Archive for Settembre 20th, 2020

Coronavirus in Spagna, il (quasi) lockdown di Madrid: restrizioni e controlli per 850 mila

domenica, Settembre 20th, 2020

di Andrea Nicastro

Non è ancora un nuovo lockdown, ma qualcosa che ci assomiglia molto. Da oggi, a Madrid, più di un abitante su dieci potrà uscire di casa «solo per cause di forza maggiore». Vale a dire: lavorare, studiare, fare la spesa, curare persone malate. Sulle strade, alle fermate di autobus e metrò ci saranno controlli di polizia. L’esercito è in preallarme. Chi entra o esce dai sei quartieri e dagli otto comuni satellite dove il virus è più diffuso dovrà dimostrare la necessità dello spostamento. «Se va all’università dovrà avere il tesserino da studente, se va a lavorare la lettera di assunzione» spiegano nei commissariati. In caso di violazione multe salatissime, dai 600 euro in su.

Nuove zone rosse

Nelle nuove «zone rosse» il contagio ha colpito più di una persona su 100. Bar e ristoranti chiuderanno alle 22 e non si potrà consumare birra e tapas in piedi. Limite di sei persone negli incontri privati, oltre è «assembramento». Con più di 4.600 nuovi casi nazionali al giorno, si studia la riapertura dell’ospedale provvisorio allestito negli spazi della fiera Ifema. Divisori, letti, macchinari e lenzuola sono pronti in magazzino. Massimo sforzo nell’intero Paese per realizzare tamponi a tappeto e tracciamento. Solo a Madrid sono stati individuati 22 focolai in 24 ore e i sospetti contagiati posti in auto quarantena. Le misure restrittive di Madrid dureranno almeno 14 giorni. Interessano, al momento, 850 mila persone, tra le più povere e con più immigrati della metropoli.

Tra i più poveri

«Facile restare sani quando ogni figlio ha la sua camera», ha protestato alla Radio Nazionale, Maria Lurdes, madre di tre ragazzi, equadoregna. «Nel nostro quartiere le case sono piccole, impossibile stare distanti, basta un malato che tutta la famiglia diventa positiva». I social si sono scatenati contro la chiusura dei quartieri. Molte associazioni umanitarie l’hanno giudicato classista, capace solo di «approfondire la diseguaglianza». Le autorità sembrano inseguire due obiettivi. Il primo, far capire ai cittadini che i contagi sono troppo numerosi e l’intera società deve tornare a quella prudenza che aveva frenato il Covid. Ce n’è sicuramente bisogno.

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Referendum ed elezioni, ecco qual è la vera posta in gioco

domenica, Settembre 20th, 2020

di Massimo Franco

Presentare la consultazione di oggi e domani come una lotta tra dinosauri e nuova specie suona, oltre che stucchevole, fuorviante. Le due categorie si incrociano e si mescolano. E lo stesso concetto di populismo, ambiguo già di per sé, attraversa forze di governo e di opposizione nelle regioni, e fautori del Sì e del No referendario, condizionandoli un po’ tutti. Forse sarà più intrigante analizzare se e quanto i guardiani della purezza e i monopolisti della rivolta contro la «vecchia politica» saranno ancora riconosciuti tali dall’elettorato. Di più: se sarà questa la vera bussola delle scelte.

Lo scarto tra i voti che prenderà il Sì al referendum sulla riduzione dei parlamentari e quelli che andranno al Movimento Cinque Stelle al voto regionale, permetterà di decifrare meglio quanto sia cambiata l’Italia dalle Politiche del 2018 a oggi, e in quale direzione: in primo luogo per i seguaci di Beppe Grillo, tuttora maggioranza relativa in Parlamento. Avere concentrato il proprio impegno solo sul referendum offre già una risposta: i Cinque Stelle sanno di essere in declino elettorale. Lo stesso rifiuto di aderire ad alleanze locali col Pd, nonostante la coabitazione nel governo nazionale, ne è un riflesso. Risponde all’esigenza di ostentare disinteresse per quelle urne, nel tentativo di riaccreditarsi come movimento solitario, regista e beneficiario principale di un’eventuale affermazione del Sì; e di evitare che le faide interne accentuate dal ruolo di governo precipitino fino a una scissione. Ma è evidente che si tratta di una tattica di corto respiro. Se il Pd di Nicola Zingaretti uscirà indebolito oltre misura dalle Regionali, di fatto lo sarà anche il governo guidato dal grillino spurio Giuseppe Conte. Né basterà il tentativo, che già si intravede nelle file grilline, dell’Iv e di una parte del Pd, di scaricare le colpe sul segretario: in particolare se cedesse la diga anche psicologica della Toscana. Le avvisaglie di qualche tentazione di resa dei conti già si vedono, trascurando la solitudine nella quale il Pd è stato di fatto lasciato dagli alleati di fronte a una destra agguerrita e motivata.

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Quando si vota per il referendum e le Regionali? Gli orari di oggi e domani

domenica, Settembre 20th, 2020

Oggi e domani, domenica 20 e lunedì 21 settembre, domenica e lunedì, 46.641.856 milioni di cittadini italiani sono chiamati alle urne per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari di Camera e Senato. (Qui le ragioni del sì e quelle del no, con la spiegazione di come cambierebbe il Parlamento).

Nelle stesse giornate, si tengono anche elezioni regionali (in Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia: i cittadini chiamati alle urne sono in questo caso 18.590.081 elettori; qui tutti i candidati in campo), comunali (oltre mille i Comuni al voto: eccoli) e suppletive(in Veneto e Sardegna).

I seggi sono aperti dalle 7, e lo resteranno fino alle 23 di domenica. Domani, lunedì, si potrà votare dalle 7 alle 15.

Lo spoglio inizierà dalle schede del referendum, a partire dalle 15 domani; conclusa questa fase, inizierà lo spoglio delle elezioni regionali; solo a partire dalle 9 di martedì sarà effettuato lo spoglio delle schede delle Comunali.

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