Archive for Gennaio, 2021

Cos’è GameStop e perché sta sbancando Wall Street grazie alla congiura dei piccoli investitori?

giovedì, Gennaio 28th, 2021

di Massimo Gaggi

NEW YORK — La gioiosa beffa dei ragazzini di TikTok che, giocando coi siti delle prenotazioni, mandarono semideserto il primo comizio di Trump; una tendenza allo sganciamento dalla realtà in stile QAnon; una rivolta populista contro l’establishment finanziario alimentata dall’ostilità nei confronti degli esperti, in questo caso gli analisti di Wall Street. C’è un po’ di tutto questo nella strana vicenda del boom in Borsa di GameStop, una catena di negozi di videogiochi dalle prospettive non proprio rosee (sta chiudendo 450 dei suoi negozi) e di altre società in crisi come Amc, Blackberry e Bed Bath & Beyond.

Sintesi estrema di una storia complessa: GameStop si trascina da tempo in un business in declino. Ad aprile il suo titolo vale 3 dollari. A settembre Ryan Cohen, padrone di un sito che vende cibo per cani e gatti online, acquista il 13% della società e dice di volerla rilanciare come un avversario di Amazon. A Capodanno il titolo vale 12 dollari: troppo secondo gli hedge fund specializzati nello short selling (vendite allo scoperto di azioni non ancora possedute in previsione di un calo del loro valore) che partono all’attacco. Ma, mentre Cohen entra nel board della società, il prezzo dell’azione, anziché calare, schizza in alto. Addirittura si moltiplica di molte volte, con oscillazioni impressionanti: la scorsa settimana l’azione veniva scambiata a 40 dollari, venerdì ha chiuso a 70, lunedì è schizzata oltre quota 100 e ora, mercoledì, mentre scriviamo, GameStop quota 320 dollari dopo aver aperto a 351, aver raggiunto un massimo di 380 ed essere scesa, durante le contrattazioni, fino a 249.

Cosa sta succedendo? I venditori short, in genere poco contrastati perché attaccano società in crisi, stavolta sono stati travolti da una massa di piccoli investitori che, coordinando i loro acquisti su piattaforme digitali di Reddit come Wsb (sta per Wall Street Bets) e utilizzando applicazioni come Robinhood che consentono di comprare e vendere opzioni di GameStop in modo facile, divertente e senza dover pagare commissioni, hanno concentrato le loro scommesse proprio su questa società malandata. Il conseguente aumento del suo valore ha messo in moto una spirale: davanti alla crescita imprevista, gli speculatori al ribasso sono stati costretti a comprare azioni per compensare i rischi che si erano assunti. Così hanno fatto crescere ancor più i prezzi.

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Governo, diretta crisi. Consultazioni al via con Casellati. Zingaretti: «Conte punto di equilibrio» Iv: «Non è il solo. Di Maio? No veti»

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

La crisi di governo entra nel vivo. Oggi alle 17 partono le consultazioni del Capo dello Stato che proseguiranno fino a venerdì. Conte lavora senza sosta al ter e al Senato nasce finalmente il gruppo «europeista» o dei volenterosi che dir si voglia (si tratta di 10 senatori, ancora non abbastanza per fare a meno di Renzi). Fermo il sostegno a Conte da parte di M5S e Pd (Zingaretti lo definisce il «punto di equilibrio»), mentre da Italia Viva, l’ex ministra Teresa Bellanova ribadisce che tra i papabili premier «non c’è solo Conte» e all’ipotesi che possa essere Di Maio a prenderne il posto risponde: «Noi non poniamo veti su nomi». Il centrodestra si presenterà unito alle consultazioni di Mattarella ma sugli sbocchi della crisi l’unica forza che non vede alternative ad elezioni anticipate è FdI di Giorgia Meloni. Salvini chiede il voto ma è meno perentorio. Forza Italia è disponibile a un governo di larghe intese con un premier diverso da Conte. 

Governo, Centrodestra unito al Colle: «Diremo no al reincarico». Il Cav: dentro tutti o nessuno

Mattarella, tempi lunghi per svelenire. E chiede numeri e programmi certi

La diretta della crisi di governo

15.50 – Consultazioni al via

Al via le consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la formazione del nuovo governo. La presidente del Senato Elisabetta Casellati è infatti arrivata al Quirinale. Subito dopo Mattarella consulterà il presidente della Camera Roberto Fico.

16.15 – Zingaretti: Conte punto di equilibrio

Il processo di rilancio dell’azione di governo, chiesto dal Pd, «è stato interrotto dalle dimissioni delle ministre Iv, un’irreponsabile apertura della crisi politica che è stato un errore poltiico sbagliato e grave», dice Nicola Zingaretti alla direzione Pd che ribadisce anche come Conte «in questo parlamento rappresenta il punto di equilibrio». Anche grazie al Recovery plan «non dobbiamo avere come obiettivo di restaurare l’Italia che c’era prima ma costruirne una nuova. Per questo non si può consegnare a questa destra il nostro Paese». «Io condivido e chiedo il mandato sulla proposta a Mattarella di un incarico a Conte per dare vita ad un governo che raccolga il suo appello a un nuovo governo europeista che possa contare su ampia base parlamentare».

«Il tema del rapporto con Iv non ha nulla a che vedere con il risentimento per il passato ma di legittimi dubbi fondati per il futuro. Nessun veto ma un aspetto politico da tenere in considerazione perché verremo giudicati in merito alla sincerità e credibilità delle parole per definire il governo che decideremo insieme di sostenere».  «Valutare la credibilità della composizione di un governo che noi auspichiamo stabile e duraturo, non è un pretesto polemico ma un dovere di responsabilità verso il paese.Altrimenti le parole perdono significato e pretendere una coalizione forte ed ampia ed un esecutivo autorevole che duri tutta la legislatura sarebbe velleitario e vano. Per questo io dico proviamo. Certo senza veti ma al tempo stesso dico chiarezza, lealtà».

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Crisi di governo: spunta il jolly Mario Draghi. Tutte le ipotesi se Conte non ce la fa

mercoledì, Gennaio 27th, 2021
Mario Draghi (ImagoE)

Roma, 27 gennaio 2021 – Come può concludersi una delle più tormentate e complicate crisi di governo della recente storia repubblicana? C’è una sola certezza. Il demiurgo e risolutore della crisi è uno solo, siede al Colle e si chiama Mattarella, ma le risposte sono peggiori del classico 1-X-2 da Totocalcio. Nascerà – ad oggi è l’ipotesi più quotata dai bookmakers – un governo Conte tercon i responsabili, ma senza Renzi e Italia viva? Potrebbe essere.

Mattarella potrebbe concedere a Conte un primo giro, per rispetto della sua carica di presidente del Consiglio uscente e premier mai battuto nelle Camere. Ma Giuseppi riceverà un mandato pieno, un pre-incarico oppure un semplice mandato esplorativo? Nel primo caso, avrà buone possibilità, nel secondo e nel terzo il suo destino sarà, di fatto, già segnato, in negativo. Renzi metterà il veto su Conte? Probabile. Pd e M5s terranno duro sul suo nome? Forse, ma nessuno ci giura. I soli pretoriani del premier sono rimasti quelli di Leu e i neo-volenterosi di Tabacci.

Se Conte dovesse fallire o se il Colle gli negasse anche solo la possibilità di un primo mandato esplorativo, la crisi inizierà pericolosamente ad allungarsi nei tempi. Da quel momento, infatti, si entra in terra incognita. L’ipotesi che girava, ieri, con più insistenza è un governo a guida Di Maio, cioè M5s, con Iv che rientra in maggioranza, mentre i responsabili se ne vanno dietro a Conte, in una scissione.

Ma al Colle può andare bene un premier privo di standing internazionale e digiuno di inglese? Difficile. La soluzione più consona e opportuna per il Colle sarebbe un governo a guida Pd, detto anche “il partito del Colle”. Ma guidato da chi? Dario Franceschini è il candidato numero uno, ma è ritenuto, paradossalmente, troppo vicino al Quirinale, il cui staff è composto da franceschiniani doc. E sconta il fatto di non essere conosciuto fuori dall’Italia. Lorenzo Guerini, invece, ha tre meriti: è un ottimo ministro alla Difesa (che il Quirinale ha assai apprezzato); ha lavorato a lungo con Renzi, che di lui si fidava; gode delle simpatie di tutte le anime del Pd (a differenza di Franceschini, vissuto con ostilità da molti) e non attira rivalità tra i 5Stelle. Va bene a tutti.

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Crisi di governo: Renzi sta coperto e guarda al Pd. “Lì dentro qualcosa si muove”

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

Ettore Maria Colombo

“Le parole di Marcucci (Andrea, ndr) hanno un significato enorme. Il Pd si sta muovendo, lì dentro maturano cose…”. Il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha un sobbalzo quando legge sulle agenzie le riflessioni del capogruppo dem al Senato. Infatti, Marcucci, poco prima, dice: “Non c’è un Conte a tutti i costi…”. Poi mette le mani avanti e precisa che “il mio giudizio su Conte è positivo”. Ma aggiunge: “Credo che ci debba essere un confronto ampio, senza veti verso alcuno”.

A quel punto Renzi – che tiene i contatti con gli ex renziani di Base Riformista, dove molti restano suoi amici (tiepidi), con i franceschiniani di Area dem, dove di amici ne ha sempre avuti pochi (infatti sono freddi), con i Giovani turchi e persino con esponenti del Nazareno – pensa che l’ora di stappare lo champagne si fa più vicina. “Non solo noi, ma anche il Pd non farà, al Colle, solo il nome di Conte”, assicurano i renziani. Traduzione: il premier dimissionario è già bello fritto.

Ora, vero è che, dicono dentro Base riformista, “Marcucci agisce da sé e parla per sé”. O che al Nazareno vale l’adagio “Renzi ha due capogruppo al Senato: uno è Faraone (di Iv, ndr), l’altro è Marcucci…”. Ma l’ex rottamatore è sicuro: “Nel Pd si sta muovendo qualcosa”, ripete, mentre prepara la riunione dei gruppi che si doveva fare ieri, ma che invece si terrà oggi. Riunione in cui si dovrà decidere l’atteggiamento da tenere quando, giovedì, la delegazione di Iv (i due capogruppo, Faraone e Boschi, Renzi e Rosato) saliranno al Colle.

In un partito ‘leninista’, l’ultimo rimasto in Italia, come Iv, conta solo l’opinione del Capo, ma il partito dei ‘trattativisti’ è stato mandato in avanscoperta. “Al presidente non faremo nomi”, dice l’ex sottosegretario Ivan Scalfarotto. Non c’è “nessuno veto sul Conte ter” annuncia Ettore Rosato. “Nessun veto, ma non subiamo veti” puntualizza l’ex ministra Teresa Bellanova, e poi: “Nomi? C’è Conte, ma non solo Conte”. E lui, Renzi?

Dopo aver causato le dimissioni del premier, ritirando la delegazione di Iv dal governo, dopo aver tenuto “come una falange macedone” i suoi parlamentari (si registrano due defezioni solo alla Camera, zero al Senato: persino Nencini intende stare ancora nel gruppo di Iv), dopo aver costretto Conte alle dimissioni con il no duro, secco, e irremovibile, rispetto alla relazione di Bonafede sulla Giustizia, Renzi è rientrato precipitosamente da Riad. Era lì per una conferenza e non si era aspettato il precipitare della crisi. Come sia sia, Renzi sta per gridare, come a tennis, il suo game, set, point, match, ma, dice ai suoi, “il momento è delicato e la sfida sarà lunga, quindi meglio aspettare, wait and see”.

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Governo, Conte: «Ora governo di salvezza nazionale». L’apertura a Renzi

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

di Alberto Gentili

E’ cominciato poco dopo la mezza il giorno più lungo di Giuseppe Conte. Lasciato il Quirinale, dove nelle mani di Sergio Mattarella aveva rassegnato le dimissioni, l’ormai ex premier ha confidato di essere «senza paracadute». «Perché qui tutti dicono che si farà un nuovo governo e che sarò io a guidarlo, ma chi dà garanzie? Chi può dire che finirà davvero così?». E a sera, dopo aver aperto perfino a Matteo Renzi nel disperato tentativo di agguantare il ter, si è sfogato: «Mi avevano garantito che se mi fossi dimesso avrei avuto subito in Senato numeri sufficienti per il nuovo governo. Invece…».

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Invece Conte si ritrova quanto mai precario e senza certezze. Più fuori che dentro, anche se il capo dello Stato si è dato tre giorni (fino a venerdì) per chiudere le consultazioni. E dunque più tempo all’ex premier per provare ad allargare la maggioranza addirittura a Renzi, fino a lunedì nome impronunciabile a palazzo Chigi. «Del resto senza Italia Viva è spacciato, tanto vale provarci», dice un alto esponente dem.

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In questa giornata di angoscia crescente, Conte ha annotato le dichiarazioni di sostegno dei capidelegazione della maggioranza Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza. Ha letto e riletto il comunicato ambiguo di Luigi Di Maio dove non c’era scritto «Conte o morte», al contrario di quanto messo a verbale dagli altri leader grillini. Ma, soprattutto, è restato tutto il giorno appeso al telefono per arruolare 12-14 «volenterosi» con cui allargare la maggioranza. Con o senza Renzi.

Governo, Conte non ha i voti: le carte Fico o Franceschini

Nella disperata ricerca di numeri in Senato, di buon mattino l’avvocato avrebbe voluto fare un conferenza stampa per lanciare un appello per «la salvezza nazionale». Ma gli è stato consigliato di evitare: «Potrebbe far danni». Così si è affidato al telefono e ai contatti con il pontiere dem Goffredo Bettini e con l’”arruolatore” Bruno Tabacci, leader del Centro democratico, assieme ai quali a fine giornata ha redatto un post-appello pubblicato su Fb. La sostanza: «È il momento che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica». Le dimissioni, ha aggiunto Conte, «sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale». Sono seguiti l’impegno per il proporzionale (appetito da Forza Italia e dai centristi) e per la sfiducia costruttiva (amo lanciato a Renzi). Poi, quasi mostrando rassegnazione per l’eventuale passo indietro, Conte ha concluso: «Al di là di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, l’unica cosa rilevante è che la Repubblica possa rialzare la testa. Quanto a me, mi ritroverete sempre, forte e appassionato, a tifare per il nostro Paese».

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Vaccino italiano, il governo mette i soldi nella cura ReiThera-Spallanzani: via libera entro l’estate

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

di Mauro Evangelisti

I fatti di queste settimane, con i ritardi nelle forniture di Pfizer e i tagli annunciati da AstraZeneca, hanno dimostrato che sarebbe importante per il nostro Paese avere a disposizione un vaccino sviluppato e prodotto in Italia. Per questo, ieri mattina Invitalia (agenzia governativa il cui amministratore delegato è Domenico Arcuri che è anche commissario per l’emergenza) ha annunciato che acquisirà il 30 per cento del capitale di Reithera, la società che sta sviluppando il vaccino e che ha concluso la fase 1 della sperimentazione in collaborazione con lo Spallanzani di Roma. E che aveva già ricevuto 5 milioni di euro di finanziamenti dalla Regione Lazio. Ora tocca alle fasi 2 e 3, decisive, per le quali si stanno cercando i volontari: potrebbero essere svolte anche in Messico. APPROFONDIMENTI

Vaccino, AstraZeneca chiede autorizzazione all’Ema. L’Ue: «Da aprile la consegna di più dosi»

Se tutto andrà bene, si punta a richiedere l’autorizzazione all’Ema entro l’estate, per produrre 100 milioni di dosi all’anno. Possibili 40 nuove assunzioni a Reithera. Spiegano da Invitalia: «Il nostro CdA ha approvato il contratto di sviluppo presentato da Reithera che finanzia un investimento industriale e di ricerca da 81 milioni di euro. Gran parte dell’investimento, 69,3 milioni, sarà destinato alle attività di Ricerca & Sviluppo per la validazione e produzione del vaccino anti-Covid. La restante quota (11,7 milioni) sarà utilizzata per ampliare lo stabilimento di Castel Romano (Roma), dove sarà prodotto il vaccino». «È un accordo importante per ridurre la dipendenza del nostro Paese in un settore delicatissimo per la tutela della salute» spiega Arcuri.

Covid, immunità solo nel 2022. Il Lazio: «Sì al vaccino russo Sputnik 5»

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Vaccino Covid, l’Ue studia il registro per l’export. Berlino: giusta quota all’Europa

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

di Francesca Basso

Vaccino Covid, l'Ue studia il registro per l'export. Berlino: giusta quota all'Europa

La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen

Non esistono pasti gratis. Se le case farmaceutiche hanno pensato di trovarne nell’Unione si sono sbagliate. Lo ha ricordato loro la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: «L’Ue e altri hanno aiutato con denaro a costruire centri di ricerca e stabilimenti produttivi — ha detto al World Economic Forum di Davos —. L’Europa ha investito miliardi per aiutare a sviluppare i primi vaccini al mondo contro il Covid-19, per creare un vero bene comune. Ora le compagnie devono mantenere la parola: devono onorare i loro obblighi». Per questo l’Ue creerà «un meccanismo per la trasparenza sulle esportazioni dei vaccini. L’Europa è determinata a contribuire, ma parliamo anche di business».

I primi ad essere preoccupati sono i britannici che ormai sono fuori dall’Unione ma il piano di vaccinazione dipende dalle dosi prodotte nell’Ue. «Non voglio vedere restrizioni sui vaccini o su loro componenti. Sono convinto che questo sarà ampiamente sostenuto anche nell’Ue», ha detto ieri il premier Boris Johnson. La Gran Bretagna ha superato, prima in Europa, i 100 mila morti dall’inizio della pandemia. Londra, ricordava ieri il Telegraph, attende nelle prossime tre settimane 3,5 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech dallo stabilimento belga. Mentre è in corso la consegna del vaccino di AstraZeneca, che in base agli accordi deve fornire 350 milioni di dosi. Il Regno Unito ha già dato via libera al vaccino mentre l’Ema spera di concludere la valutazione entro fine settimana, come ha detto ieri la direttrice Emer Cooke in audizione al Parlamento Ue, spiegando che potrebbe venire emessa «un’autorizzazione rivolta a un gruppo di età o per una popolazione più ampia». C’è il rischio che sia escluso chi ha più di 65 anni.

Il contratto tra AstraZeneca e l’Ue, chiuso in agosto, prevede invece 400 milioni di dosi ma venerdì scorso l’azienda britannico-svedese ha annunciato un taglio delle consegne del 60% nel primo trimestre. AstraZeneca non produce in Gran Bretagna, i suoi stabilimenti sono nell’Ue e in India. La Commissione ha spiegato che il registro per il controllo delle esportazioni nei vaccini, che sarà presentato entro fine settimana, punta ad aumentare la «trasparenza» e non è un «export ban» (un meccanismo simile era stato istituito la scorsa primavera per le mascherine). Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, riferisce il Financial Times, sta facendo pressing su Bruxelles perché costringa le aziende a ottenere un permesso prima di spedire le dosi fuori dall’Ue: «Non si tratta di “prima l’Ue” — ha detto — Ma della giusta quota dell’Europa».

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Dimissioni Conte, tempi, numeri e ministri sgraditi: ecco perché il premier può finire «bruciato»

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

di Francesco Verderami

Tutte le strade portano a Renzi. Per quanto il premier e i suoi alleati abbiano provato a neutralizzarlo, il leader di Iv appare decisivo per la nascita del Conte ter che è l’opzione alla quale la maggioranza lavora. Per ora.

Nella liturgia di ogni crisi i tempi sono fondamentali. E i tempi della crisi scanditi dal Quirinale assecondano il tentativo di Conte di succedere a se stesso: visto che le consultazioni si protrarranno fino a venerdì, infatti, avrà ancora qualche giorno a disposizione per provare a costruire i gruppi dei «responsabili», fondamentali per la riuscita del suo disegno. Perciò ieri sera il premier dimissionario si è rivolto agli «europeisti» che siedono in Parlamento, e con un messaggio social di stampo presidenzialista li ha invitati a sostenere un «governo di salvezza nazionale». Il sostegno dei «costruttori» è condizione necessaria perché possa andare avanti, ma non è sufficiente. Le tecnicalità nella gestione della crisi possono cambiare il gioco. Non è la stessa cosa, per esempio, se il capo dello Stato si limitasse a un solo giro di consultazioni o ne facesse due. Ed è in base alle scelte di Mattarella che i partiti decideranno come muoversi.

Scontato l’approccio iniziale dei grillini, bisognerà vedere cosa farà il Pd: se Zingaretti formalmente non contempla subordinate a Conte, il capogruppo Marcucci sostiene che non si potrà restare inchiodati «a tutti i costi» su un unico nome. Per una parte dei dem, schiacciarsi sull’«avvocato del popolo» rischia di essere in prospettiva esiziale, ed è una concessione che in passato non è stata riservata nemmeno a Prodi e ai segretari del Pd. È la linea di chi teme di venire elettoralmente risucchiato dalla lista Conte, a cui mira invece l’area dalemiana di Leu. «Ma quello è il partito cinese», commenta un esponente della segreteria dem: «Noi appoggeremo il premier uscente. Se poi si brucia…».

Così tutti attendono di ascoltare Zingaretti in direzione: se il segretario oggi dirà che il Paese non può permettersi le urne, data l’emergenza, sarà il segnale che l’opzione del Conte ter potrebbe essere all’occorrenza sacrificata. Dipenderà (anche) dalle scelte di Renzi, che anzitutto vuole capire come si muoverà il Colle. Il leader di Iv non ha molti margini ma ha carte da giocare: non nutre «pregiudizi» sul premier uscente, però intende verificare se si ragiona «su un Conte 3 o su un bis del Conte 2».

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Tutto pur di non tornar al voto: i 5S pronti a piegarsi a Renzi

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

Luca Sablone

Un passo indietro per blindare la poltrona nel palazzo e tirare avanti la baracca fino al 2023. Il Movimento 5 Stelle è pronto a tornare a bussare alla porta di Matteo Renzi per ricucire dopo lo strappo dovuto al ritiro della delegazione di Italia Viva? La questione ha creato un solco profondo tra gli irriducibili e gli aperturisti.

Tra i grillini si segnala infatti la presenza di diversi eletti che vorrebbero seppellire l’ascia di guerra e mettersi a governare ancora con gli ex alleati che hanno innescato la crisi. Le divergenze si sono palesate ieri sera, nel corso dell’assemblea dei gruppi gialli che è iniziata già con forti malumori: l’appuntamento, inizialmente previsto per le 21:30, è slittato di un’ora provocando l’ira di molti pentastellati. Un ritardo accolto con sconcerto da più parti: “Come al solito veniamo ascoltati per ultimi, quando i giochi sono fatti”. Il dito è puntato soprattutto contro Vito Crimi e Alfonso Bonafede: “È tornata l’era dei caminetti”.

A questo poi vanno aggiunte le spaccature su una possibile riappacificazione con il gruppo renziano. Giorgio Trizzino ha invitato a guardare a un rafforzamento della maggioranza: “È vero che esistono forti remore a riaprire il dialogo con Renzi ma io ritengo che sia corretto farlo nell’interesse del Paese ed anche perché non vedo altra maggioranza possibile al momento”. Pure Azzurra Cancelleri spinge per la pace con Iv: “Anche loro si sono convinti di aver fatto il passo più lungo della gamba”. Però c’è chi ha messo in guardia sui rischi di un ritorno con Italia Viva, che potrebbe rappresentare un pericolo per il premier Giuseppe Conte: “Qualcuno proverà a eliminarlo. Conte va difeso. E va difeso anche il M5S. Siamo in affanno, la priorità è fare squadra”.

Il piano di Crimi

A prendere il pallino dell’assemblea è stato il reggente Crimi, che ha ribadito il ruolo centrale del M5S in qualunque nuovo esecutivo. Ai suoi ha consigliato di “mettere da parte i personalismi” e le “storie personali” per “tirare avanti”.

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Crisi di governo, Casini: «Conte ha sbagliato tutto, teatrino imbarazzante»

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

di Fabrizio Roncone

Crisi di governo, Casini: «Conte ha sbagliato tutto, teatrino imbarazzante»

Sensazione diffusa: per Giuseppe Conte s’è messa in salita.
Mezzogiorno, alla tivù immagini del Quirinale in dissolvenza.
Bisogna cercare qualcuno di rango che interpreti, spieghi, uno che sappia orientarci nel buio fitto di una crisi come questa. In redazione parte il solito giro di sguardi.
Quello no, quello è bollito. Quell’altro nemmeno: sempre troppo reticente. Quello giusto è Pier Ferdinando Casini.
Ha visto ogni intrigo possibile. E talvolta vi ha partecipato (eravamo ancora nel Novecento e lui, finto vecchio, già imparava il mestiere sempre un passo dietro ad Arnaldo Forlani, galantuomo gommoso e temutissimo, il coniglio mannaro della Dc). Per questo adesso bisognerà andarlo a cercare nella Prima Repubblica, intesa come dimensione politica astratta, luogo dell’anima dove Casini è un po’ rimasto — per stile, sostanza, e forse anche per un filo di nostalgia canaglia — sebbene sia senatore del centrosinistra e per giorni, ogni sciagurata mattina, tutti lo abbiamo osservato attraversare il Salone Garibaldi di Palazzo Madama diretto alla buvette, fendendo con aria disgustata l’osceno mercato dove trafficanti di voti — in frenetico contatto con Palazzo Chigi — offrivano inutilmente ministeri e candidature certe, e Dio solo sa cos’altro. Oggi però Casini quialla buvette non si è visto (pure lui, ogni tanto, se può rinuncia al rito sadico di quella ciofeca nera che fanno pagare come un caffè).
Forse allora è in ufficio.
Guide rosse e arazzi alle pareti, lampadari tutti accesi, un magnifico parquet consumato dai passi del potere: essendo stato anche Presidente della Camera, a Casini hanno assegnato due stanze a Palazzo Giustiniani, luogo di sublime bellezza e stordente suggestione, anche perché, queste due sue stanze, sono a lungo appartenute a Giulio Andreotti.

«Premessa — dice subito Casini alzando le mani — io non voglio essere tirato dentro questo teatrino imbarazzante, nonostante ne abbia viste tante e sia l’ultimo a potermi scandalizzare. Posso fare, se vuole, solo un piccolo esame tecnico» (è appena arrivato da casa: elegantissimo, sbarbato, 65 anni con dentro 4 figli e una vita sentimentale moderna e, spesso, invidiata).
«Partiamo da Conte. Finora ha sbagliato tutto: politicamente, e tecnicamente. Perché sarebbe dovuto salire al Quirinale un minuto dopo aver ricevuto le dimissioni delle due ministre di Italia Viva, Bonetti e Bellanova».

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