Archive for Ottobre, 2020

Coronavirus, quando arriveremo al picco dei contagi? Forse entro Natale

venerdì, Ottobre 30th, 2020

di Cristina Marrone

L’Italia e tutta l’Europa sono ormai nel pieno dalla seconda ondata dell’epidemia da coronavirus. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
«È difficile da prevedere perché dipende molto anche dai nostri comportamenti e da quanto saremo capaci di fare per frenare la circolazione estesa del virus. La situazione di Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna, che hanno iniziato la seconda ondata un po’ prima di noi, potrebbe essere predittiva di quel che succederà qui. La situazione è comunque piuttosto allarmante» riflette Stefania Salmaso, epidemiologa, già a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

Quale potrebbe essere il massimo numero dei casi registrati in un giorno?
«Difficile fare una previsione» dice Salmaso. «Abbiamo un tasso di riproduzione medio intorno all’1,5 e sta proseguendo una crescita progressiva, nelle ultime due settimane esponenziale. Adesso abbiamo un tempo di raddoppio di 6-7 giorni. Se consideriamo gli oltre 26 mila casi di oggi(ieri per chi legge) vuol dire che la settimana prossima, con questa crescita arriveremo a oltre 50 mila casi, centomila in un paio di settimane. Questo però non deve gettarci nel panico ma indurci alla massima cautela». Concorda Paolo Bonanni, epidemiologo e professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze: «L’introduzione di sistemi di controllo non frena immediatamente la curva e quello che stiamo vedendo adesso non sono casi che si sono infettati ieri, ma sono quelli che si sono infettati 10-15 giorni fa quindi potremmo effettivamente arrivare a quota centomila».

Il coronavirus ha un suo bioritmo ciclico?
«In realtà no, semplicemente in certi momenti ha condizioni più facili per diffondersi nella popolazione – afferma Bonanni -. L’estate, anche per la maggior vita all’aria aperta con minori contatti in ambienti chiusi, ha favorito una riduzione del numero dei casi. Una concatenazione di eventi ha fatto però in modo che da un piccolo nucleo di infetti dell’estate si propagasse di nuovo il contagio».

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Tamponi, trasporti, Mes, Covid Hotel: dieci cose (da fare subito) per scongiurare il peggio

venerdì, Ottobre 30th, 2020

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Marzo e aprile sono stati mesi terribili, li ricordiamo con profondo dolore, ma anche con uno strano rimpianto per quel senso di solidarietà nazionale, per quella speranza che presto, tutti insieme, ne saremmo usciti. Invece siamo ancora nel tunnel, con le mascherine sul viso e la paura negli occhi. E la differenza è che siamo divisi, confusi, smarriti dentro una incertezza quotidiana che rende impossibile decifrare il futuro. Diciamolo chiaramente: il rischio di un nuovo lockdown è concreto, però si sta facendo troppo poco per evitarlo. C’è la sensazione forte che per qualcuno — anche all’interno del governo — la chiusura totale sia la soluzione più immediata, la strada più facile da percorrere per arrestare la curva dei contagi e il numero delle vittime. Invece non bisogna arrendersi a questa eventualità, perché si deve essere consapevoli che le conseguenze per la vita dei cittadini e per l’economia sarebbero drammatiche, per alcuni settori addirittura devastanti.

Il premier Giuseppe Conte ripete da giorni che il governo lavora per evitare una chiusura totale, perché il Paese non può più permetterselo. Parole sacrosante. Eppure mai come ora divisioni e ritardi ci fanno temere il peggio e sentire come una pallina che corre lungo un piano inclinato, destinata a finire in quella metaforica buca dove nessuno di noi vorrebbe entrare. I numeri dei contagiati, dei Pronto soccorso vicini al collasso, delle terapie intensive che si vanno riempiendo di vite appese a un filo, dei tamponi che è sempre più difficile fare, ci dicono che è tutta una questione di tempo. Due settimane, forse meno: giorni decisivi, che non possiamo sprecare. La seconda ondata ci ha presi in pieno e nessuno può garantire che sarà l’ultima. Anche per questo dobbiamo utilizzare ogni minuto utile per mettere in sicurezza il sistema sanitario nazionale, fermare la salita di quella curva epidemiologica. Abbassiamo il tono della voce fino a spegnere il cacofonico concerto di polemiche, accuse e recriminazioni che rende impossibile distinguere le parole veramente importanti. E poi agiamo. Ci sono dieci cose che si possono e si devono fare subito perché la pallina del lockdown non finisca in buca.

Regole

Si devono rispettare le regole e se non vogliono rischiare di rimanere prigionieri in casa anche gli scettici si devono adeguare. Soprattutto per le tre fondamentali: portare con sé una mascherina e usarla sempre, al chiuso e all’aperto, quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza; stare almeno a un metro dagli altri; lavarsi spesso le mani, cosa che, a quanto dicono gli scienziati del Cts, troppo spesso dimentichiamo di fare.

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Chiusura Regioni per il Covid, le cinque con l’indice Rt oltre 1,5 che rischiano il lockdown

venerdì, Ottobre 30th, 2020

di Virginia Piccolillo

Chiusura Regioni per il Covid, le cinque con l'indice Rt oltre 1,5 che rischiano il lockdown

I timori di un’accelerazione del contagio si sono verificati. E ora, secondo gli esperti dell’Istituto superiore di sanità, l’Italia sta andando verso lo scenario 4: il più grave. Quello per il quale si deve valutare un lockdown totale.

In particolare l’allarme è alto per 5 regioni — Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta — e per la provincia autonoma di Bolzano. Sorvegliata speciale Milano. Ci sono tre settimane di tempo, se il contagio non diminuirà bisognerà valutare la misura più drastica. Lo dice lo studio consegnato al governo che, per valutare i rischi sulla popolazione e l’impatto sulle strutture sanitarie, descrive situazioni e possibili rimedi.

Lo studio

Dopo le polemiche, contano i numeri. In particolare l’Rt, l’indice di contagiosità. Si legge nello studio: «In questo scenario si hanno valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1.5 (ovvero con stime dell’intervallo di confidenza al 95% di Rt maggiore di 1.5). Uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi». Questo potrebbe comportare, «un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1.5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra i più giovani, come osservato nel luglio/agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili come gli anziani».

Ma, aggiunge l’Iss, «appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità». E spiega: «In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte regioni siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie regioni, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato». E infine: «Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive».

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 29 ottobre: 26.831 nuovi casi e 217 morti

giovedì, Ottobre 29th, 2020

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 29 ottobre: 26.831 nuovi casi e 217 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 616.595 persone (+26.831 rispetto a ieri, +4,6%; ieri +24.991) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste, 38.122 sono decedute (+217, +0,6%; ieri +205) e 279.282 sono state dimesse (+3.878, +1,4%; ieri +3.416). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 299.191 (+22.734, +2,2%; ieri +21.367) e sono visibili nella quinta colonna da destra della tabella in alto; il conto sale a 616.595 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia.
I tamponi sono stati 201.452, ovvero 2500 in più rispetto a ieri quando erano stati 198.952: ancora un record. Mentre il tasso di positività è intorno al 13% (precisamente 13,3%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti 13 sono risultati positivi; ieri era di circa il 13% (precisamente 12,5%). Questa percentuale dà l’idea dell’aumento dei contagi, indipendentemente dal numero di test effettuati. Questa è la mappa del contagio in Italia.

I pazienti ricoverati con sintomi sono 15.964 (+983, +6,6%; ieri +1.026), mentre i malati più gravi in terapia intensiva sono 1.651 (+115, +7,5%; ieri +125). Questi dati sono visibili nella tabella in altro, nelle colonne di sinistra accanto ai nomi delle Regioni. Per il quarto giorno consecutivo calano i ricoveri giornalieri in terapia intensiva . Ieri le terapie intensive occupate erano aumentate di 125 unita’, martedi’ di 127, lunedì di 141.

Mai così tanto contagi in 24 ore, sfondata la soglia dei 26 mila: ogni giorno c’è un nuovo record assoluto (dal 27 ottobre), con gli attuali positivi che da ieri sono sempre di più rispetto ai guariti totali (ossia dall’inizio dell’epidemia, quando però si facevano meno tamponi). La curva epidemiologica schizza ancora verso l’alto, rendendone difficile il controllo. I dati preoccupanti riguardano le degenze — la Lombardia è già in affanno — perché il numero dei malati totali in terapia intensiva oggi è quello del lockdown: paragonabile ai dati del 30 aprile (erano 1.694, con la curva in discesa) o del 15 marzo (erano 1.672, con la curva in salita come accade adesso). Ricordiamo che il picco di malati in terapia intensiva si è verificato il 3 aprile con 4.068 pazienti in questo reparto.

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Attentato a Nizza, il killer era in Italia il 9 ottobre. Dopo lo sbarco a Lampedusa portato a Bari e identificato

giovedì, Ottobre 29th, 2020

di Fiorenza Sarzanini

Attentato a Nizza, il killer era in Italia il 9 ottobre. Dopo lo sbarco a Lampedusa portato a Bari e identificato

Il 9 ottobre l’attentatore di Nizza era a Bari. Dopo essere sbarcato a Lampedusa è stato trasferito nel centro di identificazione e fotosegnalato dalla questura. Per questo la polizia e i servizi di intelligence stanno adesso ripercorrendo le tappe del viaggio che lo hanno portato in Costa Azzurra. E soprattutto stanno verificando come mai non sia stato trattenuto nel centro di identificazione in attesa del rimpatrio. In tasca gli hanno trovato un foglio rilasciato dalla Croce Rossa Italiana ed è stato proprio il documento a consentire agli inquirenti francesi di identificarlo.

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Il Pd in Aula: serve verifica dei ministri. Zingaretti frena: «Sostegno a Conte», ma Azzolina è nel mirino

giovedì, Ottobre 29th, 2020

di Maria Teresa Meli

Il Pd in Aula: serve verifica dei ministri. Zingaretti frena: «Sostegno a Conte», ma Azzolina è nel mirino


«Ma questo governo è adeguato a fronteggiare l’emergenza ?». Dopo l’acuirsi della seconda ondata e delle tensioni sociali, al Pd se lo chiedono sempre più spesso. Nessuno al Nazareno intende giocare brutti scherzi a Giuseppe Conte, ma il pressing dem nei confronti del premier si fa sempre più forte man mano che la situazione peggiora. E il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, ha chiesto senza mezzi termini al premier di farsi carico di una verifica. Lo ha fatto in una sede più che ufficiale, l’aula di palazzo Madama, prendendo la parola dopo l’informativa del presidente del Consiglio sull’ultimo Dpcm.

«Conte – ha osservato Marcucci – valuti se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza, apra la verifica, abbiamo bisogno di una maggioranza coesa, e ancora a Lei l’onore di aprire all’opposizione, trovi lei il luogo dove confrontarsi costantemente con il Parlamento». Non sempre il capogruppo dem al Senato, che gode di una grande autonomia, è in linea con il Nazareno. E infatti con una nota il Pd ha frenato sul rimpasto e pronta è arrivata una correzione senatore Franco Mirabelli vice presidente dei senatori del Pd: «In una fase tanto grave per il Paese, in cui ogni sforzo va dedicato a sconfiggere il virus e la crisi, parlare di rimpasti appare una cosa fuori dal mondo. Gli italiani hanno bisogno di avere la certezza che il governo e la maggioranza si stanno occupando di tutelare la loro salute e l’economia. Il pd si è assunto questa responsabilità, chi pensa ad altro sbaglia». Ma, con straordinario tempismo dal Partito democratico è partito anche un attacco contro Lucia Azzolina, che ormai fa riferimento a Conte.

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Covid-19: bar, ristoranti e negozi, da sabato si chiude alle 18

giovedì, Ottobre 29th, 2020

BOLZANO. La Giunta provinciale ha deciso di anticipare la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18. Dovranno chiudere allo stesso orario anche tutti i negozi, fatta eccezione alimentari (che in ogni caso saranno chiusi la domenica) e farmacie. 

Il nuovo provvedimento entra in vigore da sabato 31 ottobre. 

Anticipa anche il coprifuoco, che scatterà dalle ore 22 fino alle 5

La Provincia ha anche deciso di chiudere teatri e cinema

Si tratta di misure che vanno ad integrare quanto già deciso con l’ordinanza numero 49. 

Le parole di Kompatscher.  «Non ritiro l’ordinanza, ma alla luce dell’andamento epidemiologico la situazione è superata. Ci muoviamo in linea con la Germania e l’Austria», ha detto il presidente.

«Dobbiamo intervenire ora e sfruttare la settimana di ferie scolastiche in Alto Adige, per salvaguardare il lavoro e le attività economiche principali e la scuola», ha aggiunto Kompatscher che però non ha voluto anticipare le misure, che saranno rese pubbliche nelle prossime ore.

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Dieci giorni per decidere il lockdown

giovedì, Ottobre 29th, 2020

Dieci giorni per decidere su misure ulteriormente restrittive. Lockdown è un tabù nel Governo, una parolaccia, ma è lì che si va a parare. Giuseppe Conte è conscio che le misure varate nel dpcm di domenica potrebbero non bastare. Spera che siano sufficienti, ma la realtà è più testarda delle regole e dei propositi, e il dato odierno che sfiora i 25 mila positivi, sia pur con il record di tamponi, sta lì a ricordarlo.

“Aspettiamo i primi giorni della prossima settimana – spiega un componente dell’esecutivo – Se la chiusura di ristoranti, bar, palestre e piscine e l’implemento della didattica a distanza avranno funzionato lo sapremo solo allora”. Non ci si aspetta una catarsi salvifica, ma si spera in un rallentamento significativo della crescita dei contagi. Quello che in queste ore viene definito “Il plateau”. I numeri sono da prendere con le molle, ma si è messo in conto che, considerata l’attuale progressione, si possa da qui a una settimana arrivare a una quota di 30/35 mila contagi. Se il numero dovesse stabilizzarsi, sarebbe il segnale che la stretta sta producendo i suoi effetti. In caso contrario si valuterebbe un lockdown, non così stringente come quello della scorsa primavera ma nemmeno troppo distante da lì.

E’ quello che ha detto Giuseppe Conte riunendo martedì sera i capigruppo di maggioranza che lo hanno incalzato sul punto: “Abbiamo deciso per gli ultimi provvedimenti proprio per evitare quello scenario. Dobbiamo aspettare una decina di giorni, poi valuteremo i dati epidemiologici e decideremo”. E’ la seconda o terza puntata di un film che sembra già visto, quello la cui trama prevede un dpcm, la successiva fiducia che il dpcm funzioni, la corsa a un nuovo dpcm più duro, con Piazza Affari che oggi ha perso il 4% al solo sentir nominare la parola lockdown. 

“Rischiamo di arrivare tardi”, commenta desolato un esponente dell’ala rigorista della maggioranza. Fosse per Roberto Speranza e Dario Franceschini, il dado sarebbe già stato tratto da tempo. In alcune chat di governo oggi sono circolate assai le misure annunciate dalla Merkel: chiusura totale di bar e ristoranti, bar piscine, palestre, cinema e teatri chiusi, possibilità di incontrarsi solo tra due nuclei familiari. “E lo fanno con meno della metà dei contagi che abbiamo noi, siamo a un passo dal perdere il controllo”, spiega un esponente dell’ala rigorista. La Germania il benchmark a cui riferirsi, Parigi la città a cui guardare. Macron ha annunciato misure drastiche per fermare il contagio a fronte di cifre impensabili fino solo a due settimane fa, presagio di un fosco futuro prossimo anche nel Belpaese. Perché se è vero che i transalpini sono avanti a noi di dieci giorni, al massimo due settimane, si possono anticipare decisioni che si stanno rendendo necessarie in tutta Europa, a partire dai due paesi che la trainano e che, al pari nostro, sono travolti dalla seconda ondata.

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Coronavirus, Cts: “Rispettare le regole o si chiude tutto” | Il Veneto supera i 50mila contagi, in Alto Adige stretta oltre il Dpcm

giovedì, Ottobre 29th, 2020

La situazione in Italia “è in rapidissimo peggioramento. Dobbiamo rispettare il distanziamento, ridurre i contatti a rischio contagio”. Secondo Agostino Miozzo, presidente del Cts, questo “è l’ultimo tentativo per evitare il lockdown“. In Pakistan previsto l’arresto per chi non indossa la mascherina. L’Alto Adige è pronto a una nuova stretta che andrà oltre il Dpcm. Intanto il Veneto supera i 50mila contagi da inizio epidemia.

  • 29 ott 11:24 Veneto: +2.109 contagi, superata quota 50mila Il Veneto supera quota 50mila infetti Covid dall’inizio dell’emergenza, registrando nelle ultime 24 ore 2.109 contagi. Un aumento in linea con il boom di mercoledì (erano stati 2.143) che porta il dato complessivo a 51.244. Preoccupante anche il balzo delle vittime, ora diventate 2.371 (+16). Lo afferma il bollettino della Regione. L’impennata della diffusione del virus mostra conseguenze anche sul numero dei ricoveri ospedalieri, sono 859 (+57) quelli nei reparti non critici, e nelle terapie intensive, 102 (+6). Gli attuali positivi sono 23.626  (+2.026).
  • 29 ott 11:23 Turismo, un nuovo lockdown brucerebbe 440mila posti di lavoro Se si decidesse un secondo blocco dell’attività, il turismo potrebbe perdere, nei soli due mesi finali di quest’anno, 13 milioni di arrivi e 35 milioni di presenze, con una contrazione della spesa per 4 miliardi di euro. Quasi 100mila imprese del settore rischierebbero il fallimento in seguito a una contrazione di fatturato per circa 23 miliardi, con la conseguenza di una perdita di 440mila posti di lavoro. E’ quanto emerge da una stima dell’Istituto Demoskopika, che ha esaminato dati Siope, Banca d’Italia, Istat, UnionCamere e Cerved,
  • 29 ott 11:22 Alto Adige, Kompatscher: “Ora giro di vite oltre Dpcm” L’Alto Adige, che in questi giorni ha seguito una linea più morbida per ristoranti e cinema, sabato applicherà un giro di vite per limitare la diffusione del coronavirus che andrà “oltre l’ultimo Dpcm”. Lo ha annunciato il governatore Arno Kompatscher dopo una seduta straordinaria della giunta provinciale. “Non ritiro l’ordinanza, ma alla luce dell’andamento epidemiologico la situazione è superata. Ci muoviamo in linea con la Germania e l’Austria”, ha detto il presidente.
  • 29 ott 10:33 Gran Bretagna, rischio 100mila contagi ma governo dice no a lockdown Potrebbero essere 100mila i contagi quotidiani nella sola Inghilterra, sommando i casi non diagnosticati a quelli censiti giornalmente grazie ai tamponi (24.700 ieri nell’intero Regno Unito), con una tendenza al raddoppio ogni 9 giorni nelle ultime settimane. Lo indica una ricerca condotta a campione dall’Imperial College di Londra su circa 85.000 persone in collaborazione con l’istituto demoscopico Ipsos-Mori. Ma il governo di Boris Johnson resiste alle pressioni degli esperti che invocano un lockdown o semi-lockdown nazionale. 
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Salvini: «Se serve, sì a lockdown totale. Ma il governo ci ascolti»

giovedì, Ottobre 29th, 2020

di Franco Stefanoni

Salvini: «Se serve, sì a lockdown totale. Ma il governo ci ascolti»

(Guaitoli Claudio)

Chiudere attività economiche, limitare la libertà di circolazione delle persone, insomma un lockdown generalizzato. Matteo Salvini, in passato spesso critico sui blocchi totali, ora mette davanti l’obiettivo sanitario e dice: «Se ci sono le necessità di farlo, è giusto farlo. Non puoi però chiudere il sabato le palestre e la domenica i teatri, i bar fino alle 18. Io mi auguro che non ci sia un lockdown, evidentemente, ma siccome la vita viene prima di tutto e la salute viene prima di tutto, se ci sono scelte razionali si fanno». Il leader della Lega, a Radio Anch’io su Radio Uno, ha poi aggiunto: «Nessuno ha la bacchetta magica, la prima chiusura è stata la prima volta nella storia e tutti navigavamo a vista a febbraio, ma a fine ottobre qualcuno avrebbe dovuto imparare la lezione»

«Persa l’estate a parlare di banchi e monopattini»

«Le cose che si dovrebbero fare ora? Tamponi a domicilio, cure a domicilio, il 75% delle persone che corre in ospedale terrorizzata potrebbe essere curata a casa e poi ci sono i trasporti pubblici. Oggi c’è un cda dell’Agenzia nazionale del farmaco e mi auguro approvi le linee per le cure domiciliari. Se c’è da chiudere qualcosa per salvare la vita lo si fa, ma si deve avere una visione. Abbiamo un commissario all’emergenza per queste cose che si chiama Arcuri, occorrono dei protocolli nazionali, dei bandi nazionali. Perché si è persa l’estate a parlare di banchi con le rotelle e monopattini», ha aggiunto.

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