Archive for Settembre, 2020

Ora l’onda lunga del “No” può travolgere il governo

mercoledì, Settembre 9th, 2020

Sabrina Cottone

In principio c’era la certezza del sì. Perché pensare che gli elettori si sarebbero lasciati sfuggire l’occasione di tagliare la testa per referendum a ben 345 parlamentari? I Cinque stelle usciti vittoriosi dalle urne chiusero l’accordo con la Lega, poi con il Conte bis lo ottennero anche dal Pd, in cambio di riforme che non sono ancora mai arrivate.

Eppure dal 2018 a oggi molto è cambiato, e coloro che mormoravano «no» solo tra amici e compagni hanno man mano alzato la voce, in sintonia con i sondaggi, e anche condizionandoli con argomentate obiezioni.

Una volta il «no» era una causa persa, difesa da integerrimi costituzionalisti come Gianfranco Pasquino o economisti esperti di spending review alla Carlo Cottarelli, convinti come gli azzurri Andrea Cangini e Simone Baldelli, bastian contrari come Gianni Cuperlo, il filosofo Massimo Cacciari, o da più o meno piccoli partiti di nicchia come il Psi di Riccardo Nencini, Più Europa di Emma Bonino, Leu di Pietro Grasso, il Pci di Marco Rizzo, Azione di Carlo Calenda. All’azzurro Cangini si può concedere una sorta di diritto di primogenitura: «Quando nel 2019 con la Fondazione Einaudi ho iniziato a raccogliere le firme i sondaggi davano al sì il 90 per cento e nel 10% c’erano anche gli indecisi. Le persone ora stanno lentamente comprendendo che cittadini e territori resterebbero senza rappresentanza, che è una battaglia della politica contro la demagogia». Lo scorso febbraio poi è nato il Comitato democratici per il no: da Giorgio Gori a Tommaso Nannicini a Gianni Pittella a Daniele Viotti.

Così, se l’opposizione alla ghigliottina di deputati e senatori era stata in mano a un gruppo di avanguardisti paragonati al «giapponese nella foresta che non sapeva che la guerra è finita», ora si può dire con espressione trita ma efficace che il clima è cambiato. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, dopo mesi di perplesso rispetto delle regole di partito, si è smarcato del tutto, certo che non solo lui ma militanti ed elettori voteranno no: «Me ne sono accorto parlando con loro alle feste, alle iniziative e poi stanno nascendo tanti comitati. Non solo i militanti, ma anche gli elettori più attenti la considerano una battaglia in difesa della politica. Penso che larga parte di chi vota Pd dirà no». Nel mare della sinistra naviga pure il no delle Sardine.

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Solo il Sì ci spingerà al cambiamento

mercoledì, Settembre 9th, 2020
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di   Gian Giacomo Migone

«L’esito del referendum sul taglio del numero di parlamentari è incerto, al di là dei sondaggi. Cresce il numero dei pronunciamenti negativi, partiticamente trasversali, da Cuperlo a Brunetta, appello di giuristi per il No…». Caro direttore, proviamo, quindi, a ragionare sugli effetti di una tutt’altro che improbabile affermazione significativa del No. Sicuramente quello di indebolire il governo Conte e la maggioranza che lo sostiene, specie se fosse accompagnato da qualche sua sconfitta nelle concomitanti elezioni regionali. Esiste uno schieramento, anch’esso trasversale, che ci metterebbe la firma.

Dal punto di vista della funzione parlamentare, il rigetto del taglio costituirebbe, invece, un importante consolidamento di uno status quo di rilievo istituzionale e sistemico. Gli attuali 630 deputati e 315 senatori continuerebbero, salvo eccezioni, a rappresentare pochi e a contare nulla, o quasi. Dal Porcellum in poi, fino al Rosatellum vigente — a suo tempo imposto, a suon di voti di fiducia, dal governo Gentiloni — la legge elettorale produce soprattutto dei nominati, vuoi attraverso listini precostituiti, vuoi attraverso premi di maggioranza.

La presenza di costoro in Parlamento non dipende dalla volontà di un elettorato, piccolo o grande che sia, bensì da un negoziato tra miniapparati di partito, nazionali e locali, con frequenti interferenze di centri d’interesse — altrimenti detti società civile, lobbies o corporazioni — in grado di offrire visibilità e finanziamenti ai beneficiati. Ne consegue che la maggioranza di costoro a tutto sono interessati meno che a rappre-sentare elettori con cui hanno rapporti territoriali inesistenti e rapporti politici controllati e gestiti dai suddetti poteri. E ad esercitare quei poteri, legislativi e di controllo sull’operato governativo, che la Costituzione conferisce loro.

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Willy Monteiro Duarte, i due super testimoni: «È stato Belleggia a colpirlo alla testa»

mercoledì, Settembre 9th, 2020

di Fulvio Fiano

Willy Monteiro Duarte, i due super testimoni: «È stato Belleggia a colpirlo alla testa»

Ci sono due supertestimoni della rissa sfociata nell’uccisione di Willy Monteiro Duarte. Sono amici del gruppo dei quattro arrestati che forniscono una prima ricostruzione dell’intera sera di sabato scorso. Se confermate dalle indagini dei carabinieri, serviranno a ridefinire le responsabilità dei fratelli Bianchi. La cui famiglia li ha indirizzati nello studio dell’avvocato difensore, Massimiliano Pica, per mettere nero su bianco questa versione.

La prima lite

La lite tra i due gruppi comincia tre ore prima dell’uccisione del 21enne. Da una parte il gruppo di Colleferro nel quale c’è il ragazzo che Willy proverà a tirar fuori dai guai rimettendoci la vita, dall’altro quello di Artena con Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Tra i due paesi ci sono solo 8 chilometri, sufficienti però a fomentare un rivalità quasi territoriale. Nella quale anche un commento non-neutro sotto la foto di una ragazza sui social può innescare la faida nel pub-ristorante Due di picche. All’inizio sono solo frasi, sguardi minacciosi che sembrano esaurirsi senza conseguenze. Gabriele e Marco Bianchi sono assieme ai due testimoni e a una quinta persona (il ragazzo che è oggi indagato per favoreggiamento perché era alla guida del Suv degli arrestati pur non essendone sceso per unirsi alla rissa). Con quest’ultimo i due fratelli lasciano il pub prima degli altri. Sul posto restano i futuri testimoni dello scontro e, separati con la propria comitiva, Belleggia e Pincarelli. La loro serata sembra improntata alla ricerca di uno scontro, tanto che in un episodio separato il primo sferra un ceffone in bagno a un ragazzo estraneo alle due comitive.

La rissa

All’esterno del pub, invece, è Pincarelli a riaccendere lo scontro. Avvicina la comitiva rivale sulle scale che guardano la della piazza e chiede, quasi pretende, la sigaretta da uno dei ragazzi di Colleferro. Quando questo dice di non averne, lui prende il pacchetto vuoto che l’altro gli ha appena mostrato e glielo infila in bocca. È l’ultima barriera che cade, il limite è superato. Comincia la zuffa e i due di Artena si trovano subito in difficoltà. Sono in inferiorità numerica.

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Primo passo per il Recovery plan: ecco le linee guida. Ma tutto dipenderà dagli appetiti dei ministri

mercoledì, Settembre 9th, 2020

La cassetta degli attrezzi è pronta. Dentro c’è quello che il Comitato interministeriale per gli Affari europei, una sorta di mini Governo economico, ha ritenuto di dover prendere in considerazione per il Recovery plan, il piano che sarà inviato a gennaio a Bruxelles e che permetterà all’Italia di poter mettere in cassa 209 miliardi tra sussidi e prestiti. Fuor di metafora, la cassetta degli attrezzi ha la fisionomia di una bozza di 32 pagine dal titolo “Linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza”. Scorrendo il documento si fa fatica a trovare qualcosa che non può essere utile al Paese. E questo, letto in senso contrario, denota quanto non è stato fatto fino ad ora. Le linee guida saranno presentate mercoledì, ma la vera partita si gioca su tre tavoli che ballano ancora. Sopra ci sono gli appetiti dei ministeri, il Parlamento che spinge per contare e il check di validità dell’Europa. 

Cosa c’è nella bozza delle Linee guida per il Recovery plan 

Le linee guida definiscono sei ambiti di intervento: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione green e transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità, istruzione e formazione, equità, inclusione sociale e territoriale, salute. Dentro ogni macro area sono indicate le “azioni-progetti”. Si va dallo sviluppo del 5G al completamento della rete in fibra, dalla decarbonizzazione dei trasporti agli investimenti nel trasporto pubblico locale. E poi ancora il cablaggio di scuole e università, il contrasto alla dispersione scolastica, progetti per colmare il gap di laureati con il resto dell’Europa, le politiche per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, la riqualificazione delle periferie per favorire una maggiore inclusione sociale. Spazio anche ai grandi progetti in termini di infrastrutture come il completamento della Tav. E si punta a inserire nel Recovery plan anche azioni e progetti che riguardano la sanità. Mentre nel Governo torna spinosa la questione dell’utilizzo o meno del Mes, le linee guida mettono le mani avanti e prevedendo più posti nelle terapie intensive, investimenti sull’assistenza a domicilio e una digitalizzazione del sistema sanitario. 

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Roma, niente mascherine e attività a ‘bolle’: le nove cose da sapere prima di portare i bambini al nido

mercoledì, Settembre 9th, 2020

di VALENTINA LUPIA

Tra patti di corresponsabilità, ingressi e uscite scaglionati e giochini da lasciare a casa, riaprono domani le porte dei 212 nidi a gestione diretta del Comune e i 193 in convenzione. Tra le novità del nido post-Covid, ci sono anche la misurazione della febbre, l’impossibilità per gli accompagnatori di entrare nella struttura, i dispositivi di protezione individuali per educatrici e altri operatori, i lavori a piccoli gruppetti stabili. E la prima rata, che ha valore d’iscrizione, scade il 18 settembre. Ecco quindi dieci cose da sapere necessariamente per la riapertura dei nidi.


I GENITORI DEVONO FIRMARE UN PATTO DI CORRESPONSABILITÀ.

Prima dell’inizio della frequenza le famiglie saranno invitate a firmare un Patto di corresponsabilita? nel quale si impegnano ad attenersi alle indicazioni contenute nel documento “Proposte e criteri per i servizi educativi e scolastici 0-6”, a cura della Task Force Scuola di Roma Capitale, nel rispetto degli interventi e delle misure di sicurezza per la prevenzione e il contenimento della diffusione di Sars-Cov-2. Non solo: genitori e operatori, quotidianamente, devono firmare su un apposito registro, dichiarando la sussistenza delle condizioni di salute necessarie per l’accesso al servizio, previa igienizzazione delle mani.

ALL’INIZIO L’ORARIO È RIDOTTO.

I nidi apriranno all’utenza (solo vecchi iscritti) il giorno 9 settembre 2020 con orario 8/14 fino al 9 ottobre. Il tempo pieno sara? attivato dal 12 ottobre 2020. I nuovi utenti potranno iniziare a frequentare, secondo il piano di inserimento concordato con le educatrici, dal 16 settembre 2020.

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Willy Monteiro, quel filo rosso che unisce i delitti romani

mercoledì, Settembre 9th, 2020

di DANIELE AUTIERI

Willy Monteiro Duarte, Luca Sacchi, Manuel Bortuzzo. Tre storie lontane che nel giro di pochi mesi hanno macchiato di sangue innocente i marciapiedi di Roma. Tre vittime sconosciute, uccise o costrette alla sedia a rotelle da uomini violenti che rispondono tutti allo stesso identikit, quello di una nuova specie di predatori, giovanissimi, senza freni, ispirati dagli stessi modelli, votati al culto del fisico, assuefatti alla voglia di denaro. Nei commissariati di polizia come nelle caserme dei carabinieri, agenti e militari tracciano di giorno in giorno il profilo di questi nuovi killer, non più confinati al “mondo di sotto”, ma liberi di scorrazzare nelle praterie sociali, cercando un riscatto in nome della violenza.

Francesco Belleggia, Mario Pincarelli e i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Tutti tra i 22 e i 26 anni. Sono loro i ragazzi accusati di aver infierito per venti minuti sul corpo di Willy, colpevole di aver provato a difendere un amico. Esperti di MMA, istruttori di karate, maestri nel menare le mani. Una lacrima nera tatuata sotto l’occhio e il Suv Q8 usato come un blindato. L’estetica della violenza è una merce in saldo e disponibile per tutti, dagli adolescenti che accendono le notti di Trastevere alle vecchie glorie come Massimiliano Minnocci, al secolo il Brasiliano, reso celebre dallo scontro televisivo con Vauro, e avviato – a detta sua – a un percorso di recupero sociale che passa per la sostituzione del tatuaggio di Hitler con quello della Madonna Addolorata.

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Mes, Conte: “Se necessario proporrò soluzione in Parlamento”

mercoledì, Settembre 9th, 2020

Modena – Giuseppe Conte è l’ospite della Festa nazionale dell’Unità di Ponte Alto, a Modena. Il premier, per la prima volta in vista a una festa del Pd, è stato accolto da applausi prima del colloquio tenuto sul palco. “È la mia prima Festa dell’Unità in assoluto – ha detto Conte -. Gli applausi sono stati belli, sentiti e calorosi”. Tanti i temi affrontati: dal Recovery Plan, al Mes, dalle elezioni regionali, alla ripartenza della scuola.

La maggioranza di Governo

“Ci stiamo amalgamando sempre di più e stiamo lavorando sempre meglio. Stiamo vivendo un’esperienza di governo che sta ottenendo risultati mai raggiunti prima in un contesto internazionale difficile”.

Recovery Plan

“Il governo ha l’obbligo, il dovere morale, di portare a casa il Recovery Plan. Ci potremo ritenere appagati tutti solo quando i 209 miliardi verranno spesi e non sarà sprecato un solo euro. Ben vengano tutte le competizioni locali e territoriali, ma io ho un obbligo: portare a casa la partita. Il Recovery plan italiano non è in ritardo ma rispetta la tabella di marcia dell’Ue e soprattutto sarà forte e robusto ,con l’obiettivo di avviare riforme strutturali. Dunque, niente spese correnti., niente rivoli”.

Gli effetti delle elezioni regionali

“Rimpasto è un termine logoro. E non è che se voi ne parlate tutti i giorni imponete l’agenda politica. Non funziona così”

La posizione sul Mes

“La posizione di Zingaretti sul Mes la conosco, e io sono consapevole che c’è un dibattito in corso, non lo nego. Il mio è un atteggiamento molto laico, non è Mes sì, Mes no a prescindere. Stiamo elaborando dei progetti. Vediamo cosa serve alla sanità. E poi come un buon padre di famiglia, valutiamo i flussi di cassa e decidiamo di conseguenza. In questo momento né io né Gualtieri ci sentiamo di dire sì o no. Se ci sarà bisogno del Mes lo valuteremo assieme e proporrò una soluzione al Parlamento. Esamineremo nel dibattito parlamentare, in massima trasparenza i regolamenti legati al Mes”.

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Bonus per chi paga con le carte dal 1° dicembre: fino a 300 euro all’anno

mercoledì, Settembre 9th, 2020

di Fabio Savelli

Il piano cashback

A conti fatti è diventata la madre di tutte le battaglie. Per dimostrare di avere credibilità a livello internazionale, con gli occhi della Ue a guardarci ora che affluiranno i 209 miliardi del Recovery Fund (tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto), occorre ridurre di netto il peso dell’evasione fiscale che in Italia ammonta a circa 109 miliardi di euro all’anno. Così il governo intende riconoscere un bonus a tutti i consumatori che acquisteranno da quella data con carte di credito e bancomat: fino a 300 euro all’anno per spese documentare fino a 3000 euro. Si tratta del piano cashback allo studio del ministero dell’Economia in stretto contatto con Palazzo Chigi

I piccoli importi

Il presidente del Consiglio avrebbe chiesto agli operatori di settore — da Nexi a Sia, da Mastercard a Visa fino alle startup hitech — un nuovo impulso all’adeguamento tecnologico. Per far dialogare il sistema dei pagamenti con le amministrazioni dello Stato serve però un passo decisivo: cioè la rendicontazione delle transazioni attraverso sia la piattaforma PagoPa sia quelle bancarie ed il trasferimento delle informazioni all’Agenzia delle Entrate. Ci sono alcuni passaggi da dover superare. Soprattutto bisogna avere il via libera da parte del Garante della privacy e della Corte dei Conti. Oltre alla soglia di spesa sarebbe previsto anche un limite minimo di operazioni, per incentivare l’uso della moneta elettronica anche per piccoli acquisti. Comportamento ora fieramente osteggiato dagli esercenti che lamentano commissioni troppo alte per i piccoli importi.

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Vaccino, reazione avversa al farmaco: AstraZeneca sospende i test

mercoledì, Settembre 9th, 2020

Il gruppo farmaceutico AstraZeneca ha annunciato una sospensione globale dei test clinici per il suo vaccino sperimentale contro il covid-19, vista la comparsa di complicazioni in un partecipante al programma. Il gruppo, associato all’Università di Oxford, ha fatto sapere che il protocollo è scattato di fronte a una potenziale reazione avversa e che è stata dunque decisa autonomamente la sospensione per consentire le opportune verifiche da parte di una commissione indipendente.

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L’errore di Giuseppi sottovalutare il voto

martedì, Settembre 8th, 2020

Augusto Minzolini

Forse ha ragione quella vecchia volpe democristiana di Gianfranco Rotondi: «Anche se alle Regionali finisse, che so, 6 a 1, in favore del centrodestra non succederebbe niente perché Conte direbbe che la disfatta non riguarda il governo. È l’assurdo della non politica di oggi.

Il motto è: non dare spiegazioni». Sull’altro versante, e cioè sullo spinoso tema del referendum sul taglio dei parlamentari, su cui il vertice del Pd propugna il «sì» mentre l’80% del gruppo dirigente propende per il «no», Zingaretti teorizza più o meno la stessa regola: «Non sono affatto convinto che se dovesse prevalere il no cadrebbe il governo. Non è così, parliamo di livelli diversi». Insomma, il centrosinistra potrebbe vincere solo in Campania, l’opposizione può arrivare a governare 17 Regioni del Belpaese su 20 (se il Pd perdesse sia la Puglia, sia la Toscana), ma il premier direbbe «chissene»: gli elettori possono pensarla come vogliono, ma la sua intenzione è quella di restare a Palazzo Chigi, come ha già spiegato nella sua prima sortita regionale. E Zingaretti, nel suo piccolo, nell’ipotesi più remota di una vittoria dei «no» al referendum, la pensa più o meno allo stesso modo. È il nuovo concetto di democrazia coltivato nei laboratori giallorossi. Il «grillismo» nell’interpretazione di Conte è passato dall’«uno vale uno», al «conto solo io e gli altri non contano un tubo».

Ma questa singolare concezione può davvero prevalere? Sicuramente il premier ci proverà. Tutto ciò che ha fatto nell’ultimo mese, il «detto» e soprattutto il «non detto», fa rotta su questo approdo. Conte, che non è un fesso, ha capito da un pezzo che la maggioranza di governo farà una figura barbina a settembre e allora, come uno struzzo, ha messo la testa sotto la sabbia. Delle elezioni regionali si è disinteressato del tutto. «È stato zitto – è la spiegazione dell’esperta Alessandra Ghisleri – perché non voleva ripetere la batosta umbra. Se si fosse speso in caso di sconfitta si sarebbe dovuto dimettere il giorno dopo». Poi, per paura, commettendo una sgrammaticatura di «stile» e andando contro la sintassi della politica, ha tentato di togliere in maniera maldestra dal campo la possibile alternativa, cioè Mario Draghi, dicendo che «è stanco», proprio mentre, non più di tre giorni fa, uno dei leader della maggioranza di governo, che ha parlato con l’ex governatore della Bce, ha tratto dal colloquio la convinzione opposta: «Non è pronto per fare il premier, è prontissimo».

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