconda metà di settembre sarà una maratona per contribuenti e commercialisti. Una “giungla fiscale” che, avverte l’Ufficio studi della Cgia, avrà la giornata più difficile mercoledì 16, quando, tra le scadenze del calendario annuale e quelle rinviate per l’emergenza Covid, il Fisco chiederà 187 versamenti, 2 comunicazioni e 3 adempimenti. E tra Iva, contributi previdenziali, Ires, Irap e saldo/acconto Irpef (per chi ha chiesto la rateizzazione) calcolando anche gli adempimenti previsti lunedì 21, venerdì 25, lunedì 28 e i 72 di mercoledì 30 settembre si arriverà, appunto, a 270 scadenze.

«Non è che i contribuenti saranno chiamati a onorarle tutte – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo – ma tra pagamenti, comunicazioni, adempimenti, ravvedimenti operosi, dichiarazioni e istanze non ci sarà tregua e le imprese, in particolar modo quelle di piccola dimensione, saranno sottoposte a un forte prelievo”. Così “in attesa della semplificazione fiscale e del tanto agognato taglio delle tasse, l’unica certezza è che ancora una volta dovremo mettere mano pesantemente al portafoglio”.

Un portafoglio che le tasse continuano ad alleggerire visto che, calcola la Cgia, in quarant’anni la pressione fiscale è salita di 11 punti, arrivando al primato del 43,4% nel 2013 per poi scendere al 42,4 nel 2019 mentre quest’anno, in attesa della nota di aggiornamento al Def, la previsione è di un rialzo per la contrazione del Pil.

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Covid, cavalli, reti e città

domenica, Settembre 13th, 2020

di   Beppe Severgnini

Nel 1880 a New York circolavano centocinquantamila cavalli Ognuno produceva otto/dieci chili di escrementi solidi al giorno, e alcuni litri di liquidi. Risultato: sulle strade, ogni ventiquattro ore, si depositavano più di un milione di chili di escrementi solidi e fiumi di urina. Nelle zone di raccolta, il letame arriva fino a trenta metri di altezza. Il problema era angoscioso, discusso, dibattuto. Ma la soluzione non si trovava: dei cavalli, che trainavano i tram, non si poteva fare a meno. Poi sono arrivate l’elettricità e l’automobile. Problema risolto.

 Devo questo racconto a Gianrico Carofiglio, con cui venerdì ho condiviso un palco al Festival della Comunicazione di Camogli. Storia istruttiva, perché dimostra come gli uomini pensino al domani usando i codici di oggi; e sbaglino le previsioni. Il coronavirus scoraggia gli assembramenti, rende insidiosi i luoghi chiusi, spinge il lavoro a distanza. Così qualcuno ha decretato la fine del modello urbanistico che conosciamo. Città, bye-bye? Frettoloso, forse.

  Avremmo dovuto parlarne ieri con l’architetto Stefano Boeri, che ha dovuto rinunciare in seguito alla scomparsa della mamma, Cini Boeri. Li abbiamo ricordati, mamma e figlio, e abbiamo provato a ragionare comunque sulla questione, con Edoardo Garrone (presidente Erg) e l’amico/collega Venanzio Postiglione, che ha accettato di darci una mano. Camogli, Crema, Genova, Milano. Città turistiche, piccole città, grandi città: che ne sarà di loro?

  La risposta è: troveranno — come sempre — un ruolo. Le città sono forme di intelligenza collettiva, non possiamo farne a meno. Ma dovranno cambiare. Le piccole città hanno bisogno di trasporti efficienti: Camogli è perfetta per lo smart working, ma non basta un solo trenino da Milano. Lavorare a distanza, immersi nella campagna intorno a Crema?

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Brigate rosse, il deposito segreto riemerge dal bosco: proiettili, volantini e divise

domenica, Settembre 13th, 2020

di Giovanni Bianconi, inviato a Poggio Catino (Rieti)

Il segreto viene svelato dal fischio intermittente del metal detector, e dal braccio meccanico che scava tra sassi, terra e arbusti fino a scoprire una lastra di ferro diventata ruggine. Dalle viscere di un bosco nell’alto Lazio, nel cuore della Sabina, riemergono frammenti di storia del terrorismo italiano: documenti e volantini delle Brigate rosse, mangiati dal tempo e dall’umidità; munizioni e proiettili per pistole e mitragliatori; indumenti militari e giubbotti antiproiettile, targhe, timbri e altri reperti di difficile identificazione perché troppo deteriorati. È un deposito clandestino dell’organizzazione che più ha imperversato negli «anni di piombo», interrato da qualche militante quando ancora i brigatisti tentavano «l’attacco al cuore dello Stato»; i documenti leggibili si fermano al 1977, prima del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro.

Sono resti della lotta armata che ha insanguinato l’Italia nel secolo scorso, spuntati dal sottosuolo com’è accaduto in passato con i residuati bellici della Seconda guerra mondiale, o le armi dei partigiani durante e dopo la Resistenza. La polizia li ha trovati dopo aver ricevuto una segnalazione e cercato per quasi due giorni, riportando alla luce il materiale probabilmente spostato da qualche covo brigatista nelle vicinanze e occultato per essere recuperato a tempo debito. Ma quel tempo non è mai arrivato, e dopo più di quarant’anni era ancora lì, forse dimenticato pure da chi ce l’aveva nascosto; calpestato nel corso dei decenni da ignari cacciatori di animali e cercatori di funghi, amanti del trekking, villeggianti e abitanti del borgo antico di Poggio Catino e dintorni, durante le loro passeggiate in questa selva di querce.

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Coronavirus, in Francia, superati i 10mila contagi in 24 ore

domenica, Settembre 13th, 2020

La Francia supera la soglia dei 10mila contagi in un giorno. Sono 10.561 i nuovi casi di coronavirus (contro i 9.406 nuovi casi), un record da quando sono stati avviati i test a tappeto in tutto il Paese. Il tasso di positività, riferisce il ministero della Sanità, resta stabile al 5,4%. Le vittime delle ultime 24 ore sono 17.

I decessi dall’inizio dell’epidemia ammontano a 30.910 con 17 morti in più in 24 ore; e il tasso positivo (sui tamponi fatti) è al 5,2%. Le fonti di contagio localizzate nelle ultime 24 ore sono state 86, che si aggiungono alle 772 già individuate nel Paese. Nell’ultima settimana ci sono stati 2.432 ricoveri ospedalieri, di cui 417 entrati in terapia intensiva in gravi condizioni. Il peggioramento della situazione sanitaria, confermato venerdì dal governo dopo un Consiglio di Difesa ha portato le autorità a dichiarare 77 dei 101 dipartimenti del Paese in situazione di vulnerabilità.

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Venezia 2020, vincitori: Leone d’Oro a «Nomadland» di Chloé Zhao

domenica, Settembre 13th, 2020

di Stefania Ulivi

Una su otto ce l’ha fatta. È una donna a conquistare il Leone d’oro di Venezia 77: Chloé Zhao con «Nomandland», prodotto e cucito addosso a Frances McDormand. Alla premiazione, condotta come la serata inaugurale da Anna Foglietta non c’erano. Si sono collegate da Pasadine, sedute sul Vanguard, il furgoncino adibito a camper con cui l’attrice ha girato per quattro mesi sulle strade del West, insiema ai moderni nomadi. «See you down the road», il loro saluto. Una strada che sembra diretta agli Oscar di maggio dove certo il lavoro della regista di Pechino, ormai americana di adozione, un film Marvel nel cassetto, non passerà inosservato.

Coppa Volpi a Favino e Kirby

L’Italia vince la Coppa Volpi con Pierfrancesco Favino, per «Padrenostro» (di cui è anche coproduttore), film ispirato all’attentato subito dal padre del regista, Alfonso, vicequestore e dirigente dell’Antiterrorismo nel 1976, per mano dei Nap, Nuclei Armati Proletari, in cui morirono il suo autista e un membro del commando, ucciso dal fuoco amico. Il coronamento di un momento importante per l’attore, dopo le soddisfazioni ricevute con «Il traditore» e «Hammamet». «Mi avete fatto la più bella sorpresa della mia vita. Come ha detto una persona speciale che ha lavorato a questo film, quando si gira un film è come se nascesse una stella. Dedico questo premio ai milioni di schermi che si accenderanno, alla luce che si propagherà, al brillare degli occhi nel buio». Restano a mani vuote gli altri tre titoli italiani del concorso: «Notturno» di Gianfranco Rosi, qui incoronato Leone d’oro nel 2013 per Sacro Gra, così come «Miss Marx» di Susanna Nicchiarelli e «Le Sorelle Macaluso» di Emma Dante. La coppa Volpi tra le attrici, dove concorrenza era agguerrita, va a Vanessa Kirby per «Piece of a woman» che batte se stessa: era in gara anche con «The world to come».

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Scuola, il maestro: «Così il Covid ha cambiato la percezione della morte nei bambini»

domenica, Settembre 13th, 2020

di Walter Veltroni

Scuola, il maestro: «Così il Covid ha cambiato la percezione della morte nei bambini»

(Imagoeconomica)

Franco Lorenzoni si è guadagnato negli anni, sul campo, la stima e l’attenzione del mondo della scuola italiano. La sua esperienza di laboratorio con i bambini di Amelia e quella trentennale dell’insegnamento a Giove, in Umbria, hanno a che fare con la migliore tradizione pedagogica del nostro Paese. Ha recentemente scritto un libro, pubblicato da Sellerio, dal titolo «I bambini ci guardano. Una esperienza educativa controvento».

Immagina di non essere in pensione ma in classe e di vedere arrivare lunedì, con le mascherine, i tuoi bambini. Cosa dici loro?
«Cercherei di curare con grande attenzione l’accoglienza, come stanno progettando di fare migliaia di insegnanti. E non parlerei di ciò che è accaduto in modo esplicito e diretto perché non funziona. Cercherei piano piano di far emergere impressioni e ricordi di quello che si è vissuto. C’è stato un grande sconvolgimento nella vita quotidiana di bambini e adolescenti, che ha generato emozioni inedite e nuove idee. È molto importante raccoglierle, trascriverle, e poi confrontarle e farne territorio di conoscenza. Il rischio è che rimangano sepolte nella memoria di ciascuno e non si abbia la possibilità collettiva di elaborarle e dunque non se ne traggano le conseguenze culturali, che possono essere molto importanti. Il tempo della “non scuola” è stata per tutti un’esperienza profonda. Bisogna parlarne, per razionalizzare e condividere».

Hai paura che il silenzio nasconda?
«Si può partire da un disegno, da un sogno, da un testo. Dialogando molto emergono spesso spunti portati dai bambini ed è sempre interessante quando le cose arrivano in modo indiretto. C’è una bella immagine evocata da Calvino nella “lezione americana” sulla leggerezza, quando parla dello sguardo di Perseo. L’eroe scruta il mondo attraverso il suo scudo e questo modo indiretto gli permette di guardare negli occhi Medusa, senza esserne pietrificato. A questo serve la cultura e dunque la scuola, a guardare la realtà —anche quando ci ferisce come il virus — senza restare pietrificati».

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Willy, i fratelli Bianchi e la logica del branco

sabato, Settembre 12th, 2020

La cronaca spesso spiega bene il paese, ma due casi recenti, più dell’orrendo massacro di Colleferro, la spiegano meglio.

Il primo è di pochi anni fa. In un paese della campagna laziale, una ragazzina scrive un tema per scuola in cui racconta, senza dovizia di dettagli, degli abusi subiti dal padre. La professoressa avverte la preside, la preside avverte i servizi sociali, i servizi sociali avvertono i carabinieri. L’uomo è convocato in caserma e – in attesa che le indagini chiariscano le sue eventuali colpe, o gli eventuali disagi della figlia – è invitato a stare lontano da casa e controllato con un braccialetto elettronico. Per due settimane nessuno sa niente. La delicatezza della situazione è amministrata con pari delicatezza finché, chissà come, la notizia arriva ai giornali. Partono gli inviati e partono gli articoli. Le regole deontologiche, che impongono di non svelare l’identità della ragazzina, sono aggirate con l’abile (insomma) trucchetto. Si scrive l’età, il nome della scuola, la professione dei genitori, il numero delle sorelle, le minori e le maggiori. Di quegli indizi l’Italia intera non se ne fa nulla, ma in un quarto d’ora il paese capisce perfettamente di chi si sta parlando. La privatezza è violata proprio laddove andava protetta con più cura: nella comunità in cui vive la famiglia. La faccio breve: dopo qualche giorno di trattamento, quello del diritto di cronaca, diciamo così, con qualche agile scialo di pigra ferocia, un mostro qui, un bestia là, con qualche trattatello di sociologia del dopocena a corredo, l’uomo s’ammazza. Per colmo di beffa, la moglie e le figlie vengono a saperlo da un sito. La vedova esce al cancello, dove sono assiepati i giornalisti, e gli rifila, dolente, una vana lezione di garantismo (parola antipatica, eh?): “Non si sa nemmeno se era vero”.

La seconda è più recente. Siamo in una media città toscana. Una donna ha una relazione con un bambino, o poco più: ha tredici anni. Lei, sposata, con un figlio alle elementari, rimane incinta. Una storia invincibile, secondo le regole della domanda e dell’offerta: qualcuno scrive e molti leggono, gli uni e gli altri con l’inconsapevole leggerezza di chi si trastulla, come su Netflix, con le vite e le sventure degli esseri umani. Lasciamo perdere gli adulti, non muovono nessuna pietà. Abbiamo tre bambini. Di uno tutta la città sa che è il giovanissimo padre. Dell’altro tutta la città sa che ha una madre poco di buono. Del terzo, neonato, tutta la città sa che è il figlio dello scandalo. Noi intanto ci siamo ritirati, i colpi di scena sono finiti, l’intreccio ci è venuto a noia. Rimangono i tre bambini, serviti per l’intrattenimento morboso di una breve stagione, nella loro città, coi loro nomi e la loro biografia da additare per strada.

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Ai funerali di Willy un paese e un premier contro la mitologia delle violenza

sabato, Settembre 12th, 2020

Giuseppe Conte l’ha definita “mitologia della violenza” ed è nella necessità della battaglia per contrastarla che il presidente del Consiglio e Paliano, il paese di Willy, si sono ritrovati uniti stamattina. Battaglia prima di tutto culturale, ha rimarcato il premier, uscendo dal campo sportivo dove, nel silenzio rotto solo dalle parole di Monsignor Parmeggiani e dai canti liturgici, si erano appena celebrati i funerali del ventunenne di origini capoverdiane ucciso a calci e pugni sabato scorso a Colleferro.

Obiettivo, traguardo da raggiungere – la battaglia contro la mitologia della violenza – e collante per il Paese intero che, ha fatto capire Conte deve farne una priorità, mettendola al centro dell’educazione. A cominciare dalla scuola, che riapre lunedì. “Questo sarà l’anno dell’emergenza sanitaria ma deve essere anche l’anno scolastico dell’inclusione e del contrasto al bullismo”, ha precisato, invitando a concentrare “tutte le energie mentali, l’attenzione che a tutti i livelli stiamo mettendo sull’emergenza sanitaria anche sul contrasto al bullismo, contro il linguaggio di odio e di violenza”, perché “le parole sono pietre a tutti i livelli”. Impossibile non cogliere un riferimento a quella richiesta “di galera a vita per gli infami assassini” postata qualche ora prima da Matteo Salvini, su Facebook, “da italiano e da papà”. Presa di distanza, nelle parole e nei toni, certo dal segretario della Lega, ma soprattutto da certa destra estrema che lo considera un riferimento, associata agli aggressori di Willy e dalla quale il senatore del Carroccio mai si è dissociato nettamente. Conte non nomina il fascismo, pure evocato per l’omicidio di Willy, ma indica nel “quadro dei valori su cui si fonda la nostra civiltà, il nostro vivere sociale” l’obiettivo da raggiungere per contrastare, appunto quella “mitologia della violenza”, coltivata in “alcune frange, alcune sacche sociali. Per estinguerla, serve una mobilitazione “a tutti i livelli – famiglie, insegnanti, politici, giornalisti”.

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Galli: “Non c’è nesso tra carica virale e decessi”

sabato, Settembre 12th, 2020
Professor Massimo Galli, primary infectologist of the hospital Luigi Sacco is interviewed in Milan on...
Professor Massimo Galli, primary infectologist of the hospital Luigi Sacco is interviewed in Milan on Mars 3, 2020 about the situation of the Covid-19 outbreak in Italy. (Photo by Miguel MEDINA / AFP) (Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

“Nel nostro ospedale i posti in rianimazione ordinaria per pazienti affetti da Covid sono quasi tutti occupati e le persone contagiate che necessitano di ricovero ci stanno arrivando”, dice Massimo Galli. “Segnali che impongono attenzione”, considera il direttore di uno dei due reparti di Malattie Infettive dell’Ospedale “Sacco” di Milano. Avvertendo: “Non stiamo gridando al lupo, ma stiamo ricordando che il lupo potrebbe scendere dal monte”.

Il professor Zangrillo ha dichiarato che “con la carica virale che ha, Berlusconi a marzo-aprile sarebbe morto”. Atteso che, come sostiene gran parte degli scienziati, il virus non è cambiato, perché, professor Galli, si muore di meno?

L’affermazione – lo dico senza vis polemica – che esista un rapporto diretto tra carica virale e decesso non è sufficientemente sostenuta dai dati. Abbiamo visto persone con una carica enorme cavarsela e altri con una decisamente inferiore andare all’altro mondo. Abbiamo anche visto cariche molto alte in persone completamente asintomatiche. Non è detto che un anziano, che presenti una serie di altre patologie, debba star male e morire per forza. Ricordo il caso della Rsa di Castiglione d’Adda dove quando gli ospiti hanno incontrato il Sars Cov2 – all’epoca non se ne conosceva l’esistenza – si sono infettati tutti, ma in gran parte sono sopravvissuti e più d’uno senza accusare sintomi. Non tutti gli anziani ammalano gravemente muoiono. Una ulteriore prova è quello che è accaduto anche di recente in alcune Rsa, dove abbiamo avuto tutti i casi, dal gravissimo all’asintomatico.

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Firenze, Renzi in una Leopolda speciale: “La Toscana non prende lezione da Salvini”

sabato, Settembre 12th, 2020

Davanti a un popolo della Leopolda rarefatto e distanziato per via della pandemia, Matteo Renzi, leader di Italia viva si cala subito nella campgna elettorale: “Oggi abbiamo due modelli diversi di sviluppo. Mi dicono: ‘Giani nella dirette Facebook va peggio della Ceccardi’, ma dobbiamo eleggere il governatore della Toscana, non il social media manager. E la questione non è se Giani è bravo a spippolare, è se l’idea che noi abbiamo di Toscana si concilia con una parlamentare che siede in Europa con Marine Le Pen, con quelli che vogliono uscire dall’Europa, che non vogliono il Recovery fund. Se la giochiamo sulla base degli influencer è a rischio, se la giochiamo sulla politica la vinciamo noi. Non stiamo a piangerci addosso”.

E poi sferza: “Anche agli amici della coalizione dico basta guardare ai sondaggi. Innanzitutto perché nei sondaggi siamo in testa. Bisogna ritrovare la grinta e la passione per la politica”. Sull’11 settembre azzarda: “Penso che il Covid sia l’11 settembre della nuova generazione. In Toscana abbiamo gestito l’emergenza meglio di altri. Spieghiamolo bene a Salvini e alla sua adepta Ceccardi che noi abbiamo rispetto di tutti, ma non prendiamo lezioni sulla gestione del Covid”.
Sul piano nazionale dice: “Aver mandato a casa Salvini e Meloni ci ha permesso di recuperare un luogo in Europa e di prendere i 209 miliardi che non avremmo mai preso”. E anche se l’accordo con il M5s “ci è costato una robusta dose di Malox, è stato un bene per l’Italia. La partita però ce la giochiamo ora”, se cioè “riusciremo o meno a spendere quei soldi”.

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