Archive for Gennaio 15th, 2021

Iss, bozza: Rt nazionale sale a 1,09, cresce da 5 settimane | “Aumenta il rischio di epidemia non controllata”

venerdì, Gennaio 15th, 2021

Allarme dall’Iss: l’Rt nazionale sale a 1,09, in crescita da 5 settimane. “Questa settimana si conferma il peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese già osservato la settimana precedente”, si legge nella bozza del monitoraggio settimanale del ministero della Salute e relativo al periodo fra il 4 e il 10 gennaio. “Si osserva un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile nel Paese”.

15 gen 16:09

Bolzano zona rossa, provincia chiede verifica all’Asl

Dopo l’annuncio della classificazione dell’Alto Adige come zona rossa, la giunta provinciale di Bolzano si è riunita in seduta straordinaria. Come annuncia la Provincia di Bolzano su Twitter, “sarà chiesta una verifica all’Azienda sanitaria per avere le basi scientifiche al fine di giungere ad una decisione che sia la più adeguata possibile”. 15 gen 15:58

Brusaferro: “Pandemia in ricrescita ma senza impennata della curva”

L’Europa è sempre in piena pandemia e questo vuol dire “che dobbiamo stare sempre molto attenti ad adottare tutte le misure nazionli ed europee per poterla controllare. L’Italia è in una fase di ricrescita ma di crescita lieve e grazie alle misure non ci troviamo di fronte a un’impennata della curva”. E’ quanto ha detto il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro alla conferenza stamapa sui dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia.  15 gen 15:21

De Luca lancia sfida: Campania prima regione Covid free

“Il mio obiettivo è quello di fare della Campania la prima Regione d’Italia e d’Europa ad uscire dall’epidemia. Voglio che ci impegniamo in una sfida quasi folle”. Così il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in diretta Facebook. De Luca la definisce “un’operazione di straordinaria complessità al limite della pazzia ma sono convinto che, se avremo la disponibilità di 8milioni e 400mila vaccini, siamo in grado di raggiungere questi obiettivi entro dicembre del 2021”. 15 gen 15:07

Vaccini, da domenica via ai richiami in diverse Regioni

Cominciano tra domenica e lunedì, in diverse Regioni, le somministrazioni della dose di richiamo delle vaccinazioni effettuate in Italia in occasione del V-Day, il 27 dicembre. E’ quanto si apprende dalle strutture abilitate ai vaccini nei vari territori del Paese.  15 gen 14:20

Pfizer ridurrà temporaneamente le consegne verso l’Europa

Il laboratorio americano della Pfizer ha avvertito che “dalla prossima settimana” ci sarà un calo nelle consegne di vaccini anti-Covid in Europa, in attesa di migliorare le proprie capacità di produzione. Lo ha reso noto l’Istituto norvegese di sanità pubblica ma “la riduzione temporanea – hanno sottolineato – interesserà tutti i Paesi europei”. Non è chiaro quanto tempo ci vorrà prima che Pfizer torni alla massima capacità di produzione, che sarà aumentata da 1,3 a 2 miliardi di dosi all’anno. Non è stata specificata l’entità della riduzione per l’Europa nel suo insieme, ma per la Norvegia la diminuzione sarà del 17,8%. 15 gen 14:18

Aifa: parte ricerca su anticorpi monoclonali

“Anche l’Italia partirà con un progetto ricerca sugli anticorpi monoclonali, su Eli Lilly e Regeneron, quelli con cui è stato curato Trump”. Lo ha annunciato il presidente dell’Aifa Giorgio Palù. “Ieri sera – ha aggiunto – il Cda Aifa ha approvato la ricerca. Sono terapia, non sono prevenzione. Essendo antivirali vanno dati entro le prime ore dall’esordio dei sintomi, altrimenti non sono efficaci. Possono essere una risorsa per curare i pazienti a casa”. 15 gen 13:52

Napoli, boom di contagi dopo le feste: +18%

Contagio Covid in aumento del 18% a Napoli dopo le festività natalizie. È la fotografia che emerge dal report curato dall’Osservatorio epidemiologico, coordinato dall’equipe di Giuseppe Signoriello, docente dell’università Vanvitelli, e dall’assessore alla Salute del Comune, Francesca Menna. Il report evidenzia che nelle ultime due settimane sono stati notificati 2.588 casi, + 18% rispetto alle due settimane precedenti, quando i nuovi casi erano stati 2.202. Il tasso di mortalità risulta essere quasi il doppio rispetto a quello della Campania (82,6 casi per 100mila abitanti contro 47,2). 15 gen 13:41

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Renzi, le chiamate ai suoi parlamentari: «Io sto rischiando l’osso del collo, dovete stare compatti»

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Maria Teresa Meli

Renzi, le chiamate ai suoi parlamentari: «Io sto rischiando  l'osso del collo, dovete stare compatti»

«È in corso una guerra di nervi. Io ho posto un problema di contenuti, loro hanno deciso di rispondere con il mercimonio delle poltrone»: Matteo Renzi risponde così quando gli si chiede dell’insistente tam tam che vorrebbe diversi senatori in fuga da Italia viva. «Nel caso io comunque sarei l’ultimo a saperlo», scherza. E aggiunge: «Comunque io sono diverso, e spero che questa vicenda, nonostante le stupidaggini che girano sul mio conto, lo dimostri».

I renziani lasciano intendere che questo tam tam sulla fuga dei parlamentari di Italia viva potrebbe nascondere anche un altro scopo: «Luigi Di Maio e Dario Franceschini accreditano questa storia dei responsabili o, come li chiamano loro, i costruttori, e poi se Conte non ha i numeri lo possono sostituire senza apparire come quelli che lo hanno accoltellato». Sono voci, interpretazioni, è guerra di nervi, appunto.

Ma siccome il leader di Iv sa che non si tratta di un gioco e che lui, come ripete spesso in queste ore, «rischia l’osso del collo», quando si fa serio e si riunisce con i suoi parla un altro linguaggio: «Allora è in atto una grande offensiva mediatica per far vedere che i responsabili ci sono già, che hanno i numeri. Non è così. Serve soltanto ad aprire un problema nel nostro gruppo, a convincere i nostri che è più conveniente andare via. La macchina mediatica di Casalino e amici si è messa in moto, ma anche al Quirinale nutrono dubbi su questi numeri. Dobbiamo essere compatti come una falange macedone».

Renzi comunque sa di giocarsi molto. Anzi, di giocarsi tutto. Perciò ieri ha contattato tutti i «suoi» senatori dati per incerti. Primo tra tutti il segretario del partito socialista Riccardo Nencini. Ossia colui che ha consentito la nascita di Italia viva al Senato, giacché per il regolamento di Palazzo Madama può costituire un nuovo gruppo parlamentare solo chi detiene un simbolo presentato alle ultime elezioni. Se va via lui, quindi, sono guai perché potrebbe portarsi via il simbolo.

Nencini con Renzi è stato molto chiaro: «Guarda — gli ha detto — io penso che tu abbia sbagliato a chiudere al premier, io penso che sia giusto andare al Conte ter, ma dobbiamo andarci tutti, non accetterei una scissione del nostro gruppo». Così Nencini, ma siccome è guerra di nervi e Renzi sa che la preda più ambita da Palazzo Chigi è un pezzo del suo gruppo, ieri ha continuato a sondare gli umori delle sue senatrici e dei suoi senatori. Sono loro quelli che contano, perché alla Camera Conte avrebbe una maggioranza politicamente accettabile dal Pd solo con loro.

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Giuseppe e Matteo la strana sfida che esalta entrambi

venerdì, Gennaio 15th, 2021

GIOVANNI DIAMANTI

Siamo arrivati alla fase decisiva di una sfida scacchistica estenuante tra Matteo Renzi e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un confronto che contiene un paradosso: il leader più apprezzato del panorama politico italiano secondo i sondaggi, Conte, rischia di cadere per una mossa del leader con il più basso livello di gradimento, Renzi.
Secondo l’istituto di rilevazione Ipsos, ad esempio, l’operato del premier è promosso dal 57% degli italiani, quello del leader di Italia Viva dall’11%. Non solo, un sondaggio dello stesso istituto pubblicato ieri sul Corriere della Sera mostra come anche in un testa a testa tra i due i risultati siano simili: 55% a 10% per Giuseppe Conte, con una larga percentuale degli intervistati che si sottrae alla scelta.


La forza di Conte, oggi, è anche la sua debolezza: una trasversalità che lo porta ad essere apprezzato da una fascia ampia di elettorato, ma che ne limita le possibilità di fidelizzare una base solida. Questo pone diversi interrogativi sulla sua forza elettorale: quale può essere la base socio-culturale di un partito di Conte? Quali gli elementi che possono mobilitare un segmento elettorale rilevante su di lui in caso di voto? Il consenso non si trasforma facilmente in voti – e Mario Monti ce l’ha dimostrato non troppi anni fa.


Tuttavia, la contrapposizione con un leader così osteggiato dall’opinione pubblica può avere effetti benefici per il premier: passando dalla trasversalità alla polarizzazione con un avversario impopolare può più facilmente costruirsi una “nuova base”, primo passo per la discesa nel campo elettorale. Viceversa, anche Renzi vede diversi sviluppi possibili da questa crisi. In primis, le sue mosse rispondono al suo classico schema strategico, tutto incentrato sulla propria innata capacità di occupare il centro della scena. Non ci possono essere altri protagonisti oltre a lui – e l’abbiamo visto anche nella conferenza stampa, in cui ha completamente oscurato le ministre dimissionarie -, un concetto che stride con la leadership di un partito del 3%, ma che Renzi è riuscito ad affermare ritagliandosi comunque un ruolo da ago della bilancia, alla guida di un partito piccolo ma fondamentale per il raggiungimento della maggioranza in parlamento.

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Sabino Cassese: “Il trasformismo in Italia esiste da sempre ma Conte dovrebbe farsi delle domande”

venerdì, Gennaio 15th, 2021

“Per ora il governo può continuare a svolgere le sue funzioni normalmente ma non potrà restare a mezz’aria all’infinito. Deve presentarsi in Parlamento al più presto”. Lo afferma il giurista Sabino Cassese in un’intervista al quotidiano ‘Il Messaggero’ precisando che “il problema ha radici antiche, il trasformismo parlamentare fu pratica comune nel quarantennio successivo all’unità nazionale e fu superato solo con la nascita dei grandi partiti. C’è un problema di coerenza personale di singoli parlamentari e un problema di comportamento collettivo di gruppi che passano da uno schieramento all’altro. Direi che molti premier del passato, e anche quello attuale, farebbero bene a porsi delle domande a riguardo”.

“Dopo le dimissioni, i poteri del governo hanno perimetri che sono definiti volta per volta da circolari del presidente del Consiglio dei Ministri uscente. Tutte le circolari che si sono susseguite negli ultimi trent’anni – aggiunge Cassese – hanno seguito uno stesso modello, sia pure con alcuni cambiamenti di dettaglio. Continuano gli affari correnti, l’attuazione delle decisioni parlamentari, i poteri d’urgenza e non vi è nessuna interruzione dell’attività amministrativa. Il Consiglio dei Ministri adotta gli atti urgenti, i decreti legge e i decreti legislativi. Non adotta nuovi disegni di legge, salvo quelli richiesti da obblighi internazionali ed europei.

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Crisi di governo, in Europa nessuno capisce Renzi

venerdì, Gennaio 15th, 2021

Quando in giornate ‘particolari’ come queste arrivano messaggi dalle cancellerie estere del genere ‘Come va?’, si capisce che si tratta del ‘diplomatichese’ per chiedere: ‘Che diavolo sta accadendo in Italia?’. Perché in questi giorni ai responsabili di governo ne stanno arrivando tanti di messaggi del genere ‘Come va?’. La crisi politica italiana genera stupore nei palazzi delle istituzioni all’estero. Stavolta fanno davvero fatica a capirla, con l’aggravante che mai come stavolta la crisi non è solo affare italiano, ma europeo, visto che l’Italia ha la gran parte della responsabilità sulla riuscita del Next Generation Eu, sforzo inedito europeo di 750mld per affrontare la crisi da covid. Per ora, l’unica rassicurazione per gli europei è che il piano italiano di ripresa è ‘salvo’, approvato in consiglio dei ministri. Per il resto, aspettano ma non comprendono le ragioni del caos, perché il caso italiano è ben diverso da Olanda ed Estonia, paesi dove pure si è aperta una crisi di governo ma per motivi precisi.

Giovedì prossimo intanto Giuseppe Conte dovrebbe partecipare alla videoconferenza con gli altri leader europei per un aggiornamento sulla pandemia. I giornali stranieri mettono a fuoco il suo avversario: Matteo Renzi.

“Assoluta irresponsabilità di Renzi”, twitta la presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici europei Iratxe Garcia Peres. “Nel mezzo di una pandemia globale, la stabilità e la sicurezza del governo sono essenziali per rispondere alle preoccupazioni sanitarie, sociali ed economiche – continua – Spero che l’Italia esca da questa situazione al più presto”.

“Non vediamo come questo dramma politico sia di qualche aiuto ai cittadini e alle imprese italiane che stanno soffrendo molto per le conseguenze della pandemia”, commentano dal Ppe.

“In Europa ci aspettiamo un atteggiamento costruttivo dal capo del governo Conte e da Renzi. Come maggiore beneficiaria del Next Generation Eu, l’Italia ha una grande responsabilità”, dice l’europarlamentare dei Verdi tedeschi Alexandra Geese, che parla italiano e conosce bene il panorama politico italiano. “Dall’Europa, osservo con preoccupazione la crisi di governo – aggiunge – l’Italia ha bisogno di un governo stabile per superare la crisi sanitaria e per presentare al più presto un buon piano economico all’Europa per uscire dalla crisi con un’economia più forte, sociale e verde”.

Enrico Letta, primo premier a fare le spese delle azioni del rottamatore nel 2014, sottolinea sull’americana Cnbc che “la crisi provocata dal partito più piccolo, 2,5 per cento nei sondaggi, è un record persino in Italia”.

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Una splendida partita di rubamazzetto

venerdì, Gennaio 15th, 2021

Le forze in campo sono disposte così: Matteo Renzi, che il 4 marzo 2018, giorno delle ultime elezioni politiche, era il segretario del Pd, e a causa del tracollo fu sostituito dal reggente Maurizio Martina (nel frattempo passato alla vicedirezione generale della Fao, evviva e auguri), a sua volta sostituto in piena funzione da Nicola Zingaretti, Matteo Renzi, dicevamo, è stato prima all’opposizione di Giuseppe Conte, poi ha fatto nascere il Conte bis, ma contemporaneamente ha lasciato il Pd per fondare Italia Viva e adesso prova a far cadere il Conte bis.

Nicola Zingaretti, inizialmente contrario al Conte bis, nel quale fu trascinato per la collottola da Renzi, ora non vuol far cadere il Conte bis, ma è probabile che si farà trascinare da Renzi per la collottola dentro una prossima eccitante avventura, magari con un nuovo premier, magari del Pd, senza nemmeno sporcarsi le mani.

Beppe Grillo, fondatore di un movimento col rifiuto di qualsiasi alleanza nella sua ragione sociale, nella natura stessa della sua esistenza, si è alleato con la Lega di Matteo Salvini, per poi mollarla e saltare con un oplà nelle braccia del Pd, il partito della mafia e di Bibbiano, a seconda delle requisitorie del giorno, e anzi con un oplà dentro le braccia dell’ultimo preclaro rigurgito della partitocrazia corrotta, secondo le geremiadi dell’onestà, ovvero Renzi, e adesso, dicevamo Beppe Grillo, condivide su Facebook l’appello all’orgia globale e istituzionale, tutti i partiti dentro a tenere Conte sul trono, chi ci sta ci sta, ’ndo cojo cojo, in nome di una purezza evoluta fino alle struggenti crode del più scatenato meretricio.

E intanto Giuseppe Conte, uomo buono per tutte le alcove, ancheggia davanti a ogni Scilipoti, assistito nella caccia dai suoi ministri a cinque stelle dalla rettitudine flessibile a prezzi scontati e trattabili. Come Isabella di Castiglia si concede a chi lo piglia: responsabili, senzatetto parlamentari, truppe mastellate.

Che spettacolo grandioso. Quanto era più tragica, cioè più dignitosa, per dire, una maxitangente Enimont? Pensavamo che il moralizzatore viene epurato dal più puro, ma qui siamo a moralizzatori che si sono liberati della loro bigotteria, sguazzano orgogliosi nel vizio come nemmeno il più libertino dei preti spretati, pensano che noialtri ci si beva tutto, invece assistiamo rapiti dalla magnificenza del disastro.

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O Conte o morte

venerdì, Gennaio 15th, 2021

In sintesi: siccome le parole hanno un peso e se dici che uno, coi suoi metodi e il suo stile di governo ha creato un “vulnus democratico”, anche se poi non ne ha chiesto le dimissioni, dicendosi disponibile a un tavolo, non si può fare finta di niente, come se fosse un normale rilancio in un normale negoziato. E dunque, detta in modo un po’ garibaldino, la linea è “o Conte o morte”. Anzi, sempre detta in modo un po’ garibaldino, “Conte e morte a Renzi”. Il cuore della posizione del Pd, che coincide col cuore della posizione dei Cinque Stelle, di tutti, anche di quelli che, in fondo, l’iniziativa di Renzi l’avevano assecondata per smuovere l’immobilismo del governo, è in un aggettivo rivolto al leader di Italia viva (“inaffidabile” anche per governi futuri) e in un sostantivo (“parlamentarizzazione” della crisi). Che prevede, a questo punto, una conta in Aula, non più rinviabile, come nelle precedenti intenzioni perché, per come si messa, non è sostenibile discutere di provvedimenti senza sapere se c’è ancora un governo. Roba da rendere legittimo un putiferio delle opposizioni.

E se è comprensibile leggere nella relazione di Zingaretti la delusione, l’amarezza, per una mediazione faticosamente tentata e franata – convincere Conte ad andare al Colle per poi “aprire” a Renzi – e al tempo stesso quel sentimento scattato nella base del Pd (fatevi un giro sui social) contro il “novello Bertinotti”, la vera novità, non di poco conto è nell’elogio dei “responsabili”. Brutalmente il ragionamento suona così: dopo quello che è accaduto, discutere di ogni formula politica con Renzi, sia esso un Conte ter sia essa un’altra soluzione, significherebbe consegnargli lo scalpo che cerca, e allora basta, ora e sempre: ci si conta, in Aula, o la va o la spacca, provando ad andare avanti con chi ci sta.

La vera novità, tuttavia, è, appunto l’elogio dell’operazione, affidata alle parole di Franceschini: “Non c’è niente di male, alla luce del sole”. Spieghiamo bene: la linea del principale partito della sinistra italiana che più volte nella sua storia ha mostrato una certa severità verso transfughi, voltagabbana, Razzi e Scilipoti vari, chiede un atto trasformistico, sia pur alla luce del sole. E lo chiede anche il Movimento che aveva come programma il “vincolo di mandato”, per mettere fine allo “scandalo” di eletti con una casacca a convertitisi sulla via di Damasco per la cadrega. Confidando che arriverà qualcuno dal centrodestra, qualcuno dal partito di Renzi, qualcuno dal misto magari attratto dai posti di governo nelle mani del premier, dopo le dimissioni dei renziani.

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Governo e maggioranza: la strada smarrita

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Roberto Gressi

Il virus è ancora vivo, per quanto contrastato dai primi vagiti del vaccino, e la possibilità della ripresa, sulle ali del Recovery fund, è ancora colpevolmente immersa nella nebbia. È in questo quadro che si apre la crisi di governo, con tutti che si affidano alla saggezza del presidente della Repubblica dopo aver fatto solo finta di ascoltarne gli avvertimenti. La apre Matteo Renzi, forte di poco più del due per cento nel Paese ma poggiando la sua spregiudicatezza su ragioni di crisi più profonde, su un governo ormai quasi immobile, bloccato dai veti e convinto che si potesse andare avanti con la sola suspense dei Dpcm. Renzi si tiene le mani libere: vorrebbe cambiare il premier ma non chiude a un Conte ter e esclude solo le elezioni con la più disarmante delle motivazioni: vincerebbe il centrodestra. Anche Giuseppe Conte si tiene le mani libere: soprattutto percorre la strada perlomeno non più sotterranea dei «responsabili» per sostituire Italia viva al Senato, pur conoscendo le perplessità di Sergio Mattarella su maggioranze raccogliticce. Arma comunque a doppio taglio: pure il centrodestra potrebbe cercare dei responsabili per ribaltare gli equilibri.

Il Pd di Nicola Zingaretti è il partito più esasperato da questa situazione. Ha chiesto un patto di legislatura fin dagli esordi e lo ha rilanciato a novembre, trovando proprio in Conte solo un sì di pura facciata. Zingaretti è l’unico leader della maggioranza a considerare il voto come uno strumento per fare chiarezza, al di là dei tatticismi di cui anche i suoi parlamentari sono pieni, ma ora che la crisi c’è manca una proposta che non può fermarsi alla sola ricerca di nuovi voti al Senato da parte del partito più strutturato dell’alleanza. Il Movimento Cinque Stelle ha cercato di annegare le sue difficoltà in una interminabile fase congressuale e ora si arrocca su Conte, dopo aver frenato Beppe Grillo che evocava a sorpresa un governo di tutti.

La richiesta del voto anticipato è una coperta che copre a malapena le divisioni del centrodestra. Matteo Salvini non è mai riuscito finora a trasformare i suoi voti in una leadership riconosciuta. Giorgia Meloni lo tallona e Silvio Berlusconi, che in queste ore combatte con le bizze della sua salute, vede una tenuta e anche una crescita di Forza Italia garantita dal rifiuto del populismo e dal non aver seguito Trump nelle sue derive più estremiste.

In questo clima di crisi spaventa il caos ma ancora di più preoccupano soluzioni raffazzonate, dove a gestire l’occasione unica di ripresa che ha l’Italia sia una maggioranza pasticciata e messa insieme solo per la paura delle elezioni, magari simile all’attuale, corrosa da odi personali sedimentati. O più probabilmente, come appare in queste ore, con Renzi sostituito dalla truppa dei responsabili, tornati all’improvviso presentabili dopo essere passati per la lavatrice dello stato di necessità. Nascerebbe così una maggioranza che rischierebbe di dividersi di nuovo a luglio, quando il semestre bianco impedirà il voto e sarà più facile sfidarsi nel gioco degli agguati e dei ricatti, peraltro avvicinandosi alla scelta del nuovo presidente della Repubblica in una situazione dove a regnare sarebbero le fazioni e i franchi tiratori e in vista di una nuova legislatura segnata dal taglio dei parlamentari confermato dal referendum.

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Salvini: «Attaccati a due voti. No al governo minestrone»

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Marco Cremonesi

Salvini: «Attaccati a due voti. No al governo minestrone»

«Che Conte giochi il tutto e per tutto pur di tirare a campare non è un bene per l’Italia. Ma solo, egoisticamente, per lui. Io mi auguro però che il garante della Costituzione non lo permetta. Per giunta, sarebbe un governo ancor più raffazzonato». Matteo Salvini ieri sera ha parlato prima con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poi con l’alleato Silvio Berlusconi, ricoverato all’ospedale di Monaco ma comunque «di ottimo umore».

Il premier sarà in Aula già lunedì. Lei la vive come una vittoria del centrodestra oppure come la prova che il presidente del Consiglio sa già di poter contare su abbastanza «costruttori» in Parlamento?
«Prima di lunedì vengono un sabato e una domenica. Ho i brividi pensando alle offerte da suk che saranno fatte a questo e a quello. Ma io ricordo quello che Mattarella stesso disse a me e all’intero centrodestra: vi conferirò l’incarico se riuscirete a portarmi numeri veri e seri per un governo vero e serio. Non quelli di tre tizi in ordine sparso».

Lei ieri ha riunito la war room del centrodestra. Dall’alleanza non verrà alcun «responsabile»?
«Dal centrodestra non credo proprio. Ci riuniremo tra l’altro anche oggi per seguire la situazione ma devo dire che l’alleanza si è dimostrata compatta e in assoluta sintonia. E questo è un fatto positivo, prima che per noi, per gli italiani: esiste una forza pronta a governare il Paese».

Le elezioni fanno paura a tanti. Come fa a essere sicuro che nella sua coalizione nessuno sentirà il richiamo al momento difficile del Paese?
«Stanno chiamando e promettendo di tutto, in maniera serrata. Lo so per certo, me l’hanno detto in diversi. Io credo che sarebbe stata una vergogna prima del Covid, ma un governo minestrone in piena epidemia è ancora più assurdo. Con tutto il rispetto, sentire i Tabacci e i Mastella, per loro stessa ammissione, fare telefonate di reclutamento non si può vedere proprio. Come non si potrebbe vedere il ritorno di Conte e dell’Azzolina attaccati a due voti. Poi, certo: gli unici di cui mi fido sono gli italiani che certamente sceglieranno un Parlamento più dignitoso. E con quello la possibilità di un governo di centrodestra».

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Crisi di governo, Enrico Letta: «Lo strappo follia di una sola persona. La politica non è una sceneggiata»

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Monica Guerzoni

Crisi di governo, Enrico Letta: «Lo strappo follia di una sola persona. La politica non è una sceneggiata»

AFP

ROMA «Follia pura».

Enrico Letta, ci risiamo?

«Trovo incomprensibile e incredibile che l’Italia e in parte anche l’Europa debbano andare dietro le follie di una sola persona — risponde l’ex premier che nel 2014 dovette cedere la campanella a Matteo Renzi —. Ma la situazione oggi è molto diversa, lui allora era il segretario del Pd, oggi è il capo di una cosa che è più piccola del Psdi».

Eppure è riuscito a innescare la crisi. Perché Renzi ha questo potere?

«Perché nelle elezioni del 2018 ha fatto lui le liste elettorali del Pd. Si tratta di un potere inerziale di interdizione, con il quale ha messo in ginocchio la politica italiana e ci fa fare nel mondo la figura del solito Paese inaffidabile, pizza, spaghetti, mandolino».

Non è vero che Conte è rimasto immobile, sbagliando la governance e il contenuto del Recovery plan?

«Già a febbraio dell’anno scorso Renzi stava facendo cadere il governo Conte e la crisi fu impedita dall’arrivo del Covid a Codogno. Questa è la storia, la dimostrazione del fatto che le sue critiche al Recovery sono strumentali».

Perché voleva farlo cadere un anno fa?

«Per cambiare il quadro politico e provare ad avere un ruolo che gli consenta di riesistere. Per farlo ha bisogno di uscire da una logica di centrosinistra. Una follia. Da parte di chi è stato premier c’è bisogno di un senso di responsabilità doppio, invece qui siamo all’opposto. Parlo da semplice cittadino, senza interessi in gioco, ma sento di dover uscire dal mio abituale riserbo perché i danni all’Italia sono enormi».

L’aumento dello spread?

«Non solo, stiamo già pagando un grande prezzo per questa scelta irresponsabile. Tutte le energie dovrebbero essere concentrate su come contrastare la terza ondata e affrontare le vaccinazioni e un governo in crisi non è in grado di rispondere al meglio a queste esigenze».

Pensa che Conte non sia più in grado di gestire l’emergenza?

«No, penso che è molto difficile chiedere, a chi non è nemmeno sicuro di ritrovarsi in quella posizione di governo la settimana successiva, di prendere decisioni impegnative e a lungo termine».

Cosa avrebbe fatto lei nei panni di Conte?

«Ha fatto molto bene a sfidare Renzi, perché la sua strategia non è un rimpasto di governo, ma far saltare il banco. Conte lo ha capito e ha detto “o dentro, o fuori”. Ora non può che esserci un passaggio alle Camere, il Parlamento è sovrano e deciderà».

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