Archive for Dicembre, 2020

Vaccino Covid: si parte tra dubbi, intoppi e mancate autorizzazioni

giovedì, Dicembre 17th, 2020

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Per raggiungere l’immunità di gregge (garantita da una copertura del 70% della popolazione) che al Cts ipotizzano raggiungibile a fine ottobre 2021, occorrerà dare continuità alla campagna vaccinale anti Covid. E non sarà per nulla facile anche se la Commissione Ue ha acquistato da 6 produttori diversi proprio per garantirsi una diversificazione e coprirsi da eventuali insuccessi di un vaccino. Saggia politica perché i vaccini con problemi e ancora lontani dall’approvazione sono più d’uno. Le difficoltà riscontrate dal vaccino franco britannico SanofiGsk – che non sarà pronto fino alla fine del 2021 ma solo nel 2022 dopo i risultati meno buoni del previsto emersi dai primi studi clinici – non sono un problema eccessivamente grave perché nel piano vaccinale italiano, dove pure sono presenti con ben 40,38 milioni di dosi su 202,57 milioni totali, erano previsti solo nel primo e secondo quadrimestre del 2022, ognuno per 20 milioni e 190mila dosi.

Il sondaggio: 8 italiani su 10 pronti a farlo

Molto più delicata per il raggiungimento dell’immunità di gregge la situazione del vaccino AstraZenecaOxfordIrbm che era previsto in 16 milioni e 15mila dosi nel primo quadrimestre del 2021 e in ben 24 milioni e 225mila di dosi nel secondo quadrimestre del prossimo anno: oltre 40 milioni di dosi con le quali vaccinare 20 milioni di persone. Se non arriverà che in estate, o in autunno 2021, è fatale un abbassamento di alcuni mesi degli obbiettivi di copertura. Una prospettiva che fa tremare i polsi agli addetti ai lavori. L’azienda professa ottimismo. “Siamo in dirittura d’arrivo. La settimana scorsa – ha detto ieri Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca Italia – abbiamo pubblicato i dati degli studi fase 3 del vaccino su Lancet. Abbiamo sottomesso, nell’ambito del processo di rolling review all’Ema questi dati, si tratta di due pacchetti, di cui l’ultimo inviato martedì. Nell’ipotesi che nei prossimi giorni sia completata la sottomissione regolatoria e che nella seconda quindicina di gennaio ci sia un’approvazione da parte di Ema, saremmo in grado in 24 ore di iniziare la distribuzione tutti gli Stati Ue”. Chissà.

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I giorni in zona rossa e quelli in gialla o arancione: Natale e Capodanno, ecco il calendario sotto esame

giovedì, Dicembre 17th, 2020

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

I giorni in zona rossa e quelli in gialla o arancione: Natale e Capodanno, ecco il calendario sotto esame

Ansa

La stretta di Natale sarà drastica, adesso si deve soltanto decidere come declinarla e per quanto tempo. Nel corso della riunione (sospesa e da riconvocare) tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione della maggioranza, assente la ministra di Italia Viva Teresa Bellanova, si sono esaminate le varie opzioni. Il capo del governo è cauto, non vorrebbe stringere troppo per non deludere le aspettative degli italiani.

Il primo scenario — quello su cui il Pd e il ministro della Salute Roberto Speranza pressano con forza, ma che il premier Conte sta cercando di scongiurare – prevede di intervenire con misure rigorose dal 24 dicembre al 6 gennaio. Per tutto il periodo scatterebbe la zona rossa, un vero e proprio lockdown con divieto di spostamento per i cittadini anche nel proprio comune e chiusura di ristoranti, bar e negozi, ad esclusione di farmacie, tabaccai ed edicole. Resterebbero esclusi il 28, 29 e 30 dicembre, giorni in cui si applicherebbero le regole della zona gialla o della zona arancione a seconda della regione di appartenenza.

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Snacknews, questione di Resilienza: cosa sapere della parola più usata nel 2020

giovedì, Dicembre 17th, 2020
Il termine, complice la pandemia, è entrato nel linguaggio quotidiano ma da dove ha origine?E in ambito economico cosa indica? – Diana Cavalcoli /CorriereTv
Il termine «Resilienza», complice la pandemia, è entrata nel linguaggio quotidiano ma da dove arriva la parola? Ce lo spiega il professor Carlo Salvato del dipartimento di Management dell’Università Bocconi di Milano analizzando le caratteristiche che oggi rendono le aziende davvero resilienti alla crisi economica.

CORRIERE.IT

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Incentivi auto: pronti altri 350 milioni nel 2021 ma solo per la rottamazione

giovedì, Dicembre 17th, 2020

di Gianni Antoniella

Quali saranno gli aiuti statali su cui potrà contare la filiera italiana delle automotive nel 2021? Lo si saprà a breve, a brevissimo, anzi a ore. Governo, organizzazioni di categoria come l’Unrae (l’associazione tra i costruttori che operano in Italia) stanno chiudendo trattative e consultazioni e gli accordi fra gli attori del mercato dell’auto diventeranno, entro questa settimana, proposte governative da inserire nella legge di bilancio (quella che una volta era chiamata la «finanziaria»). I costruttori sono abbastanza soddisfatti per come sono andati questi incontri: il Governo non solo ha presente la crisi del mercato dell’auto, ma si è dimostrato sensibile alle esigenze di chi lavora in questo mondo.

Le Case si aspettano un finanziamento dei nuovi incentivi cospicuo, sufficiente a coprire i primi quattro, sei mesi del prossimo anno. Un periodo abbastanza lungo perché da una parte chi deve pianificare il mercato abbia un orizzonte abbastanza ampio per lavorare con tranquillità, dall’altra i clienti siano in grado di decidere con serenità se, dove e quando comprare la nuova auto. Indicativamente Unrae auspica che i fondi statali a disposizione ammontino a una cifra intorno ai 350 milioni di euro. Lo schema dei nuovi incentivi, grosso modo, ricalcherà quello in vigore fino al 31 dicembre, ovvero con fasce identificate dalle emissioni di CO2. Rispetto al 2020, però, le emissioni saranno «contate» secondo i dati del ciclo WLTP per cui il tetto massimo di emissioni di CO2 che quest’anno è stato di 110 g/km di CO2 (calcolato con il vecchio standard NEDC) salirà a 135 g/km di CO2, ma il valore di gas serra emesso da quell’auto sarà sostanzialmente identico. Altra novità che ci si attende dalla nuova norma per gli incentivi 2021 è la scomparsa dell’aiutino statale per chi acquista senza rottamare.

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Covid, le vite parallele di «Dotto» e Nicola Sansipersico, i gemelli carabinieri sconfitti solo dal virus

giovedì, Dicembre 17th, 2020

di Giusi Fasano e Alessandro Fulloni

Covid, le vite parallele di «Dotto» e Nicola Sansipersico, i gemelli carabinieri sconfitti solo dal virus

Il virus si è portato via Michelangelo, «Dotto», martedì notte all’ospedale di Bari. E suo fratello Nicola era stato stroncato, sempre dal Covid, il 28 marzo a Voghera, nel Pavese. Quella dei gemelli Sansipersico, 56 anni, entrambi sposati ed entrambi con figli, è stata una vita condotta fianco a fianco, nell’Arma. Dal giuramento alla scuola per allievi carabinieri a Campobasso — era il 1982 — al corso sottufficiali tra Velletri e Firenze, l’anno successivo. E ancora accanto i fratelli lo sono stati nei primi servizi operativi alla Legione Lombardia. Due con gli alamari della Benemerita nel Dna e un curriculum interminabile, arricchito in prima linea. Nella «Milano da bere» della stagione che precedette «Mani pulite» Michelangelo era stato uno degli investigatori fidati di Sergio De Caprio, il «capitano Ultimo», l’ufficiale che poi il 15 gennaio 1993 arrestò a Palermo il boss dei boss Salvatore Riina. Proprio Ultimo, sulla sua pagina Facebook, ricorda il maresciallo con il suo nome di battaglia, «Dotto»: che «ha combattuto con onore sulla strada, accanto a noi, con coraggio, senza nulla chiedere. Lo onoriamo con la nostra vita. Lui combatte, lui vive». Poi altre parole dedicate a Nicola, che De Caprio conosceva bene. Solo due, eccole: «Sempre assieme».

I 18 carabinieri uccisi dal Covid

E ora c’è commozione al comando dell’Arma — dove segnalano anche i 18 carabinieri uccisi dal Covid e i 6.300 complessivamente contagiati — nel ricordare le vite legate e parallele dei due colleghi gemelli che solo dopo «gli anni condivisi nella stessa caserma del capoluogo lombardo presero strade differenti». Nicola Sansipersico — in congedo dal 2018 e padre di una figlia — divenne comandante di stazione a Voghera, «l’incarico più importante e carico di responsabilità — sottolineano — che può raggiungere un maresciallo nella sua carriera». «Nicola mi invitava a prendere un caffè, mi aiutava a capire cosa succedesse in città parlandomi con la sua aria fintamente burbera: un pezzo di pane che nella sua posizione sapeva di dovere essere un po’ più duro» rammenta Paolo Fizzarotti, cronista di nera e giudiziaria alla Provincia Pavese che ancora piange al pensiero di quel suo amico in divisa «che come tanti altri uccisi dal coronavirus non ha avuto nemmeno il conforto di un funerale».

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 16 dicembre: 17.572 nuovi casi e 680 morti

mercoledì, Dicembre 16th, 2020

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 16 dicembre: 17.572 nuovi casi e 680 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 1.888.144 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 17.572*, +0,9% rispetto al giorno prima (ieri erano +14.844), mentre i decessi odierni sono 680, +1% (ieri erano +846), per un totale di 66.537 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse sono 1.175.901 complessivamente: 34.495 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +3% (ieri erano +25.789). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 645.706, pari a -17.607 rispetto a ieri, -2,6% (ieri erano -11.796). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi sono stati 199.489, ovvero 36.609 in più rispetto a ieri quando erano stati 162.880. Mentre il tasso di positività è dell’ 8,8% (l’approssimazione di 8,808%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti meno di 9 sono risultati positivi; ieri era del 9,1%. Questa percentuale dà l’idea dell’andamento dei contagi, indipendentemente dal numero di test effettuati. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, a fronte di più tamponi. Un buon segnale arriva dal rapporto di casi su tamponi (il tasso di positività) che si stabilizza intorno al 9%, scendendo all’8,8%, addirittura sotto il 9 per la prima volta dopo diverse settimane (ricordiamo che il 16 novembre questa percentuale era del 17,9%, la più alta dell’autunno). Per vedere un tasso così basso bisogna andare indietro alla fine di ottobre, per esempio il 21 ottobre era 8,5%. Ora, è da evitare una recrudescenza dell’epidemia durante le feste e per questo motivo il governo sta pensando a un «ritocco delle misure» per Natale, con Luca Zaia, presidente del Veneto (la regione più colpita dal 5 dicembre), che chiede la zona rossa fino a gennaio. La situazione è simile a quella di altri Paesi europei. «Nonostante alcuni fragili progressi, la trasmissione di Covid-19 nella regione europea rimane diffusa e intensa», sottolinea il report settimanale dell’Oms che raccomanda le mascherine anche in casa a Natale e lancia l’allarme: c’è un «alto rischio» di una nuova ondata all’inizio del 2021 in Europa.

Più colpito è sempre il Veneto (+3.817 contagi) che supera la soglia di 200 mila casi totali (compresi guariti e decessi). Seguono in ordine decrescente: Lombardia (+2.994), Puglia (+1.388), Emilia-Romagna (+1.238), Lazio (+1.220), Piemonte (+1.215) e Sicilia (+1.065). In basso il dettaglio di tutte le regioni con relativi tamponi.

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I tre bambini del soldato Adler: “Sì, siamo noi quelli nella foto del 1944”

mercoledì, Dicembre 16th, 2020

Si sono riconosciuti subito Bruno, Giuliana e Mafalda Naldi, i tre bambini incontrati dal soldato americano Martin Adler nel 1944, a Monterenzio, Appennino bolognese. Quelli nella fotografia diffusa dal 96enne sono proprio loro: si realizza così il sogno dell’anziano, che desiderava ritrovarli. Rivedendo quell’immagine sono riemersi anche i ricordi della guerra: l’accampamento, il cannone degli americani, “e le cioccolate e le caramelle che ci portavano”

REPTV

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Pedofilia online, maxioperazione Polpost su Telegram e Whatsapp: perquisizioni e arresti in 18 regioni

mercoledì, Dicembre 16th, 2020

Maxioperazione antipedofilia online della polizia in tutta Italia: dalle prime ore dell’alba oltre 300 uomini della Polizia Postale stanno eseguendo perquisizioni e arresti, in flagranza, in 53 Province e 18 Regioni italiane.

Gli agenti della Polizia Postale, che hanno lavorato per diversi mesi sotto copertura in Telegram e Whatsapp, hanno smantellato 16 associazioni criminali ed identificato oltre 140 gruppi pedopornografici. Sono 432 le persone coinvolte in tutto il mondo: 81 sono italiani, due dei quali, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone lattività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.

L’operazione denominata ‘Luna Park’ è la più imponente operazione di polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online.

REP.IT

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Maestra vittima di revenge porn licenziata. La preside alle colleghe: «Prendo ogni pretesto per mandarla via. Cercate di farla sbagliare»

mercoledì, Dicembre 16th, 2020

di Simona Lorenzetti

«Non darà le dimissioni: cercate di indurla a fare qualcosa di sbagliato così lo prendo come pretesto per mandarla via. Fatemi ‘sta cortesia, io non so più cosa fare. Ce l’ho a morte con lei e non voglio nemmeno vederla». A parlare è la direttrice dell’asilo nido in cui lavorava la giovane maestra licenziata perché il fidanzato aveva diffuso alcune sue immagini hot sulla chat del calcetto. La voce della dirigente scolastica è racchiusa in un file audio – tratto dal gruppo WhatsApp dell’asilo – ascoltato in Tribunale nel corso del processo in cui la donna (difesa dall’avvocato Valentina Zancan) è accusata di diffamazione e violenza privata. Nello stesso procedimento è sotto accusa anche la mamma di un bimbo che frequentava il nido e che a sua volta avrebbe fatto circolare le foto intime della maestra.

Sono due i messaggi vocali che la direttrice invia alle colleghe del nido dopo aver saputo che la giovane educatrice – all’epoca 22enne – non era più disponibile a firmare le dimissioni. Il tono di voce e il linguaggio usati dall’imputata rivelano il clima di tensione e rancore che si respirava al nido. Ma soprattutto raccontano come la direttrice avesse in mente di liberarsi della maestra: doveva essere mandata via a «tutti i costi» perché c’era in gioco il buon nome dell’asilo. Quindi, doveva essere «indotta in errore», magari affidandole i bambini più vivaci o mettendola in difficoltà con i turni di lavoro. In questo contesto assume un valore anche la scansione temporale degli eventi.

Il 26 marzo del 2018 la vittima (assistita dai legali Dario Cutaia e Domenico Fragapane) scopre da un’amica che l’ex aveva pubblicato sulla chat dei compagni di calcio diverse immagini che la ritraevano in pose erotiche. Il giorno dopo – il 27 marzo – incontra in un bar la preside dell’asilo e le confida quanto accaduto. La direttrice la invita a licenziarsi, accusandola di essere «incompatibile con il lavoro di educatrice». Aggiungendo che «se avesse dato spontaneamente le dimissioni», lei «non avrebbe avvisato le altre strutture». Viceversa, «avrebbe avuto un marchio per tutta la vita». In un primo momento, la giovane rimane ferma sulle proprie posizioni. Ma poi la direttrice la convoca a un incontro con le colleghe, «sottoponendola a una gogna pubblica».

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Crisi ormai irreversibile. Un governo per uscire dal pantano

mercoledì, Dicembre 16th, 2020

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Verifica”, “cabina di regia”, “rimpasto”, “crisi pilotata”. Manca solo il “preambolo” e poi l’alfabeto della prima repubblica è completo, senza però gli stessi attori in campo e senza che funzioni allo stesso modo un sistema che con la sua solidità ha in passato retto nel bene o nel male i destini del Paese. Quella che una volta era silenziosa operosità di una macchina usa a marciare allo stesso passo anche con manovratori diversi adesso si è trasformato in un immobilismo stanco e litigioso che il Paese non può più permettersi e che il solo perdurare dell’emergenza non può più giustificare.

E sono gli stessi protagonisti della maggioranza ad ammetterlo, se è vero che da settimane gli stati maggiori di Pd e Cinquestelle – non il “Pierino” Renzi – non fanno altro che spiegare quanto sia utile “una ripartenza”, “un nuovo slancio”, un “colpo d’ala”. Se continuano a ripeterlo, vuol dire che ancora non l’hanno fatto.

A forza di invocare “rilanci” il governo è quindi entrato in una crisi di fatto. Il Conte-Casalino ha ancora la fiducia parlamentare ma non quella sostanziale, e sarebbe troppo facile adesso addossare la colpa di tutto a Renzi.

L’ex premier stavolta non ha fatto che tirare le somme di una situazione che non era stato lui a creare: quando Conte espropria non il parlamento ma la sua stessa maggioranza di poteri fondamentali quali il controllo su 209 miliardi di spesa e sui servizi di sicurezza è lui per primo a sfiduciare il governo. È questo che ha fatto cascare tutto, e proprio per questo adesso appare difficile rimettere insieme i cocci: puoi continuare a sederti al tavolo con chi fino al giorno prima ha cercato di metterti da parte?

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