Archive for Dicembre, 2020

Google in tilt e il mondo si blocca

martedì, Dicembre 15th, 2020

di MATTEO MASSI

Novanta minuti. Come una partita di calcio. Dall’ola da stadio degli studenti che hanno visto dissolversi la lezione di filosofia, perché Meet non funzionava più, alla frustrazione (con tanto di imprecazioni) di chi, sul lavoro (che fosse smart o in presenza), provava a inviare una mail. È caduto Google. Il googledown, con tanto di hashtag che a mezzogiorno di ieri è diventato virale, ha confermato – se ce ne fosse bisogno – che non sarà Internet a salvare il mondo. È bastata un’ora e mezza per capirlo. Al massimo può aiutarci a farlo, ma non possiamo dipendere solo ed esclusivamente dalla Rete. Che ciò accada nel pieno di una pandemia è una coincidenza che invita, inevitabilmente, alla riflessione.

Abbiamo creduto, magari all’inizio in modo innocente, che Google fosse solo un motore di ricerca. Un risponditore automatico e istantaneo a qualsiasi nostra domanda: a come si fa il sugo con i calamari, a quanto è durato il governo Craxi. E col tempo oltre alle nostre domande, ai nostri dubbi (non sempre sciolti dalle risposte in maniera esauriente), gli abbiamo affidato anche i nostri servizi. Talvolta anche quelli essenziali. E così il motore di ricerca – non solo, con le sue diramazioni, si è insinuato nelle nostre vite (consigliandoci cosa dovremmo comprare o dove andare in vacanza) – ma è diventato anche l’infrastruttura virtuale su cui far viaggiare i nostri servizi reali. La scuola, con la didattica a distanza, è solo l’ultimo degli esempi.

Se si ferma Google, come è successo ieri, si ferma la scuola, perché le lezioni viaggiano sulla piattaforma Meet, che è direttamente controllata da Google.

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Bari, condannato Mingo: “Ha truffato Striscia la Notizia”

martedì, Dicembre 15th, 2020

Il Tribunale di Bari ha condannato alla pena di un anno e due mesi di reclusione l’ex inviato di “Striscia la Notizia” Domenico De Pasquale (in arte Mingo) e la moglie Corinna Martino (amministratore unico della Mec Produzioni Srl di cui Mingo era socio) per i reati di truffa, falso e diffamazione. 

Falsi servizi per Striscia, condannato a Mingo

Truffe e falsi servizi – Stando all’ipotesi accusatoria Mingo avrebbe truffato Mediaset con la complicità di sua moglie facendosi pagare alcuni servizi relativi a fatti inventati ma spacciati per veri, e facendosi anche rimborsare costi non dovuti per figuranti e attori. Gli imputati sono stati ritenuti responsabili di quattro truffe relative ad altrettanti falsi servizi realizzati per il tg satirico, andati in onda tra il 2012 e il 2013. Per altri tre episodi è stata dichiarata la prescrizione, come per le presunte simulazioni di reato, e per altre tre truffe e una contestazione di calunnia il Tribunale ha assolto nel merito gli imputati “perche’ il fatto non sussiste”. 

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Giuseppe Conte: “Nuove restrizioni, ma il Paese non regge un nuovo lockdown”

martedì, Dicembre 15th, 2020

Arriva “qualche ulteriore misura restrittiva” per Natale. “Abbiamo già predisposto un piano dedicato specificamente alle feste natalizie. Ci stiamo riflettendo. Dobbiamo scongiurare ad ogni costo una terza ondata” dice Giuseppe Conte in un’intervista alla Stampa, sottolineando che non si arriverà al lockdown nazionale come in Germania. Il premier lancia un appello agli italiani – “siate responsabili” – dopo le immagini sugli assembramenti per lo shopping natalizio. 

Altro tema forte, la verifica di Governo. Termine che a Conte non piace. Come rimpasto, “altra brutta parola”. Ma lo stress test sulla tenuta della maggioranza dovrà portare a una rinnovata unità, spiega. “Ascolteremo tutti i partiti, per fare in modo che l’azione di governo riparta in modo più coeso e condiviso” afferma il premier, sottolineando che l’esecutivo “deve andare avanti, ma a certe condizioni e non a qualsiasi costo. Si può governare solo se c’è fiducia reciproca”. Oggi l’incontro con Matteo Renzi. “Lo ascolterò” dice Conte, respingendo però nell’intervista le due accuse che arrivano dal leader di Italia Viva. In primo luogo sull’accusa di voler essere l’uomo solo al comando, il premier dice che “sono tutte fesserie, sono forse il premier che ha usato il metodo più partecipato negli ultimi anni”; in secondo luogo, sulla creazione di una Fondazione sulla cybersecurity dice a Renzi di prendersela “con Gentiloni, che l’aveva proposta quando guidava il Governo, ma non con me”. In definitiva, però, Conte dice:  “non voglio galleggiare” e inoltre “ho la valigia sempre pronta, in qualsiasi momento”. 

A Natale nuova stretta, ma “il Paese non può reggere un nuovo lockdown”. 

“La situazione è delicata. Ma le nostre misure stanno funzionando, ci stanno consentendo di aver ripreso il controllo della curva epidemiologica. Il sistema delle zone e la suddivisione delle regioni in base ai colori sta dando risultati. Abbiamo evitato un lockdown generalizzato, misura estrema alla quale ora è costretta la Germania e anche altri Paesi come la Gran Bretagna e l’Olanda. Per fortuna, con queste misure ben calibrate e circoscritte, noi stiamo reggendo bene l’urto di questa seconda ondata. Ovviamente mi addolora il numero dei decessi, che rimane elevato” dice Giuseppe Conte. Sul numero dei morti spiega: “Questo triste primato dipende dal fatto che l’indice rallenta più lentamente rispetto agli altri Paesi che hanno introdotto il lockdown, la soglia anagrafica della popolazione e altri ancora. Paghiamo anche il fatto di essere stato il primo Paese dell’Occidente investito dalla pandemia, quindi la popolazione è molto provata per i prolungati sacrifici e certo il Paese non può reggere un nuovo lockdown”.

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Lockdown di Natale. Dopo la Germania, anche Londra e l’Olanda in zona rossa

martedì, Dicembre 15th, 2020

Natale ad alto contagio. L’Ue ha trovato il suo incubo comune. Da Berlino ad Atene, passando per Amsterdam, le capitali europee si stanno muovendo per ultimare la propria strategia anti-Covid per il periodo delle Feste, il più temuto a ogni latitudine. In Germania, dove da mercoledì scatterà il lockdown generale, il governo ha chiesto ai cittadini di evitare lo shopping e comprare lo stretto indispensabile. L’Olanda annuncia 5 settimane di lockdown nazionale. In Francia, dove sono partiti gli screening di massa in alcune città, molte restrizioni cadranno a partire da domani, ma bar e ristoranti potrebbero restare chiusi oltre il 20 gennaio.

In Spagna, nel mirino per aver sottostimato di circa 18mila morti il bilancio della pandemia, il governo ha annunciato l’inizio della vaccinazione di massa tra il 4 e il 5 gennaio, accorciando i tempi rispetto all’ipotesi di un’unica data di lancio a livello europeo. La Grecia vara le sue regole per i pranzi in famiglia e alza il livello d’allerta per i viaggiatori che entrano nel Paese. Londra – secondo la Bbc – si avvia a ridiventare zona rossa, una misura che il sindaco spera di evitare chiedendo al governo la chiusura preventiva della scuole secondarie e dei college.

Berlino: “Comprate lo stesso indispensabile e aspettate il lockdown”

Il governo tedesco ha invitato i cittadini a rinunciare allo shopping di Natale, a due giorni dall’entrata in vigore del lockdown generale che implicherà la chiusura della maggior parte dei negozi, rafforzerà le regole di distanziamento sociale e chiuderà le scuole in tutto il Paese. “Vorrei e spero che le persone comprino solo ciò di cui hanno veramente bisogno, come i generi alimentari”, ha detto il ministro dell’Economia Peter Altmaier. “Più velocemente teniamo sotto controllo queste infezioni, meglio è per tutti”.

Non solo. Il capo dello staff della cancelliera tedesca Angela Merkel, Helge Braun, ha messo in chiaro che il lockdown durerà probabilmente oltre il 10 gennaio. “Ritengo che un allentamento generalizzato” prima di quella data “sia molto, molto improbabile”, ha dichiarato all’emittente Rtl/n-tv. Secondo Braun, le scuole potrebbero essere le prime a riaprire: “L’istruzione è una priorità e resterà cosi”.

Olanda annuncia 5 settimane di lockdown, Rutte parla al Paese

In Olanda scatta un nuovo lockdown. Il Governo ha convocato una riunione di emergenza per discutere le nuove misure da adottare per tentare di arginare la corsa del virus. Misure annunciate dal primo ministro, Mark Rutte, in un discorso al Paese: cinque settimane di lockdown nazionale, fino al 18-19 gennaio. Scuole e negozi chiusi, serrata dei luoghi pubblici come musei, zoo, biblioteche. 

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Il Governo salva ancora Mediaset

martedì, Dicembre 15th, 2020

La norma salva-Mediaset non si tocca. Anche se Bruxelles ha alzato la paletta rossa. È da venerdì sera, quando la lettera di ammonimento è arrivata al ministero dello Sviluppo economico, che se ne parla nel Governo. E la soluzione è quella di tirare dritto, di ritenere infondata l’interpretazione messa nero su bianco dalla Dg Connect della Commissione europea. Lo scudo per proteggere la creatura mediatica di Silvio Berlusconi dalla scalata di Vivendi resta quello inserito nel decreto Covid attraverso un emendamento. E approvato il 25 novembre dalla Camera in via definitiva. Non solo. Il primo atto del salvataggio del Governo è pronto a prendere forma: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aprirà martedì mattina un’indagine sulle mire dei francesi, congelando il potenziale arrembaggio di Vincent Bolloré. 

La doppia decisione – quella del Governo e quella dell’Authority – rafforza l’impianto a tutela di Mediaset. E a cascata il Nazareno della pandemia, il grande scambio tra la collaborazione offerta da Forza Italia all’esecutivo di Giuseppe Conte – che si è concretizzata con il sì all’ultimo scostamento di bilancio – e la tutela degli interessi dell’azienda della famiglia Berlusconi. Le modalità di questa cementificazione si rintracciano nei dettagli della doppia decisione. Quello che Bruxelles rimprovera al governo italiano è di non avere provveduto alla notifica della norma e questo apre un problema di applicabilità: fin quando non arriva il giudizio dell’Europa – viene spiegato nella lettera – la norma resta al palo. Ma la lettera mette in chiaro questioni che hanno a che fare con il merito della norma stessa, arrivando a contemplare anche la possibilità che il Governo abbia tirato su un intervento invasivo. Al ministero dello Sviluppo economico si sta predisponendo una risposta alle osservazioni di Bruxelles. Mirella Liuzzi, sottosegretario al ministero con delega alle tlc, spiega a Huffpost che la norma non sarà toccata: “Noi riteniamo che non sia una norma tecnica riferibile alla direttiva citata nella lettera e per questo manterremo la norma così com’è”. 

La decisione del Governo di non toccare la norma salva-Mediaset rafforza le motivazioni, anche politiche, che sono alla base della protezione garantita all’azienda del capo politico di Forza Italia. Anche perché c’è un’urgenza di calendario stringente: il 16 dicembre è attesa la pronuncia del Tar sul ricorso avanzato dai francesi contro la delibera dell’Agcom del 2017. Quella che obbligò Vivendi di fatto a scegliere tra Tim e Mediaset, portando Bolloré a congelare gran parte delle quote detenute dentro l’azienda di Berlusconi. Il Tar può riaprire la partita, scongelare le quote, riportare i francesi alle calcagne di Fininvest, il primo azionista di Mediaset. Una decisione che porterebbe i transalpini a contendere il comando della stanza dei bottoni a Berlusconi. Di più: attiverebbe la possibilità di scalare Mediaset e di farla propria. 

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Campania, la Corte dei Conti cita in giudizio il governatore Vincenzo De Luca: sperpero di denaro pubblico

martedì, Dicembre 15th, 2020

La Procura regionale della Corte dei Conti della Campania ha depositato un atto di citazione in giudizio nei confronti del presidente Vincenzo De Luca, per un danno stimato dalla magistratura contabile pari a 403.643,21 euro. La vicenda riguarda le assunzioni di quattro ex vigili urbani di Salerno negli uffici di diretta collaborazione della presidenza. Nel trasferimento si sarebbe concretizzato uno sperpero di denaro pubblico.

Le accuse della Procura regionale I magistrati della Procura contabile, nell’arco di questi anni, hanno passato al setaccio, con discrezione, tutti gli aspetti relativi alle assunzioni negli uffici di staff della Regione Campania degli ex vigili urbani: le assunzioni negli uffici di diretta collaborazione della presidenza della Campania possono essere determinate da criteri di fiducia ma la qualificazione economica deve attenersi a determinate caratteristiche, che variano in virtù dell’incarico ricoperto. Questo l’assunto sulla base del quale quattro anni fa, la Procura regionale della Corte dei Conti della Campania si era attivata per scoprire se l’assunzione avesse potuto comportare uno sperpero di denaro pubblico. L’invito a dedurre notificato riguardava anche un dirigente amministrativo ma la sua posizione è stata successivamente stralciata. La notifica è avvenuta una settimana fa ma se ne è avuta notizia solo nella tarda serata di lunedì.

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Il ruolo della verifica: un argine alla logica dei Dpcm e delle task force

martedì, Dicembre 15th, 2020

di Francesco Verderami

La parola «verifica» ricorda i vecchi riti della politica. Già solo citarla, provoca un moto di rigetto nei cittadini perché richiama a discussioni senza soluzioni, a formule vuote dietro cui si celano questioni di potere. Ma oggi la verifica è necessaria, perché nel governo c’è un evidente problema politico che va risolto. La maggioranza ha un unico modo per rendere questa parola meno insopportabile: stravolgerne il senso.

Se pensasse invece di utilizzare la verifica solo per comprarsi un po’ di tempo pur di andare avanti, commetterebbe un grave errore: di tempo non ne ha, perché di tempo non ce n’è. L’anno che sta arrivando ha già dettato le priorità: sul versante sanitario andrà garantito il piano nazionale dei vaccini e su quello economico andrà attutito il contraccolpo provocato dalla fine dei sussidi. Il primo quadrimestre del 2021 sarà un tornante delicato per il Paese, e in ballo non ci saranno i destini di un premier e delle forze che lo sostengono ma la credibilità delle istituzioni al cospetto dell’opinione pubblica.

Perciò sarebbe utile la verifica, per non farsi trovare impreparati com’è accaduto nella seconda ondata del Covid 19 con la rete sanitaria, la scuola, i trasporti pubblici, gli ammortizzatori sociali. Sono tutti errori che hanno un’origine politica. C’è un motivo quindi se i partiti chiedono al premier maggiore collegialità nel processo decisionale e una distribuzione di compiti e ruoli nella fase di attuazione. Non è pretestuosa la critica che viene rivolta a Giuseppe Conte sulla governance del Recovery fund, perché il tema riporta a due domande: chi decide come destinare le risorse? E qual è il criterio che sottende alla scelta?

Nella fase dell’emergenza-virus, la politica è stata considerata un orpello, accantonata come si fa con le cose superflue. La verifica avrebbe la funzione di rivedere la logica dei Dpcm e delle task force, riconsegnando la responsabilità dei provvedimenti a chi dovrà poi risponderne davanti ai cittadini. Se questo fosse lo spirito della discussione, significherebbe che la maggioranza ha compreso cosa i cittadini vogliono sentirsi dire dal governo alla vigilia di un altro anno difficile: «Siamo pronti». Pronti ad agire nell’interesse nazionale, dopo un confronto senza più furbizie con le opposizioni che hanno dato prova — a volte in modo contraddittorio — di voler collaborare.

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Covid, Ippolito: «Se non stiamo attenti durante le feste il prossimo marzo sarà come quello del 2020»

martedì, Dicembre 15th, 2020

La curva dei contagi cala, le terapie intensive cominciano a respirare ma incombe la prospettiva di un Natale ancora più chiuso. Quali timori?
«I timori sono gli stessi che noi, Cassandre inascoltate, avevamo quando a giugno-luglio si pensava di aver superato l’epidemia e si riaprivano le discoteche. Il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi ancora adesso. Al primo cenno di rallentamento dell’epidemia stiamo commettendo lo stesso identico errore: ma allora la storia non ci ha insegnato nulla!», esclama Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts).

Cosa non abbiamo imparato?
«Il virus è ancora lì e si diffonde sempre allo stesso modo, è pericoloso oggi come lo era a marzo scorso e come lo sarà a marzo del 2021 se non saremo stati intelligenti durante le festività di fine anno. In Italia ci sono stati 30.000 decessi per il coronavirus da quando, a fine maggio, qualcuno disse che il virus clinicamente non esisteva più».

La Germania ha meno morti di noi eppure diventa rossa. Quale differenza con l’Italia?
«Merkel è andata in tv a scongiurare i suoi concittadini di limitare i contatti e rimanere a casa il giorno in cui è stato raggiunto il record di 590 decessi. In Italia muoiono in media 600 persone al giorno dall’inizio di novembre, ma sembra che la cosa non interessi a nessuno».

Sono in troppi a parlare?
«Qualcuno ha anche detto di non essere sicura se nei camion militari, che lo scorso marzo uscivano dall’ospedale di Bergamo, ci fossero effettivamente dei cadaveri».

Perché l’Italia è il Paese con più morti?
«Vorrei avere una risposta convincente ma non ce l’ho. Certo, abbiamo una popolazione con una età media molto elevata, ma è così anche in Giappone dove a oggi ci sono stati meno di tremila decessi. È vero che in Italia molte persone anziane, le più vulnerabili, vivono nella stessa abitazione con i figli e i nipoti e questo le espone maggiormente al contagio, ma anche questa è una risposta parziale, e non è che nelle residenze per anziani in generale le cose siano andate molto meglio che nelle famiglie multigenerazionali».

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Spostamenti vietati fuori dai confini comunali. Governo pronto alla maxi stretta di Natale

martedì, Dicembre 15th, 2020

di ALESSANDRO FARRUGGIA

La trattativa è serrata, l’obiettivo è chiudere entro mercoledì, se non addirittura domani sera. Il Cts ieri, incontrando il premier Conte, è stato chiaro: bisogna ridurre la mobilità durante le feste, pena una terza ondata che i tecnici dell’Iss annunciano potrebbe essere “molto dolorosa”. Oggi si discuterà al ministero della Salute del parere formale e motivato che è stato chiesto ieri al Cts, poi ci sarà un nuovo incontro a palazzo Chigi con i capidelegazione di maggioranza e i ministri direttamente coinvolti e quindi si arriverà entro domani a un incontro con le Regioni e le Province autonome e a un altra riunione di maggioranza dopo la quale il governo, maturata una linea e una bozza di testo di massima, sentirà l’opposizione. A quel punto, sciolti gli ultimi dubbi, scatterà l’ora delle scelte.

A ieri l’orientamento prevalente (ma non esclusivo) del governo sarebbe quello di non fare ricorso a zone rosse ma a zone arancioni, con blocco della mobilità nei confini comunali, mitigato da una eccezione per comuni limitrofi sotto i 5 mila abitanti (o in alternativa, alla facoltà di muoversi entro un raggio di 20-30 chilometri dal proprio domicilio o residenza). I ministri Speranza e Boccia preferirebbero un blocco unico ‘”alla tedesca”, dal 24 dicembre al 1° gennaio compreso (9 giorni) o addirittura fino al 6 gennaio (14 giorni). Ma è abbastanza difficile che una misura così estrema e lunga, specialmente la seconda, passi, anche se fosse in effetti un innalzamento a zona arancione e non rossa, quindi con i negozi aperti, per i clienti che risiedono in quel comune. Più probabile che si scelga la linea, cara a Palazzo Chigi ma anche al Viminale, di un blocco dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e poi il 5 e 6 gennaio (10 giorni totali), sempre come zona arancione.

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 14 dicembre: 12.030 nuovi casi e 491 morti

lunedì, Dicembre 14th, 2020

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 14 dicembre: 12.030 nuovi casi e 491 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 1.855.737 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 12.030, +0,6% rispetto al giorno prima (ieri erano +17.938), mentre i decessi odierni sono 491, +0,8% (ieri erano +484), per un totale di 65.011 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse sono 1.115.617 complessivamente: 22.456 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +2% (ieri erano +16.270). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 675.109, pari a -10.922 rispetto a ieri, -1,6% (ieri erano +1.183). La flessione degli attuali positivi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi sono stati 103.584, ovvero 49.113 in meno rispetto a ieri quando erano stati 152.697. Mentre il tasso di positività è del 11,6% (l’approssimazione di 11,613%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 11 sono risultati positivi; ieri era dell’11,7%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Meno contagi in 24 0re rispetto a ieri, a fronte di meno tamponi (il lunedì sono comunicate le analisi della domenica che sono sempre in numero inferiore rispetto ai test infrasettimanali). Anche se i nuovi casi sono sotto quota 20 mila dal 6 dicembre, la situazione non migliora come dovrebbe. Lo dimostra il rapporto di casi su tamponi: dopo giorni intorno al 10% e sotto questa cifra (vedi dall’8 al 12 dicembre), il tasso di positività rimane sopra l’11%, variando di pochissimo in un giorno, dall’11,7% al 11,6%. Da questo si capisce che la diminuizione dei positivi odierni è soltanto la conseguenza del limitato numero di test. Inoltre, la folla in giro per lo shopping natalizio — «uno spettacolo immondo in tutta Italia» dice Zaia — potrebbe peggiorare il quadro generale nelle prossime settimane (come è accaduto negli Stati Uniti dopo il Ringraziamento). Per evitare una recrudescenza dell’epidemia il governo sta valutando più restrizioni per le feste.

Il Veneto è la regione più colpita con (+2.829 casi). Seguono in ordine decrescente: Emilia-Romagna (+1.574), Lazio (+1.315) e Campania (+1.088). Da notare la Lombardia che dopo due mesi ha un incremento a tre cifre (+945) ma con 11 mila tamponi. In basso il dettaglio di tutte le regioni.

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