Archive for Dicembre, 2020

Covid, Germania: mini lockdown ha fallito. Allarme Baviera: rischiamo la fine di Bergamo

lunedì, Dicembre 14th, 2020

di ROBERTO GIARDINA

La Germania ha paura e torna al blocco totale, da mercoledì al dieci gennaio. “Il lockdown leggero deciso il 2 novembre non ha funzionato – ammette Frau Merkel –, bisogna reagire, e subito”. La cancelliera già un mese fa era per una chiusura severa, ma non è riuscita a convincere i primi ministri delle sedici regioni. Ieri, in videoconferenza, è stata sufficiente un´ora per mettere tutti d´accordo: si prevede che l´emergenza dovrà continuare almeno per tre mesi. “Come possiamo pensare di festeggiare il Natale con quasi 600 morti al giorno”, aveva ammonito in Parlamento quattro giorni fa con la voce rotta dall´emozione. Il sistema sanitario è al limite. In Sassonia, all´est, si potrebbe già dover ricorrere al triage, la selezione dei pazienti. Il picco in settimana è stato di 30mila nuovi casi e 590 vittime, numeri scesi nel weekend, quando i dati, però, non sono completi. La sanità dipende dai Länder e la Baviera è da sempre la più severa.

“Bergamo è più vicina di quanto si creda a Monaco – ha ammonito il premier Markus Söder –, la Germania rischia di diventare un caso tragico in Europa, la situazione è fuori controllo”. E ha deciso il coprifuoco dalle 21 alle 5 di mattina, si potrà uscire solo per motivi urgenti e provati, e per lavoro. Nel resto della Germania, dal 16 dicembre chiuderanno le scuole e anche gli asili, chiusi tutti i negozi (tranne alimentari, generi di prima necessità e farmacie), serrande abbassate anche per parrucchieri e palestre. Titoli di coda, insomma, per lo shopping natalizio. Si dovrà favorire il lavoro online da casa. Ci si potrà poi incontrare in casa ma non oltre cinque persone di due nuclei familiari, non ci sono limiti per i bambini. Dal 24 al 26 per Natale, misure meno rigide, ma le regole variano di poco da regione a regione. Non si festeggia il Capodanno, vietati anche i fuochi. Si potrà andare a messa, in sinagoga e in moschea, purché si rispettino le distanze di sicurezza.

Un mese in lockdown costa 11 miliardi e 200 milioni, ma il ministro delle finanze Olaf Scholz rassicura: gli aiuti per una singola azienda salgono da 200mila a mezzo milione di euro. Si è in ritardo, confessa, molti attendono ancora le sovvenzioni promesse a novembre (pari al 75 % del fatturato di novembre 2019), da ora si farà più in fretta. Come è stato possibile che la situazione andasse fuori controllo in Germania, dove tutto aveva funzionato quasi alla perfezione nei mesi scorsi?

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Il pranzo di Natale

lunedì, Dicembre 14th, 2020
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di   Alessandro D’Avenia

«Dobbiamo stabilire il menù di Natale». Era una battuta classica nella mia famiglia, pronunciata nei momenti meno adatti: il 26 dicembre quando ci stavamo ancora riprendendo dalle fatiche culinarie del giorno prima, il 25 giugno perché avevamo solo un semestre per prepararci, il 15 agosto perché stavamo perdendo tempo in altri pranzi invece di occuparci dell’Unico Grande Pranzo, che coinvolgeva tutti i parenti (famiglia siciliana…), ognuno dei quali doveva contribuire alla grande sinfonia di sapori, seguendo docilmente chi dirigeva l’orchestra con piglio sicuro: mia madre. Quest’anno il pranzo di Natale sarà in tono minore, ma rimane fermo che almeno in questa occasione il cibo debba essere arte e grazia, perché noi umani non stiamo a tavola solo per nutrirci ma per le relazioni che stringiamo a tavola. E in un’epoca in cui siamo ossessionati dal risparmiare tempo, le feste possono restituirci un rapporto buono proprio con il tempo e con le cose, e quindi con le persone. Per questo mi è ritornato in mente Il pranzo di Babette della scrittrice danese Karen Blixen, un piccolo capolavoro che racconta che cosa sono il cibo, la grazia, l’arte e la civiltà, attraverso un Unico Grande Pranzo.

Babette Hersant è una cuoca francese in fuga da Parigi a causa della rivoluzione durante la quale il marito e il figlio sono stati uccisi. Trova rifugio in uno sperduto paesino norvegese di poche anime, come governante di due sorelle nubili, cresciute nel gelo della natura e nel rigore della religione luterana della comunità fondata dal padre, per la quale il cibo è funzionale solo a nutrirsi e il corpo una bestia da tenere a bada. Babette crede in un Dio diverso, che si è fatto carne ed è venuto tra gli uomini con un corpo come il nostro: il suo primo segno pubblico è stato infatti, quasi costretto dalla madre, trasformare acqua in ottimo vino proprio durante un pranzo… Il motto di Karen Blixen era «a Dio piace scherzare»; e un Dio, che fa vino superlativo per gente già alticcia, ha buon umore oltre che buon gusto. Babette trascorre dodici anni insieme alle due austere sorelle, quando le giunge la notizia che ha vinto una lotteria alla quale un suo parente la iscrive ogni anno da quando è andata via, nella speranza che possa tornare: riceverà una somma favolosa.

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Boccia: «Folle ingiustificabili, sarebbe meglio il lockdown generale»

lunedì, Dicembre 14th, 2020

di Monica Guerzoni

Boccia: «Folle ingiustificabili, sarebbe meglio il lockdown generale»

Francesco Boccia, le vostre regole non scoraggiano lo shopping selvaggio.

«Le foto degli assembramenti mostrano scene ingiustificabili, irrazionali, irresponsabili».

Bisogna stringere ancora?

«Comprendo la voglia delle persone di uscire, ma basterebbe entrare in un ospedale per rendersi conto della condizione generale in cui il Paese si trova — ammonisce il ministro degli Affari regionali, Pd —. In alcune strade ci sono assembramenti intollerabili, mentre dovremmo sentire ogni giorno dentro di noi il lutto nazionale».

La terza ondata sarà colpa del governo?

«Noi continuiamo ad essere molto rigorosi. Diciamoci la verità, però, ognuno deve fare la sua parte. Non è che possiamo combattere la pandemia con i controlli a ogni angolo e le multe».

Conte ha aperto agli spostamenti tra i comuni per fare contenti Renzi e Salvini?

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Italia zona rossa a Natale e Capodanno: i nuovi divieti del governo sulle feste

lunedì, Dicembre 14th, 2020

di Monica Guerzoni, Fiorenza Sarzanini

Negozi, bar e ristoranti chiusi nei giorni festivi e prefestivi: è la stretta che il governo potrebbe decidere già oggi, lunedì 14 dicembre, per impedire quanto accaduto negli ultimi giorni. Di fronte alla folla nelle strade, alle migliaia di persone in fila per far shopping e per entrare nei ristoranti, oppure ammassate fuori e dentro i bar per pranzi e aperitivi, «nuovi provvedimenti diventano inevitabili» per fermare i contagi da Covid- 19. E così, durante il vertice d’urgenza chiesto dal Pd e convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i capidelegazione, passa la linea del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che rappresenta il M5S: convocazione urgente del Comitato tecnico scientifico per decidere, con la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, nuove «misure anti-assembramento».

Coronavirus, da Milano a Roma assembramenti davanti ai negozi: le foto
Il modello Merkel

Il divieto di spostamento a Natale, il 26 dicembre e l’1 gennaio 2021 sarà eliminato soltanto per i piccoli comuni, il resto d’Italia sarà invece considerato come «zona rossa». Si adotterà il «modello Merkel», come invocato più volte dal ministro della Salute Roberto Speranza che adesso ribadisce: «È importante che vi sia consapevolezza da parte di tutti che la situazione è ancora molto seria». Conte sa bene che i cittadini sono provati dai dieci mesi di restrizioni e per questo in serata sceglie di lanciare un appello via Facebook: «Sono ormai lunghi mesi che siamo tutti impegnati, con grandi e piccoli sacrifici, nella battaglia contro il Covid-19. La nostra comunità nazionale, pur tra mille difficoltà, è riuscita a mostrare un forte spirito di coesione e un grande senso di responsabilità. Sono convinto che continueremo a mostrare questa saldezza anche nelle prossime settimane, in occasione delle festività natalizie».

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Giorgia Meloni: «Salvini mi ha stupita. Vuole le elezioni insieme a noi o tornare col M5S?»

domenica, Dicembre 13th, 2020

di Paola Di Caro

Giorgia Meloni: «Salvini mi ha stupita. Vuole le elezioni insieme a noi o tornare col M5S?»

Stavolta Salvini non l’ha proprio capito.
«Sono abbastanza stupita. È un momento troppo grave per potersi permettere tatticismi esasperati o fughe in avanti. Serve grande responsabilità, da parte di tutti», ammonisce Giorgia Meloni.

Non le è piaciuta l’uscita del leader della Lega, che si è detto disponibile ad un «governo ponte» prima del voto?
«Seriamente: se nasce un nuovo governo oggi dura tre anni, altro che ponte».

E lei lo esclude?
«Siccome non credo che in questa legislatura si possa immaginare un governo senza Pd, Cinque Stelle o Renzi, penso che non abbia molto senso nemmeno parlarne».

Salvini ha precisato che pensa ad un esecutivo di centrodestra con chi «si è rotto» di stare in maggioranza.
«Ho visto la correzione e mi ha parzialmente tranquillizzato, ma continuo a non capire diverse cose. Chiederò magari già domani a Matteo, quando ci vedremo per presentare le proposte unitarie del centrodestra sulla legge di Bilancio, cosa intendesse. E confido che ci chiariremo, come sempre».

Cosa ha detto o fatto Salvini di sbagliato?
«Trovo un po’ anomalo che – nello stesso giorno in cui noi leader del centrodestra ci sediamo a un tavolo per coordinare le posizioni – senza avvertirci, prima si facciano aperture a un governo nel quale si prende in considerazione l’ipotesi di siglare un nuovo patto con Pd o M5S con l’obiettivo di far fuori Conte per siglare un nuovo patto tra Pd e M5S, e contemporaneamente si annunci un colloquio con lo stesso Conte».

Come se lo spiega?
«Non lo so, ma per la coalizione è stato un passo indietro. Proprio nel momento in cui il centrodestra mostra compattezza sul Mes, supera divisioni interne, si presenta compatta per ottenere ascolto e risultati su proprie proposte nella lotta contro il Coronavirus, perché aprire a un colloquio in solitaria con Conte, facendo il gioco della maggioranza, che ha come unica intenzione quella di dividerci? È da mesi che tentano di farlo e finora non siamo mai caduti nella trappola».

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Zingaretti: no a una crisi al buio ma serve rilancio | Bettini: no a manovre opache, se il governo cade si vota

domenica, Dicembre 13th, 2020

“Una crisi al buio che non prospetta alcunché di buono per il futuro”. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, getta acqua sul fuoco dopo le parole di Renzi (sul Recovery Plan “pronto a far cadere Conte se non fa marcia indietro”). “La conclusione dell’esecutivo sarebbe un’avventura pericolosa”, sottolinea Zingaretti che si dichiara disposto, tuttavia, a migliorare “l’azione del governo“.

“Oggi siamo in una nuova fase – ricorda Zingaretti al Corriere della Sera -. Dall’emergenza occorre passare alla ricostruzione. Per fare questo occorre un rilancio, una ripartenza. Non bisogna nasconderlo questa esigenza è avvertita da tutti. Dal Pd, dai 5 Stelle, da Italia viva, da Leu e, sono convinto, anche dal presidente Conte”.

Per questo il segretario del Pd nega l’ipotesi di rimpasto. “In piena emergenza e con ancora le code avvelenate del contagio del Covid-19, non è prioritario il tema degli assetti, degli organigrammi, degli equilibri di potere. Non ci interessa tutto questo”, spiega.

Dopo l’attacco di Renzi, da Palazzo Chigi fanno sapere, ricostruisce sempre il Corriere della Sera, che tuttavia il premier è disposto ad ascoltare tutti: “Sono aperto a ogni soluzione, ma devono chiederlo pubblicamente”. Se si farà una verifica al più presto, Conte ai partiti di maggioranza assicurerà di non  voler “commissariare i ministri con la cabina di regia del Recovery fund, né di espropriare il Parlamento”. Per questo, secondo La Repubblica, Conte avrebbe avvertito il Quirinale che sarebbe disponibile a una verifica, al più presto e forse già in settimana. Ma proprio dal Quirinale sarebbe trapelata l’indiscrezione che Mattarella non “gradirebbe” un cambio nei ministeri di peso. Sì eventualmente a un mini-rimpasto, ma niente “rivoluzione”. Altrimenti il Quirinale dovrebbe prendere in considerazione altre ipotesi.

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Covid, nuove Regioni in giallo: riaprono 94mila bar e ristoranti | Di Maio: “Nel 2021 rischiamo una crisi simile a quella del 2008”

domenica, Dicembre 13th, 2020

Da oggi Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte sono zone gialle e l’Abruzzo torna arancione, mentre governo ed esperti continuano a raccomandare ovunque prudenza. Per questo l’esecutivo conferma la linea del rigore, anche se pensa a minime deroghe. Nel 2021 “rischiamo una crisi occupazionale ed economica simile a quella del 2008″, avverte Luigi Di Maio. La Germania conferma il lockdwon duro dal 16 dicembre. I decessi globali superano quota 1,6 milioni.

14:17

Oltre 1,6 milioni di morti nel mondo

I morti per Covid-19 nel mondo sono oltre 1,6 milioni. Secondo i dati aggiornati della Johns Hopkins University, i decessi dall’inizio della pandemia sono in totale 1.607.296. 13 dic 13:04

Di Maio: “Nel 2021 rischiamo una crisi simile a quella del 2008”

Nel 2021 rischiamo una crisi occupazionale e economica simile a quella del 2008″. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sottolineando che “il grande problema sarà la domanda interna, le persone spenderanno meno soldi. Abbiamo già perso un milione di posti di lavoro, anche se a differenza di quella crisi il metodo stavolta non è quello dell’austerity, ma di un’economia espansiva”. 13 dic 12:20

Conte: “Supereremo la tempesta e ne usciremo migliori”

Sostenere e accompagnare la crescita del Mezzogiorno è “un impegno che intendiamo rafforzare ancor di più in una fase come quella che attraversa il Paese, che ci mette tutti a dura prova a causa della pandemia. Supereremo la tempesta e ne usciremo migliori”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. 13 dic 11:56

Arcuri: 300 punti di vaccinazione all’inizio, 1.550 in fase di massa

“Ci saranno 300 punti di somministrazione all’inzio e 1.550 nella fase di massa, forse riusciremo a fare simbolicamente qualche struttura all’inizio”. Così il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri sul piano vaccini. “Stiamo elaborando un budget e la scheda di realizzazione dei gazebo, pensiamo che ci saranno molte aziende che svolgeranno questa funzione pro bono, ci aspettiamo e siamo certi che ciò accadrà, in qualche caso già lo sappiamo; non sarà la questione economica da considerare, molti ci regaleranno o ci stanno regalando il frutto del loro ingegno e del loro lavoro”, ha aggiunto. 13 dic 11:35

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La lezione Mannino: la storia non l’hanno mai scritta i giudici

domenica, Dicembre 13th, 2020
Calogero Mannino e Paolo
Calogero Mannino e Paolo Borsellino

Calogero Mannino aveva 52 anni ed era ministro del Mezzogiorno quando fece il suo ingresso nel magico mondo degli indagati e degli imputati e dei detenuti in attesa di giudizio, e ne ha 81 oggi che ne esce, definitivamente, assolto per la millesima volta. Ventinove anni a disposizione o sotto sequestro della magistratura sono un tempo che avrebbe ispirato a Solženitsyn qualche pagina sul tono di quelle dedicate alle sclerotiche istruttorie staliniste dell’Arcipelago Gulag, ma le considerazioni sull’indegnità di uno Stato sedicente di diritto, in costante abuso di forza e di potere, in boriosa e castale inosservanza del patto sociale, sembrano ai più una questione di molto laterale, non il cuore del funzionamento di una democrazia basata sull’uguaglianza dei cittadini e sulla loro intangibilità, fino a prova contraria e in tempi ragionevoli. Passano come una difesa del blasone, e di questo o quello, stavolta di Mannino. E infatti non è tanto di Mannino o solo di Mannino che bisognerebbe parlare, ma di quanto la vicenda di Mannino insegna sul rapporto fra i poteri, e sulla totale intangibilità di un potere, il giudiziario, di impadronirsi per decenni della vita di un uomo – oggi Mannino, domani io, dopodomani tu – con una specie di silente e pressoché plebiscitario salvacondotto della politica, della stampa e dei cittadini. Una tacita approvazione che stabilisce il disinteresse per la nostra democrazia liberale e dunque la sua bancarotta.

Non mi aspettavo che un caso così sesquipedale aprisse, come piace dire, una riflessione. E non me lo aspetto ora – me lo sarei aspettato dieci o venti anni fa, ora non me lo aspetto più. E’ saltata qualsiasi logica, qualsiasi prudenza, qualsiasi sensibilità, è una dissennata rinuncia al Diritto – mentre si invocano diritti – in cambio dell’estasi della punizione e dell’ordalia. La perfetta e tribale logica della vittima sacrificale e purificatrice.

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Shopping selvaggio malgrado il Covid: stesse immagini da Bologna a Napoli

domenica, Dicembre 13th, 2020
Shopping

Da Bologna a Roma a Napoli passando per Firenze. Ovunque la stessa scena. Una folla di gente nelle vie dello shopping, sotto le luci natalizie, affolla i negozi. Tutti in strada per i regali di Natale. Come se il Covid non esistesse.

Centro affollato nel tardo pomeriggio a Firenze per lo shopping natalizio nel primo week end in cui i negozi sono aperti dopo che la Toscana è passata in zona arancione dalla scorsa domenica. Molta gente nelle centralissime piazza della Repubblica e in via Calzaioli, ma anche in prossimità del Ponte Vecchio, sulla cui facciata sono proiettati versi della Divina Commedia e vengono decantate alcune terzine. E poi file, in alcuni casi, davanti a profumerie, negozi di intimo e store di grandi catene di abbigliamento.

A via del Corso, nel salotto cittadino di Roma, illuminato dalle decorazioni, tante le persone che hanno scelto di andare in giro per gli acquisti di Natale.

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Covid, ospedali e terapie intensive, il Sud regge meglio del Nord

domenica, Dicembre 13th, 2020

di Diodato Pirone

Dal fronte della pandemia ieri è arrivata una notizia importante: per la prima volta dall’apparizione del Covid-19 la Lombardia ha perso lo scettro della regione italiana più colpita e lo ha passato alla Campania. Ieri infatti risultavano 94.089 positivi in Campania e 85.066 in Lombardia. In seconda posizione ora c’è il Veneto con 88.132 casi e in terza il Lazio in lieve calo a quota 87.318 dagli 88.193 di venerdì.
La novità è figlia delle caratteristiche della seconda ondata “made in Italy” che a differenza di quella di marzo-aprile non ha colpito solo il Nord. APPROFONDIMENTI

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Ma proprio questo avvenimento fa sorgere una domanda di quelle strategiche: se a marzo abbiamo chiuso tutta l’Italia perché il sistema ospedaliero del Sud non avrebbe retto, adesso le Regioni meridionali come stanno andando?
Una mappatura compiuta è ancora impossibile ma una cosa è già sicura: si può tirare un mezzo sospiro di sollievo. Infatti, nonostante l’enorme affanno registrato a novembre dagli ospedali in tutt’Italia (il 14 i medici di Bolzano lanciarono un drammatico appello a non recarsi nei pronto soccorso) il sistema medico-ospedaliero del Sud ha miracolosamente retto e in alcuni casi sta anche facendo meglio di quelli del Nord.

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FRA NOVITÀ E MIRAGGI
Le prove? Le prime vengono offerte da alcune tabelle pubblicate sul sito dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Vi si racconta che sul totale dei colpiti da Covid le persone che finiscono in ospedale sono molto meno nel Sud che nel Nord. E’ un fatto molto positivo perché in tutto il mondo ospedalizzare poco è considerato un metro di buona gestione, specie durante una pandemia che fa esplodere il numero di persone che hanno bisogno in poco tempo di cure complesse. In Campania solo il 2,1% dei positivi è ricoverato mentre la Lombardia e il Piemonte si collocano oltre quota 7%. Veneto, Puglia e Sicilia oscillano fra il 3 e il 4%. Dati buoni raggiunti nonostante la Campania abbia 15 mila operatori sanitari meno del Veneto che pure è meno popolato. E non che questa volta gli ospedali del Sud siano stati risparmiati dalla tempesta Covid-19. In Puglia nella prima ondata i ricoveri furono al massimo 650 (3 aprile) oggi sono 1.600. La Lombardia invece ha avuto una seconda ondata molto più leggera della prima con un massimo di 8.360 ricoveri (24 novembre) contro gli iperbolici 12.000 del 14 aprile.

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