Archive for Dicembre, 2020

Opere da commissariare, sei mesi solo per una lista

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

La lista sarà inviata nelle prossime ore. Mittente: Giuseppe Conte. Destinatario: il Parlamento. Dentro ci sono le opere che palazzo Chigi ha deciso di commissariare. Alcune sono da realizzare, altre da completare. Il principio politico è semplificare, sbloccare, accelerare. E affidare “a uno o più” commissari la messa a terra di una strategia che ambisce a riscrivere il capitolo opere pubbliche in Italia. Quello che nella stragrande maggioranza dei casi è stato riempito da questioni come la burocrazia, gli appalti e i subappalti congestionati e ostaggio del malaffare e della criminalità, i soldi sprecati, i ritardi. Questa lista arriva oggi, primo dicembre. Sei mesi dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di quel decreto Semplificazioni festeggiato come la svolta. Di più. La lista è pronta da luglio, sul tavolo del premier da settembre. Ancora: i nomi dei commissari non sono stati scelti. 

Il fatto che il Governo arrivi a presentare oggi una lista che era di fatto pronta già sei mesi fa innanzitutto affatica, e molto, il percorso messo nero su bianco nel decreto Semplificazioni. La lista, infatti, dovrà ricevere il via libera da parte delle commissioni parlamentari competenti prima di confluire in uno o più Dpcm che Conte dovrà adottare per “individuare gli interventi infrastrutturali” che secondo il Governo hanno bisogno dei commissari. Il tempo a disposizione per completare questo iter termina il 31 dicembre. I giorni a disposizione sono appena trenta. E se è vero che lo stesso decreto Semplificazioni prevede che il parere delle commissioni arrivi al massimo entro 15 giorni (in caso contrario si procede senza), è altrettanto vero che anche se lo sprint riuscisse, questa stessa accelerazione andrebbe a puntellare il primo step di un percorso che doveva e poteva essere decisamente più veloce. L’articolo 9 del decreto Semplificazioni, non a caso, è stato scritto sei mesi fa con un’intestazione precisa: “Misure di accelerazione degli interventi infrastrutturali”. E invece tutto è stato tranne che un’accelerazione.

È utile fare un passo indietro per inquadrare la questione e soprattutto per entrare nelle dinamiche, politiche, ancora di più ministeriali, che hanno affossato il principio politico dello sblocco delle opere pubbliche. Imponendone un altro: quello del ritardo. Furono i renziani, nel novembre del 2019, a sollecitare Conte sulla necessità di cambiare strategia in tema di opere pubbliche. Nacque allora Italia Shock, il piano di Italia Viva, la prima battaglia politica di Matteo Renzi e dei suoi per entrare nell’agenda di governo. Il modello era quello della ricostruzione del ponte Morandi a Genova e dell’Expo di Milano: velocità e commissari. Seguirono discussioni, incontri, vertici. Da parte sua il Pd, che guida il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture con Paola De Micheli, insisteva sulla stessa direzione. Si arrivò così al decreto Semplificazioni approvato dal Consiglio dei ministri nella notte tra il 6 e il 7 luglio. Il principio politico, come si è detto, è stato indicato nell’articolo 9 del provvedimento, lì dove si dettaglia la necessità di individuare quelle opere caratterizzate “da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative ovvero che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio – economico a livello nazionale, regionale o locale, per la cui realizzazione o completamento si rende necessario la nomina di uno o più Commissari straordinari che è disposta con i medesimi decreti”.

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Renzi ha un’idea: “O Conte ter o Draghi uno”

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

Al momento Matteo Renzi lo va dicendo solo ai suoi, sapendo che i segreti in questo mondo non esistono. Con l’atteggiamento di chi sta facendo le prove generali di un discorso che ha già dentro. E aspetta solo il momento giusto per essere pronunciato, il giorno in cui in Senato sarà approvata la manovra: “Conte o cambia squadra o cambia mestiere, perché così siamo alle barzellette”. È un pensiero che incrocia una sensibilità diffusa, anche se di ilarità in giro ce n’è poca.

Distribuire un po’ di poltrone per evitare il rimpasto. Questa è stata la filosofia del premier con la trovata dell’ennesima task force per gestire il Recovery, che poi sarebbe questa la barzelletta in questione. Diventata l’oggetto delle lamentele di mezzo governo, perché per evitare il rimpasto vero questa trovata assomiglia a un rimpasto di fatto, al punto che il mite Zingaretti ha dovuto allargare le braccia all’ennesima telefonata di un suo ministro: “A me non importa che siano tre o trecento, a me importa che si faccia il Recovery”. È chiaro quel che teme Conte, gran professionista dell’arrocco e dell’arte di dire sì e poi rimbalzare ogni richiesta. Teme che ciò che inizia come rimpasto dei ministri finisca con un rimpasto del premier. E dunque fa un po’ di ammuina, trecento consulenti, “a’ Fra che te serve”, e la nave va.

Il paradosso di questa storia è che questo carrozzone non lo vuole nessuno (leggi qui Gabriella Cerami), ma ad eccezione di Renzi in pochi lo dicono. Eppure lo pensano. A partire dai ministri che gestiscono i dossier strategici, tipo Paola De Micheli e Sergio Costa. Semplicemente furibondi, perché vedono svuotato il proprio ruolo. E non capiscono, in questa confusione, chi deve pensare, chi coordina, chi decide. Raccontano i ben informati che nelle chat interne dei partiti è già in atto un nuovo capitolo del manuale Cencelli: tecnici in “quota di” che si propongono, esperti, vecchie glorie, ruffiani, portaborse e mezzecalze, per dirle col poeta. E ancora non sono arrivati i curriculum di chi rappresenta gli interessi veri in un paese in cui i poteri forti amano tenere la politica al guinzaglio corto, rendendola debole e condizionabile.

Sempre a Renzi si torna, attorno alla cui contagiosa insofferenza si è sviluppata una diffusa simpatia al punto che anche Goffredo Bettini non si nega a una consuetudine telefonica. Perché il ragazzo, sulle battute, non è male: “Siamo ai navigator del Recovery – ha detto a chi gli ha riferito l’esito della riunione odierna -. In tutto il mondo si discute di progetti, da noi si parla di consulenti”. Da quelle parti è tutto un festival di battute, perché “in tutto il mondo si discute di idee per ripartire, da noi dell’ora di nascita di Gesù bambino”. E in tutto il mondo se un ministro non funziona lo cambi, non crei un governo parallelo.

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Nuovo dpcm Natale: sì al pranzo al ristorante. Stop al cenone negli hotel: a Capodanno servizio in camera

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

Il nuovo Dpcm per il Natale sarà all’insegna del rigore: si verso il divieto agli spostamenti dal 21 dicembre anche tra Regioni gialle eccetto che per tornare nel luogo di residenza (si valuta il domicilio) e per le consuete ragioni di salute, lavoro, necessità o urgenza. Divieto di lasciare il proprio comune nei giorni di Natale e Capodanno. Il coprifuoco resta alle 22 ma si apre uno spiraglio per i pranzi al ristorante (solo nelle zone gialle). I ristoranti degli hotel, invece, a Capodanno potrebbero chiudere alle 18. È quanto emerso prima nella riunione tra il premier Giuseppe Conte con i capi delegazione dei partiti di maggioranza. Il premier avrebbe riportato sul tavolo anche il capitolo scuole, con l’ipotesi di riaprire alle lezioni in presenza dal 14 dicembre per le superiori e solo nelle Regioni gialle. Quanto alla messa di Natale potrebbe svolgersi alle 20 del 24 dicembre.  APPROFONDIMENTI

Dpcm Natale, misure valide dal 21 dicembre al 6 gennaio

Le misure restrittive degli spostamenti per il Natale potrebbero essere in vigore dal 21 dicembre al 6 gennaio ma non è escluso che le date varino: potrebbero iniziare il 19 o 20 e finire qualche giorno dopo l’Epifania. Ma una decisione non verrà presa prima di domani: «Oggi è una giornata di ascolto, domani sentiremo il Parlamento e di nuovo le Regioni. Solo dopo decideremo». Un decreto legge sul Natale potrebbe affiancare il prossimo dpcm. Il decreto servirebbe a dare copertura normativa alle restrizioni delle libertà personali. L’ipotesi è comunque ancora al vaglio.

Spostamenti e seconde case

Alla riunione tra premier, capi delegazione e ministro Boccia è emersa l’ipotesi di vietare di uscire dal proprio Comune a Natale e Capodanno. Lo stop agli spostamenti tra Comuni potrebbe valere nei giorni del 25 e 26 dicembre e del primo gennaio.​

Stop, dal 21 dicembre, agli spostamenti tra le Regioni per raggiungere le seconde case. È l’orientamento del governo, che emerge dalla riunione del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione e il ministro Boccia, in vista del nuovo dpcm.

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Assostampa: il cordoglio per la scomparsa di Gianni Faustini

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

Non è solo il Trentino ma tutto il Paese che con la scomparsa di Gianni Faustini perde un esempio di serietà, umanità e integrità giornalistica.

Giornalista professionista iscritto all’Ordine del Trentino Alto Adige dal 1962, Faustini era laureato in Storia contemporanea a Pavia. Nel corso della vita ha diretto il quotidiano “Alto Adige” e successivamente “L’Adige. È stato (nel 1972) il primo presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige e poi segretario dell’Ordine nazionale e dal novembre 1991 presidente fino al 1995. Instancabile nei consigli e anche nei dettami della deontologia giornalistica (la Carta dei doveri del giornalista fu approvata quando lui era presidente del Consiglio Nazionale) perchè alta era la sua visione della funzione della stampa all’interno di una democrazia. Il Trentino perde uno dei testimoni più attenti e critici del panorama giornalistico e un figlio affettuoso di questa terra. Assostampa Trentina si unisce al cordoglio della famiglia.

Patrizia Belli

Presidente Assostampa Trentina

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Lotteria degli scontrini: come funziona e come ottenere il codice per partecipare

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

di ANDREA BONZI

Roma -Al via la lotteria degli scontrini, una delle misure che il governo ha studiato per incentivare l’uso dei pagamenti elettronici e combattere l’evasione fiscale, attraverso la possibile vittoria di premi settimanali, mensili e annuali. Da domani ci si potrà registrare sul sito e cominciare ad ‘accumulare’ numeri validi per partecipare, ma solo a gennaio ci sarà la prima vera estrazione

Come funziona e come registrarsi

Sull’apposito sito www.lotteriadegliscontrini.gov.it sarà possibile immettere il proprio codice fiscale già da domani (1° dicembre) per ottenere il ‘codice lotteria‘, (un codice alfanumerico di 8 cifre e codice a barre) da presentare in cassa a ogni pagamento per partecipare alle estrazioni. Il codice va stampato o memorizzato sul proprio smartphone.
Ogni volta che si fa un acquisto, il cliente deve chiedere al negoziante di scansionare con il lettore ottico il proprio codice lotteria: un po’ come succede con la tessera sanitaria, la spesa viene associata univocamente al consumatore. Ogni scontrino, poi, genera un numero di “biglietti virtuali” della lotteria pari a un biglietto per ogni euro di spesa, con un arrotondamento se la cifra decimale supera i 49 centesimi (per esempio, con 1,50 euro si ottengono due biglietti). Maggiore è l’importo speso, più alto sarà il numero di biglietti associati che vengono emessi, fino a un massimo di 1.000 biglietti per acquisti di importo pari o superiore a 1.000 euro.

Va conservato lo scontrino?

No, una volta che ci si è registrati, non occorre conservare gli scontrini sia per partecipare alla lotteria sia per riscuotere i premi (conviene custodire gli scontrini solo a fini di garanzia, cambio merce e simili).

Chi può partecipare?

Possono partecipare alla lotteria tutti i maggiorenni residenti in Italia, che acquistano beni o servizi da esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi.

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Scuole e trasporti, prefetti in campo. L’ira dei governatori: non potete scavalcarci

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

Arrivano i prefetti. Per coordinare, nei rispettivi territori, l’organizzazione del sistema del trasporto legato all’attività scolastica in vista di una riapertura a regime del 100% delle scuole superiori – considerata la sostanziale inazione di questi mesi nel settore del trasporto pubblico locale – il nuovo dpcm affida ai rappresentati del governo sul territorio un ruolo cruciale di coordinamento e moral suasion. Per spingere gli enti locali ad agire, pur nella carenza di risorse specifiche, nel nuovo dpcm il governo delegherà ai prefetti il compito di coordinare le conferenze permanenti dei servizi per organizzare la ripartenza delle scuole superiori e quindi anche il trasporto pubblico locale e il trasporto scolastico. Ancora non si è deciso se si darà vita a un tavolo regionale con tutti i prefetti o a singoli tavoli provinciali.

Politicamente è una scelta tanto delicata quanto importante e alcuni governatori sono preoccupati. “Non credo che servano i prefetti per risolvere il problema dei trasporti per gli studenti quando riapriranno le scuole – ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia –. Per i trasporti c’è al programmazione della Regione, che è competente su questa materia. I prefetti hanno ben altro da fare, con tutto il rispetto questa è una competenza regionale, non capisco come si possa commissariare le Regioni, alla faccia dell’autonomia”.

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La nostra anarchia di Stato

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

di Sabino Cassese

I rapporti tra poteri pubblici sono «anarchia di Stato» (Tremonti, La Verità, 16 novembre); i conflitti Stato – regioni hanno «creato confusione e conflitti istituzionali» (Berlusconi, Corriere della Sera, 15 novembre); «molte cose non hanno funzionato nella catena di comando» (Casellati, Il Sole 24 Ore, 15 novembre). Perché tanta babele nelle nostre istituzioni? All’origine, si è imboccata la strada sbagliata. La Costituzione riserva la profilassi internazionale esclusivamente allo Stato. Nonostante che il virus non rispetti i confini regionali, si è preferito, invece, riconoscere competenze concorrenti a Stato e regioni.

Ma questo avrebbe richiesto di far funzionare la collaborazione tra centro e periferia, perché i grandi servizi a rete, innanzitutto quello sanitario e quello scolastico, sono definiti dalle leggi «nazionali». Ciò richiede che nessuno si ritenga proprietario esclusivo, ma che tutti concorrano a deliberare ed eseguire insieme. Aperta la strada alle troppe voci, i protagonisti, alla ricerca di popolarità, hanno cominciato a battibeccare, confliggendo invece che cooperando, con un tira e molla che ha prodotto incertezza e stupore nell’opinione pubblica.

A questo punto, sul primo errore, che ha provocato il secondo, se n’è innestato un terzo: la proposta di ritornare a riformare la Costituzione, o riportando la sanità nella competenza esclusiva dello Stato centrale, o introducendo nella Costituzione una clausola di supremazia statale in caso di emergenza. Ma questa è una strada irrealistica, sia perché le modifiche costituzionali sono difficili da realizzare, sia perché la sanità rappresenta circa due terzi delle risorse finanziarie regionali e più della metà del loro potere lottizzatorio, e le regioni farebbero quadrato contro la riforma.

L’impasse è stata accentuata dalla diversità del sistema politico regionale rispetto a quello statale. Il primo è d’impianto presidenzialistico, il secondo è rimasto a struttura parlamentare. Ne è derivata una asimmetria tra centro e periferia: il centro dovrebbe dettare i principi e le linee guida, e determinare i livelli essenziali delle prestazioni, ma è la parte più debole, perché si esprime con troppe voci; le regioni sono dominate dai loro presidenti (non a caso chiamati, erroneamente, governatori).

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Covid e Dpcm Natale, nel governo lite sulle deroghe per alberghi, ristoranti e anziani

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Covid e Dpcm Natale, nel governo lite sulle deroghe per alberghi, ristoranti e anziani

Il ministro della Salute Roberto Speranza e il premier Conte (sullo sfondo)

«Ci sono 800 morti al giorno…». È stato questo il dolente leitmotiv con cui Roberto Speranza negli ultimi estenuanti vertici con le Regioni, i capigruppo e poi i capi delegazione ha provato a respingere ogni tentativo di allentare le misure di contenimento per le festività natalizie. E lo stesso concetto il ministro della Salute scandirà oggi in Parlamento: «Senza rigore avremo una recrudescenza dell’epidemia a gennaio, proprio nel momento in cui dovremo iniziare le vaccinazioni contro il virus. Sarebbe un segnale devastante». Sulla spinta di numeri ancora drammatici il governo si è convinto che non ci sia alternativa alla stretta. E anche se l’ufficialità arriverà solo domani sera, quando il presidente del Consiglio firmerà il Dpcm destinato a entrare in vigore venerdì, le principali misure sono confermate.

«Dobbiamo mantenere rigore e prudenza per non vanificare i primi risultati», esorta Speranza. E Francesco Boccia prova a convincere gli italiani che «si può restare in casa con i propri cari». Il primo pilastro è il coprifuoco «senza deroghe» fino alle 22, anche a Natale e a Capodanno. Il confronto con la Cei è aperto, ma l’orientamento è che la messa delle 24 possa tenersi alle 20. Il secondo pilastro è il divieto di spostamento tra le Regioni, che il ministro degli Affari regionali Boccia spiega con la necessità di «non disperdere i sacrifici fatti in queste settimane anche dagli operatori sanitari». Quindi divieto di mobilità anche per le aree gialle, da prima di Natale (forse il 21) a dopo la Befana: la decisione sulle date verrà presa oggi dopo il confronto con Regioni e Parlamento. Un’altra questione cruciale è il numero di ospiti che si possono invitare a casa nei giorni di festa. Salvo novità dell’ultima ora resta la «forte raccomandazione a non ospitare persone non conviventi». La battaglia sulle eccezioni ha animato il vertice serale. «Per non minare la tenuta stessa del modello di sicurezza le deroghe vanno limitate il più possibile», ha ammonito Boccia.

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Covid, piano vaccini: 202 milioni di dosi disponibili dal primo trimestre 2021

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

Saranno 202 milioni le dosi di vaccino anti-Covid disponibili dal primo trimestre 2021; ogni dose, in base alle conoscenze attuali, “ha bisogno di richiamo e non sappiamo di quanto ci sia immunità”. Lo ha spiegato, secondo quanto riferito da fonti di maggioranza, il ministro della Salute, Roberto Speranza, illustrando il piano vaccini ai Capigruppo nella riunione a Palazzo Chigi. Il vaccino dell’azienda Pfizer arriverà “tra il 23 e il 26 gennaio”.

Per i vaccini in campo anche l’esercito Inizialmente, il vaccino andrà a personale medico, sanitario e alle Rsa: prima agli over-80, poi alla fascia 60/70 anni e via via alle altre fasce come lavoratori essenziali, compresi quelli della scuola. Ci sarà il coinvolgimento dell’esercito. Il piano prevede l’implementazione della rete per monitorare le vaccinazioni, con un sistema informativo ad hoc collegato con sistemi regionali. Come già ribadito da Speranza, secondo un’ottica europea, non si partirà con la previsione dell’obbligo vaccinale ma con la persuasione e informazione. L’obiettivo è raggiungere l’immunità di gregge, il che significa vaccinare 40 milioni di italiani.CHIUDI ✕

Tra i primi vaccini che saranno disponibili in Italia vi e’ quello della Pfizer, che arriverà tra il 23 e il 26 gennaio e le dosi andranno direttamente ai 300 punti di arrivo individuati, che sono gli ospedali. Il piano prevede inoltre che la distribuzione del vaccino sia interamente statale: la gestione sarà centralizzata e il vaccino sarà distribuito secondo decisioni mediche e scientifiche.

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Dpcm, verso stop spostamenti da Comune a Natale e Capodanno

mercoledì, Dicembre 2nd, 2020

Divieto di uscire dal proprio Comune a Natale e Capodanno. E’ una delle ipotesi emerse dalla riunione del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione e il ministro Boccia in vista del varo del nuovo Dpcm con le misure di contrasto al Covid. Lo stop potrebbe valere nei giorni del 25 e 26 dicembre e del primo gennaio. Dal 21 dicembre invece gli spostamenti tra Regioni gialle saranno consentiti solo per far ritorno al proprio luogo di residenza.

Sono svariate le ipotesi che emergono per il nuovo Dpcm, che potrebbe essere affiancato da un decreto legge, con le misure che saranno in vigore durante le festività. A prevalere sarebbe la linea dura. I “punti fermi su cui si muoverà l’impianto”, per il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, sono due: “Limiti di orario e limitazione della mobilità tra Regioni”. Ossia coprifuoco alle 22 sempre e divieto di spostamento pure tra zone gialle. I ristoranti potrebbero restare sempre aperti a pranzo, anche a Natale, Santo Stefano e Capodanno, nella zona gialla. Il 31 dicembre, per evitare veglioni, quelli all’interno degli hotel potrebbero dover chiudere alle 18.

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