Archive for Dicembre, 2020

Arriva il 2021. Non fidatevi delle previsioni

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di MICHELE BRAMBILLA

Nei giorni scorsi abbiamo ripubblicato – solo per divertissement, niente di offensivo – le previsioni degli astrologi di inizio 2020: solo Branko aveva previsto un anno gramo, tutti gli altri assicuravano ad ogni segno zodiacale tante belle cose in amore, salute, lavoro. Sappiamo tutti com’è andata. Oroscopi, si dirà.

Ma siamo sicuri che noi giornalisti siamo più attendibili quando parliamo dell’anno che verrà? Quando lo prevediamo, lo programmiamo, lo pianifichiamo? Uno sguardo ai giornali di inizio 2020 può servire a tutti noi per prenderci un po’ meno sul serio di quanto siamo soliti fare. E dunque, di che cosa parlavamo, un anno fa?

Il Post, un giornale online mai banale, ha ripubblicato 101 prime pagine dei principali quotidiani italiani. La preoccupazione più grande, per l’anno che sarebbe venuto, era una guerra con l’Iran (’Raid Usa. L’Iran: ora vendetta’, Corriere della Sera del 3 gennaio) mentre una storica svolta politica sarebbe sicuramente arrivata (’Pd, cambio tutto’, titolone di Repubblica dell’11 gennaio, intervista a Zingaretti). Solo il 21 gennaio appaiono i primi, timidi titoli sul virus che avrebbe condizionato l’anno intero, ma già il 23 gennaio la vera pandemia era di nuovo politica (’M5S, addio al veleno di Di Maio’, titolone de La Stampa). Inutile dire che il Pd è ancora il Pd e che Di Maio è ancora nel M5S. A proposito, il 28 gennaio ancora La Stampa titolava: ’Il Pd a Conte: ora cambiamo agenda’ e il 14 gennaio il Giornale annunciava ’Capolinea Conte’: ma questi in fondo sono forse titoli profetici, buoni per i giorni nostri. Quando arriva il virus, Il Fatto annuncia ’Trovata la cura che batte il virus’ (15 marzo), Libero che ’Chi fuma non prende il Covid’ (24 aprile) e anche noi ci avevamo messo del nostro il 28 febbraio : ’Morti di coronavirus in Italia? Zero’ (intervista all’infettivologo Matteo Bassetti).

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Covid, come sarà il 2021? Gli scienziati: restrizioni fino all’anno successivo

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di Francesco Malfetano

ROMA Non sarà un 2021 facile. Tutt’altro. Al netto di vaccini e riaperture infatti, è decisamente presto per cantare vittoria. A sottolinearlo ieri sono stati sia gli scienziati che stanno seguendo da vicino la pandemia sia il premier Giuseppe Conte che, nel corso del consueto appuntamento di fine anno con la stampa, ha ribadito che «lo stato di emergenza» per il Covid «sarà prorogato sino a quando sarà necessario per mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l’emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori».

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Gli esperti


L’arrivo del vaccino anti-Covid in Italia quindi, non è ancora un buon motivo per lasciarsi alle spalle mascherine e distanziamento. L’inizio della campagna di immunizzazione «non deve significare una riduzione delle misure che fino ad oggi abbiamo seguito» ha spiegato ieri Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza e professore di Igiene all’Università Cattolica. Bisognerà tenere duro «almeno fino a quando non avremo raggiunto l’immunità di popolazione» e «quindi per buona parte del 2021».


Dello stesso avviso anche Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Inmi Spallanzani di Roma. «Non possiamo pensare che torneremo ai sistemi come erano prima». Il contagio «continuerà a tenerci compagnia almeno fino al primo trimestre del 2022, quando finiranno le vaccinazioni», ha poi aggiunto ricordando che «la percentuale di decessi di questa malattia è 3 volte più alta dell’influenza, abbiamo il doppio dei ricoveri in terapia intensiva e mentre l’influenza può essere gestita a casa, per Sars-CoV-2 abbiamo avuto bisogno di molti posti letto in ospedale».


ANNUS HORRIBILIS


E proprio sui decessi causati dall’esplosione della pandemia, ieri l’Istat e l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) hanno pubblicato un report sull’incidenza del Covid nella mortalità in Italia. Tra febbraio e novembre dell’anno in via di conclusione, le morti sono state 84mila, in aumento rispetto alla media del 2015-2019.

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Conte-Renzi, la distanza aumenta. Iv pronta alla crisi. Monta l’insofferenza Pd

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di Marco Conti

Decine di domande – molte su Renzi, tante sul Pd – e nessuna sul M5S che ormai si nasconde talmente bene dietro Giuseppe Conte al punto da sparire anche dalla conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio. Anche se il premier dice che non è il momento nel quale decidere se fondare un partito o mettersi alla guida del Movimento, la strada sembra segnata. APPROFONDIMENTI


La faida


Difendendo se stesso, attaccando Iv sugli ultimatum e scaricando sul Pd la fallimentare redazione del Recovery fund («non possiamo fare un torto al lavoro del ministro Amendola»), protegge soprattutto quel partitone che per due volte lo ha indicato per palazzo Chigi. Tutela, Conte, quel M5S che undici mesi fa ha avviato un congresso trasformatosi in una faida interna permanente che blocca la scelta di un nuovo leader, sbarra la strada al ritorno dell’unico possibile (Di Maio) a tutto vantaggio dello stesso Conte che si tiene stretta la carta di riserva in caso di caduta da palazzo Chigi. Renzi non molla ed è pronto alla crisi a gennaio se il premier non cederà la delega sui Servizi o verranno cestinate le sue proposte sul Recovery.

Conte è talmente convinto di avere in tasca il piano B, da concedere poco o nulla non solo a Iv, ma anche al Pd che da settimane gli chiede di mostrarsi capo della coalizione e risolvere la crisi della maggioranza in corso. Un’insofferenza, quella dei dem, che Conte non ha interesse ad alimentare quanto quella di Renzi che per l’elettore grillino rappresenta il nemico, anche se momentaneamente alleato. Si comprende quindi l’attuale e pervicace resistenza dello stesso Conte per l’attivazione del Mes, la mancata soluzione delle concessioni autostradali e le tante questioni aperte. Scomparsi ieri dal confronto avvenuto a Villa Madama, i grillini sono però ancora saldamente ancorati alle poltrone ministeriali. Una pattuglia super-protetta dal loro «capitano» che invece – ricevendo nei giorni scorsi le delegazioni – ha candidamente chiesto a Pd, Iv e Leu se pensavano di sostituire i propri ministri.


E questo spiega perché gli spazi per effettuare il rimpasto, sono minimi. Il capitano-Conte non intende chiedere passi indietro a nessuno della pattuglia grillina. Piuttosto non porrebbe problemi qualora toccasse alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese fare posto qualora, con un gioco di piccoli spostamenti, i renziani dovessero accontentarsi. Oltre Conte non intende andare e, forte delle preoccupazioni del Quirinale per una crisi al buio, si barrica a palazzo Chigi mentre il Pd è in tensione e sollecita il premier a favorire una ricomposizione guidando, se necessario la nascita di un Conte3.

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Ricette ideali/ Cosa ci serve per superare le calamità di questo 2020

giovedì, Dicembre 31st, 2020

LUCA RICOLFI

Nel momento in cui si chiude l’anno più triste dalla fine della seconda guerra mondiale (se non dall’Unità d’Italia), è naturale cercare di intravedere una luce in fondo al tunnel in cui siamo finiti.

Sarebbe bello poter pensare che, di qui alla fine dell’anno prossimo, le cose si raddrizzino sui due fronti fondamentali: il controllo dell’epidemia e la ripresa economica. Difficile, in questa situazione, non inclinare verso una delle due posizioni fondamentali: adesione all’ottimismo istituzionale, che promette rinascita e oculati impieghi dei soldi promessi dall’Europa, o scetticismo dettato dall’esperienza e dalla consapevolezza dei nostri limiti.

Non voglio nascondere che, fra le due posizioni, mi sento più vicino a quella scettica. Ma, anziché provare a spiegare perché, preferisco fare un altro esercizio. Voglio immaginare che abbiano ragione gli ottimisti, e che tutto o quasi tutto, o comunque molto, vada per il verso giusto, lasciando a chi legge di valutare quanto tale scenario ottimistico sia verosimile.
Dunque, che cosa deve succedere perché le cose procedano nella direzione che tutti auspichiamo? Cominciamo dalla salute, provando a tracciare qualche scenario. 

Dopo le vacanze si scopre che i ricongiungimenti familiari non hanno prodotto grossi danni, il numero di morti scende rapidamente sotto i 100 al giorno e il quoziente di positività – che ora è intorno al 25%, come un mese fa – si riduce sensibilmente, riportandosi in prossimità dell’1% come in estate (piccola precisazione: il quoziente che conta è quello fra nuovi casi e soggetti testati, non quello fra nuovi casi e numero dei tamponi, che è falsato dai tamponi di verifica). 

Il governo denuncia la politica delle Regioni, che nell’ultimo mese e mezzo, anziché aumentare il numero di soggetti sottoposti a tampone, ne hanno più che dimezzato il numero (uniche eccezioni: Marche, Sardegna e Veneto). Le Regioni si adeguano, e tornano a fare almeno il numero di tamponi che facevano a metà novembre. Buona parte dei medici di base vengono dotati di dispositivi di protezione individuale adeguati, in modo che possano visitare i propri pazienti, sottoporli a tampone, e curarli secondo protocolli condivisi.

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Noi che ormai viviamo tutti «nel frattempo», bipolari tra paura e illusioni

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di Paolo Giordano

Noi che ormai viviamo tutti «nel frattempo», bipolari tra paura e illusioni

Il Papa in piazza S. Pietro il 27 marzo 2020 (Ansa)

Certe ricorrenze sono scritte nel nostro metabolismo. Che sia salutato da grandi festeggiamenti o attraversato con sobrietà, il passaggio di anno solare porta con sé la nozione di svolta.
Al termine di un anno come questo, la suggestione della «pagina voltata» è più forte che mai. Abbiamo subìto e detestato il 2020 e riponiamo ogni fantasia di rinnovamento nel 2021.
Dopo la paura, il sollievo. Dopo i limiti, la liberazione. Dopo l’anno della pandemia, l’anno dell’immunità.
D’altra parte, la narrazione imposta dalle istituzioni e dai media a partire da novembre – all’incirca dal giorno in cui Pfizer ha annunciato i risultati confortanti sulla fase tre – ci spinge proprio in questa direzione. Il cambio di passo nella comunicazione è stato così eclatante da somigliare a una strategia di marketing decisa attorno a un tavolo: ora basta, da adesso speranza. In alto i cuori, perché siamo all’inizio della fine, ormai è questione di poco, da qui in avanti si rimane in attesa dell’arrivo messianico del vaccino. La campagna di vaccinazione inizierà nel più breve tempo possibile e si svolgerà con la massima efficienza, perché abbiamo stabilito che sarà così.

Strategia di metafore

Poco importa che pressoché nulla fino a qui sia stato fatto in tempo utile o con la massima efficienza. Poco importa, per esempio, che non abbiamo ottimizzato neppure il sistema dei tamponi, a differenza di altri Paesi europei, e che in certe regioni si debbano pagare cifre insensate anche solo per sottoporsi a un test rapido privatamente, come se la prevenzione fosse la nuova frontiera del lusso. Tutto quello che è stato detto, proposto, messo a punto oppure no, ma comunque instancabilmente dibattuto, non ha più valore. Tanto arriva il vaccino. Perciò ecco il #VaccineDay, ecco la liturgia della prima infermiera a ricevere l’iniezione, ecco il camion che lascia lo stabilimento Pfizer di Puurs proprio alla vigilia di Natale, eccolo che oltrepassa la frontiera e scortato arriva alla capitale. Ecco i rendering dei padiglioni nelle piazze e la profusione di brutte metafore sfinite, la «fine del tunnel» e gli «spiragli di luce», «l’alba dopo la lunga notte» e l’Italia che «rinasce con un fiore».

La variabile che non accogliamo

L’enfasi degli ultimi giorni è il proseguimento coerente della similitudine bellica così in voga in primavera. Quello era il momento dei visi cupi, dei «medici al fronte» e della «guerra contro il virus». Questa è la parte in cui arrivano i nostri, la cavalcata delle forze di liberazione che giungono in soccorso.

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Zona rossa oggi, 31 dicembre: spesa, cenone, e botti, cosa posso fare la notte di Capodanno

giovedì, Dicembre 31st, 2020

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Dal 31 dicembre l’Italia torna in rosso. Chiudono i negozi (anche se è lunga la lista delle deroghe) ma rimangono aperti supermercati, alimentari, farmacie, tabaccai, edicole. Sono vietati gli spostamenti, ma oltre alle «comprovate esigenze» per lavoro, salute e urgenza ci si può muovere per andare a fare visita ai parenti. Ecco tutte le regole e i divieti in vigore, e le raccomandazioni degli esperti per il cenone.

Cosa posso fare in «zona rossa»? E quando scatta?

Si tratta di uno dei due punti fondamentali del decreto. Il 31 dicembre 2020, e nei giorni 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio 2021, tutta Italia sarà in «zona rossa». Cosa si potrà fare?
– non si potrà andare nei bar e nei ristoranti (si può prendere cibo da asporto fino alle 22, e ordinare a domicilio)
– si potrà andare solo in alcuni negozi al dettaglio (quelli inclusi in questo elenco)
– si potrà uscire di casa per fare una passeggiata (con la mascherina, in prossimità della propria abitazione) e per fare attività sportiva (da soli: una corsa, un giro in bici)
– non si potrà uscire di casa se non per ragioni di salute, lavoro o necessità (oltre alle attività sportiva e motoria appena citate), ma con un’eccezione importante. Sarà infatti possibile uscire di casa per andare in visita nelle abitazioni di parenti e amici, pur se rispettando regole precise.
Eccole: le persone che si spostano non possono essere più di due, a meno che non portino con loro figli minori di 14 anni o persone disabili o non autosufficienti conviventi; oggi lo «spostamento verso le abitazioni private è consentito una volta sola al giorno in un arco temporale compreso fra le ore 7 e le ore 22», poi scatta il coprifuoco. L’1 gennaio il coprifuoco torna dalle 22 alle 5.

Posso uscire dal mio comune?

Uscire dal proprio comune è, in linea generale, vietato. Ci sono però, come detto sopra, alcune importanti deroghe: oltre alla possibilità di farlo per lavoro, salute o necessità e urgenza.
– Sono consentiti gli spostamenti dai Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti. È possibile percorrere una distanza «non superiore a 30 chilometri dai relativi comuni», ma è vietato recarsi nel capoluogo di provincia.
– Si può andare — al massimo in due, e con un solo spostamento al giorno — a trovare un parente o un amico, anche fuori comune (ma all’interno della propria regione).

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 30 dicembre: 16.202 nuovi casi e 575 morti

mercoledì, Dicembre 30th, 2020

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 30 dicembre: 16.202 nuovi casi e 575 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 2.083.689 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 16.202, +0,8% rispetto al giorno prima (ieri erano +11.224), mentre i decessi odierni sono 575, +0,8% (ieri erano +659), per un totale di 73.604 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse sono 1.445.690 complessivamente: 19.960 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +1,4% (ieri erano +17.044). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 564.395, pari a -4.333 rispetto a ieri, -0,8% (ieri erano -6.493). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi sono stati 169.045, ovvero 40.305 in più rispetto a ieri quando erano stati 128.740. Mentre il tasso di positività è 9,6% (l’approssimazione di 9,58%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 9 sono risultati positivi; ieri era 8,7%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto al giorno prima, a fronte di più tamponi. I nuovi casi sono sopra quota 10 mila per il secondo giorno consecutivo — dopo due giorni sotto questa soglia —, con il Veneto che ha sempre il numero più alto di nuove infezioni (+ 2.986). «Mi auguro che la situazione del Veneto non sia una specie di antefatto rispetto a quello che ci possiamo aspettare in termini di ripresa della malattia a gennaio», ha detto Massimo Galli, primario di malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano, ad Agorà su Rai3. A un passo dal Capodanno ci si chiede: quando torneremo alla normalità?

Il rapporto di contagiati su test (il tasso di positività) si alza al 9,6%, dall’8,7% di 24 ore prima e l’incidenza rimane alta. Non buoni segnali: il contact tracing è ancora impraticabile. Per vedere oltre 16 mila positivi quotidiani bisogna andare indietro di poco, al 19 dicembre. Se ieri erano soltanto due le regioni con un incremento di casi a quattro cifre, oggi sono sette. Si tratta, in ordine decrescente, di Veneto (+2.986), Lombardia (+1.673), Puglia (+1.470), Emilia-Romagna (+1.427), Lazio (+1.333, qui il bollettino), Sicilia (+1.084) e Piemonte (+1.046, qui il bollettino). Tutte le altre comunicano un aumento di infezioni a due o tre numeri. Dal confronto con i dati dei giorno prima (vedi il dettaglio in basso) si nota che lo sviluppo del numero di contagiati coinvolte l’intero territorio nazionale.

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Rivoluzione verde, infrastrutture, digitalizzazione, le prime tre voci di spesa del Recovery plan italiano

mercoledì, Dicembre 30th, 2020

di Enrico Marro

Cominciano a prendere forma i programmi d’investimento sui quali il governo chiederà i finanziamenti europei previsti dal Next generation Ue (circa 200 miliardi di euro tra prestiti e trasferimenti). Sono contenuti nella bozza di «Schede progetto» aggiornata al 29 dicembre: 153 pagine lungo le quali viene dettagliato l’insieme degli investimenti previsti da qui al 2026 per rilanciare e modernizzare il Paese dopo la pandemia. Si tratta di oltre 150 voci di spesa raggruppate sotto sei capitoli che rappresentano le priorità del piano: digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture, istruzione e ricerca, parità di genere ed equità, salute.

La voce per la quale si prevede di spendere di più è quella della «Rivoluzione verde»: 74,3 miliardi. Al secondo posto la «Digitalizzazione», con 46 miliardi. Poi le «Infrastrutture» (27,8 miliardi), l’«Istruzione e ricerca» (19,1), la «Parità di genere ed equità» (18,4) e infine la Salute, con 9 miliardi. Totale: circa 195 miliardi di cui 122 per finanziare progetti nuovi e il resto per sostituire con risorse europee progetti già finanziati col bilancio nazionale e risparmiare così sugli oneri per interessi. In assoluto la voce per la quale si prevedono i maggiori investimenti è quella per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici: 40,1 miliardi, di cui 22,4 solo per prorogare il Superbonus 110%. Al secondo posto l’innovazione 4.0 delle imprese: 32,4 miliardi, di cui quasi 20 per progetti aggiuntivi che comprendono anche 2,64 miliardi per la banda larga 5G. Al terzo posto 23,7 miliardi per l’alta velocità ferroviaria, compresi 2 miliardi per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale, di strade, viadotti e ponti. Al quarto la transizione energetica e la mobilità sostenibile con 18,5 miliardi, di cui 4,7 per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, 1,34 per la produzione e l’uso dell’idrogeno verde e 6,95 per il trasporto pubblico locale green. Resta all’ultimo posto la sanità, con 9 miliardi di cui 5 per l’assistenza di prossimità e la telemedicina e 4 per l’innnovazione e la digitalizzazione.

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Conte: «Se verrà meno la fiducia di un partito andrò in Parlamento. Escludo la vaccinazione obbligatoria»

mercoledì, Dicembre 30th, 2020

di Marco Galluzzo e Paolo Decrestina

Consueto appuntamento di fine anno per il premier Giuseppe Conte. Il premier tiene la conferenza stampa organizzata dal consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare. Un incontro in cui i capi di governo tracciano un bilancio dell’anno che si conclude e delineano i programmi per quello che arriva. Quella di fine 2020 è una conferenza stampa particolare per il premier, al termine di mesi difficili stretti nel dramma della pandemia da Coronavirus e all’inizio di una campagna vaccinale che si spera possa concludere la fase di emergenza sanitaria, con la tensione politicainterna alla maggioranza sullo sfondo. Ecco la diretta dell’incontro con il premier, che si è aperto con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del coronavirus.

Conte stesso ammette che «non va tutto bene», che sul Recovery esiste un ritardo e che «dobbiamo affrettarci», ma sulle difficoltà politiche della sua maggioranza, sull’ipotesi di una crisi, Giuseppe Conte risponde con una calma olimpica, negando quasi che esistano problemi, ripetendo come un mantra «che tutto si può risolvere con il confronto che abbiamo avviato e con una sintesi delle diverse esigenze».

Insomma la caratura politica della conferenza stampa del presidente del Consiglio è come in passato all’insegna dell’ottimismo, nonostante gli ultimatum di Renzi e le critiche del partito democratico, nonostante la verifica politica in corso e le critiche aspre che pure gli sono piovute addosso dagli alleati di governo. «Dobbiamo avere una prospettiva di legislatura nel quadro dell’occasione storica dei 209 miliardi del Recovery plan. Ma non possiamo permetterci di galleggiare. Il governo non deve disperdere il suo patrimonio di credibilità». Conte sembra credere che tutto si risolverà, afferma che la sua posizione continua incessantemente a perseguire «gli interessi generali del Paese», continua a puntare sulla centralità del Parlamento, «il premier non sfida nessuno, ha la responsabilità di una sintesi politica e di un programma di governo. Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Il passaggio parlamentare è fondamentale».

Il premier poi nega di voler fare un suo partito, «sono qui per programmare il futuro. Non potrei distogliermi da questi impegni per impegnarmi in una campagna elettorale», dice di non capire le richieste di cedere la delega sui servizi segreti, «è la legge che mi attribuisce questi poteri, forse non si disfano di me?». E se non vuole nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di due vicepremier che lo affianchino, «non mi sembra che abbiano funzionato in passato», mentre sceglie di non voler entrare nel merito di scenari di crisi, in conclusione c’è solo la fiducia nella sua stabilità: «Il sottoscritto non va alla ricerca di altre maggioranze in Parlamento, lavora con la maggioranza che ha e crede nel confronto e nella sintesi superiore che può scaturire dal dialogo. A maggior ragione per quanto riguarda una prospettiva elettorale: non riesco assolutamente a considerarla. Lavoro con disciplina e onore, non certo per fare una mia lista elettorale».

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Capodanno senza fuochi d’artificio. Cenone ridotto con (soli) due amici

mercoledì, Dicembre 30th, 2020

di GIOVANNI PANETTIERE

Almeno quest’anno al Cenone di San Silvestro non avremo da aggiungere un posto a tavola. Con buona pace del grande Johnny Dorelli, l’ultimo giorno di questo sciagurato 2020, flagellato dal Covid-19, fatte salve alcune deroghe, sarà all’insegna del rigore e della sobrietà, ingredienti indispensabili per tenere sotto controllo la pandemia. Ecco quindi dove e come potremo festeggiare domani il passaggio al nuovo anno nel rispetto della disciplina dettata dal Dpcm del 3 dicembre, dalla normativa sugli spostamenti e dal Decreto legge Natale.

POSSIAMO ANDARE A TROVARE DEGLI AMICI?

Con l’ultimo dell’anno l’Italia torna in zona rossa. Tradotto, non saranno possibili spostamenti ad eccezioni degli arcinoti motivi di necessità, lavoro e salute che vanno esplicitati nell’autocertificazione da portarsi al seguito. Resta sempre ammesso il rientro nella propria residenza. Domani è anche consentito andare a far visita ad amici o parenti, al massimo in due persone (al netto di figli minori di 14 anni, di disabili o soggetti non autosufficienti, purché conviventi) e comunque una sola volta al giorno dalle 5 alle 22.

QUANTO DURA IL COPRIFUOCO?

Nella notte di San Silvestro è un po’ più lungo. Inizierà alle 22 del 31 dicembre per esaurirsi alle 7 del primo gennaio. In questa fascia oraria sono legittimi solo gli spostamenti per ragioni di lavoro, necessità e salute, purché evidenziati nell’autocertificazione.

SARÀ POSSIBILE CENARE AL RISTORANTE?

Negozi e centri commerciali, al pari di bar e ristoranti domani resteranno chiusi. Saranno comunque consentiti l’asporto e la consegna a domicilio fino alle 22. Aperte, invece, edicole e farmacie.

SONO AMMESSI I VEGLIONI NEGLI ALBERGHI?

Niente da fare. Il Dpcm del 3 dicembre chiarisce che, pur potendo restare aperti gli hotel, la ristorazione è consentita soltanto nella forma del servizio in camera dalle 18 del 31 dicembre fino alle 7 del mattino successivo.

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