Archive for Dicembre, 2020

Roma, i vigili nel caos: salta anche il nuovo capo

sabato, Dicembre 5th, 2020

di Lorenzo De Cicco

Ieri mattina, con la divisa da pizzardone capo, il generale Paolo Gerometta si era presentato al comitato per la sicurezza in Prefettura come comandante in pectore dei vigili urbani. Peccato che Raggi avesse già scelto un altro per il suo posto. Dietro al balletto delle nomine al vertice della Polizia locale di Roma – che tra capi dimissionari, capi fantasma e capi futuri, ne ha cambiati 3 nel volgere di 10 giorni – c’è un grande malinteso: Gerometta, il militare indicato da Raggi dopo le dimissioni dell’ex comandante Stefano Napoli, nei piani della sindaca avrebbe dovuto restare in carica soltanto da qui a capodanno. Avrebbe ballato insomma per un mese solo, ad interim. La carta coperta, la mossa che la grillina studiava da giorni per risollevare l’immagine di un Corpo funestato da malumori, dossieraggi e inchieste, era già pronta e corrisponde al profilo di Ugo Angeloni, dirigente della Polizia di Stato, ex vicario del questore a Massa Carrara e poi, dal 2019, in forza alla Questura di Roma. Angeloni si è incontrato con Raggi a inizio settimana e l’ha rivista ieri in Campidoglio. Ma per ragioni burocratiche potrà traslocare al comando generale dei caschi bianchi soltanto all’inizio del 2021. APPROFONDIMENTI

Ecco perché la sindaca, dopo il passo indietro di Napoli in scia al servizio di Report sul malaffare tra i vigili, ha dovuto trovare qualcuno che facesse da ponte tra un mandato e l’altro. Forse – maligna qualcuno a Palazzo Senatorio – anche per non affidare la reggenza a Carlo Buttarelli, vice-comandante anziano e soprattutto capo della Municipale ai tempi di Alemanno.

Questo è stato lo strambo misunderstanding col generale Gerometta, militare in ausiliaria, cioè in prestito dal Ministero della Difesa, con una carriera di primo piano, ex responsabile del contingente italiano in Libano: l’incarico ad interim al Comune sarebbe durato molto meno di quanto l’alto ufficiale immaginasse. Tanto che lui stesso ieri ha raccontato a chi l’ha sentito: pensavo di rimanere almeno 6 mesi, in un tempo ristretto non è possibile portare avanti quello che avevo in mente.

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Il problema vero è cosa accadrà dopo l’Epifania

sabato, Dicembre 5th, 2020

di BRUNO VESPA

Sarà un Natale che assomiglia a un Venerdì Santo nella speranza della Resurrezione. Forse si potrebbe allentare la morsa per i comuni più piccoli. Forse il permesso di andare nelle seconde case avrebbe alleggerito il dramma delle località turistiche. Ma gli italiani hanno fretta di uscire dalla dittatura del signor Covid e se il prezzo da pagare è questo, sono disposti a farlo. Tra un mese, se tutto andrà bene, avremo finalmente meno morti (ultimo, tragico indicatore a scendere), un bassissimo indice di contagi, ospedali e terapie intensive molto alleggeriti. Il problema, ormai, non è quel che accadrà dopo il 21 dicembre, ma che cosa deve aspettarsi l’Italia dopo l’Epifania.

Le macerie che lascerà il Covid saranno superiori al previsto, come lasciano immaginare gli indicatori economici. I prossimi ristori alle imprese e agli autonomi non possono essere una mancia, pure gradita. Si eviti di distribuire soldi in dicembre. All’inizio di gennaio si confrontino i fatturati 2020 e 2019 delle imprese e dei lavoratori autonomi. E si intervenga in modo non simbolico, partendo dai settori che hanno sofferto di più come la ristorazione e soprattutto l’alberghiero. È necessaria una ripartenza globale, per scrivere la pagina del nostro futuro. Sono parole pronunciate ieri dal presidente del Consiglio. Ma Conte sa, purtroppo, di guidare un’automobile con le ruote quadrate, per usare una felice e drammatica espressione usata ieri dal Censis nel suo rapporto annuale. “Avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti…”. “Quest’anno siamo stati incapaci di una visione… Il sentiero di crescita prospettato si prefigura come un modesto calpestio di annunci già troppe volte pronunciati: un sentiero di bassa valle più che di un’alta via”.

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Spostamenti vietati: vince la linea dura. Posti di blocco e controlli con i droni

sabato, Dicembre 5th, 2020

di ANTONELLA COPPARI

Roma, 5 dicembre 2020 – Nessuna deroga. La diga del governo resisterà alle pressioni di governatori, sindaci, opposizione e di un pezzo di maggioranza. Il confinamento nel comune di residenza a Natale, Santo Stefano e Capodanno resta un punto fermo, considerato irrinunciabile. E altrettanto le limitazioni alla visita dei parenti anziani, purché autosufficienti. A convincere, in realtà, non sono state le polemiche e il chiacchiericcio ma le crudeli cifre.

Le tentazioni di ammorbidire le regole, semmai ci sono state, vengono dissipate dal raggelante elenco di morti di giovedì. Ieri è andata meglio solo in apparenza, c’è stata qualche vittima in meno ma i numeri dei contagio sono più alti. Per il governo è la prova provata che, senza limiti molto drastici alla circolazione, le festività natalizie diventerebbero una bomba destinata a esplodere.

E dunque nessuna possibilità di uscire dal proprio comune in quei tre giorni. Anche se conta 30 anime come Morterone (Lecco). Anche se in quello accanto c’è tutto il resto della famiglia. O un parente stretto avanti negli anni: se non ha bisogno di assistenza (intesa pure come esigenza che qualcuno gli porti a casa spesa o medicine) non si può andare da lui. È il meccanismo in vigore oggi nelle zone rosse e arancioni. E dunque, uno si può spostare – previa autocertificazione – solo se ha motivi di necessità, lavoro o salute. Chi sgarra rischia una multa salata, che va da 400 a 3000 euro.

La speranza che tra le pieghe delle faq venga infilata la mobilità tra piccoli comuni evapora all’ora di pranzo. In attesa che Palazzo Chigi pubblichi le risposte alle domande più frequenti sulle nuove misure, naturalmente, gli ottimisti inguaribili possono continuare a nutrire illusioni, ma non ci sono segnali di questo tipo, ammettono gli aperturisti del Pd guidati dal senatore Andrea Marcucci. Naturalmente, chi è andato nella seconda casa può tornare nell’abitazione in cui risiede anche nei tre giorni caldi, purché sia ubicata nella stessa regione. Assicurano dal Viminale che i controlli saranno ancora più rigorosi del solito: 65-70 mila uomini delle forze dell’ordine già in pista cui si aggiungeranno i 7.800 militari delle ’strade sicure’. Il problema non sono solo i tre superfestivi ma l’intero periodo che va dal 21 al 6 gennaio, considerato da bollino ’rosso’.

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Renzi: “Se va sotto sul Mes, Conte dovrebbe dimettersi”

sabato, Dicembre 5th, 2020

Secondo Matteo Renzi il voto parlamentare sul Salva-Stati non riserverà sorprese, ma in caso contrario, ”è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere”.

Lo dice il leader di Italia Viva in un’intervista con La Stampa, ricordando che “noi abbiamo fatto un governo per dire no agli anti-europeisti e in nome di una svolta europeista. Se prevalesse un orientamento opposto, in altre parole se il governo andasse sotto su una questione come quella, è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere” ma “penso e credo che il Movimento Cinque stelle non impallinerà Conte in Parlamento”.

Quello del rimpasto di governo per l’ex premier è un “tema chiuso” dopo aver “sentito Conte dire, nel giorno in cui abbiamo avuto mille morti che lui dispone dei migliori ministri. Io ne prendo atto”. Quanto a durare fino al 2023 “non so. Se questa è la squadra non ci giurerei, ma magari sarò smentito”. L’Italia “sta vivendo un situazione molto seria, per certi versi devastante, ma al tempo stesso – e malgrado tutto – ricca di opportunità incredibili” osserva.

Devastante perché “siamo il Paese occidentale col maggior numero di morti per abitante” ma “abbiamo anche tante opportunità. Presiediamo il G20. Potremo disporre del Next Generation Ue. Avremo la co-presidenza di Cop 26, potremmo disporre dei denari del Mes”. Nessun presidente del Consiglio “ha avuto a disposizione i fondi di cui disporrà Conte, “però si stanno già profilando enormi problemi di gestione”. Italia viva in Consiglio dei ministri e in Parlamento voterà “contro ulteriori e pletoriche task force. Ieri Conte è stato illuminante: ha detto, con un certo sprezzo del pericolo, che i ministri sono i migliori del mondo. Bene, è giusto che faccia gestire a loro questa partita”.

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Conte: “Non temo il voto sul Mes”

sabato, Dicembre 5th, 2020

Siamo in guerra con il virus e “l’Italia partecipa ai processi riformatori europei con un ruolo da protagonista e così sarà fino a quando avrò responsabilità di governo”.

Lo dice il premier Giuseppe Conte in una lunga intervista con la Repubblica. “Non temo il voto sul Mes” sottolinea, perché il voto non sarà sull’attivazione del Salva-Stati “ma su alcune sue modifiche che, grazie anche al contributo dell’Italia, sono servite a migliorare un meccanismo già esistente dal 2012″.

A chi ipotizza rimpasti fa sapere: “dovete uscire allo scoperto e chiedere cosa volete”. Fra i temi principali dell’intervista, c’è il Recovery Fund: lunedì con i Ministri se ne approverà il budget “con tutti gli appostamenti” e “approfondiremo anche la sessantina di progetti che hanno superato il vaglio preliminare e che sono ormai in dirittura finale. Li raggrupperemo in 17 clusters”. Esprimeranno “una chiara visione del Paese” individuando, le “carenze strutturali del Paese” da superare. Lunedì “approveremo anche la struttura di governance con coordinamento presso la Presidenza del Consiglio”. Vi sarà, “un comitato ristretto deputato a vigilare con costanza tutta la fase attuativa. Ne faremo parte io, il ministro dell’Economia e il ministro dello Sviluppo Economico”.

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Giuseppe Conte, il grande freddo

sabato, Dicembre 5th, 2020
Giuseppe Conte, il grande

Un rumore di fondo avvolge il Palazzo, coi suoi conciliaboli informali, gli incontri per approfondire, una frenesia quasi da “pre-crisi” di governo. Al curioso sottosegretario del Sud andato a chiedere “che aria tira”, preoccupato per quel che potrà accadere, il ministro Provenzano, veloce di pensiero e di battuta ha risposto laconico: “Fa freddo”. Ed evidentemente non parlava del tempo, perché dopo una pausa ha aggiunto: “La verità è che c’è un’aria di sospensione, magari il 9 lo svalichiamo però…”.

E c’è un motivo se anche quelli attorno a Zingaretti, con uguale disincanto, sussurrano, senza azzardare previsioni: “Nella prima Repubblica già saremmo stati alle consultazioni al Quirinale”. Perché c’è il 9 dicembre, ennesimo D-day della politica italiana che vive di attese, col voto sul Mes, ma c’è anche il giorno dopo, con tutti i nodi ancora non sciolti e quello prima, e quello prima ancora, in cui si terrà il consiglio dei ministri sul Recovery. Pare che Conte proporrà una struttura più snella rispetto all’esercito dei trecento consulenti, ma al di là del numero il problema è capire se il governo è ancora in grado di esprimere qualcosa in un quadro sempre più “sfilacciato”.

Ecco, magari si “svalica”, perché Mattarella ha fatto capire che non è disposto a tollerare un incidente che equivale, per rilevanza politica, a un voto di sfiducia, perché è impensabile un pasticcio su un tema che investe la credibilità del paese, dopo mesi di trattative e di assicurazioni date ai partener europei. Ed è impensabile ipotizzare che, inciampando sul Mes, lo stesso governo e la stessa maggioranza possano gestire il complesso dossier del Recovery, in un clima di sfiducia da parte di quelle cancellerie cui sono state date garanzie. È per questo che il capo dello Stato ha fatto trapelare la parola “scioglimento”, in caso di incidente, minaccia estrema che storicamente il Quirinale utilizza per ricondurre a ragionevolezza un quadro impazzito, anche facendo leva sull’istinto di autoconservazione dei parlamentari. E un primo effetto l’ha sortito a leggere le parole di Beppe Grillo, che sostanzialmente rassicura sul no all’utilizzo della linea di credito sulla sanità per favorire un sì sulla riforma del trattato: “Il problema – spiegano ai piani alti del Pd – è come scrivi questo accrocco, perché noi un no al Mes sanitario messo nero su bianco non lo reggiamo, e non si capisce se un rinvio basta a tenere la fronda dei Cinque Stelle”.

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Vaccini contro influenza, Fontana scrive ai pm: difficoltà nel reperirli, i miei dirigenti temono le inchieste

sabato, Dicembre 5th, 2020

di Luigi Ferrarella

Vaccini contro influenza, Fontana scrive ai pm: difficoltà nel reperirli, i miei dirigenti temono le inchieste

I timori indotti nei funzionari regionali dalle inchieste della Procura di Milano stanno paralizzando la centrale acquisti della mia Regione Lombardia, scrive (tramite il proprio staff legale) il presidente Attilio Fontana ai quattro pm che in estate lo hanno indagato, per l’ipotesi di frode in pubbliche forniture, a valle dell’affidamento senza gara di una fornitura (poi tramutata in donazione) di camici dalla società regionale Aria spa al cognato. Al punto che questi funzionari vorrebbero una sorta di preventivo via libera dei pm per non ostacolarmi nell’acquisto a trattativa privata che ho comunque deciso di promuovere in Svizzera nel tentativo di non farmi scappare 350.000 dosi di vaccino contro l’influenza, pena altrimenti l’impossibilità di «ridurre almeno in parte i disagi chi lamenta difficoltà e ritardi nel reperimento del vaccino».

Quasi a deviare verso altri parafulmini l’eventuale definitivo fallimento della telenovela lombarda dei vaccini, questa è la rappresentazione della situazione che il presidente leghista della Regione ha messo per iscritto, a firma del proprio staff difensore, in una inusuale comunicazione rivolta tre giorni fa al procuratore aggiunto e ai tre pm titolari del fascicolo in cui è indagato. Missiva da essi inoltrata al collega Giordano Baggio che ha il fascicolo senza indagati sulle infelici gare (12 sinora, con sbalzi anche da 5 a 27 euro a dose) da settembre.

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Nuovo Dpcm, Bonaccini: «Regole decise senza confronto. Penalizzato chi vive nei piccoli centri»

sabato, Dicembre 5th, 2020

di Maria Teresa Meli

Nuovo Dpcm, Bonaccini: «Regole decise senza confronto. Penalizzato chi vive nei piccoli centri»

Stefano Bonaccini, alcuni presidenti di Regione protestano perché sostengono che il governo non si è confrontato con loro sul Dpcm, il ministro Francesco Boccia invece dice che non è così, che le Regioni sapevano tutto… Qual è la verità?
«Il passaggio di giovedì era fissato da tempo ed era stato preceduto da un confronto col governo due giorni prima. Dei contenuti del decreto legge, però, abbiamo appreso solo nella tarda serata di mercoledì e nella notte ci è poi arrivata la bozza del Dpcm, con poche ore per definire osservazioni e proposte. Solo che il decreto legge contiene le misure relative al periodo natalizio, e per sua natura non permette integrazioni o aggiustamenti rispetto alle osservazioni delle Regioni».

Sta dicendo che il governo ha sbagliato a intraprendere la strada del decreto?
«Voglio essere chiaro: è una strada legittima, ci mancherebbe, ma così non abbiamo potuto né discutere né condividere misure che avranno un impatto rilevante sui cittadini. Alcune di queste, peraltro, sono forse le meno comprese, penso all’impossibilità di uscire dai piccoli Comuni. In un momento come questo, prima di ogni cosa, servono confronto, collaborazione e unità. Se sto alla sostanza, le Regioni hanno approvato centinaia di ordinanze nel 97% dei casi conformi alle decine di Dpcm del governo, quindi dimostrando leale collaborazione. Ricordo che in questa seconda ondata della pandemia aziende e comparti produttivi lavorano sulla base di protocolli di sicurezza definiti dalle Regioni mesi fa e fatti propri dal governo. Lo stesso è avvenuto con le linee guida sulla scuola e i servizi per l’infanzia. Poi non sono responsabile di dichiarazioni o polemiche dei singoli, ma io sto riportando fatti, e atti, non opinioni. In ogni caso al ministro Boccia va riconosciuta la grande disponibilità sempre dimostrata al confronto».

Bonaccini, che cosa non la convince di quest’ultimo Dpcm?
«Partiamo da un presupposto: dobbiamo fare di tutto per evitare una terza ondata, non possiamo permettercela. I dati sul contagio migliorano, ma solo pensare al numero dei decessi dovrebbe ricordarci ogni istante la gravità della situazione, e spingerci tutti a dire basta alle contrapposizioni e alle polemiche. Gli spostamenti, purtroppo, vanno limitati: su questo siamo tutti d’accordo.

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Conte: “Il mio governo non cadrà sul Mes, il voto in Parlamento è sulla riforma, non sul suo utilizzo”

sabato, Dicembre 5th, 2020

Il mio governo non cadrà sul Mes“. In una lunga intervista a la Repubblica Giuseppe Conte blinda l’esecutivo. La riforma del Fondo Salva Stati messa in discussione da parte della maggioranza e dall’opposizione non sembra preoccupare il presidente del Consiglio che è convinto che in Parlamento sarà approvata. “Il voto della prossima settimana è sulla riforma – osserva -, non sul suo utilizzo”.

“Siamo protagonisti in Ue con Berlino e Parigi” “La votazione riguarda alcune modifiche che, grazie anche al contributo dell’Italia, sono servite a migliorare un meccanismo già esistente dal 2012 – spiega -. Guido un governo europeista, saremo protagonisti della riforma del Mes e del Recovery Fund assieme a Berlino e Parigi”. 

Svolta pro-Ue del M5s, riforma verrà approvata Il premier è sicuro che la riforma verrà approvata grazie alla svolta europeista del M5s: “Siamo in guerra con il virus, ma ora inizia la ricostruzione nel segno dell’Europa e sarà il mio governo a guidarla perché non cadrò sul Mes”, ribadisce. Conte non teme il voto del 9 dicembre in Parlamento “perché il M5s sta completando la svolta pro-Ue”.

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Rimpasti? No, ma sì al confronto nella maggioranza E a chi nella maggioranza ipotizza rimpasti, il capo del governo fa sapere: “Dovete uscire allo scoperto e chiedere cosa volete”.

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Cashback senza Spid e senza App Io, come fare per ottenerlo

venerdì, Dicembre 4th, 2020

di Gabriele Petrucciani

Cashback senza Spid e senza App Io, come fare per ottenerlo

Il cashback è appena agli inizi e già si allarga il palcoscenico delle piattaforme che daranno la possibilità ai maggiorenni residenti in Italia di partecipare al «rimborso» di Stato per le spese effettuate con carte di credito o bancomat. Oltre all’App Io di PagoPa, dall’8 dicembre (data di partenza del cashback) ci si potrà iscrivere alla nuova iniziativa varata dal governo anche attraverso Yap, l’applicazione di Nexi dedicata al mobile payment (pagamenti in mobilità) e rivolta soprattutto ai giovani, oppure tramite Nexi Pay, senza la necessità di dotarsi di una identità pubblica digitale (Spid o carta d’identità elettronica).

La procedura per aderire al cashback di Yap

Chi è già iscritto a Yap, entrando nell’applicazione dal proprio smartphone potrà aderire al cashback cliccando un’icona dedicata che sarà disponibile a partire dall’8 dicembre. I non clienti, invece, dovranno prima scaricare l’app e seguire tutta la procedura di registrazione: basterà inserire numero di telefono, email, i dati anagrafici, un documento d’identità e fare un video di riconoscimento di qualche secondo.

Edoardo Giorgetti di Yap
Edoardo Giorgetti di Yap

Una vota registrati si potrà aderire al cashback sempre cliccando sull’icona presente nell’applicazione sul cellulare. «In questo modo si semplifica l’accesso al cashback – commenta Edoardo Giorgetti, head of Yap in Nexi -. La nostra missione è favorire la migrazione dal contante a strumenti di pagamento digitali. E lo vogliamo fare partendo dai giovani che, da nativi digitali, sono abituati a utilizzare lo smartphone. Per loro è naturale pagare con un semplice tap (il tocco delle dita sullo schermo, ndr)». spese e consumi

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