Archive for Settembre 24th, 2020

Mendicava al semaforo: vince 300mila euro. “Offro la cena a chi mi ha fatto la carità”

giovedì, Settembre 24th, 2020

di SARA FERRERI

Da mendicante a ricco baciato dalla fortuna grazie ad un gratta e vinci acquistato con una delle offerte ricevute. Stavolta la dea deve essersi scostata un po’ la benda. La storia di Tiziano è di quelle che fanno riflettere. Più che mendicante era lo show man del semaforo in una delle vie più trafficate della sua città, Jesi. Tanto che è soprannominato da molti ‘cappellino giallo’. Era così da quasi tre anni, fino a che alcuni giorni fa Tiziano è scomparso da quell’incrocio.

Motivo? La fortuna incontrata per caso. Lo si mormorava da alcuni giorni in città ma ora c’è la certezza: lui stesso si è recato ieri mattina in tabaccheria per ultimare le pratiche necessarie a ritirare la vincita. Barba e capelli lunghissimi (da circa tre anni non li tagliava) è stato costretto a tagliare tutto (eccetto i baffi) per sottoporsi alla trafila di documenti e certificati. E ieri, ormai con la vincita praticamente in tasca, si è voluto recare in tabaccheria per i ringraziamenti e le foto di rito. Presentandosi con un cospicuo assegno. Tiziano dopo aver perso il lavoro in un’importante azienda della provincia di Ancona che ha chiuso i battenti alcuni anni fa, aveva provato a reinventarsi e aprire un’attività. Vivendo con la madre anziana si dedicava anche a lei oltre ai suoi show al semaforo, sempre lo stesso. Ma a quasi 60 anni compiuti non gli era rimasto altro che posizionarsi al semaforo e lanciare in alto il cappello per poi capovolgerlo e chiedere un aiuto. E con quei pochi spiccioli, come aveva fatto altre volte, ha tentato la sorte che stavolta con 5 euro al Miliardario, sembra aver davvero tolto la benda. Sono andati a Tiziano ben 300mila euro (lordi, divenuti 240mila puliti): è questo il premio arrivato dal numero 12 spuntato fuori sul grattino fortunato acquistato il 16 agosto dal dispenser automatico esterno alla tabaccheria.

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Conte, quattro scogli per il governo: Mes, legge elettorale, Recovery plan e decreti Salvini

giovedì, Settembre 24th, 2020

di Enrico Marro

La vittoria del Sì nel referendum sul taglio dei parlamentari e il pareggio (3 a 3) nelle elezioni regionali hanno stabilizzato il governo, con la ragionevole aspettativa — complice anche il «semestre bianco» e l’elezione del presidente della Repubblica nel 2022 — di arrivare alla fine della legislatura, nel 2023. Ma stabilità non significa compattezza. Anzi, i risultati del voto mettono in moto nuove fibrillazioni nella coalizione. Da un lato c’è il Pd di Nicola Zingaretti, che rivendica di essere diventato il primo partito e ha una forte tentazione di passare all’incasso, se non con un rimpasto di governo (ipotesi per ora esclusa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte) sicuramente imponendo una svolta programmatica. Dall’altro lato ci sono i 5 Stelle alle prese con la resa dei conti interna dopo il brutto risultato delle regionali, che rende il Movimento più imprevedibile del solito. Ai margini Leu e Italia viva, ma sempre in un contesto che, a causa della risicatissima maggioranza di cui gode il governo al Senato, assegna loro un certo potere di ricatto. In mezzo a tutte queste spine c’è Conte.

Mes, Conte stretto tra M5S e Pd si rimette all’Aula

La prima spina di Giuseppe Conte è il Mes. Dopo il voto il pressing del Pd si avvicina all’ultimatum. In ballo prestiti per 36 miliardi che il fondo salva Stati dell’Ue (il Mes, appunto) potrebbe erogare all’Italia a patto che vengano spesi per la sanità. Il Pd e Italia viva vogliono prenderli: in 10 anni, si risparmierebbero 500 milioni l’anno in interessi, dicono. I 5 Stelle restano contrari, temendo che l’Italia finirebbe nella trappola dell’austerity sotto i tecnocrati di Bruxelles. Anche per Stefano Fassina (Leu) il Mes è un «pessimo affare», ma il ministro della Sanità, Roberto Speranza, anche lui di Leu, dice invece che per le spese sanitarie va bene tutto, pure il Mes. Conte inizialmente era in sintonia con i 5 Stelle. Ma con la coalizione divisa, il premier ha deciso di rimettersi a ciò che deciderà il Parlamento.

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