Archive for Settembre, 2020

L’attività e l’efficacia del nostro Parlamento

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di   Sabino Cassese

Si parla tanto della riduzione del numero dei parlamentari. Ma quale ruolo svolge oggi il Parlamento? Siamo a metà della legislatura iniziata nel marzo 2018 ed è utile tracciare un primo bilancio. Il Parlamento è innanzitutto organo legislativo, ma la legislazione è «a prevalente trazione governativa» (come notato dal «Rapporto sulla legislazione», del 2018, dell’Osservatorio sulla legislazione della Camera). Solo un quarto delle leggi di questa metà legislatura sono state di iniziativa parlamentare. Sessantatré sono stati i decreti legge (su un terzo dei quali il governo ha posto la fiducia in sede di conversione), con una tendenza accentuata negli ultimi sei mesi. Il governo ha avuto una corsia privilegiata: i tempi medi di approvazione delle leggi di iniziativa parlamentare (sei mesi) si dimezzano per quelle di iniziativa governativa. Ma il Parlamento ha mostrato una inesausta «capacità trasformativa» (questa è una espressione del «Rapporto sulla legislazione» del 2020). Nel periodo dell’«emergenza sanitaria», fino a metà luglio, ha approvato 860 emendamenti ai decreti legge, che sono quindi cresciuti nell’iter parlamentare: il decreto «Cura Italia» da 127 a 176 articoli, quello «Rilancio» da 266 a 341 articoli. Sul decreto legge «Semplificazioni» sono piovuti circa 3 mila emendamenti, di cui più di mille dichiarati inammissibili. Primo paradosso: il Parlamento è sempre più a rimorchio del governo; non legifera, ma emenda, condannandosi a un ruolo interstiziale, perché opera nelle maglie dei decreti legge del governo. Il risultato è tante leggi, poco Parlamento.

Eppure, non si può dire che il Parlamento non abbia lavorato. Ha proposto, e in molti casi esaminato, circa 4 mila disegni di legge e più di 10 mila interpellanze e interrogazioni (di cui un terzo svolte). Si può stimare che i rappresentanti del popolo siano stati impegnati nel lavoro parlamentare per circa due terzi del tempo lavorativo (a cui bisogna aggiungere l’impegno nei collegi e nei partiti). Numerose sono state le indagini conoscitive avviate o svolte, le proposte di inchieste parlamentari, le risoluzioni, le relazioni di commissioni di inchiesta, e altre attività non legislative, ma di controllo. A questo carico di lavoro (inegualmente distribuito tra i parlamentari) fanno però riscontro scarsa incidenza e poca efficacia. Il Comitato per la Legislazione della Camera dei deputati ha lamentato l’attribuzione di un «improprio» potere normativo e regolamentare ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.

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Referendum, il variegato fronte del «No» sogna la spallata dell’ultimo miglio

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di Manuela Perrone

(ANSA)
(ANSA)

Pezzi del Pd, molti renziani, frange di Forza Italia, malpancisti della Lega e di Fdi, Sardine, ex pentastellati, persino qualche dissidente M5S, Radicali, tanti costituzionalisti e giuristi. A dispetto del fatto che la legge costituzionale che taglia di 345 il numero dei nostri parlamentari sia stata votata praticamente da tutti i partiti, il fronte del No al referendum del 20 e 21 settembre è vasto e variegato. E nelle ultime settimane pian piano ha alzato la testa e provato a contarsi. Nella speranza di ribaltare quello che per i sondaggisti è l’esito scontato della consultazione, ovvero la vittoria del Sì.

Il “termometro” della partecipazione al voto

È una speranza, appunto, che, al di là della valenza delle argomentazioni tecniche contro il taglio, confida nell’affievolirsi nel Paese del sentimento di antipolitica coltivato e cavalcato dal M5S dal 2009 in poi. Realtà o illusione? A svelarlo non sarà soltanto il verdetto nudo e crudo, ma anche la partecipazione al voto: il Movimento non viaggia più intorno alle percentuali record raggiunte alle elezioni politiche del 2018 (32%) ed è quasi sparito nei territori. Non è dunque scontato che la “chiamata alle armi” del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, insieme agli altri big, sortisca l’effetto voluto, ovvero quello di portare in massa gli elettori a mettere la croce sul Sì alla riforma.

Il Sì flebile del centrodestra

Qui entra in gioco la convinzione degli altri, in particolare degli ex alleati leghisti (in era gialloverde si erano compiuti tre dei quattro passaggi parlamentari necessari per l’approvazione della legge) e degli attuali alleati democratici (in epoca giallorossa il percorso è giunto a destinazione, con l’ultimo disco verde accordato dalla Camera a ottobre 2019). Convinzione che non sembra più granitica. Il Carroccio di Matteo Salvini non potrà mai rinnegare la riforma, votata per ben quattro volte e nata anche da una proposta di legge targata Calderoli. Ma due fedelissimi del leader, come Claudio Borghi e Alberto Bagnai, hanno esplicitamente annunciato il loro No. E molti, tra parlamentari e dirigenti del partito, sono pronti a seguirli nel segreto dell’urna. Salvini ha già lasciato intendere che non si straccerà le vesti. Idem la presidente di Fdi, Giorgia Meloni.

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Elezioni regionali 2020, Toscana: Pd teme il sorpasso Lega. Un flop letale per Zingaretti

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di ELENA G. POLIDORI

5 a 1. Lo spettro di una sconfitta totale, con il centrodestra che strappa al centrosinistra anche le Marche, la Puglia e persino la Toscana. E a cui potrebbe aggiungersi un risultato referendario a favore del sì al taglio dei parlamentari. Un risultato che, nonostante il drammatico quadro economico e sociale da gestire, farebbero tremare la poltrona di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. E non solo la sua.

C’è dunque un’alba davvero difficile, quella del 22 settembre, che sembra attendere il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. E’ quella che ieri hanno disegnato ben due distinti sondaggi e che fa capire, se fossero confermati, che l’era del governatore del Lazio alla guida dei dem potrebbe essere arrivata al capolinea. Come l’alleanza di governo con i 5 stelle, di cui è stato strenuo sostenitore. Dentro il Nazareno, l’aria di sconfitta sta accelerando la possibile resa dei conti, con il governatore emiliano, Stefano Bonaccini, che ha sconfitto Salvini, il rampa di lancio per un nuovo Pd tutto da immaginare.

La chiave di tutto è la Toscana. Ieri, si diceva, un sondaggio Winpoll-Cise per il Sole 24 ore dava un testa a testa tra il candidato del centrosinistra, Eugenio Giani, e la candidata del centrodestra, la leghista Susanna Ceccardi. “La Toscana come l’Emilia-Romagna?” si sono chiesti Roberto D’Alimonte e Lorenzo De Sio, per i quali “dopo decenni di dominio incontrastato del centrosinistra, in Toscana si profila una competizione aperta come lo fu a gennaio di quest’anno in Emilia-Romagna”.

Il Corriere della Sera, invece, ha pubblicato il sondaggio condotto da Ipsos sulla Regione Marche. Dove Francesco Acquaroli, candidato di centrodestra, conduce con un ampio margine su Maurizio Mangialardi (Centrosinistra). Un’onda dirompente sul Nazareno, dunque, dove persone come il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, l’ex presidente Matteo Orfini e l’ex renziano Tommaso Nannicini, se davvero si verificasse la “tempesta perfetta”, chiederanno senz’altro di aprire in anticipo la stagione del congresso.

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Vaccino anti influenza, farmacie senza dosi. I medici di base: “Siamo già in ritardo”

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di VERONICA PASSERI

“Dottore ma quando arriva il vaccino anti-influenzale?“. A chiederlo al medico di famiglia adesso sono persone che “prima dovevamo inseguire per farselo” o quelli che, non rientrando nelle categorie più fragili o nei malati cronici, di solito non se lo facevano. Gente che ora, in tempi di Covid-19, vorrebbe farselo – perché, come spiegano gli specialisti, farsi un vaccino significa attivare il sistema immunitario e difendersi meglio da tutte le infezioni, Covid compreso – ma il rischio è che le dosi non ci siano per tutti. Saranno 18 milioni le dosi che andranno al Servizio sanitario nazionale, 6 milioni in più rispetto allo scorso anno, ma i farmacisti rischiano di restare senza approvvigionamenti: manca un milione e mezzo di vaccini da distribuire in farmacia. E, all’incirca, si aprirà tra un mese e mezzo la campagna vaccinale anti-influenzale con un vaccino gratis e caldamente raccomandato agli over 60 anni e ai bambini fino ai 6 anni di età oltre che alle persone ‘fragili’.

“Il vaccino rischia di diventare quello che sono state le mascherine e i guanti” a inizio epidemia, spiega senza mezzi termini Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione medici di famiglia. “Sono stato il primo a dirlo. Era il 5 aprile e ho sollecitato tutte le Regioni a fare le gare per aggiudicarsi le dosi di vaccino, alcune si sono messe avanti, come ad esempio Lazio, Campania e Puglia, altre sono rimaste indietro, come la Lombardia che ha provveduto solo a giugno, e altre ancora forse dovranno essere coperte dalle eccedenze delle altre Regioni. È importante avere un monitoraggio per sapere quante sono le quote vaccinali che arrivano nel paese, il numero di dosi vaccinali”.

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Elezioni, Maroni: «Se vinciamo le Regionali si va al voto in primavera. Quando Salvini mi salvò dal cerchio magico di Bossi»

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di Marco Cremonesi

Elezioni, Maroni: «Se vinciamo le Regionali si va al voto in primavera. Quando Salvini mi salvò dal cerchio magico di Bossi»

«E allora? Si parte?». Bastano pochi minuti sotto al «Garibaldino», in piazza del Podestà nel cuore di Varese, per misurare quanto la notizia in città abbia colpito e quanta aspettativa abbia creato nei tanti che lo fermano per la strada: Roberto Maroni potrebbe essere il candidato sindaco della Lega per le amministrative 2021.

E allora? Si parte?
«Certo. Perché io voglio che Varese torni a guida leghista. Non del centrodestra, leghista proprio. E non sottovaluto il sindaco Galimberti. Ma devo dire che mi ha fatto molto piacere il fatto che Salvini lunedì a Saronno abbia detto che il sindaco qui lo deciderà la sezione. È un ritorno alla vecchia Lega, quella in cui i militanti contavano. Erano loro a decidere, non la segreteria federale».

Bossi decideva eccome…
«Il primo sindaco leghista di Varese, Raimondo Fassa, lo decidemmo io e la sezione della Lega. Concludemmo anche un accordo con il Pd attraverso Daniele Marantelli. Bossi fu informato soltanto a cose fatte».

Scusi, Matteo Salvini non le ha chiesto la disponibilità?
«Io gli ho dato la mia disponibilità se non si troverà qualcuno di giovane e capace. E secondo me, qualcuno si può trovare. A Varese è nata la Lega e da Varese potrà ripartire la battaglia per il Nord, l’autonomia e il federalismo nata con Umberto Bossi».

Con Bossi però, nel 2012 lo scontro fu durissimo.
«Ma non con Bossi. Era con il cerchio magico. Io a lui voglio bene, tutto quello che ho fatto è stato grazie a lui, al suo genio e alla sua amicizia. Gli vorrò bene per sempre. Un leader politico deve avere la capacità di ascoltare anche chi lo critica. E lui, fino alla malattia, questa capacità l’ha sempre avuta».

Anche con Salvini c’era un gran rapporto. Poi si è appannato. O è un’impressione?
«Fu proprio Salvini a prendere le mie difese quando il cerchio magico cercò di buttarmi fuori, fu lui a preparare le contromosse. Senza Matteo, non so davvero come sarebbe andata. Anche per questo io ho sostenuto con forza la sua candidatura alla guida della Lega. Lui, poi, si è dimostrato assolutamente attivo ed efficace, ha scalato vette che io e Bossi vedevamo solo da lontano. Chiaro che nella sua posizione di oggi, lui sia non facile da raggiungere e dialogarci. E dunque, tutto bene».

Cosa immagina per il dopo regionali e referendum?
«Due scenari. Uno molto favorevole alla maggioranza e uno tutto il contrario».

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Regionali 2020, sondaggi: in Puglia Fitto in leggero vantaggio su Emiliano

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di Nando Pagnoncelli

Regionali 2020, sondaggi: in Puglia Fitto in leggero vantaggio su Emiliano

La campagna elettorale in Puglia è estremamente combattuta e al momento la partita si presenta molto aperta. I candidati in competizione sono otto, di cui solo l’attuale presidente Emiliano e l’ex presidente Fitto risultano conosciuti dalla stragrande maggioranza dei pugliesi (rispettivamente il 92% e il 79%); Antonella Laricchia del Movimento5stelle, unica donna tra i competitor, è nota a un elettore su due (49%) e Ivan Scalfarotto, sostenuto da Italia viva e altre liste, da circa uno su quattro (23%). I pugliesi si dividono riguardo ai giudizi sull’amministrazione uscente: il 52% ne dà una valutazione positiva mentre il 46% si esprime in modo critico. Il consenso prevale non solo presso gli elettori di centrosinistra (82%) ma anche tra i pentastellati (53%).

Cambiemento o continuità

Come già riscontrato nelle Marche, tuttavia, prevale l’aspettativa (55%) che il futuro presidente della regione apporti un cambiamento sostanziale nei contenuti e nel modo di governare contro il 33% che auspica la continuità. Anche in questo caso il cambiamento atteso ha a che fare con le inquietudini legate alla crisi economica e alle possibili ripercussioni sociali. Le intenzioni di voto per il candidato al momento vedono in vantaggio Fitto su Emiliano: 41% a 39,4%. A seguire Laricchia con il 15,6% e, decisamente più staccato, Scalfarotto con l’1,6%. Tutti gli altri sono stimati al di sotto dell’1%. Riguardo alle liste, Pd (18%) e Lega (17,5%) si contendono il primato, seguiti dal M5S (17%), Fratelli d’Italia (12,9%), Forza Italia (7,5%) e dalle numerose liste di appoggio al presidente uscente e al suo principale sfidante.

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Decreto Covid, 50 deputati M5S contro la proroga dei servizi segreti. Il governo pone la fiducia: è bagarre

mercoledì, Settembre 2nd, 2020

di Giuseppe Alberto Falci

Fino a qualche minuto prima dell’inizio della seduta a Montecitorio i vertici del M5S hanno cercato di convincere Federica Dieni a ritirare quell’emendamento che aveva le sembianze di «un siluro» a Giuseppe Conte. Ma la deputata avvocato di Reggio Calabria non ne ha voluto sapere. «Non esiste. Io vado avanti. Il mio non è un attacco al presidente del Consiglio, ma quella modifica va fatta con una legge ordinaria e dopo un lungo confronto», avrebbe sbottato nel corso di una riunione che si è tenuta a Montecitorio.

Quell’emendamento soppressivo, a prima firma Dieni cui poi in calce si erano accodati una cinquantina di pentastellati – fra cui pezzi da novanta come Emilio Carelli, Marta Grande, Luigi Iovine, Francesco Silvestri, Vittoria Baldino – risultava essere esplosivo perché cancellava la modifica alla legge sui servizi del 2007, introdotta nel decreto emergenza del 31 luglio, laddove prevedeva nel comma 6 dell’articolo una proroga di altri quattro anni dei vertici di Dis, Aisi, Aise.

Una modifica che oltre ad agitare l’opposizione aveva creato malcontento e dissenso dentro la galassia pentastellata. Così quando ieri il provvedimento è giunto in aula a Montecitorio ed è stata fissato il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti, Dieni assieme ad un drappello significativo di deputati del Movimento e rappresentativo di tutte le anime, deposita una modifica che di fatto cancella con un tratto di penna la norma sui Servizi. E anche se fin dall’inizio la deputata Dieni ha sottolineato che non era un emendamento contro Conte, nel palazzo in molti hanno parlato di “una imboscata”.

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Rientro a scuola, la grana dei professori «fragili»: le regole anti-furbetti

martedì, Settembre 1st, 2020

di Gianna Fregonara

L’argomento è sensibile, la pratica complicata, le regole se troppo rigide rischiano di escludere dalla tutela anche coloro che ne hanno legittimamente diritto. Ma da quando la direttrice dell’ufficio scolastico regionale del Veneto Carmela Palumbo ha denunciato che arrivano centinaia di richieste di «esonero» dall’attività in presenza da parte di docenti e di personale ausiliario soprattutto, la questione è diventata lil prossimo intoppo sulla strada per la riapertura delle scuole. Come in Veneto infatti anche il Liguria, in Campania e persino in Toscana, le domande sono migliaia. E i presidi non sanno che fare.

La sorveglianza

Per questo al ministero della Salute è quasi pronta la circolare del ministero che contiene le regole per i lavoratori fragili. Serve intanto a fare chiarezza sui requisiti e sulla procedura da seguire per accertare le condizioni di salute. Infatti finora le regole anti Covid prevedevano una generica «sorveglianza sanitaria speciale» per i lavoratori con oltre 55 anni e una patologia che rendesse pericoloso esporsi al rischio di contagio. Essendo però il 40 per cento dei docenti – e altrettanti del personale ausiliario e di segreteria – ultra 55enni, la norma è un po’ generica. Così nella circolare si spiega che, va bene fare la richiesta al preside, ma per ottenere l’esonero vero e proprio l’età anagrafica non basta. Serve la certificazione di un medico dell’Inail e bisogna essere affetti da una «patologia con scarso compenso clinico». Definizione che i medici giudicano ancora ambigua perché tecnicamente interpretabile e discrezionale. Qualche indicazione in più può essere dedotta dal rapporto redatto una decina di giorni fa dall’Istituto superiore della sanità per la gestione dei casi di contagio a scuola. Quali sono le malattie che determinano una maggiore fragilità del lavoratore rispetto al Covid?

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La svolta verde. Per i fondi Ue servono veri piani sostenibili (evitiamo false promesse)

martedì, Settembre 1st, 2020

di Ferruccio de Bortoli

Il programma Next Generation Eu e le promesse dei politici

Siamo in trepidante attesa che qualche esponente del governo e della maggioranza dica, di fronte a una richiesta anche legittima, una semplice frase: «Questo non si può fare con i fondi d’emergenza dell’Unione Europea». E magari lo affermi, all’opposizione, anche chi ha ripetuto a lungo il mantra del «ce la facciamo da soli» e oggi eccepisce su ritardi, costi e trappole nascoste degli strumenti comunitari. Al contrario, assistiamo a un irresponsabile festival delle promesse secondo il quale tutto si può fare con i 209 miliardi che spettano all’Italia nell’ambito del Recovery and Resilience Facility, strumento principale del programma Next Generation Eu. Dalla riduzione delle tasse per imprese e famiglie, alla fiscalità di vantaggio per il Sud, al ponte o al tunnel di Messina, al finanziamento del Family Act, alla ricostruzione di Amatrice e via di seguito. E poi ci sono le Regioni e i Comuni, alcuni dei quali vorrebbero che la «torta» o il «tesoretto» (parole fuori luogo) si distribuisse in parti proporzionali. Un po’ a tutti.

I progetti annunciati (534) e i vincoli Ue

Nell’album immaginario degli interventi promessi i soldi sono già finiti da un pezzo. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, parlando al Meeting di Rimini, ha detto che sono già 534 i progetti arrivati dai vari ministeri e amministrazioni. Sostanzialmente sono stati svuotati i cassetti. Giorgio La Malfa su Il Mattino del 26 agosto ha rivolto alcuni opportuni quesiti al governo per conoscere nucleo e criteri di selezione e soprattutto la misurazione della redditività degli investimenti. Il rischio della frammentazione degli interventi è reale. Il tempo per elaborare un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) è veramente scarso e scorre inesorabile mentre noi discutiamo di banchi a rotelle e di discoteche. I fondi dovranno essere impegnati per il 70% entro il 2022 e per il restante 30 entro il 2023, cioè «messi a terra» senza indugi. Le priorità sono note e vanno dalla sanità al capitale umano, dall’inclusione alla digitalizzazione. Il nostro grado di serietà nel presentarle (e farsele accettare) dipenderà molto dagli impegni che assumeremo nell’ambito della transizione energetica, della decarbonizzazione e della sostenibilità ambientale. Il verde è il colore dominante, basta che non sia troppo pallido o addirittura falso.

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Sondaggi, il Pd rischia di perdere anche la Toscana

martedì, Settembre 1st, 2020

Testa a testa in Toscana tra il candidato del centrosinistra Eugenio Giani e la candidata del centrodestra Susanna Ceccardi. Un sondaggio Winpoll-Cise pubblicato stamane dal Sole 24 ore attesta Giani al 43% mentre la Ceccardi lo incalza al 42,5%.

“La Toscana come l’Emilia-Romagna?” si chiedono Roberto D’Alimonte e Lorenzo De Sio, per i quali “dopo decenni di dominio incontrastato del centrosinistra in Toscana si profila una competizione aperta come lo fu a gennaio di quest’anno in Emilia-Romagna. Molto distaccata dai primi due contendenti c’è Irene Galletti, candidata M5s che si attesta all′8,3%.

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