Archive for Settembre 29th, 2020

Non chiamateli bamboccioni

martedì, Settembre 29th, 2020
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di   Massimo Gramellini

Per uscire di casa, un giovane italiano ci mette dodici anni più di uno svedese. Leggo il rapporto Eurostat e cliché preconfezionati mi si proiettano in testa: il maturando Sven Larsson, arrotondata la borsa di studio con ingegnosi lavoretti, saluta senza particolare pathos il parentado e raggiunge in bici la nuova abitazione, mentre Luca Bamboccioni — trent’anni, una laurea, un master e zero redditi –— si stropiccia le occhiaie da pennichella e controlla i primi riccioli grigi nello specchio della cameretta in cui ha fatto tana dai giorni dell’asilo, sbuffando al richiamo della madre: «La pasta è in tavola!».

Nella vita vera le cose non stanno così. Sven ha alle spalle uno Stato che aiuta i ragazzi persino più dei vecchi, stendendo una rete di protezione che consente loro di mettere in pratica il verbo della giovinezza: rischiare. Luca B. alle spalle non ha nulla: non uno Stato, non una politica e nemmeno un’economia disposte a credere in lui. Ha solo i genitori.

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Covid in Campania: feste con 20 persone al massimo e niente alcolici dopo le 22

martedì, Settembre 29th, 2020

di Claudio Del Frate

Covid in Campania: feste con 20 persone al massimo e niente alcolici dopo le 22

Se non è un coprifuoco, gli somiglia molto. Da oggi in tutto il territorio della Campania feste e ricevimenti potranno avere un massimo di 20 partecipanti mentre bar, ristoranti e negozi a partire dalle 22 non potranno più vendere bevande alcoliche da asporto. Sarà consentita solo la consumazione al banco o ai tavolini. Chi non è in grado di osservare queste misure deve abbassare la saracinesca alle 22. Le restrizioni rimarranno in vigore, al momento, fino al 7 ottobre.

L’ordinanza

Le nuove regole sono contenute in una ordinanza firmata dal governatore Vincenzo De Luca, che proprio pochi giorni fa aveva minacciato di far scattare un nuovo lockdown se nella regione la curva dei contagi non si fosse abbassata. La Campania è da qualche giorno tra le regioni più colpite, anche martedì il bollettino parla di 286 nuovi malati di Covid ed è il numero più alto d’Italia. De Luca è corso ai ripari, anche se non ancora con la più drastica delle chiusure. Per contenere la diffusione del virus il presidente della Regione aveva già reintrodotto l’obbligo di mascherina anche all’aperto. La nuova ordinanza colpisce la movida nelle città e nei centri storici, evidentemente individuata come fonte primaria del contagio.

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Bollette, da ottobre rincari per luce (+15,6%) e gas (+11,4%)

martedì, Settembre 29th, 2020

Dopo i «forti cali» dei mesi scorsi, rimbalzano le bollette energetiche. Secondo Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, i rincari dal 1 ottobre saranno consistenti e in misura del 15,6% per la luce e dell’11,4% per il gas. Ciononostante, per la famiglia tipo sono ancora previsti risparmi per quest’anno. Nel secondo trimestre 2020 infatti si sono registrati ribassi pari a -18,3% l’elettricità e -13,5% per il gas, proseguiti anche nel terzo trimestre per il gas (-6,7%), con un leggero rialzo per l’elettricità (+3,3%). Il rimbalzo per i prezzi dell’energia che tornano su livelli vicini a quelli pre-Covid, spiega Arera, è dovuto al rafforzamento della ripresa delle attività economiche e dei consumi.

Per quanto riguarda gli effetti sui consumatori (al lordo tasse), nel 2020 la famiglia tipo beneficia comunque di un risparmio complessivo di circa 207 euro/anno rispetto al 2019. Nel dettaglio, per l’elettricità la spesa nel 2020 per la famiglia-tipo sarà di circa 485 euro, con una variazione del -13,2% rispetto al 2019, corrispondente a un risparmio di circa 74 euro/anno. Nello stesso periodo, la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 975 euro, con una variazione del -12% rispetto ai 12 mesi dell’anno precedente, corrispondente ad un risparmio di circa 133 euro/anno.

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Omicidio Lecce, la confessione di Antonio De Marco: «Sì, sono stato io»

martedì, Settembre 29th, 2020

di Carlo Vulpio

Antonio De Marco, l’assassino di Eleonora Manta e Daniele De Santis, avrebbe confessato alle prime ore dell’alba. «Sì, sono stato io», ha ammesso. Altro non si riesce a sapere, per il momento. Soprattutto non si conosce ancora il movente del duplice omicidio, avvenuto lunedì sera della settimana scorsa. È trapelata una frase: «La vendetta è un piatto da servire freddo, e almeno per un po’ ti dà sollievo», che De Marco, 21 anni, studente di Scienze infermieristiche a Lecce, avrebbe letto sul web in un sito di argomenti psicologici della grande discarica internettiana e avrebbe fatto propria. Per poi decidersi ad agire, con una lucidità e una programmazione del massacro davvero impressionanti.

Programmazione

Piantine disegnate di suo pugno per evitare le telecamere del servizio di videosorveglianza di via Montello e delle strade vicine, felpa nero con cappuccio, coltello da sub e forse anche una muta, e uno zaino, in cui aveva avuto cura di riporre delle striscette stringitubo che dovevano servirgli a legare le sue vittime prima di finirle – forse pensava di torturarle – e dei solventi per confondere e cancellare ogni traccia. Antonio De Marco era stato coinquilino di Daniele De Santis nel suo appartamento di via Montello nel 2019, tra ottobre e novembre, ma sembra che Eleonora, che in quella casa incontrava Daniele e spesso si fermava lì con lui anche di notte o per qualche giorno, parlava di quell’inquilino sempre con una certa apprensione. Diceva che avergli affittato una stanza non era stata una buona idea, che con lui la convivenza non era facile e insomma sperava che andasse via al più presto. Quest’anno De Marco era ancora locatario di quella stanza, o in forza del vecchio contratto di affitto o perché ne ha firmato un altro, visto che il procuratore di Lecce, de Castris, ha parlato di un contratto di affitto in vigore fino ad agosto scorso.

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Antonio De Marco, chi è il 21enne che ha confessato l’omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis

martedì, Settembre 29th, 2020

di Michelangelo Borrillo e redazione Online

Antonio De Marco, chi è il 21enne che ha confessato l'omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis

Antonio De Marco

Antonio De Marco, 21 anni, di Casarano, ha confessato l’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta dello scorso 21 settembre. De Marco è stato arrestato nella tarda serata di lunedì.

Voleva immobilizzare, torturare e uccidere

Antonio De Marco si era trasferito a Lecce due anni fa per studiare Scienze infermieristiche. A Casarano, sua città di nascita, lo vedevano di rado. Proprio perché lo studente era concentrato nei suoi studi e nella pratica all’ospedale Vito Fazzi di Lecce e facevano ritorno di rado nel paese che dista 50 chilometri dal capoluogo salentino. Dietro quella faccia da studente modello nessuno avrebbe immaginato potesse celarsi una persona in grado di pensare a un rito macabro e a un efferato duplice omicidio. Antonio voleva immobilizzare, torturare e uccidere, per poi ripulire tutto con «acqua bollente, candeggina, soda» e lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città: un’azione dimostrativa, da serie televisiva americana stile Dexter, e premeditata (tutto era descritto nei cinque foglietti che poi sono stato ritrovati) per portare a compimento una vendetta. Il ragazzo aveva con sé striscette stringitubo e un cappuccio ricavato da un paio di calze di nylon da donna, che dovevano servirgli a torturare le vittime prima di finirle.

Il post su Facebook

Anche il desiderio di vendetta era stato messo nero su bianco, in un post su Facebook dello scorso 3 luglio – accompagnato da due faccine sorridenti – in cui Antonio la definiva «un piatto da servire freddo… è vero che la vendetta non risolve il problema ma per pochi istanti ti senti soddisfatto». Vendetta per qualcosa successa nel 2019, in particolare da ottobre a novembre quando Antonio ha abitato la casa di Daniele (e per questo poteva avere ancora le chiavi dell’appartamento), che era solito affittare a studenti una o due stanze. A far scattare il desiderio di vendetta potrebbe essere stata una lite tra Antonio ed Eleonora che ha portato Daniele a rifiutare la richiesta di prolungamento del contratto di affitto una volta giunto a scadenza. La causa? L’eccessivo disagio mostrato da Eleonora nei rapporti con lo studente di Casarano.

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Lecce, preso l’assassino di Daniele e Eleonora: è uno studente di 21 anni loro ex coinquilino. Voleva seviziarli

martedì, Settembre 29th, 2020

C’è un presunto omicida che ha progettato a lungo e tutto nei dettagli, ma ancora non c’è un movente per il duplice omicidio del giovane arbitro Daniele De Santis ed Eleonora Mant , i due fidanzati uccisi barbaramente con decine di coltellate nella casa dove si erano appena trasferiti, il 21 settembre scorso a Lecce.
L’assassino sarebbe Antonio De Marco, uno studente di 21 anni di scienze infermieristiche. E’ di Casarano, paese della provincia, ma fino allo scorso agosto “era stato un coinquilino” perché aveva abitato in affitto in una stanza  nella casa che poi Daniele De Santis aveva deciso di ristrutturare per andarci a vivere con Eleonora.
L’omicidio, ha spiegato il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, sarebbe stato a lungo premeditato e definito nei minimi dettagli. In alcuni bigliettini che l’assassino ha perso nella fuga, è stata trovata non solo la mappa che indicava come evitare le telecamere di sicurezza della zona, ma anche i dettagli “delle attività prodromiche” che avrebbero dovuto procedere l’omicidio.

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Enzo Amendola: “Il Recovery Fund è a rischio per veti incrociati”

martedì, Settembre 29th, 2020

“Purtroppo rischiamo di finire in una strettoia che allunga i tempi del Recovery. La Presidenza tedesca deve portare a casa questa mediazione”. A parlare, in un’intervista a Repubblica è Enzo Amendola, ministro degli Affari europei e protagonista con il premier Giuseppe Conte dei negoziati che hanno portato alla definizione del Recovery Fund. 

 “Per noi gli accordi di luglio vanno implementati subito. Si è aperto però uno scontro tra Paesi come la Polonia e l’Ungheria che non vogliono interferenze o condizionalità sullo Stato di diritto, e i cosiddetti ‘frugali’ che spingono perché lo stato di diritto sia irrinunciabile per accedere ai fondi. L’Italia ha detto la sua: l’articolo 7 e le procedure sullo Stato di diritto sono fondamentali. La Germania ha un ruolo determinante in questo, sta lavorando ad una mediazione. Al contempo bisogna negoziare con il Parlamento Ue” spiega il ministro, non nascondendo i timori per gli effetti dei veti incrociati tra i Paesi “frugali” e quelli di Visegrad sul tema cruciale dello Stato di diritto.

Per Amendola “se la discussione continua così, con questi toni e con minacce di veto – dal mio punto di vista al di fuori della logica comunitaria – si potrebbe bloccare tutto. Lavoriamo con la Germania per una via d’uscita”.

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Il gesuita e il prete sardo. Lo scontro fra due Chiese

martedì, Settembre 29th, 2020

di NINA FABRIZIO

Roma, 29 settembre 2020 – Amici-nemici. Il gesuita e il curiale. Le vite parallele di Jorge Mario Bergoglio, origini italiane, o meglio piemontesi, piccola borghesia nata dall’emigrazione dolorosa, quindi la scelta di entrare nell’ordine più rigoroso di tutti, quello dei gesuiti con il taglio netto dalla famiglia di origine, e Giovanni Angelo Becciu, umili origini dall’entroterra sardo così a lungo dominato dai sabaudi, seminario italiano dagli undici anni, unico affetto stabile la famiglia, non potevano non incrociarsi nella Storia e, infine, entrare amaramente in rotta di collisione. Due carriere tipicamente ecclesiastiche.

La prima, quella del Papa argentino, coltivata all’interno della rigida disciplina gesuitica: i legami familiari si devono spezzare quando si entra. Probandato, postulandato. Noviziato. Il tuo credo diventa perinde ac cadaver. Non a caso la madre di Bergoglio pianse lacrime amarissime, quando Jorge le comunicò quella scelta più che militaresca. E si continua ogni marzo con gli esercizi spirituali nel segno di Ignazio di Loyola. Dall’altra parte, a distanza di una decina d’anni, don Angelo, il più intelligente e dotato di una famiglia numerosa, originaria di Pattada dove negli anni ‘50 ancora prima della pubertà si doveva capire: carabiniere, pastore, o la via del seminario?

La versione italiana del Rouge et noir. Due uomini così si sono incontrati nel 2013 uno come Papa e l’altro come sostituto della Segreteria di Stato. Numero 1 e numero 3. Diffidenza iniziale, poi simpatia. Tanto che Francesco nel 2013 celebra in Sardegna nel santuario di Nostra signora di Bonaria che aveva dato il nome proprio alla capitale argentina: Buenos Aires. Becciu era defilato, in un angolo. Si rafforza un feeling sull’onda del comune amore per la devozione popolare, per la terra con le sue asprezze, le sue fatiche. Il neo Papa e l’ormai curiale che ha girato le nunziature di mezzo mondo planando infine nella poltrona più prestigiosa, quella che fu di Paolo VI quando era Montini, di cui don Angelo ha abitato anche l’appartamento come alloggio di servizio dal 2011 al 2018, sembrano intendersi.

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Il referendum in Svizzera. Quando gli stranieri siamo noi

martedì, Settembre 29th, 2020

di MICHELE BRAMBILLA

Se n’è parlato poco, ma s’è tenuto, domenica in Svizzera, l’ennesimo referendum anti-stranieri, che da quelle parti significa soprattutto anti-italiani. La proposta, che tendeva in particolar modo a limitare agli stranieri i posti di lavoro, è stata respinta dal 62 per cento dei votanti. Meglio così, per noi.

Per una curiosa coincidenza, sabato a Ferrara il Premio Estense è stato vinto (ex aequo con Pablo Trincia, autore di “Veleno“) da Concetto Vecchio, un giornalista che ha rievocato una storia di cui s’era persa la memoria: quella di un referendum indetto nel 1970, sempre in Svizzera, per espellere 300.000 stranieri, quasi tutti italiani. Il libro s’intitola appunto “Cacciateli!“ (Feltrinelli).

Quel referendum era stato promosso da un editore di Zurigo, James Schwarzenbach, molto diverso, almeno in apparenza, rispetto a certi estremisti rozzi, beceri e incolti. Schwarzenbach era un uomo colto, raffinato, ovviamente molto ricco, che all’inizio degli anni Sessanta era entrato in politica in una formazione di estrema destra, Nationale Aktion, di cui era diventato l’unico parlamentare. Diede il la a una campagna di odio che partiva da uno slogan che anche oggi ben conosciamo (“Prima gli Svizzeri!”) e arrivava a condizionare gran parte del popolo, al punto che sugli annunci delle agenzie immobiliari si leggeva spesso “Non si affitta a cani e italiani”.

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Rebus vaccini, ecco perché mancano le dosi

martedì, Settembre 29th, 2020

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Roma, 29 settembre 2020 – Ci si è decisi troppo tardi a ordinare le dosi che servivano. E così, nonostate un aumento della produzone del 43% rispetto al 2019, il vaccino antinfluenzale ci sarà per 17.616.550 persone a rischio su 20.8 milioni, ma non per la popolazione generale per la quale in farmacia sarà disponibile, a pagamento, solo l’1,5% del totale prenotato: come dire, 250mila dosi a fronte delle 850mila normalmente richieste e delle 1,2 milioni attese in quest’anno di Covid-19.

Il problema della mancata copertura delle fasce non ad alto rischio si è creato perché, per far fronte all’emergenza Covid, quest’anno le Regioni hanno ordinato sì il 43% di dosi in più, ma praticamente tutte per le fasce a rischio. “Avere oltre 17 milioni dosi è rassicurante: il consistente aumento rispetto allo scorso anno risponde ampiamente al fabbisogno della popolazione” giurano all’Aifa. Ma in questo modo chi non fa parte delle categorie a rischio resta scoperto. Il problema era ben noto al ministero della Salute. “Avendo le industrie privilegiato la richiesta di vaccini del settore pubblico – è scritto in una lettera della Direzione generale della prevenzione sanitaria del dicastero alla conferenza delle Regioni dello scorso 12 settembre – si è verificata una carenza di vaccini sul mercato. Ciò rappresenta un rilevante problema. Per risolverlo è opportuno redistribuire un certo quantitativo di vaccini, variabile dal 3 al 10%, che andrebbero a rifornire le farmacie, garantendo la possibilità di acquisto da parte dei privati”.

Ma le Regioni hanno deciso diversamente destinando alle farmacie solo l’1,5%, nonostante il pressing del ministero. Solo l’Emilia Romagna ha annunciato che eleverà la percentuale al 3%. Da notare la situazione non è omogenea: in sette regioni le scorte disponibili non consentiranno di garantire una copertura del 75% del target mentre in 12 regioni c’è un surplus che la fondazione Gimbe stima in 3 milioni dosi. “È mai possibile – osserva Venanzio Gizzi, presidente di Assofarma – che in Italia non si possa fare una programmazone unica?”. “Le dosi per le farmacie – osserva Roberto Tobia di Federfarma, le farmacie private – sono assolutamente inadeguate, noi non troviamo vaccini sul mercato perché le quote di produzione nazionale sono finite tutte al pubblico. Adesso alcune Regioni pensano di stornare una parte delle loro dosi. Bene, ma la soluzione vera è importarle dall’estero”.

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