Archive for Settembre, 2020

Sergio Mattarella: “Cittadini in ansia, accelerare piano di ripresa”

sabato, Settembre 5th, 2020

Soprattutto Europa, ma anche la nuova era green e la resilienza delle città nell’era del Covid sono i temi portanti della seconda giornata del Forum Ambrosetti a Cernobbio, che si apre con l’intervento del capo dello Stato, Sergio Mattarella e si chiuderà con quello del premier Giuseppe Conte.

La pandemia, ha detto intervenendo in video il presidente della Repubblica, ”è stato uno spartiacque per la Ue che in pochi mesi ha assunto decisioni coraggiose e innovative”. Per Mattarella nell’emergenza Coronavirus la Ue “ha mostrato sua forza propulsiva, la capacità di ritrovare lo spirito dei suoi padri fondatori”. Tuttavia Sergio Mattarella esorta a “non fare della Ue mera istanza di trasferimento dei fondi. I cittadini vivono con ansia e incertezza questo momento. Il processo di approvazione del Recovery fund deve proseguire con la più grande rapidità per rendere le risorse disponibili già all’inizio del 2021, e velocemente piani nazionali di rilancio. Si tratta di una possibilità unica e forse irripetibile di interventi per assicurare prosperità”.

Insiste più volte sul cogliere l’attimo particolare, il capo dello Stato. “Non compromettiamo con scelte errate la speranza per chi verrà dopo di noi di godere di condizioni per lo meno pari di quelle di cui noi abbiamo usufruito. In caso di inattività le nuove generazioni ci domanderanno perché una generazione” che ha goduto di prosperità “non ha realizzato infrastrutture necessarie per la crescita e riforme necessarie accrescendo solo la massa del debito. Oggi viviamo condizioni irripetibili”. 

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Governo, Conte su Draghi: “Volevo candidarlo alla guida della Commissione ma disse che era stanco. Non tiratelo per la giacchetta”

sabato, Settembre 5th, 2020

È il convitato di pietra di tutti i retroscena sulle difficoltà del governo, Mario Draghi. Considerato – e invocato da alcuni – come possibile premier di un governo di unità nazionale o di emergenza nel caso in cui la crisi precipiti. E Giuseppe Conte, ospite della festa del Fatto quotidiano, parla così dell’ex presidente della Bce: “Quando si è lavorato per una nuova commissione Ue, fu proposto innanzitutto Timmermans ma alla fine non andò a buon fine. Subito dopo io stesso cercai di creare consenso per Draghi, lo avrei visto bene come presidente della Commissione Ue. Lo ho incontrato perché non volevo spendere il suo nome invano, ma lui mi disse che non si sentiva disponibile perché era stanco della sua esperienza europea”.

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Il partito trasversale che vuole Draghi per l’emergenza

di CONCHITA SANNINO E aggiunge: “Quando si invoca Draghi penso lo si tiri per la giacchetta. Non lo vedo come un rivale, ma come un’eccellenza”. Insomma, Giuseppe Conte prova a ridimensionare l’ipotesi dell’ex presidente della Bce come avversario e alternativa per la guida del governo.

Ma, nell’ambito degli scenari futuri, parla anche della corsa al Colle più alto. E rispondendo a una domanda su Mattarella dice: “Lo vedrei benissimo per un secondo mandato, se ci fossero le condizioni da parte sua per accettare”. E aggiunge: “Credo che il presidente Mattarella stia interpretando il suo ruolo in un contesto molto sfidante in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza”, ha aggiunto, “man mano che vado avanti ne apprezzo sempre più le qualità”.

Non sembra ottimista sull’esito delle amministrative, il premier: “Le forze di maggioranza le vedo un po’ in difficoltà in questa competizione elettorale: il centrodestra si presenta unito, mentre le forze di maggioranza vanno in ordine per lo più sparso”.

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Venezia, primo film italiano in gara. “Noi, fragili figli degli anni di piombo”

sabato, Settembre 5th, 2020

di GIOVANNI BOGANI

Il primo film italiano in concorso a Venezia, Padrenostro, interpretato e coprodotto da Pierfrancesco Favino, fa i conti con le pagine color rosso sangue della nostra storia, con gli anni di piombo che hanno straziato l’Italia degli anni ’70: il terrorismo. Ma lo racconta in modo diverso da tutti i film che lo hanno preceduto.

Padrenostro racconta la vicenda del questore Alfonso Noce, che scampò alla morte in un conflitto a fuoco con i Nuclei armati proletari, una delle formazioni terroristiche di quegli anni. Nell’agguato, Noce rimase ferito, e uno dei terroristi – Martino Zicchitella – perse la vita. Il film, però, si focalizza sui due figli, il figlio del questore e quello del terrorista, che si ritrovano a intrecciare i loro percorsi, e a vivere – da bambini quali erano – le ombre di quell’evento. È questo approccio intimo, emotivo più che politico, la vera novità del film, nelle sale dal 24 settembre, distribuito da Vision. Ne parlano Favino, che è anche coproduttore della pellicola, e il regista Claudio Noce, che è proprio uno di quei due bambini, il figlio del questore.

Favino, lo sa che il segretario leghista Matteo Salvini è arrivato a Venezia per vedere questo film?

“Non lo abbiamo invitato noi, ma ciascuno è libero di andare alle proiezioni. E conoscendo il suo istinto per essere presentento nelle situazioni importanti, questo non può che farci piacere. Quanto alla possibilità di manipolare, di strumentalizzare il film, credo che questa possibilità non ci sia. Questo non è un film pro poliziotti o pro terroristi: questa è una storia di bambini e di figli”.

“Nessuna manipolazione politica – risponderà in serata a distanza Salvini – sono qui per la mia fidanzata Francesca, mi aspetto di divertirmi, a me Favino come attore piace molto”.

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l ruolo di Berlusconi: la dimensione storica di un leader

sabato, Settembre 5th, 2020

di BRUNO VESPA

Se i siti di tutto il mondo hanno messo all’istante in rete la notizia di Berlusconi malato di Covid, abbiamo la vistosa conferma che il Cavaliere non viene considerato un “ex”. Non a caso, con una scelta pure sorprendente, il settimanale francese L’Express gli ha dedicato la settimana scorsa la copertina: espressione da angioletto furbacchione, corona d’alloro intorno al capo e il titolo: “È il migliore dei populisti“. Due anni fa, mentre dappertutto si parlava di ritorno del fascismo, Madeleine Albright, segretario di Stato del secondo Clinton, ricordava in un libro (Fascismo. Un avvertimento) uno sterminato elenco di presidenti americani, democratici e repubblicani, che hanno rivendicato con orgoglio di essere “populisti”.

“E’ populista è chi crede nei diritti, nella saggezza e nelle virtù della gente comune – scrive la Albright – bene, io appartengo alla categoria”. Come riconosce L’Express nello sterminato servizio dedicatogli, Berlusconi è stato fin dall’inizio populista nel senso più nobile. Ha intuito il devastante rapporto con i partiti di un’opinione pubblica sconvolta da Tangentopoli, ma niente affatto pronta a consegnarsi ai “comunisti” e con il suo carisma comunicativo ha fatto sposare da Forza Italia popolo e potere.

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Covid, positivo ma asintomatico? Vietato lavorare anche con lo smart working

sabato, Settembre 5th, 2020

di CLAUDIA MARIN

Positivi, ma asintomatici? Niente smart working. Neanche se si sta bene e si può farlo in isolamento da casa. La prescrizione, che equipara la positività al Coronavirus alla malattia sempre e comunque, prevista dai decreti e dalle circolari del lockdown, rischia di rivelarsi un vero boomerang in queste settimane di ripresa del contagio. I costi personali (anche retributivi) e professionali per i singoli, quelli delle aziende e quelli dell’economia italiana e delle casse dell’Inps, derivanti da una norma di questa natura possono essere esponenziali in vista della seconda ondata autunnale di contagi. E così da più parti si punta l’indice contro una regola da Stato iper-assistenzialista e si sollecita una sua revisione o una sua interpretazione più elastica.

L’Iss: “Indice Rt a 1,18. Aumentano gli asintomatici”

Va in questa direzione la proposta di Anna Maria Parente, presidente della commissione sanità del Senato, ma anche responsabile lavoro e welfare di Italia Viva: “È una questione su cui riflettere proprio una vista dell’autunno. La quarantena è stata finora equiparata alla malattia perché il diritto alla salute è preminente in caso di epidemia. Ma noi legislatori dobbiamo trovare sempre un equilibrio tra diritto al lavoro e diritto alla salute, entrambi costituzionalmente previsti. E allora una soluzione potrebbe essere che, previa autorizzazione del medico, si possa consentire il lavoro da remoto per chi è positivo ma non sviluppa sintomi. Auspico su questo un percorso di confronto tra le parti sociali, rappresentati dei datori di lavori e lavoratori”.

Covid, positivo ma asintomatico? Vietato lavorare anche con lo smart working

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Riparare un Paese fragile

sabato, Settembre 5th, 2020

di   Gian Antonio Stella

«È necessario riparare la terra», spiega papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale per la cura del Creato. Parla a tutti, certo. Ma pare parlare soprattutto a noi, al nostro Paese, alla nostra terra. Flagellata anche nelle ultime settimane da una serie di nubifragi così rabbiosi da ricordare quello fiorentino del 1288 descritto da Dante nel Purgatorio: «Indi la valle, come ’l dì fu spento, / Da Pratomagno al gran giogo coperse / Di nebbia, e ’l ciel di sopra fece intento / Sì, che ’l pregno aere in acqua si converse: / La pioggia cadde, e ai fossati venne …»

Certo, la natura può essere violentissima. Se azzanna non si ferma davanti a due bambine abbracciate sotto una tenda da campeggio. L’unica differenza col passato, dicono, è che un tempo quelle che chiamiamo con pigra ripetitività «bombe d’acqua» sembravano meno frequenti e meno diffuse sul territorio. I cambiamenti epocali dovuti anche alle scelleratezze dell’uomo, però, sono sotto gli occhi di tutti. Meglio: gli occhi di chi vuol vedere. E resta comunque, pesante, la responsabilità di chi ha aggravato le condizioni di un territorio bellissimo ma fragile. Basti dire, a proposito di quei rovesci d’acqua, che l’ultimo report Ispra denuncia che nell’ultimo anno sono nati 420 mila bambini e il suolo coperto da cemento e asfalto è avanzato di altri 57 milioni di metri quadri: 135 per ogni neonato.

«I Comuni italiani con località a rischio frane e alluvioni sono 7.275, il 91,1% del totale», riassumono Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, già responsabili della struttura di missione di Palazzo Chigi «italiasicura» (liquidata come «inutile») nel saggio in uscita Storia d’Italia e delle catastrofi. Numeri da brivido: 620.808 eventi più o meno disastrosi su 750.000 circa registrati in tutta Europa. Una superficie «in frana» pari a un quinto del Paese. Rischio-colata su 188.565 tesori culturali sparsi sul territorio. E 4,8 milioni di italiani che «vivono in aree allagabili con 1.351.578 edifici, 596.254 strutture industriali». Per non dire delle scuole («oltre 24 mila (37%) in aree a elevato rischio sismico, circa 6.250 (9,6%) a forte rischio idrogeologico», dati Ance) e degli ospedali: quelli in situazioni esposte ai disastri sono 2.369. Il 41%.

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Barbara Berlusconi e il Covid: «Non sono un’untrice, contro di me un trattamento disumano»

sabato, Settembre 5th, 2020

di Angela Frenda

Barbara Berlusconi e il Covid: «Non sono un'untrice, contro di me un trattamento disumano»

«Un trattamento disumano, quello che mi stanno riservando». In una giornata di grande preoccupazione per la salute del padre, chiusa a Villa Certosa dove è ancora in quarantena insieme con i suoi figli, Barbara Berlusconi avrebbe solo voglia di rinchiudersi a riccio con tutto e tutti. Non le piace quello che ha letto sui giornali venerdì mattina: lei dipinta come la persona che ha trasformato in cluster la residenza sarda del Cavaliere.
Ma, soprattutto, la primogenita di Berlusconi e di Veronica Lario non condivide il modo in cui tutta la vicenda è stata gestita e interpretata, addossando a lei responsabilità pesanti e, a suo parere, ingiuste. Così, alle pochissime persone alle quali ha risposto al telefono non ha fatto che ribadire il proprio pensiero: «Nei giorni in cui vivo momenti di grande angoscia per la salute di mio padre penso sia disumano essermi trovata su tutti i media come l’untrice ufficiale della persona a cui voglio più bene. Vorrei proprio capire su quali basi sono stata indicata con certezza come la responsabile. Tra l’altro, i tempi e i ripetuti tamponi negativi fatti da mio padre dimostrano il contrario. La caccia all’Untore è una cosa da Medioevo, e la trovo umanamente inaccettabile oltre che scientificamente indimostrabile».

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Covid: aumentano i contagi (+1733), ma è record di tamponi (+113mila)

sabato, Settembre 5th, 2020

È di 11 morti e 1.733 nuovi contagiati il bilancio delle ultime 24 ore per il Coronavirus.


Numeri in crescita rispetto a ieri, quando si erano registrati 1.397 positivi e 10 decessi. Per i nuovi casi è record: non si aveva un risultato analogo dal 2 maggio.  Il totale dei casi – compresi morti e guariti – è ora di 274.644.


È boom anche di tamponi, oltre 113 mila (+ 21 mila rispetto a ieri). Anche i guariti sono aumentati, a 537 (ieri erano stati 289) Questi i dati del ministero della Salute.

Stabili le terapie intensive, con un solo incremento rispetto a ieri e un totale di 121 posti occupati da malati Covid.

Con il record di tamponi effettuati, 27.324, sono in aumento anche i contagi in Lombardia: i nuovi casi sono infatti 337 (ieri 228) e il rapporto tra il numero dei nuovi tamponi e i positivi riscontrati è pari all′1,23%. Sono sei i decessi per un totale di 16.876 morti in regione. C’è un paziente in meno ricoverato in terapia intensiva (26 il totale), mentre crescono i ricoverati negli altri reparti.
Tra le province, quella di Milano è sempre la più colpita con 144 nuovi casi, di cui 78 a Milano città, seguita da Brescia (36), Monza e Brianza (33), Mantova (32) e Bergamo (26).

In aumento l’indice Rt, che sale a 1,18.  “Questo indica – spiega il report – che, al netto dei casi asintomatici identificati attraverso attività di screening e tracciamento dei contatti e dei casi importati da stato estero, vi è stato un aumento del numero di casi sintomatici contratti localmente e diagnosticati nel nostro paese”. Lieve aumento dell’età media, che arriva a 32 anni.

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Salvini non sta Serenissimo

sabato, Settembre 5th, 2020

Percentuali elettorali che sfondano la barriera del 70% in Europa non esistono. O quasi. C’è qualche eccezione a Est, in alcuni paesi la cui transizione democratica non è ancora pienamente compiuta e in alcune congiunture particolari. Le si possono riscontrare in casi straordinari, come è stato in Francia il fronte che si è costituito al secondo turno delle presidenziali per arginare il Front National e Marine Le Pen. E, a dar retta ai sondaggi, in Veneto. Per citare quello di Noto, Luca Zaia è dato tra il 71% e il 75%.

“Che esista un’eccezione veneta in Italia lo sanno anche i sassi”. Paolo Feltrin, politologo e sociologo, già professore di Scienza dell’amministrazione a Trieste non si stupisce. “D’altronde il Veneto è stata una Regione da sempre del centrodestra – prosegue – basti pensare al 2010, quando arrivò comunque a un considerevole 61%”. Ma nell’eccezione veneta spicca un’altra eccezione, quella di Zaia. Una rilevazione pubblicata oggi dal Gazzettino dà la lista che porta il suo nome a un incredibile 44%, mentre la casa madre, la Lega, è inchiodata al 14%. Winpoll per il Sole24ore ridimensiona l’affare, ma le posizioni non cambiano: lista del presidente al 33,6%, quasi sette punti sopra le camicie verdi, inchiodate al 26,8%.

Forse ne era a conoscenza dal giorno prima Matteo Salvini, quando ha alzato il telefono e ha chiamato il suo luogotenente sul territorio, Lorenzo Fontana. Da quella telefonata è partito un dispaccio, come raccontato dal Foglio, a tutte le sedi locali del Carroccio: “Si ribadisce che tutte le sezioni devono fare campagna elettorale solo per la lista Lega”.

E’ una piccola storia all’interno di una storia grande, quella della rivendicazione dell’eccezionalismo veneto, della sua storia millenaria, della Liga prima federata e poi assorbita dalla Lega, di militanti che non ci sono mai stati e dell’abilità dell’uomo forte locale. “Se va a spulciare le liste, nonostante Zaia abbia assorbito parte di quel sentimento, troverà dei candidati autonomisti, insieme a quelli della sinistra e dei 5 stelle”, dice Feltrin. Ecco Antonio Guadagnini, con il Partito dei veneti, e l’appena più morbida Veneto per le autonomie di Simonetta Rubinato. Ma a “quel sentimento” viene data voce anche nella coalizione del centrodestra, dove trova posto la Lista Veneto autonomia.

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Regionali, i sondaggi: Toti avanti in Liguria, trionfo di Zaia in Veneto. Testa a testa fra Pd e centrodestra in Toscana e Puglia

sabato, Settembre 5th, 2020

Toti e Zaia sfondano in Liguria e Veneto, mentre in Toscana e Puglia si profila un testa a testa fra il candidato del Pd e quello sostenuto dal centrodestra. In sostanza in tutte le Regioni al voto si consoliderà lo scontro classico tra centrodestra e centrosinistra con il M5s sempre fuori gioco. E’ quanto emerge dagli ultimi sondaggi pubblicati sulle Regionali del 20-21 settembre. In Campania la riconferma del presidente dem uscente Vincenzo De Luca è molto probabile. Mentre nelle Marche il candidato di centrodestra, il meloniano Francesco Acquaroli, è dato in vantaggio. In particolare proprio in Toscana, Puglia e Marche il “fuoco amico” risulta particolarmente pernicioso per i democratici: le mancate alleanze con il M5S (in tutte e tre) e Italia Viva (nel caso della Puglia) potrebbero essere decisive per il successo della destra.

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Il Pd e la paura del fuoco amico: “Movimento e Iv ci fanno perdere”

di GIOVANNA CASADIO
Nell’analisi condotta dalla società Noto Sondaggi non ci dovrebbero essere sorprese in Veneto per il presidente uscente Luca Zaia che fa registrare un livello di consenso che oscilla tra il 71-75%. Molto staccato il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni che oscilla tra il 18-22%, terza posizione per l’aspirante presidente del M5S Enrico Cappelletti, che è tra il 2-6%.

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