Archive for Settembre 29th, 2020

È impossibile fare finta che i numeri non contino

martedì, Settembre 29th, 2020

di Angelo Panebianco

La matematica è sempre stata la cenerentola delle materie scolastiche in Italia. Una fra le tante conseguenze negative è che molti adulti che animano la vita pubblica sembrano pensare che i numeri siano irrilevanti, che non sia affatto detto che due più due faccia sempre quattro. I 5 Stelle sono andati malissimo nelle elezioni regionali e locali? Il Pd, ossia Zingaretti, se l’è invece cavata bene? Ecco allora che il Pd può dominare il governo e imporre ai 5 Stelle la propria agenda. Peccato che i numeri, almeno fin quando durerà l’attuale legislatura, dicano il contrario: i 5 Stelle, spaccati al loro interno quanto si vuole, restano il partito di maggioranza relativa e il Pd è la ruota più piccola del carro governativo. Credere che questo non conti, tanto nel Consiglio dei ministri quanto nelle commissioni e nelle aule parlamentari, credere che ciò che pensano coloro che fanno parte del partito di maggioranza relativa non pesi di più — si tratti, ad esempio, di uso dei fondi europei o di politica giudiziaria — di ciò che pensano i membri del partito più piccolo, rivelano incomprensione dell’importanza dei numeri. Anche quando si giudica il risultato del referendum sul taglio dei parlamentari è necessario tenere conto dei numeri e saperli interpretare. Beppe Grillo li ha interpretati correttamente. Ha rilanciato il suo ben noto credo antiparlamentare. Grillo ha capito che una parte cospicua , probabilmente maggioritaria, dei «sì» al taglio di deputati e senatori era il frutto di una diffusa avversione alla democrazia parlamentare. Proprio ciò su cui i proponenti del referendum avevano scommesso.

Naturalmente, il risultato del referendum dice solo che l’antiparlamentarismo fa presa su una parte ampia dei nostri connazionali. Non dice che essi siano in maggioranza. Anzi, la sorpresa è che costoro sono meno numerosi di quanto si potesse ipotizzare alla vigilia del referendum. Sia perché la percentuale di votanti ha superato di poco il cinquanta per cento, sia perché per ottenere il numero degli antiparlamentari duri e puri dalla somma dei «sì» occorre sottrarre la quota (probabilmente di minoranza ma certamente presente) di coloro che hanno votato «sì» per le ragioni egregiamente spiegate su questo giornale da Antonio Polito (Corriere del primo e del 24 settembre), perché pensavano che questa sforbiciata servisse a migliorare il nostro sistema parlamentare e perché non volevano lasciarne il monopolio agli antiparlamentari.

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Giorgia Meloni al vertice dei conservatori Ue: prima italiana a guidare un partito europeo

martedì, Settembre 29th, 2020

di Paola Di Caro

Giorgia Meloni al vertice dei conservatori Ue: prima italiana a guidare un partito europeo

Il profilo è apparso subito perfetto. Giovane, donna, in grande crescita personale ed elettorale, leader di partito e aspirante di governo di uno dei paesi più importanti dell’Unione europea. Chi meglio di Giorgia Meloni poteva incarnare la voglia di crescita, di immagine, di peso, di ruolo dell’Ecr Party, il partito dei Conservatori e dei riformisti europei?

E così, dopo qualche settimana di dibattito, è arrivata la richiesta di disponibilità praticamente unanime da parte delle forze componenti. Ed è arrivato il sì della leader di Fratelli d’Italia, che ieri a tarda sera è stata eletta presidente del partito che a livello europeo rappresenta la destra di governo e quella che si candida a diventarlo. Una nomina prestigiosa — nessun politico italiano aveva mai presieduto partiti europei come il Pse e il Ppe —, coerente con un percorso da tempo intrapreso.

Sì perché il partito dei Conservatori e riformisti europei, fondato nel 2009 dopo la creazione dell’omonimo gruppo al Parlamento europeo, non solo riunisce tutte le forze di area che non si schierano né con il più centrista Ppe, né con il più estremo raggruppamento che vede assieme tra gli altri la Lega e il Front National della Le Pen, oltre ad essere un importante punto di riferimento per la destra europea, ha rapporti di «gemellaggio» per così dire con i maggiori partiti conservatori del mondo: dal partito repubblicano americano all’israeliano Likud, dal partito liberale australiano al partito conservatore canadese. E chi lo rappresenta, si capisce, ha il compito anche di tessere relazioni, tenere i contatti, portare avanti politiche comuni. Una grande porta che si spalanca per chi, come Meloni, necessita interlocutori internazionali in vista della possibile sfida per la leadership del centrodestra.

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Terrorismo: arrestata dal Ros in Siria Alice Brignoli

martedì, Settembre 29th, 2020

Alice Brignoli, moglie del militante dell’Isis italiano di origine marocchina Mohamed Koraichi, è stata arrestata in Siria dai carabinieri del Ros, con l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Gli uomini del Ros hanno anche rintracciato i figli della donna e li hanno rimpatriati. 
   

Nel 2015 Brignoli e Koraichi, secondo quanto ricostruito dalle indagini, hanno lasciato l’Italia per raggiungere il Califfato, portandosi dietro i loro tre figli: una volta in Siria, Koraichi ha partecipato direttamente alle operazioni militari dell’Isis mentre la Brugnoli avrebbe ricoperto un “ruolo attivo – dice il Ros – nell’istruzione dei figli alla causa del jihad”. La misura cautelare è stata emessa dal Gip di Milano su richiesta della direzione distrettuale antiterrorismo.

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Reddito di cittadinanza,il M5S stoppa Conte: serve un confronto

martedì, Settembre 29th, 2020

di Marco Galluzzo

Due sere fa Luigi Di Maio aveva dichiarato apertamente che c’è «una voglia di sabotare di il reddito di cittadinanza». Voglia che aveva collegato al fatto che solo 400 Comuni su 8.000 hanno indirizzato i percettori della misura di sostegno a lavori di pubblica utilità, anche per le imprese, per i commercianti, per le partite Iva.

Dopo l’iniziativa di Conte, anticipata ieri dal Corriere, che ha chiesto che entro sei mesi venga resa operativa la struttura informatica che deve aiutare l’incontro fra imprese e disoccupati, struttura oggi inesistente, in modo che la misura non resti meramente assistenziale, i Cinque Stelle difendono comunque la legge che fu una loro bandiera e cambiano prospettiva: lo stesso Di Maio insiste sul fatto che i percettori del reddito «non possono stare con le mani in mano ma devono dare un aiuto ai Comuni; andrebbe anche allargata la disponibilità di servizio per la collettività «sino a 20 ore settimanali». Insomma creare un sistema che incroci con efficacia domanda e offerta di lavoro «è prioritario», come chiede Conte ai suoi ministri, ma da subito i Comuni devono «approvare i decreti che permettano di utilizzare chi percepisce il reddito e non lo stanno facendo».

Insomma da un lato una difesa della misura dall’altro un cambio di prospettiva rispetto a quello del presidente del Consiglio. Una nota dei Cinque Stelle aggiunge questo: «Il reddito di cittadinanza ha raggiunto quasi 3 milioni di persone e la nostra intenzione è quella di continuare ad assicurare un beneficio che ha aiutato tante famiglie. Siamo consapevoli che ci vogliono controlli più capillari, ma dal reddito non si torna indietro. Condividiamo la necessità di ottimizzare la parte relativa alle politiche attive del lavoro, espressa dal presidente Conte, in particolare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, non si potrà prescindere da un confronto in sede parlamentare per trovare in maniera condivisa le soluzioni più adatte a favorire il più possibile l’occupazione dei beneficiari». Insomma Conte non potrà fare da solo.

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Covid, le Regioni riattivano reparti e ospedali dedicati: «Pronti 11 mila posti di terapia intensiva»

martedì, Settembre 29th, 2020

di Margherita De Bac

È scattata la «fase 6» negli ospedali, come la definisce in una circolare la Regione Lazio. Riaprono reparti e Covid hospital, chiusi nel periodo estivo grazie allo stato di quiete dell’epidemia. Ma mai dismessi. Secondo il ministero della Salute le terapie intensive arriveranno progressivamente ad una disponibilità di 11 mila posti letto, il 115% in più rispetto alla pre emergenza. Il 30% di quelli nuovi sono già in funzione dal 1° settembre. Lo scenario attuale del Lazio «si inserisce in un sistema sociale aperto — è scritto nel documento — e in un’attività assistenziale ordinaria tornata ai livelli precedenti, specie a Roma dove gli accessi al Pronto soccorso e i ricoveri hanno superato il 92% del valore storico». Le Regioni sono sul chi va là, si stanno organizzando per affrontare il peggio. In tutto il Paese rientrano in funzione i centri Covid, temporaneamente chiusi o riutilizzati in via provvisoria per i pazienti con le patologie classiche. Da Nord a Sud si ripristinano i vecchi schemi di emergenza stavolta però con un potenziale di uomini e mezzi ben superiore rispetto alla fase 1-2.

Lombardia e Piemonte: rianimazioni potenziate

Attenzione alta in Lombardia, la più scottata. I numeri al momento vengono considerati gestibili: 31 i pazienti in rianimazione, la maggior parte dei quali con la polmonite, 306 in reparti a bassa e media intensità di cura. Ma i contagi sono in lenta risalita e ancora non si sa quale sarà l’impatto della riapertura delle scuole. Durante l’estate i casi gravi sono stati raccolti nelle terapie intensive di 5 ospedali, ora sono 7 quelli che accolgono pazienti contagiati, altri due sono stati allertati. In totale sono 17 i centri di riferimento per la rianimazione e a tutti è stato chiesto di tenersi pronti. «Abbiamo chiesto alle aziende ospedaliere di indicare i reparti Covid immediatamente disponibili entro il 1° ottobre e stiamo per partire con una nuova struttura che a novembre avrà 80 letti», dice Carlo Picco, commissario Asl Torino. Il Piemonte si prepara «senza affanno» anche se i posti per malati con Sars-CoV-2 sono quasi saturi.

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