Archive for Dicembre, 2020

Capodanno, diretta: lockdown quasi ovunque. Chiusa anche Times Square, la Nuova Zelanda festeggia

giovedì, Dicembre 31st, 2020

Capodanno, il countdown è partito, l’ultimo giorno di questo interminabile 2020 sta per concludersi. Chiusura di bar, ristoranti e discoteche, coprifuoco, e in molti casi niente spettacoli di fuochi d’artificio o musica dal vivo. Un Capodanno diverso, all’ombra del coronavirus, in particolare in Europa, dove preoccupano i recenti picchi di contagi e le nuove varianti, ancora più contagiose e a rapida diffusione. In Cina l’annuale spettacolo di luci a Pechino è stato annullato e le celebrazioni sono ridimensionate nelle città di tutto il paese. Annullato in Giappone il tradizionale evento in cui l’imperatore Naruhito e gli altri componenti della famiglia imperiale salutano il nuovo anno insieme al pubblico.  APPROFONDIMENTI

In Francia alle 20 scatta il coprifuoco notturno, e forze di sicurezza saranno dispiegate nelle aree urbane per assicurare l’osservanza delle misure restrittive. Bar, ristoranti e attrazioni culturali rimarranno chiuse anche a inizio 2021. A Parigi, molte delle linee della metropolitana sono già state chiuse. In Regno Unito La maggior parte del paese, 44 milioni di persone, è entrato nel livello 4 di restrizioni, il più simile ad un lockdown nazionale. Germania in lockdown fino al 10 gennaio. Il governo ha vietato la vendita di fuochi d’artificio e ha imposto rigide restrizioni al numero di persone che possono riunirsi in pubblico. 

Nuova Zelanda, festa Covid-free

In Nuova Zelanda è stato un Capodanno Covid-free, fra i pochi al mondo a poterselo permettere. Un rigoroso lockdown e la chiusura dei confini hanno quasi del tutto debellato il virus, le celebrazioni del nuovo anno si sono quindi svolte regolarmente. E il Paese è il primo a festeggiare la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Dopo «un anno impegnativo», l’organizzatrice di eventi Tanya Cokojic ha detto: «Abbiamo illuinato il cielo sopra Hagley Park con uno straordinario spettacolo di fuochi d’artificio. È un bel messaggio».

LEGGI ANCHE La Nuova Zelanda festeggia il 2021: «Abbiamo sconfitto il Covid»

Australia, vietato uscire per assistere ai fuochi

A Sydney sono stati vietati gli assembramenti e il porto della città è stato chiuso. I residenti hanno potuto assistere allo spettacolo di fuochi d’artificio solo dalla tv di casa, dove gli incontri sono stati limitati a un massimo di 5 persone.

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Capodanno 2021, ecco 5 tradizioni che possiamo rispettare… anche quest’anno

giovedì, Dicembre 31st, 2020

Questa volta la notte di San Silvestro sarà diversa dal solito perché i festeggiamenti sono limitati: niente concerti in piazza, chiusi i locali, Ci sono però delle tradizioni, nate in diverse parti del mondo, che possiamo fare nostre per accogliere il 2021 in sicurezza e con speranza. Ecco quali sono e da dove arrivano.

IL MESSAGGERO

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Nuova Zelanda, il 2021 è già arrivato Auckland

giovedì, Dicembre 31st, 2020

Tra i tanti luoghi del mondo che, uno dopo l’altro, saluteranno il 2020 – seppur tra tante restrizioni e divieti legati alla pandemia – prima degli italiani c’è Auckland in Nuova Zelanda, che è stata la prima grande città a dare il benvenuto al nuovo anno stappando le bottiglie ben 13 ore prima di quando la festa scatterà in Italia. 

IL MESSAGGERO

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Dal mondo, 13 immagini simbolo del 2020

giovedì, Dicembre 31st, 2020

(A cura di James Martin)

L’imperversare di una pandemia tra applausi e rabbia dai balconi, bare trasportate da mezzi militari, operatori sanitari con dispositivi di protezione individuale e milioni di persone che manifestano contro il razzismo.

Il 2020 rimarrà nella storia.

Ecco 13 immagini scelte dagli editor dell’HuffPost per raccontare il 2020.

Il Coronavirus ha cambiato tutto, tranne l’ora di punta a Tokyo

Folla di persone alla stazione di Shinagawa a Tokyo, in Giappone, il 2
Folla di persone alla stazione di Shinagawa a Tokyo, in Giappone, il 2 marzo

Nonostante abbia registrato un numero di vittime inferiore a quello di molti altri Paesi, il Giappone non è riuscito a evitare l’impatto sconvolgente del COVID-19 sulla vita dei suoi abitanti.

L’ora di punta di Tokyo, però, non ha subito grandi cambiamenti.

A marzo il governo ha esortato le persone a evitare gli spazi affollati e a lavorare da casa, ma non tutti sono stati in grado di farlo, poiché molti datori di lavoro si sono rifiutati di attuare politiche di lavoro flessibili.

Col tempo la pandemia ha contribuito a ridurre gli assembramenti nelle stazioni ferroviarie giapponesi. Tuttavia, come testimonia questa foto d’inizio marzo, all’ora di punta del mattino i pendolari hanno continuato ad affollare snodi cruciali come la stazione di Shinagawa, nel centro di Tokyo.

A metà dicembre il Giappone registrava almeno 201.000 casi di coronavirus e 2.833 vittime.

— Satoko Yasuda, HuffPost Japan

Le prime luci dell’alba dopo la notte italiana più buia

Il 18 marzo alcuni mezzi militari attraversano le strade di Bergamo. L'esercito è stato impiegato...
Il 18 marzo alcuni mezzi militari attraversano le strade di Bergamo. L’esercito è stato impiegato per trasportare le bare dalla città alle province vicine, visto l’enorme carico di lavoro dei servizi funebri

È stata la notte più buia per Bergamo, la città italiana più duramente colpita dal Coronavirus.

Alle prime luci dell’alba del 18 marzo, dopo aver caricato le bare, 15 mezzi militari hanno percorso lentamente le strade dal cimitero fino all’autostrada. Trasportavano 65 bare che la città non era in grado di seppellire: non c’era più spazio nei cimiteri, le onoranze funebri erano al collasso e non riuscivano più a cremare i cadaveri.

Il 18 marzo l’Italia ha registrato 475 morti da Coronavirus, arrivando così a un totale di quasi 3.000 vittime, di cui 319 nella sola Lombardia, la regione più duramente colpita dalla pandemia.

I militari hanno portato le bare a Bologna e, dopo la cremazione, le ceneri sono state consegnate ai familiari delle vittime. È stato l’unico corteo funebre che Bergamo ha potuto dedicare ai morti. Dalle finestre, le persone guardavano e piangevano.

A marzo e aprile, durante la prima ondata di COVID-19, Bergamo e provincia hanno registrato circa 6.000 vittime. Alla fine di giugno è stata celebrata una messa di requiem per i caduti della città, una grande cerimonia collettiva per quanti non avevano potuto avere un funerale. Durante la pandemia quasi tutti i cittadini di Bergamo hanno perso un genitore, un figlio o un fratello.

— Giulia Belardelli, HuffPost Italia

Un ritratto in mascherina dal fronte coreano

Il 12 marzo l'infermiera Yun Na-yong posa per un ritratto durante una pausa tra un turno e l'altro all'ospedale...
Il 12 marzo l’infermiera Yun Na-yong posa per un ritratto durante una pausa tra un turno e l’altro all’ospedale universitario di Keimyung, a Taegu. Gli infermieri che si occupano dei malati di Coronavirus devono indossare per ore e ore dei dispositivi di protezione integrale, e per evitare piaghe dolorose mettono dei cerotti sul viso

La Corea del Sud è stata tra i primi Paesi a essere colpiti dal Coronavirus e in primavera ha segnato un picco di casi di COVID-19. Nonostante il governo fosse preparato, l’avanzata del virus è stata rapida e dura. Molti cittadini hanno temuto il peggio e si è diffuso il panico.

Gli infermieri in prima linea hanno passato ore e ore ad assistere i pazienti. “Ce la sto mettendo tutta”, ha detto l’infermiera Kim Eun-hee.

Per farcela, però, avevano un disperato bisogno di proteggersi dalle piaghe dolorose causate dal sovrapporsi dei dispositivi di protezione. Hanno iniziato quindi a mettere fascette, cerotti e nastro sulla fronte, le guance e il naso, e a sfoggiarli come medaglie.

Erano immagini incoraggianti, potenti e simboliche. La Corea del Sud è stata in grado di evitare il peggio e chi si è trovato in prima linea ha svolto senza dubbio un ruolo essenziale.

Il 12 marzo, quando l’infermiera Yun Na-yong (nella foto sopra) ha posato per una foto durante una pausa tra un turno e l’altro all’ospedale universitario di Keimyung, a Taegu, le è stato chiesto se avesse un messaggio da dare.
“Vinceremo”, ha risposto.

— Wan Heo, Senior Editor, HuffPost Korea

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Rientro a scuola il 7 gennaio per medie e superiori: c’è l’ok dei prefetti

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di Chiara Severgnini

Le scuola secondarie ripartono con la didattica in presenza al 50% dal 7 gennaio. Lo annuncia il Viminale, in una nota in cui si legge: «Le prefetture hanno adottato i documenti operativi all’esito dei lavori dei tavoli di coordinamento scuola-trasporti istituiti in tutte le province in vista della ripresa, dal 7 gennaio, dell’attività didattica in presenza». «I prefetti», precisa la nota, «hanno tenuto conto anche dell’ordinanza del ministro della Salute del 24 dicembre 2020 che limitatamente al periodo 7-15 gennaio riduce la presenza in classe al 50%». Per rendere possibile la riapertura, sono previsti rinforzi nei trasporti locali e riorganizzazioni egli orari, così da limitare il più possibile gli assembramenti degli studenti prima e dopo l’ingresso in aula.

La decisione

Il dibattito sulla riapertura delle scuola medie e superiori ha tenuto banco per giorni e la decisione definitiva, in merito, è stata squisitamente politica. Gli esperti ell’Iss, chiamati a valutare l’impatto dell’apertura (e della richiusura) delle scuole sulla situazione epidemiologica, hanno realizzato uno studio sulla questione. Ma al suo interno, come spiega Gianna Fregonara, «non c’è una parola definitiva». «Allo stato attuale delle conoscenze, le scuole sembrano ambienti relativamente sicuri purché vengano adottate le precauzioni ormai consolidate», si legge nel rapporto dell’Iss, ma, d’altro canto, «l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro» (qui si può leggere l’approfondimento completo a cura di Gianna Fregonara).

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Capodanno, Papa Francesco ha la sciatalgia: niente Te Deum e messa di inizio anno

giovedì, Dicembre 31st, 2020

“A causa di una dolorosa sciatalgia le celebrazioni di oggi e domani presso l’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana non saranno presiedute dal Santo Padre Francesco”. Lo riferisce il portavoce vaticano, Matteo Bruni. I Primi Vespri e Te Deum del 31 dicembre saranno presieduti dal card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, mentre la messa del primo gennaio 2021 sarà presieduta dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato. 

Il primo giorno del nuovo anno il Pontefice guiderà comunque la recita dell’Angelus dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico.

TGCOM

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Ambasciatrice: a Londra si studia così. “Niente visto per 6 mesi, atenei aperti a tutti”

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di DAVIDE NITROSI

Intanto mi faccia dire che laccordo sulla Brexit è un’ottima notizia, stabilizza e rafforza la collaborazione tra i nostri Paesi, è l’avvio di una nuova relazione, tutela le aziende e i cittadini su entrambe le sponde della Manica”.

L’ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris, stempera con un sorriso l’addio del Regno Unito all’Unione europea, dopo una scelta irrevocabile sancita con un referendum e quasi quattro anni di trattative serrate tra Londra e Bruxelles. “Abbiamo lasciato l’Unione europea ma non potremo mai lasciare l’Europa”, mette le mani avanti l’ambasciatrice. C’è un rapporto troppo forte che neppure un divorzio storico può scalfire. Anche se innegabilmente da domani molto cambia.

Parliamo dei giovani. Il Regno Unito lascia il programma Erasmus. Sarà possibile studiare nelle università britanniche con progetti simili?

“Nell’istruzione siamo leader a livello internazionale e chiaramente gli studenti di tutto il mondo vogliono studiare nelle nostre università. Quindi cercheremo di ammettere il maggior numero di studenti internazionali. Intanto, gli studenti residenti possono presentare la domanda di iscrizione e la legge protegge i loro diritti. Potranno concludere gli studi pagando la retta originaria. Chi, invece, dal primo gennaio vorrà studiare in scuole o atenei britannici potrà farlo fino a sei mesi senza bisogno di visto”.

Sei mesi, una sorta di nuovo Erasmus. Ma chi volesse iscriversi ad una facoltà?

“Dal 2021 si potrà presentare una domanda per il visto attraverso lo Student Route, già aperto online, che migliora il percorso per accedere agli studi. Anzi, ha reso la procedura più snella sia per lo sponsor (l’ente educativo inglese, ndr) sia per lo studente interessato”.

Che cosa sarà chiesto ai candidati per potersi iscrivere?

“Dovranno dimostrare di avere l’offerta di un istituto di istruzione, parlare inglese ed essere in grado di sostenersi durante i loro studi”.

Cambieranno le rette però. Saranno più care?

“Chi è già iscritto completerà gli studi senza aggravi. Poi dall’agosto del 2021 le rette saranno uguali per tutti gli studenti internazionali. Ma saranno le università a stabilirle. Il governo britannico si impegna comunque a favorire gli scambi internazionali tra studenti. Per questo verrà lanciato il progetto Turing e sono stati stanziati importanti fondi. Con il British Council stiamo esplorando tutte le opportunità possibili per costruire partnership con scuole e università italiane. Incoraggeremo le nostre università ad accordarsi con i partner internazionali. Abbiamo già rapporti forti con le istituzioni educative italiane, anche basati su partnership bilaterali”.

Capitolo vacanze studio…

“Si può restare in Gran Bretagna fino a sei mesi senza visto per seguire corsi di lingua. Se si volesse partecipare a corsi più lunghi, servirà solo il visto per studenti”.

Il Regno Unito è anche una meta post-universitaria che attira molti giovani neo laureati.

“Per loro sarà più facile essere ammessi. Dopo la laurea potranno lavorare nel nostro Paese per due o tre anni per conoscere il lavoro e formarsi”.

E cosa cambierà per i nostri connazionali, tra i 650 e i 700mila, che vivono in Gran Bretagna?

“Già 400mila si sono registrati e avranno diritti garantiti a vita. Amici e familiari che volessero visitarli potranno venire senza visto per 90 giorni in 6 mesi. Fino al primo ottobre si entrerà con la carta d’identità, poi servirà il passaporto”.

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Quei numeri che non vediamo

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di Walter Veltroni

«La matematica è la ginnastica posturale del cervello. Se fai ginnastica posturale è plausibile che le spalle rimangano dritte anche col passare del tempo». Sono parole che Chiara Valerio usa per concludere il suo bel libro sul rapporto tra matematica e democrazia, matematica e politica. Guardiamo un po’ di numeri. Ci vuole pazienza e un buon rapporto col tempo per farlo in maniera ponderata. Con i numeri non si scherza. Non perché dicano la verità assoluta ma, al contrario, perché insegnano a ragionare, a dubitare.

L’Istat ha recentemente reso noto che l’indice di vecchiaia della popolazione italiana – il rapporto tra chi ha più di 65 anni e chi ne ha meno di 15 – è passato dal 33,5% del 1951 al 180% del 2019. Il numero di anziani per bambino è passato, nello stesso periodo, da meno di uno a cinque.

In pochi anni, dal 2011 al 2019, la percentuale delle persone che hanno più di 45 anni è salita dal 48,2% al 53,5%. Quest’anno orrendo sono morte più di 700.000 persone, un dato raggiunto solo sotto le bombe del 1943 e del 1944. Eravamo di meno allora, ma il dato di quest’anno è molto alto, per effetto di quel Covid del quale molti negavano la letalità.

I numeri ci dicono poi una cosa che ci dovrebbe far sobbalzare: continua a diminuire la popolazione: al 1° gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317 mila,116 mila in meno su base annua. Aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). E l’immigrazione che si va riducendo, quest’anno 40.000 domande contro le 100.000 dell’anno scorso, non salda questo divario.

Il Paese invecchia e l’indice di natalità scende al livello più basso mai raggiunto. Si arriverà nel 2020 attorno ai 400 mila neonati, nel 1964 ne veniva al mondo più di un milione. Quale futuro ha un Paese con questi numeri? Come terrà il sistema pensionistico o il welfare complessivo se si ridurrà la popolazione attiva e crescerà, come per fortuna accade, la longevità della popolazione?

Scuole vuote e Rsa piene. Può essere questo un Paese moderno? Non sono dati che dovrebbero far temere la politica per la tenuta del sistema democratico?

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COMUNICATO STAMPA: L’anno “particolare” del volo in parapendio e deltaplano

giovedì, Dicembre 31st, 2020

Il volo libero giunge agli sgoccioli di un anno che definire “particolare” è giusto un eufemismo, ma con assoluta certezza che tutto tornerà come prima e non solo per chi vive con la passione di esplorare il cielo.

La quarantena, da reclusione e patimento, si è evoluta in occasione di crescita e informazione. Grazie alle modalità di incontro on-line, centinaia di piloti hanno potuto partecipare a riunioni dove sono intervenuti esperti di volo in parapendio e deltaplano. Sono state occasioni di studio, istruzione e riflessione sulle tecniche di volo libero e sulle materie connesse. La stessa assemblea annuale FIVL è avvenuta a distanza.

Ovviamente le restrizioni sanitarie hanno influito sulle attività di volo agonistiche e amatoriali, a partire dalla cancellazione dei campionati europei che si sarebbero dovuti svolgere nel comprensorio del Monte Cucco (Perugia), quelli di deltaplano, e in Serbia, quelli di parapendio. Tutto rimandato al 2022 perché l’anno prossimo si volerà per i titoli mondiali.

Durante lo scorcio estivo, allentate le restrizioni anti epidemia, si è tentato di recuperare almeno i campionati italiani. Operazione fallita e titolo non assegnato nel caso del deltaplano e non per colpa del virus, ma del maltempo che ha imperversato sul sito di volo proprio nella settimana scelta per la gara. È andata meglio allo Spring Meeting in Friuli. Bene anche il salvataggio del campionato di parapendio, trasferito d’urgenza dall’Emilia Romagna al comprensorio di Cuorgnè-Chiesanuova (Torino). All’impresa, perché tale è stata di fatto, hanno lavorato senza badare a risparmi di energie i volontari del club Volo Libero Santa Elisabetta.

Ne è scaturita una bella settimana di voli, con una partecipazione sorprendente e numerosa oltre ogni aspettativa. Scudetto a Joachim Oberhauser di Termeno (Bolzano), già campione mondiale di parapendio in carica insieme a tutta la squadra azzurra, come quella di deltaplano lo è da sei edizioni consecutive.

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Mascherine, chiusure e distanziamento. Niente illusioni: il 2021 non è un liberi tutti

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di RAFFAELE MARMO

Il Coronavirus non conosce il calendario. E dunque, purtroppo, non possiamo o dobbiamo attenderci che da domani, con l’inizio del 2021, tutto quello che abbiamo vissuto in uno degli anni peggiori della nostra storia, fino alla mezzanotte di questa sera, finisca nel libro nero dei ricordi da dimenticare. No, diciamocelo con franchezza, dovremo fare ancora molta strada per stare almeno sicuri, se non tentare di riagganciare, in parte non certo in tutto, la vita che abbiamo conosciuto prima del Covid.

L’anno che sta arrivando preso con filosofia: “Scienza e umanità, il vaccino del futuro”

Certo, lo sapevamo che non sarebbe bastato uno sfoglio di calendario per archiviare dpcm, zone colorate, autocertificazioni, limitazioni, divieti, coprifuoco, il bollettino della Protezione civile e, dietro tutto questo, i tamponi, il positivo e il negativo (che hanno assunto connotazioni semantiche opposte a quelle usuali), la paura del contagio, il terrore delle terapie intensive, lo spettro della morte imprevista e imprevedibile.

Lo sapevamo, certo. Ma non è stato un male che ci sia stato rammentato, per una volta senza troppi fronzoli, dal presidente del Consiglio: “Lo stato di emergenza lo prorogheremo sino a quando sarà necessario per mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l’emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori. Questo evento è imprevedibile, mutevole, si dipana continuamente”.

Autocertificazione per Capodanno: Pdf e come compilarla per andare da amici e parenti

È vero, ci sono o, meglio, ci saranno i vaccini. Arriveranno gli anticorpi monoclonali. È immaginabile che lo stesso virus perda forza, come è accaduto nelle epidemie del passato.

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