Archive for Dicembre, 2020

Via libera alla Camera al decreto Sicurezza che riscrive le norme di Salvini sui migranti

giovedì, Dicembre 10th, 2020

Via libera dell’Aula della Camera al dl Sicurezza. Il testo, approvato con 279 voti a favore, 232 contrari e nove astenuti, passa al Senato. Il decreto modifica il cuore delle norme dei decreti Salvini in tema di migranti e introduce il Daspo per i violenti della movida. Il testo la scorsa settimana ha incassato la fiducia chiesta dal Governo e ora, con la votazione finale, compie il primo passo parlamentare verso la conversione in legge.

Il dl passa in seconda lettura in Senato. Deve essere approvato definitivamente dal Parlamento entro il 20 dicembre, pena la decadenza. Forti proteste dai banchi della Lega che hanno esposto cartelli al grido ‘Vergogna’. La scorsa settimana l’opposizione ha cercato di rallentare l’iter del decreto con un lungo ostruzionismo sugli ordini del giorno. Il centrodestra, che lo ha ribattezzatto decreto ‘clandestini’, promette battaglia anche in Senato. Anche Fdi e Forza Italia sono contrarie alle nuove norme volute dalla maggioranza Pd, Leu e M5s che sostiene il Governo Conte-bis.

Ecco il nuovo decreto immigrazione. Il testo sul tavolo del premier Conte

Alessanda Ziniti

Dopo aver superato il primo scoglio della fiducia alla Camera, e aver incassato il voto finale di Montecitorio, il decreto si avvia verso la conversione in legge, che deve avvenire entro il 20 dicembre, pena la decadenza. L’ultimo passaggio toccherà al Senato. Il provvedimento è fortemente osteggiato dal centrodestra, in particolar modo dalla Lega. Il decreto ha visto la luce a fine ottobre, subendo alcune modifiche durante l’esame in commissione. Diverse le novità: niente più multe milionarie alle Ong, viene ampliato il sistema di accoglienza, con l’introduzione del regime di protezione speciale, e viene eliminato il tetto massimo di ingressi per motivi di lavoro, legato al decreto flussi. Ecco i punti del decreto:

Stop multe alle Ong e confisca delle navi

Si allenta la stretta sulle Ong. Il decreto infatti cancella le multe salate alle navi che violano il divieto di ingresso, transito o sosta nelle acque territoriali italiane e viene eliminata la confisca ed eventuale distruzione dell’imbarcazione. Il “divieto di navigazione” non opera nel caso in cui si svolgano attivita’ di soccorso, immediatamente comunicate alle autorita’ italiane e dello Stato di bandiera. L’inosservanza del divieto o del limite di navigazione comporta una sanzione da 10 mila a 50 mila euro. Il decreto Sicurezza del governo gialloverde prevedeva che in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane si applicasse al comandante della nave la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 150.000 a 1.000.000 euro (con estensione della responsabilita’ solidale all’armatore della nave). Inoltre, prevedeva che fosse sempre disposta la confisca della nave utilizzata per commettere la violazione, procedendosi immediatamente a sequestro cautelare.

Caso Willy, in arrivo Daspo e pene più severe per le risse davanti ai locali 04 Ottobre 2020

Stop al tetto massimo delle quote

 il decreto interviene sulle previsioni del Testo unico immigrazione sui flussi di ingresso di stranieri non appartenenti all’Unione europea per motivi di lavoro, subordinato o autonomo. Le nuove norme dispongono che in caso di mancata pubblicazione del decreto di programmazione annuale, il presidente del Consiglio possa provvedere in via transitoria, con proprio decreto. Sono quindi soppressi il termine del 30 novembre di ciascun anno e il limite delle quote stabilite nell’ultimo decreto emanato, attualmente previsti.

Permesso di soggiorno, regole chiare su rifiuto e revoca

Una delle novità introdotte dal decreto Migranti riguarda il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno. Con le nuove norme viene meno l’ambito di discrezionalità nella valutazione dei “seri motivi”, attribuita al Questore. Viene fatto salvo il rispetto degli obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano.

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Coronavirus, il vaccino dei ricchi: al 14% della popolazione mondiale il 53% delle dosi

giovedì, Dicembre 10th, 2020

Nove persone su dieci in almeno 70 Paesi a basso reddito rischiano di non potersi vaccinare contro il Covid-19 il prossimo anno perché la maggior parte dei vaccini in arrivo sono stati acquistati dall’Occidente. Questo nonostante Oxford-AstraZeneca si sia impegnata a fornire il 64% delle sue dosi alle persone nei Paesi in via di sviluppo.

È il V-day del Regno Unito: inizia la più grande campagna di vaccinazione di massa della storia

di Enrico Franceschini 08 Dicembre 2020

Lo denuncia People’s Vaccine Alliance, l’organizzazione formata da Amnesty International, Frontline Aids, Global Justice Now e Oxfam. Mentre le prime persone vengono vaccinate nel Regno Unito, People’s Alliance avverte che gli accordi conclusi dai governi dei Paesi ricchi lasceranno quelli poveri in balia della pandemia. I Paesi ricchi con appena il 14% della popolazione mondiale si sono assicurati il 53% dei vaccini già pronti. Il Canada ha acquistato più dosi di qualsiasi altra popolazione, abbastanza per vaccinare ogni canadese cinque volte.

“A nessuno dovrebbe essere impedito di ottenere un vaccino salvavita a causa del Paese in cui vive o della quantità di denaro che ha in tasca – ha affermato Anna Marriott, responsabile delle politiche sanitarie di Oxfam, riporta il Guardian – Ma a meno che qualcosa non cambi radicalmente, miliardi di persone in tutto il mondo non riceveranno un vaccino sicuro ed efficace per il Covid-19 negli anni a venire”.

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Divieti vessatori (e iniqui). La politica ha smarrito il buonsenso

giovedì, Dicembre 10th, 2020

di RAFFAELE MARMO

Già di suo la pandemia moltiplica disuguaglianze e distanze: tra persone, ceti sociali, categorie produttive, territori, comunità. E, dunque, uno dei compiti della mano pubblica, in questa devastante stagione, sarebbe o dovrebbe essere quello di colmare o, quantomeno, ridurre i divari prodotti dal virus e dalle sue conseguenze sanitarie ed economiche. E, invece, ci troviamo a fare i conti con decisioni del governo prive di senso, dettate da non si sa bene quale criterio e che hanno il solo effetto di amplificare artificiosamente le disparità: è il caso del divieto sugli spostamenti tra comuni (anche confinanti) a Natale e Capodanno ed è il caso delle chiusure dei centri commerciali nei fine settimana.

Non è in discussione, come è facile immaginare, il principio di precauzione e di prevenzione che sta alla base di tutte le misure per fermare e contenere il contagio: ci mancherebbe altro. Il problema, al contrario, nasce dall’irrazionalità e dalla implicita sperequazione di taluni limiti rispetto ad altri. Due esempi per rendersene conto. Sappiamo bene quanto siano delicate le festività per la diffusione del virus in relazione al possibile moltiplicarsi delle relazioni sociali e familiari: lo stop agli spostamenti serve a mitigare i rischi, dunque. Ma che differenza c’è tra l’andare a casa dei parenti che abitano in un altro quartiere di Roma, Milano, Bologna, Firenze e fare un’analoga visita ai parenti che risiedono nel piccolo comune confinante con il proprio paese? Nessuna differenza. Eppure, la prima cosa è possibile, la seconda è vietata. E questo nonostante la densità demografica per chilometro quadrato di una città sia mille volte superiore a quella di certe aree della provincia italiana. Il risultato, insomma, è anzi che si chiude di più laddove c’è già strutturalmente più isolamento.

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Parigi e Berlino corrono sulla vaccinazione. Pfizer pronta, soltanto l’Italia è in ritardo

giovedì, Dicembre 10th, 2020

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Roma, 10 dicembre 2020 – Pfizer è in grado di consegnare ai 300 punti di vaccinazione finali il suo siero entro tre giorni dal via libera del ministero della Salute. Non si capisce quindi perché, visto che l’Ema dovrebbe approvare il vaccino il 29 dicembre, l’avvio della vaccinazione in Italia sia stato previsto originariamente tra il 20 e il 26 gennaio e solo adesso si stia cercando di anticiparlo forse al 15. Ieri il commissario Arcuri ha sostenuto che tutti i Paesi europei vaccineranno con la stessa tempistica: “Smentisco che ci sarà qualcuno che vaccinerà prima e qualche altro dopo”. Affermazione che contrasta col calendario fornito fino a oggi dallo stesso Arcuri e dal fatto che Germania, Belgio e Francia inizieranno al massimo entro il 7 gennaio, ma forse già il 4. “Le fiale del vaccino – osserva un portavoce della filiale italiana di Pfizer – sono già state prodotte e sono pronte nel nostro stabilimento in Belgio. Dopo l’approvazione dell’Ema attenderemo la richiesta formale del ministero della Salute e da quel momento consegneremo nel giro di tre giorni con aerei e mezzi terrestri, direttamente al centro vaccinale”.

In questo modo Pfizer potrebbe consegnare entro fine gennaio 3.5 milioni di dosi. A quanto pare anche l’eventuale mancanza dei frigoriferi in grado di conservare il vaccino a -75° (mancanza segnalata nei giorni scorsi da poco più del 10% dei 300 centri vaccinali) è un problema superabile. I vaccini verranno spediti in contenitori termici isolati da ghiaccio secco (ed equipaggiati di sensori con trasmettitori gps per consentire a Pfizer il monitoraggio da remoto) che sono in grado di conservare le dosi (da 195 a 975 per contenitore) fino a 30 giorni se si garantirà il puntuale ’rabbocco’ di ghiaccio secco ogni 10 giorni e poi per ulteriori 5 giorni a -8°. E quindi il problema non è nella disponibilità del primo lotto di vaccini.

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Il governo supera la prova, ma arranca ancora sulle scelte per la ripresa

giovedì, Dicembre 10th, 2020

di Antonio Polito

Ci sono momenti che dicono più delle parole. Per esempio quando Giuseppe Conte ha finito il suo intervento ieri mattina a Montecitorio senza che un vero e convinto applauso si levasse dall’aula. Il logorio della seconda ondata scava inevitabilmente un solco tra il governo e l’opinione pubblica; ma anche tra il governo e la sua base parlamentare. La «guerra santa» dei Cinquestelle al Mes si è fermata prima di sparare il colpo che avrebbe potuto far cadere il governo, e con esso il Parlamento. La conservazione dello status quo è diventata la forza maggiore della legislatura. Però il premier non è uscito rafforzato dalla giornata di ieri. La sua maggioranza non si è allargata, non ha conquistato consensi nemmeno sul terreno dell’europeismo, che pure avrebbe potuto portare sostegni trasversali. Né si è ricompattata al suo interno, perché la fronda nel M5S ha lasciato un segno, e in più nel governo si è accesa quella di Renzi contro la «cabina di regia» che dovrebbe gestire i 209 miliardi del piano europeo. E infatti i voti favorevoli a Conte si sono fermati sia alla Camera sia al Senato sotto la soglia della maggioranza assoluta. Difficilmente oggi a Bruxelles il premier potrà vantare la saldezza e la stabilità che l’Europa si aspetta dall’Italia, e che è la vera missione del suo governo di qui in poi. Se i nostri partner si prenderanno poi la briga di leggere per intero la mozione di maggioranza approvata ieri, e che avrebbe potuto agevolmente essere titolata «Brevi cenni sull’universo», difficilmente troveranno nelle quattromila e cinquecento parole che la compongono una parola chiara e definitiva sulle questioni davvero sul tappeto: in Italia la lunghezza dei testi è direttamente proporzionale alla loro vaghezza. Si dirà: è politica. Ed è vero. Alla fine conta solo il risultato, e il governo è ancora in piedi. Ma è sul terreno, nel Paese reale, che deve dimostrare la sua forza. E anche lì soffre. La «discesa» annunciata dei contagi è così lenta che dura da settimane senza mai toccare il punto di svolta che tutti aspettiamo.

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Passa il Mes, ma è alta tensione Renzi in Aula evoca la crisi

giovedì, Dicembre 10th, 2020

di Giuseppe Alberto Falci

Passa il Mes, ma è alta tensione Renzi in Aula evoca la crisi

La lunga giornata del voto sulla riforma del Fondo salva Stati ha il momento clou alle 19 e 30 quando a Palazzo Madama Matteo Renzi si alza e inizia la dichiarazione di voto che è di fatto un ultimatum al premier: «Noi non scambieremo il nostro sì alla proposta di governance con uno strapuntino». Italia viva voterà la riforma del Mes ma Renzi guarda già oltre, al Recovery plan: «La task force non può sostituire il Parlamento: dov’è il sindacato? Ma non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità?». L’avvertimento dell’ex premier arriva forte e chiaro a Conte: «Se c’è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no». Infine l’ultimo affondo rimettendo sul tavolo la delegazione ministeriale: «Presidente, se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario».

«Robin Hood al contrario»

Gli applausi arrivano dai banchi del centrodestra. Isabella Rauti di Fratelli d’Italia plaude all’ex rottamatore: «che parla come l’opposizione». Matteo Salvini si avvicina all’ex premier per un saluto.

Poche ore prima il presidente del Consiglio ha provato a tendere la mano all’intera maggioranza ma anche l’opposizione: «Il governo ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue». Va da sé, Matteo Salvini esprime la sua contrarietà al Mes: «È il Robin Hood al contrario, toglie soldi a chi ha bisogno per salvare le banche tedesche». Salvo poi aprire al confronto con il governo: «La Lega e tutto il centrodestra sono pronti a discutere». Non a caso quando il leader del Carroccio finisce il suo intervento si avvicina al premier per un breve colloquio reclamando un incontro urgente sull’apertura delle scuole e sulle chiusure del Natale.

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Grazie a Paolo «Pablito» Rossi l’Italia cambiò umore

giovedì, Dicembre 10th, 2020

di Aldo Cazzullo

Grazie a Paolo «Pablito» Rossi l'Italia cambiò umore

«El hombre del partido es Paolo Rossi (ITA)». La scritta sul tabellone del Camp Nou – che allora era nuovo davvero – comparve mentre le squadre stavano ancora giocando. Era l’8 luglio 1982, a Barcellona l’Italia stava battendo la Polonia nella semifinale del Mundial con una doppietta del centravanti: quasi normale amministrazione dopo la vera impresa, i tre gol rifilati al Brasile. Quella scritta non celebrava soltanto un calciatore. Non soltanto una Nazionale, e una nazione, la nostra. Quella scritta chiudeva un’epoca, e ne inaugurava un’altra. Tre giorni dopo, lo stesso Rossi apriva le marcature nella finale con la Germania, e le feste in un’Italia all’improvviso irriconoscibile, stravolta dalla gioia e dall’emozione.

Grazie a Paolo Rossi, che tutti da quel momento e per sempre chiamarono Pablito – pareva davvero un ragazzino, e così l’abbiamo pensato sino all’ultimo, tanto che la notizia della sua morte ci pare impossibile -, l’Italia cambiò umore. Nella percezione comune, finivano gli anni di piombo e cominciavano davvero gli Anni 80: il riflusso, la febbre del sabato sera, il campionato di calcio più bello del mondo, la Milano da bere, eccetera eccetera.

Era una percezione; non la realtà. Il 1982 fu un anno terribile per il terrorismo. Ma quella festa collettiva era il segno che il Paese voleva voltare pagina, chiudere il tempo degli scontri di piazza, della violenza politica, della battaglia ideologica. Libero ognuno di distinguere il confine tra levità e superficialità, di coltivare nostalgie, di stilare graduatorie di valore, di dare il proprio giudizio; resta il fatto che è andata così.

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Spagna ‘82, tutti i gol di «Pablito»

giovedì, Dicembre 10th, 2020
Le sei reti dell’attaccante della Nazionale nell’estate spagnola | CorriereTv
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Calcio in lutto, è morto Paolo Rossi: l’eroe dei Mondiali dell’82

giovedì, Dicembre 10th, 2020

Il mondo del calcio piange un altro campione: è morto, stroncato da un tumore ai polmoni, Paolo Rossi, l’eroe dei Mondiali del 1982. “Pablito” portò la Nazionale italiana di Bearzot alla vittoria diventando capocannoniere della manifestazione, segnando anche una storica tripletta al Brasile. L’ex attaccante di Milan e Juventus, uno dei più grandi campioni della storia del nostro calcio, ha anche vinto il Pallone d’Oro nell’82. Aveva 64 anni.

Calcio in lutto, è morto Paolo Rossi

Paolo Rossi era nato a Prato, 64 anni fa, e aveva giocato con le maglie di Juventus, Vicenza, Como, Perugia, Milan, Verona. La partita più importante Paolo Rossi la giocò a Barcellona nella coppa del mondo in Spagna segnando ben tre gol al Brasile, nella partita decisiva per accedere in semifinale. Rossi segnò poi due gol alla Polonia e uno alla Germania nella finalissima allo stadio Bernabeu di Madrid. Paolo Rossi, insieme a Baggio e Vieri detiene il record di gol in azzurro ai Mondiali a quota 9. Con la Juve ha vinto due scudetti, una Coppa delle coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni, con il Vicenza un campionato di serie B. Dopo la carriera di calciatore Rossi ha lavorato a lungo per Mediaset e per la Rai come opinionista. Lascia la moglie, Federica, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.

Paolo Rossi è stato l’unico calciatore al mondo che ha segnato tre gol al Brasile, quello “stellare” di Zico e Falcao ai Mondiali di Spagna ’82 vinti proprio dagli azzurri, che ha stregato Pelé (che lo scoprì durante il mondiale di Argentina e che ha dichiarato che l’unico vero rammarico è che “non abbia mai giocato nella sua squadra”, il Santos), uno dei quattro palloni d’oro italiani, Scarpa d’oro 1982, Scarpa d’argento 1978, Collare d’Oro (massima onorificenza per uno sportivo).

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 9 dicembre: 12.756 nuovi casi e 499 morti

mercoledì, Dicembre 9th, 2020

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 9 dicembre: 12.756 nuovi casi e 499 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 1.770.149 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 12.756, +0,7% rispetto al giorno prima (ieri erano +14.842), mentre i decessi odierni sono 499, +0,8% (ieri erano +634), per un totale di 61.739 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse complessivamente sono 997.895: 39.266 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +4,1% (ieri erano +25.497). Oggi si registra un record di negativizzati in 24 ore (39.266), superando il picco di 38.740 guariti giornalieri datato 2 dicembre.

Gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 710.515, pari a -27.010 rispetto a ieri, -3,7% (ieri erano -11.294). La flessione degli attuali positivi — in calo e con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi sono stati 118.475, ovvero 30.757 in meno rispetto a ieri quando erano stati 149.232. Mentre il tasso di positività è del 10,8% (l’approssimazione di 10,766%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 10 sono risultati positivi; ieri era del 9,9%. Questa percentuale dà l’idea dell’andamento dei contagi, indipendentemente dal numero di test effettuati. Qui la mappa del contagio in Italia.

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