Archive for Dicembre, 2020

Renzi, il progetto “Ciao”: «Piano Conte deludente». Verso la crisi a gennaio

martedì, Dicembre 29th, 2020

di Marco Conti

La miccia è accesa e non è troppo lunga. Matteo Renzi non fissa il giorno ma il mese sì: gennaio. «Se c’è l’accordo si va avanti, se non c’è faranno senza di noi». La verifica di maggioranza, avviata una decina di giorni fa, non decolla e la crisi del governo è ormai più che un’ipotesi. Il leader di Italia viva demolisce il piano di spesa dei 209 miliardi del Next Generation Eu giudicandolo «raffazzonato» «senz’anima», frutto «del collage» di proposte dei ministeri messe insieme da «burocrati».

Conte sempre più solo, rischia sui soldi alla Sanità: l’ultimatum di Pd e Renzi


LA GUERRA
L’attacco renziano al lavoro fatto da palazzo Chigi e dal ministero dell’Economia è pesante, ma le contestazioni al piano presentato dal governo tagliano tutti i partiti della maggioranza che ieri hanno presentato ognuno le proprie controproposte. 61 i punti che Iv chiede di cambiare con trenta pagine di controproposte. Già dal nome del piano – Ciao ovvero Cultura, Infrastrutture, Ambiente e Opportunità – si comprendono le intenzioni bellicose dell’ex premier sempre più insofferente di Conte e del M5S. Anche Pd e Leu usano la mano pesante nei confronti del piano messo a punto da palazzo Chigi, i toni sono nettamente diversi, ma sull’esigenza di attivare il Mes, almeno in parte come suggerisce Andrea Orlando, i tre partiti si ritrovano. Renzi, che terrorizza Conte tenendo contatti strettissimi con tutti i leader della maggioranza e molti esponenti del M5S, va giù duro. Al premier chiede di mollare la delega sui servizi così come hanno fatto i suoi predecessori a palazzo Chigi: «Scelga chi vuole ma faccia presto». Gli attacchi più pesanti sono però rivolti al M5S che hanno intriso di «giustizialismo» la bozza del Recovery, che non vogliono la Tav, che «pensano di fare crescita con il Reddito di cittadinanza», che rifiutano gli investimenti nell’alta velocità e, «ideologicamente», il Mes. Renzi, che avrebbe sentito nei giorni scorsi Zingaretti, Speranza e qualche dirigente del M5s, chiede con forza di usare i 36 miliardi e pigia sull’acceleratore minacciando il ritiro delle ministre dal governo.

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Covid, meno tamponi molecolari: così in Italia il tasso di positività cresce

martedì, Dicembre 29th, 2020

di Giuseppe Scarpa

Con i test molecolari in calo cambia la mappa dei positivi. Da novembre, quando hanno preso piede gli antigenici in farmacia, l’utilizzo dei molecolari è divenuto più selettivo. Questi ultimi, maggiormente precisi rispetto ai primi, verrebbero impiegati spesso solo dopo un caso di positività emerso con i rapidi.
E così la domanda dei molecolari si è abbassata accogliendo, per così dire, una clientela più selezionata. Questo ha comportato un risultato favorevole: viene stressato meno il sistema sanitario, anche con un buon risparmio economico. Tuttavia, questa parziale diminuzione dell’utilizzo del molecolare, ha prodotto un effetto collaterale. Un conteggio parzialmente sfalsato del tasso di contagio.

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IL CALCOLO
Fino a poco tempo fa la percentuale delle persone che risultavano positive al Covid-19 si calcolava sulla platea di pazienti che si sottoponevano esclusivamente al molecolare, senza passare da un primo esame dall’antigienico. Il risultato? Molte più persone eseguivano l’esame. Adesso, invece, grazie ai test rapidi praticati nelle farmacie il numero di soggetti che decide poi di fare la fila fuori da un drive in è più bassa, ma è quasi sicura di avere il Covid-19. Tuttavia questo fa sì che il rapporto tra il numero di molecolari e il numero dei positivi restituisca un dato più elevato.

Vaccino, Miozzo (Cts): «A medici e infermieri deve essere imposto»

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Terza ondata Covid, Battiston: «Ancora troppi infetti, rischio terza ondata incontenibile»

martedì, Dicembre 29th, 2020

di Alessandra Arachi

Terza ondata Covid, Battiston: «Ancora troppi infetti, rischio terza ondata incontenibile»

ROMA – «La situazione a livello nazionale dell’epidemia di Covid è piuttosto preoccupante».

Che vuole dire professor Roberto Battiston?
«Che se non stiamo più che attenti andiamo incontro a una terza ondata incontenibile».

Cosa è successo? Cosa sta succedendo?
«Cosa succederà dobbiamo chiederci prima. Fino ad ora abbiamo dimostrato che le misure di contenimento funzionano».

Dunque bene
«Bene finché siamo costretti a rispettare i divieti ma non appena vengono cancellati ne approfittiamo. Questo si può vedere dall’andamento di Rt, il fattore di contagio».

Vediamolo...
«Il 6 novembre Rt era a 1,5, ovvero ogni persona ne contagiava una e mezzo».

Il 6 novembre è’ stato il giorno in cui è partito il lockdown differenziato per regioni: rosse, arancioni, gialle.
«Sì un lockdown a zona. Ha funzionato: dopo un mese, il 6 dicembre, Rt è sceso a 0,95, a livello nazionale»

E adesso?
« Oscilla da tre settimane tra 0,85 e 0,90, ma è molto differenziato per regioni Questo perché con la libertà di movimento c’è stata anche la preparazione al Natale».

Gli assembramenti per le strade…
«Che se soltanto immaginassimo quanto sono dannosi per tutti noi…».

E cosa succederà?
«Dal 23 dicembre al 6 gennaio abbiamo in atto un altro lockdown che dovrebbe portare un miglioramento. I primi potremo vederli all’inizio di gennaio, ma probabilmente non ci sarà troppo margine di manovra».

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Vaccino Covid, se in primavera i numeri saranno bassi via all’obbligo per alcune categorie

martedì, Dicembre 29th, 2020

di Lorenzo Salvia

Vaccino Covid,  se in primavera i numeri saranno bassi via all'obbligo per alcune categorie

Al di là delle parole di ministri e sottosegretari, al netto di quelli che a prima vista sembrano scontri, il percorso per la possibile obbligatorietà del vaccino contro il Covid è tracciato. Parlare oggi di obbligo viene considerato dal governo non solo sbagliato ma controproducente. E questo perché finirebbe per alzare una comoda palla ai no vax, che proprio nel dire no hanno la loro ragione sociale, e un dubbio in più a chi ha semplicemente qualche perplessità. Non qui, non ora. E per questo il fatto che il caso sia esploso adesso non è stato certo visto con piacere nel governo. Ma questo non vuol dire che il tema sia fuori dall’agenda. Anzi. Il punto non è tanto il se ma il quando.

Il momento della verità arriverà verso aprile, quando la campagna vaccinale sarà entrata nel vivo, e in lista non ci saranno solo medici e infermieri ma anche persone «comuni». Se a quel punto il livello di adesione dovesse essere così basso da far capire che a rischio c’è l’obiettivo dell’immunità di gregge, allora l’obbligatorietà diventerebbe un’opzione reale. Quasi una necessità per evitare che la più grande campagna vaccinale della storia si trasformi in un buco nell’acqua. Tre gli strumenti possibili, tra loro complementari nel senso che uno non esclude l’altro.

Il primo è l’obbligatorietà vera e propria che potrebbe essere inserita come prerequisito nel contratto dei dipendenti pubblici. O almeno di alcune categorie, quelle più esposte al rischio come i medici e gli insegnanti. O per alcune mansioni, come quelle che prevedono il contatto con il pubblico allo sportello. È la posizione che sostiene da tempo il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. E che alla fine è pronta ad accettare, a suo tempo e se necessaria, anche il ministro della Funzione pubblica Fabiana Dadone.

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La super nonna di 109 anni (che racconta oltre un secolo in cinque minuti) fa il giro del mondo

martedì, Dicembre 29th, 2020
La vita avventurosa di Luisa Zappitelli in un video di Ap trasmesso in 22 paesi del mondo | CorriereTv
La storia di vita, a dir poco «avventurosa» ed unica di Luisa Zappitelli, 109 anni per tutti nonna «Lisa», la nonna d’Italia, sopravvissuta a guerre mondiali e pandemie, icona dei diritti e delle conquiste civili delle donne, sta facendo il giro del mondo su alcuni dei principali siti, radio, emittenti televisivi e giornali on line di informazione. I videogiornalisti Francesco Sportelli e Luigi Navarra per «Associated Press», la prima agenzia di stampa internazionale con sede negli Us, hanno realizzato un servizio di oltre cinque minuti sulla nonna dei «record».
In assoluta sicurezza dal giardino dell’abitazione, nonna Luisa affacciata alla finestra, ha rilasciato accanto alla figlia Anna Ercolani, con cui vive da anni, un’ intervista in cui racconta in pochi minuti oltre un secolo di esistenza: dalla nascita, agli aneddoti in famiglia, alle guerre, pandemie (la terribile «spagnola»), il voto, il primo delle donne nel ’46, e decennio dopo decennio, la passione per le gite in vespa, la collezione di canarini campioni italiani, il voto ininterrotto referendum compresi fino al periodo buio e preoccupante del Covid.
Il video, sottotitolato, praticamente in quasi tutte le principali lingue del mondo, ha proiettato l’immagine di Città di Castello, delle istituzioni, della sua storia in tutti i continenti. Realizzato nel corso della settimana che ha preceduto il Natale, da qualche giorno viene pubblicato a breve distanza in tanti paesi.
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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 28 dicembre: 8.585 nuovi casi e 445 morti

lunedì, Dicembre 28th, 2020

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 28 dicembre: 8.585 nuovi casi e 445 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 2.056.277 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 8.585, +0,4% rispetto al giorno prima (ieri erano +8.913), mentre i decessi odierni sono 445, +0,6% (ieri erano +298), per un totale di 72.370 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse sono 1.408.686 complessivamente: 14.675 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +1% (ieri erano +7.798). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 575.221, pari a -6.539 rispetto a ieri, -1,1% (ieri erano +817). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi sono stati 68.681, ovvero 8.802 in più rispetto a ieri quando erano stati 59.879. Mentre il tasso di positività è del 12,5% (l’approssimazione di 12,499%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 12 sono risultati positivi; ieri era del 14,9%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Meno contagi in 24 ore rispetto a ieri, a fronte di più tamponi, dopo che ieri il numero di test è stato il più basso della seconda ondata (meno degli oltre 60 mila processati il 5 ottobre). Secondo l’analisi del fisico Giorgio Sestili: il numero tamponi fatti in Italia si è quasi dimezzato nell’ultimo mese rispetto a novembre, passando da circa 1,5 milioni a settimana a poco più di 900 mila.

L’impressione è che siamo in una situazione di stabilizzazione: alcune regioni mostrano segni di miglioramento e altre, come il Veneto, sono alle prese con una fase critica. Un valore da tenere d’occhio per capire come si evolve lo scenario è il rapporto di casi su tamponi (il tasso di positività) che indica l’andamento delle infezioni indipendentemente dal numero di tamponi. Il tasso si è abbassato ed è passato dal 14,9% al 12,5% odierno, ma non è l’8% del 22 dicembre (il minimo del mese). Se ieri si trovavano quasi 15 casi per ogni 100 test, oggi se ne individuano più di 12.

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Vaccino, la Germania ha comprato 30 milioni di dosi al di fuori dal piano europeo

lunedì, Dicembre 28th, 2020

di Paolo Valentino

Vaccino, la Germania ha comprato 30 milioni di dosi al di fuori dal piano europeo

Dal nostro corrispondente
BERLINO – La Germania ha concluso un accordo bilaterale con BionTech-Pfizer per l’acquisto di 30 milioni di dosi di vaccino anti-Covid, che andranno ad aggiungersi alla quota di 55,8 milioni destinata alla Repubblica Federale nella ripartizione delle 300 milioni di dosi ordinate dall’Unione europea. La notizia — che il Corriere aveva anticipato qui — è stata confermata da un portavoce del ministero della Salute tedesco.

Contemporaneamente il ministro Jens Spahn ha annunciato che il governo di Berlino punta anche a intensificare la produzione del vaccino BionTech-Pfizer sul proprio territorio nazionale, facilitando l’operatività di nuovi impianti. Spahn ha citato una fabbrica di Novartis, di recente acquisita da BionTech a Marburg in Assia e attualmente in fase di ristrutturazione, che dovrebbe essere in grado già a febbraio-marzo di produrre i vaccini, aumentando notevolmente il numero delle dosi disponibili.

I timori per il raggiungimento dell’immunità di gregge

Dietro la decisione tedesca di procedere all’acquisto bilaterale di 30 milioni di dosi extra, c’è la preoccupazione del governo federale di avere a disposizione la quantità di vaccini necessaria a riportare sotto controllo la pandemia entro il prossimo autunno.

In base ai tempi e alle modalità di acquisto decise dall’Unione europea, questo, secondo i dirigenti di Berlino, non sarebbe possibile.

È un fatto che sebbene l’Unione europea abbia ordinato un totale di 1,3 miliardi dosi di vaccino, al momento soltanto una piccola parte di queste sono certe di essere consegnate: 300 milioni della versione BioNTech-Pfizer e 80 milioni (con una opzione di altri 80 milioni) di quella americana Moderna (che peraltro non è stato ancora autorizzato dall’Ema, mentre la Gran Bretagna li sta già usando entrambi: qui spieghiamo perché).

Del lotto BioNTech-Pfizer, sulla base del meccanismo di distribuzione europeo, la Germania avrà come si è detto diritto a 55,8 milioni di dosi. Ma poiché sono necessarie due dosi per persona, ne occorrerebbero 140 milioni per raggiungere l’immunità di gregge nella Repubblica Federale, che ha una popolazione superiore a 80 milioni.

Bild: «Presto un altro accordo bilaterale con Moderna»

Secondo il settimanale der Spiegel, questo non sarà possibile a meno che Berlino rompa la solidarietà europea e cominci ad acquistare dosi di vaccino per conto proprio. Esattamente quello che sta accadendo.

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Come cambiano le buste paga con il coronavirus

lunedì, Dicembre 28th, 2020

Andrea Massardo

Che il passaggio della pandemia di coronavirus in Italia abbia avuto pesanti ripercussioni sul sostrato economico è un dato di fatto considerato ormai accertato. Con il tasso di occupazione in forte calo e stanziato al 57,5% (1,5% in meno rispetto al passato 2019) e con le incertezze legate al prossimo 2021 che vedono un ulteriore peggioramento di questo dato la sensazione è quella che la tempesta non sia ancora completamente passata. E soprattutto, la paura è quella che a risentirne maggiormente saranno soprattutto le fasce più fragili della popolazione, che per la loro sopravvivenza devono fare i conti soltanto con il frutto del proprio lavoro e spesso senza nemmeno la garanzia del posto fisso (divenuto in molti casi, quanto mai un’utopia). In uno scenario che, purtroppo, senza appunto destinato a peggiorare ulteriormente.

Pandemia: chi ci guadagna…

Secondo quanto riportato dalla testata giornalistica Businessinsider, non tutti hanno però subito le stesse ripercussioni durante i difficili mesi segnati dalla pandemia. Mentre alcuni settori (come la filiera manifatturiera, il turismo, la vendita al dettaglio e la ristorazione in primis) hanno subito fortemente le restrizioni imposte dall’esecutivo, qualcuno sembra essere riuscito a superare indenne il lockdown, aumentando addirittura i livelli del proprio fatturato.

L’aumento della mole di lavoro e degli utili aziendali, però, si sono positivamente ripercossi anche sullo stipendio medio dei lavoratori, come accaduto nel caso dei corrieri postali, dei dipendenti dell’industria farmaceutica, della grande distribuzione organizzata, del settore alimentare e dei servizi essenziali. In questi casi, l’aumento in busta paga è arrivato a toccare a superare anche i mille euro, con una media stimata di 600 euro pro capite. In uno situazione limite nella quale, paradossalmente, la pandemia sembra aver incredibilmente aiutato.

La motivazione in fondo però è molto semplice: confinati nelle proprie abitazioni e nel pieno di una crisi sanitaria, la popolazione italiana ha concentrato suoi acquisti sul web, nei supermercati e soprattutto con particolare attenzione verso quei presidi medici essenziali al tempo del coronavirus. E tutto questo, di riflesso, non ha fatto altro che potenziare quelle filiere produttive e di servizi che ruotano attorno ai settori interessati.

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La rabbia dei grillini No Vax contro Vito Crimi per un post pro vaccino: “Cosa hai da gioire?”

lunedì, Dicembre 28th, 2020

di Concetto Vecchio

“Traditoreee!” Ieri il capo politico del M5S Vito Crimi ha pubblicato su Facebook un post entusiasta sui primi vaccini anti Covid somministrati in Italia ed è stato ripagato, dalla corrente No Vax della base grillina, della stessa moneta che per tanti anni è stata la specialità della casa: una vagonata di insulti.

“Ma lo sai che la Pfizer non si prenderà la responsabilità di eventuali danni collaterali alla nostra salute? Cosa hai da gioire?”. “Magari sarebbe gradito vedervi in prima linea voi tutti a vaccinarvi, ma ho paura che nessuno di voi lo farà, le cavie e l’80 per cento per l’immunità di gregge saremo solo noi a esserlo”. “Siete essere mentitori: un vaccino non sperimentato, la casa produttrice chiede l’immunità giudiziaria in caso di avversi effetti collaterali e l’Europa glielo concede”: ecco, fior da fiore, alcune delle decine di sanguinose critiche piovute sulla bacheca del povero Crimi.

Ora sarà, come ha calcolato una volta l’immunologo Guido Silvestri, che i No Vax rappresentano per fortuna appena lo 0,7 della popolazione, una frazione che non sposta certo voti, ma la loro voce dentro la militanza Cinquestelle risuona ancora chiassosa. E ciò a dispetto della svolta pro vaccini siglata da Beppe Grillo nel gennaio del 2019, quando aderì al “Patto trasversale per la scienza”, promosso da Roberto Burioni e Guido Silvestri. Ma certe credenze sono dure da estirpare. Del resto per una vita i cinquestelle hanno lisciato il pelo ai No Vax. Demolire i vaccini era uno dei pezzi forti di Grillo nei suoi spettacoli alla fine degli anni Novanta. “Prendi un bambino sano di un anno gli inoculi un virusino e li rimane lì in circolo…”, diceva. E faceva ridere le platee quando urlava indignatissimo che “siamo l’unico Paese al mondo dove esistono dieci vaccini al mondo”, e giù bastonate alle case farmaceutiche che “pagano tangenti per rendere i loro vaccini obbligatori”. Ex grillini com il romano Simone Barillari e la veneta Sara Cunial sono stati il fronte politico più radicale di un movimento che si ritrovò non poche volte a protestare davanti al Parlamento. Una senatrice come Paola Taverna, ancora nel 2015, sostenne in tv che “c’è una sentenza secondo la quale il vaccino può causare l’autismo”. Era un brodo di coltura nel quale si mescolavano complottismo, negazionismo, sfiducia nella scienza, ribellismo contro le élite, anarchismo, stupidità umana. In Puglia qualche grillino arrivò a sostenere che le noci curavano meglio dei sieri e in Lombardia si propose di ridurre l’obbligo dei vaccini pediatrici. Si affermò la tesi, persino in Parlamento, che potesse esserci una relazione anche con la leucemia.

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Recovery, la sfida di Renzi a Conte: “Vietato sbagliare, ecco le nostre richieste”

lunedì, Dicembre 28th, 2020

di Giovanna Vitale

Trenta pagine per “inchiodare il premier ai contenuti”: evidenziando tutte le imprecisioni, le incongruenze, gli errori talvolta grossolani presenti nel Piano nazionale di ripresa partorito da Palazzo Chigi. Le ultime cinque per avanzare proposte, suggerimenti e correzioni “all’insegna del merito, senza polemiche pretestuose né ideologiche”. È quasi pronto il documento di Italia viva, che entro domani verrà inviato a Conte e probabilmente illustrato, nel tardo pomeriggio, da Matteo Renzi in Senato. i fondi ue

Sul Recovery plan i tempi si allungano. Il Pd: niente pigrizie

Un documento diviso in due parti – una destruens, per segnalare ciò che Iv non condivide; l’altra costruens, per indicare alcuni punti irrinunciabili  – al quale l’ex presidente del Consiglio ha lavorato personalmente, in stretta collaborazione non solo con i suoi parlamentari, ma anche con un gruppo di esperti cui ha inviato la bozza del Recovery plan per ricevere contributi utili a migliorarlo. Un lavoro di squadra “che abbiamo fatto in cinque giorni”, si è complimentato il senatore di Firenze con i suoi, “e se Conte ci avesse dato retta, iniziando la discussione in Parlamento ad agosto, come gli avevamo suggerito noi il 22 luglio, a quest’ora non saremmo così indietro”.

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