Archive for Gennaio 17th, 2021

Cifre vergognose In Parlamento. 147 voltagabbana 57 solo nel 2020

domenica, Gennaio 17th, 2021

Fabrizio Boschi

Diciamoci la verità: tra le tante nefandezze che la politica italiana riesce a partorire quella dei cambi di casacca è una delle più stomachevoli.

Perché non è accettabile in una democrazia seria che un candidato di un partito votato dal popolo proprio perché appartenente a quella fazione politica, ad un certo punto decida di passare dall’altra parte, perlopiù rimanendo seduto in Parlamento.

In altri termini, con i voti presi grazie alla sua appartenenza ad una squadra, resta in campo giocando per l’altra. Semplicemente ripugnante. Eppure, questo malcostume, di cui l’Italia è modello, attraversa da sempre ogni governo, anche se l’apice lo ha avuto nei governi del Pd e adesso in quello giallorosso.

Come scrive l’agenzia Italpress, Openpolis, l’osservatorio che periodicamente aggiorna le vergognose tabelle, segnala un totale di 147 cambi di casacca da inizio legislatura, 57 dei quali avvenuti nel corso del 2020. Non c’è pandemia che tenga, per cambiare bandiera i nostri politici sono sempre pronti. A patto che venga mantenuto il posto e lo stipendio, ovviamente.

I passaggi di gruppo, di per sé, rappresentano una prassi consolidata nel tempo e legittimata dall’articolo 67 della Costituzione che non assegna agli eletti alcun vincolo di mandato. Ma i flussi numerici e temporali costituiscono un termometro politico per valutare lo stato di salute delle coalizioni e dei partiti che le compongono. I cambi di casacca assumono particolare rilevanza soprattutto in un periodo come questo, ovvero durante una crisi politica della maggioranza, in quanto più sono i voltagabbana, più ci sono probabilità che questi esprimano voti diversi da quelli dei loro partiti. Finché ci sono le banderuole della politica la partita per il governo in carica è sempre aperta.

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Il pasticcio dell’incidenza dei contagi: il Friuli è “arancione” ma sfiora quota 400

domenica, Gennaio 17th, 2021

Andrea Cuomo

Ci sono cose che non tornano, nei dati sui contagi. Assommando i contagi dell’ultima settimana delle varie regioni aggiornato a ieri e comparandolo con la popolazione, le regioni con più di 250 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti sono sei: in testa il Friuli-Venezia Giulia con 397,11, la provincia autonoma di Bolzano con 366,85, quella di Trento con 301,23, il Veneto con 266,11, la Sicilia con 265,99 e l’Emilia-Romagna con 265,65.

Eppure di esse solo l’Alto Adige e la Sicilia sono in zona rossa (e la seconda perché si è «consegnata» a palazzo Chigi). Trieste, Venezia e Bologna sono in zona arancione e il Trentino è stato premiato dal ministero della Salute addirittura con la zona gialla, quindi considerata tra le più virtuose. Naturalmente l’osservatorio dell’Iss chiarsice che sono diversi i fattori presi in considerazione, tra cui l’Rt che scompaginerebbe le classifiche di merito, però è una stranezza che non può passare inosservata, soprattutto se si pensa che fino a qualche giorno fa si parla di mettere direttamenten in castigo chi fosse sopra quota 250. E tuttora stare sotto quota 50 per un lungo periodo sdovrebbe garantire addirittura il miraggio della zona bianca. E allora?

I nostri dati vedono la Lombardia molto lontana dalla linea rossa (i nuovi contagi negli ultimi sette giorno sono stati 150,31 ogni 100mila abitanti) e far meglio di regioni considerate meno a rischion come il Lazio (182,17), la Puglia (204,11), le Marche (234,22), l’Umbria (172,50) e il Molise (168,04) e questo sembrerebbe avvalorare le proteste del governatore Attilio Fontana.

E veniamo ai dati di ieri. I nuovi contagi sono stati 16.310, il 9,99 per cento dei 163.230 tamponi molecolari. Se si considerano anche i tamponi antigenici, quelli rapidi, che da qualche giorno finiscono nel bollettino e che sono stati 97.474, la percentuale dei positivi scende nettamente, e va al 6,26 per cento. Ma si tratta di un puro artificio contabile, del quale non vale la pena curarsi.

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