Archive for Gennaio, 2021

Lombardia arancione, «Rt sbagliato»: così può cambiare colore già domenica. Fontana attacca, la replica del ministero

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Lombardia arancione, «Rt sbagliato»: così può cambiare colore già domenica. Fontana attacca, la replica del ministero

La Lombardia torna a chiedere al governo di tornare in arancione. Per questo i tecnici della Regione dovrebbero trasmettere al ministero della Salute i nuovi dati ammettendo di aver sbagliato il calcolo dell’Rt nell’ultimo monitoraggio e sollecitando una nuova valutazione della cabina di regia. In questo caso il ministro della Salute Roberto Speranza, dopo aver chiesto il nuovo parere della “cabina di regia” potrebbe firmare l’ordinanza che cambia la fascia e la Regione potrebbe tornare in arancione già domenica.


«La Lombardia deve essere collocata in zona arancione. Lo evidenziano i dati all’esame della Cabina di regia, ancora riunita. Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze» ha scritto su Facebook il presidente della Regione Attilio Fontana.

Il ministero della Salute replica rimandando a una nota diffusa ieri dalla stessa Regione Lombardia nella quale era scritto: «I tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità e della Direzione Generale del Welfare hanno in corso una interlocuzione e, nelle prossime ore, valuteranno una serie di dati aggiuntivi da parte della direzione Welfare lombarda per ampliare e rafforzare i dati standard già trasmessi nella settimana precedente, ai fini di una rivalutazione in vista della Cabina di regia di venerdì 22 gennaio».

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La mossa del Papa sui vaccini: cosa cambia ora nella Chiesa

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Francesco Boezi

La vaccinazione è la principale arma contro la pandemia che ha sconvolto il mondo: la scienza lo ribadisce dal principio di questa storia. Anche Papa Francesco ha richiamato tutti alla necessità di non negare le evidenze scientifiche sul vaccino. Era scontato, si potrebbe dire. La realtà è diversa. La Chiesa cattolica, infatti, non si è sempre schierata dalla parte della scienza e, per quanto fede e ragione abbiano spesso camminato su strade parallele, quella di Jorge Bergoglio sul vaccino è una svolta.

Se non altro perché il Papa ha attaccato senza mezze misure il negazionismo, entrando nello specifico della questione. E questa rappresenta una delle tante novità apportate da questo pontificato, in specie durante l’evoluzione del quadro pandemico, che ha modificato i piani di Jorge Mario Bergoglio: il Santo Padre ha sospeso le visite apostoliche. Tra le mura leonine si augurano che il programmato viaggio in Iraq possa svolgersi durante i primi giorni di marzo.

Il pontefice argentino ha deciso d’intervenire sull’argomento “vaccino” attraverso l’intervista concessa a Fabio Marchese Ragona. Un confronto a 360 gradi che è andato in onda su Canale 5. Poco dopo, l’ex arcivescovo di Buenos Aires si è vaccinato. Anche il papa emerito Joseph Ratzinger è stato sottoposto alla vaccinazione anti-Covid19. Tanto il regnante quanto l’ex pontefice hanno scelto di non mediatizzare il momento: le telecamere non li hanno ripresi. Il Vaticano, nel contempo, ha attivato il “piano vaccini” come tutti gli altri Stati europei. Così come in Santa Sede, nel momento in cui è stato disposto il lockdown nazionale, si sono allineati alle disposizioni del governo italiano. Se lo stupore per queste procedure può non essere giustificato, lo stesso non si può dire per la fermezza con cui Francesco ha stroncato il negazionismo: “C’è un negazionismo suicida – ha affermato il Papa sudamericano durante l’intervista – che non saprei spiegare, il vaccino si deve prendere”. E ancora: “Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri”. Sono le argomentazioni della scienza. Quelle che il Papa ha fatto sue.

Le recenti aperture sui vaccini creati attraverso cellule di feti abortiti

Nella vulgata comune, religione e scienza collidono: i progressisti lo ripetono spesso dai tempi dell’avvento dell’illuminismo. Negli ambienti ecclesiastici, poi, non tutti sul vaccino la pensano alla stessa maniera: si pensi al caso segnalato dall’Osservatorio Van Tuhan secondo cui cinque vescovi sarebbero contrari all’utilizzo di vaccini creati attraverso l’utilizzo di cellule derivanti da feti abortiti.

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Il governo si prepara al lockdown di primavera

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Antonio Signorini

Governo al lavoro sul decreto Ristori, tra mille difficoltà. Mette a punto il rinvio della Cassa integrazione (e relativo rinvio dello stop ai licenziamenti), conferma lo stop ai contributi delle partite Iva.

Ma sul fronte degli aiuti alle imprese per ora non trova una quadra, tra pressioni sempre più forti che vengono dal mondo produttivo e paletti europei. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha incontrato le associazioni del lavoro autonome e ha annunciato lo stanziamento di 1,5 miliardi per il cosiddetto «anno bianco» dei contributi. E una eventuale estensione dell’Iscro, la cassa integrazione per gli autonomi prevista dall’ultima legge di Bilancio. Per quanto riguarda la Cassa integrazione il decreto Ristori cinque prolungherà di 26 settimane l’assegno in deroga e di 8 quello relativo alla Cig ordinaria. Nella lettera inviata alla Commissione europea per motivare lo scostamento di bilancio, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ha spiegato che «il governo desidera disporre di risorse finanziarie sufficienti» anche «per prolungare, se necessario, il regime di integrazione salariale Covid-19 fino all’autunno».

Ma c’è dell’altro. Lo scostamento da 32 miliardi, autorizzato dal Parlamento, ha sottolineato Gualtieri, serve al prossimo decreto Ristori, che nelle previsioni dovrebbe essere l’ultimo. Ma anche «in caso di permanenza di rigidi vincoli alla mobilità e all’attività imprenditoriale durante la primavera».

Dettaglio che rivela la possibilità, per nulla remota, che le misure restrittive vadano oltre marzo. La cassa integrazione estesa fino al prossimo autunno può essere legata agli strascichi della crisi. Quello di Gualtieri sembra molto un annuncio di nuovi lockdown regionali.

Anche l’Europa si sta muovendo verso un’estensione degli aiuti alle imprese. È di due giorni fa una bozza elaborata dalla Commissione europea che propone agli Stati membri la proroga dal 30 giugno al 31 dicembre 2021 del Temporary Framework sugli aiuti di Stato, cioè il regime transitorio che rende più facile l’intervento dello Stato in sostegno alle imprese. Se il resto d’Europa proseguirà a varare piani di aiuto, difficile che l’Italia si fermi.

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Renzi: “Noi pronti al confronto, non ci prenderete come dei Ciampolillo qualsiasi”

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

“Il mio personalissimo suggerimento al presidente del Consiglio e a tutti gli altri è: smettiamola di fare le polemiche. Se volete confrontarvi nelle sede istituzionali ci siamo. Non ci prenderete mai come dei Ciampolillo qualsiasi dicendo che non servono i vaccini e insaponando gli ulivi”. Lo dice Matteo renzi intervistato da ‘Piazza pulita’.

Secondo Renzi non c’è una crisi, perché “il presidente del Consiglio non si è andato a dimettere. La crisi che c’è è economica, gli altri paesi sono messi molto meglio di noi”.

Cosa ha significato l’astensione dal voto di fiducia? “Non incertezza, ma apertura a un compromesso”, ha detto l’ex premier.

E al governo dice: “Il mio appello è ‘non fate un baratto di singoli parlamentari, tornate alla politica’”. Alla domanda se la sua nuova apertura dopo il ritiro delle ministre sia un segno di incertezza, Renzi ha replicato: “Non è che è un segno di incertezza, è un segno di aprirsi al compromesso. Abbiamo scritto una lettera al premier che il premier non ha nemmeno letto e se l’ha letta non ha nemmeno risposto”.

L’HUFFPOST

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Nicola Gratteri, il magistrato che piace a destra e sinistra ma non sempre ai giudici

venerdì, Gennaio 22nd, 2021
Nicola
Nicola Gratteri

Nel 2014 Matteo Renzi lo voleva ministro della Giustizia. È stato a un passo dal diventarlo. Poi il progetto si è fermato. Le voci, confermate dal diretto interessato anni dopo, narrano che a stopparlo fu l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Cinque anni dopo, agli albori del secondo governo Conte, qualche rumor su un suo possibile incarico ai vertici di via Arenula è circolato. Poi, invece, Alfonso Bonafede è rimasto nel posto che ricopriva già da più di un anno. Non è entrato a far parte di alcun governo Nicola Gratteri, eppure il magistrato calabrese, dal 2016 al vertice della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, è sostenuto vigorosamente dai politici. Quale che sia il loro colore. 

“Mi fido di Gratteri”, diceva, fieramente, senza aggiungere molto altro, Matteo Salvini, quando veniva raggiunto dalla notizia dell’inchiesta nei confronti di Domenico Tallini. Il presidente del consiglio regionale calabrese, di area centrodestra, è accusato dalla procura guidata da Gratteri di concorso esterno in associazione mafiosa e condotto a metà novembre agli arresti domiciliari. Qualche settimana dopo il provvedimento cautelare è stato revocato. Le indagini andranno avanti, le accuse dovranno essere dimostrate. Tallini, intanto, si è dimesso. Tra gli applausi, trasversali, di buona parte della politica.

Magistrato dal anni ’80, Nicola Gratteri è sotto scorta da trent’anni per le tante minacce ricevute dalla criminalità organizzata. E la ’ndrangheta è al centro anche dell’inchiesta della sua procura venuta alla ribalta oggi, con arresto dell’assessore regionale Francesco Talarico, accusato di associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. Stessa accusa per Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc. Proprio nel momento in cui la sua compagine politica potrebbe avere un ruolo determinante negli estremamente instabili equilibri di governo. L’inchiesta ha coinvolto quasi 400 uomini delle forze dell’ordine. Cinquanta le misure cautelari notificate. Gli indagati sono 160 e i capi di imputazione tanti da riempire – parola di Gratteri – 150 pagine.

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Ristori, ministra Catalfo: «In arrivo 1,5 miliardi per l’anno bianco degli autonomi». Inps: 4 mliardi per la cig nel 2020

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Risorse per i lavoratori autonomi. La ministra Catalfo annuncia lo stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per l’anno bianco.

Cassa integrazione e sgravi, governo lavora a 26 settimane in più. Gualtieri: «Avanti finché necessario»

«Stiamo lavorando al primo decreto attuativo per disciplinare il fondo, istituito in legge di Bilancio, per l’esonero del pagamento dei contributi previdenziali di lavoratori autonomi e professionisti più colpiti dalla crisi. Con il nuovo Dl Ristori rifinanzieremo con un miliardo e mezzo questo fondo per garantire loro un “anno bianco” contributivo». Lo ha detto, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro, la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, nel corso del tavolo di confronto con le associazioni dei lavoratori autonomi. 

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Io, ex renziano, che credevo nel sogno riformista

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

LUCA RICOLFI

Caro Renzi, anche se non ci conosciamo, né ci siamo mai parlati a tu per tu, mi permetto di raccontarle che cosa passa per la testa di un ex-renziano come me. Non sono mai stato iscritto a un partito, e meno che mai al Pd, di cui non mi sono mai piaciuti l’attaccamento al potere e l’ostinato convincimento di rappresentare «la parte migliore del paese».

E tuttavia, quando lei di quel partito cercò di rinnovare la sostanza e il linguaggio, ho fatto una cosa per me del tutto innaturale, ma che allora mi sembrò utile: ho fatto la coda alle primarie, per votare lei, che mi pareva l’unico in grado di modernizzare la cultura politica del campo progressista, di cui mi sono sempre sentito parte.

Poi l’ho vista in azione al governo, e l’ho vista far naufragare il suo stesso progetto di riforma istituzionale. Ho cominciato a pensare che mi ero sbagliato, e che le mie speranze erano state mal riposte. Ma il colpo di grazia è arrivato nel 2019, quando lei si fece promotore della più spregiudicata manovra parlamentare della storia repubblicana: la nascita del governo giallo-rosso.

Attenzione, però. La spregiudicatezza di quella manovra, per me, non risiedeva nel fatto che l’unico collante del nuovo governo fosse il terrore del voto (per i Cinque Stelle) e l’amore per il potere (per il Pd). E nemmeno nel fatto che lei promuoveva un’alleanza, quella con il partito di Grillo, che fino ad allora aveva escluso, e che inevitabilmente avrebbe snaturato il suo Pd, spegnendone ogni residua vocazione riformista e modernizzatrice.

No, per me la spregiudicatezza sta nella giustificazione che di quella manovra lei volle dare. Allora lei si oppose strenuamente alle elezioni anticipate soprattutto con un argomento, ovvero il rischio che Salvini potesse assumere «i pieni poteri». Di fronte a quel rischio si poteva, anzi si doveva, anche digerire il rospo-Cinque Stelle.

Ebbene, quella giustificazione non sta in piedi. Quella giustificazione è solo il frutto di una consapevole e non scusabile manipolazione della realtà, o meglio delle parole altrui. 
La terribile invocazione dei pieni poteri è la seguente: «Non sono nato per scaldare le poltrone. Chiedo agli italiani, se ne hanno voglia, di darmi pieni poteri. Siamo in democrazia, chi sceglie Salvini sa cosa sceglie».

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Conte, elezioni più vicine: governo a rischio con il voto del 27 su Bonafede

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di Alberto Gentili

ROMA Cinque giorni per arruolare almeno cinque senatori e arrivare alla maggioranza assoluta di 161 voti in Senato. E’ questa la mission (quasi) impossible di Giuseppe Conte che ieri notte, per lanciare un ulteriore segnale ai potenziali «volenterosi» e placare il Pd, ha ceduto la delega ai Servizi segreti al suo consigliere diplomatico Pietro Benassi. Mercoledì prossimo, se il governo non riuscirà a ottenere un rinvio, a palazzo Madama è infatti in programma una nuova resa dei conti sulla relazione sulla giustizia del Guardasigilli Alfonso Bonafede. APPROFONDIMENTI

Conte, Binetti (Udc): «Pronta a tutto per salvare la legislatura. Cesa indagato? Non ci voleva…»

Il rischio elezioni

In questa seconda e decisiva conta, i 140 voti del centrodestra (che è salito al Quirinale per chiedere elezioni e soltanto elezioni) si sommeranno con ogni probabilità ai 16 di Italia Viva. A meno che, cosa per ora improbabile, non venga accolto il nuovo appello di Matteo Renzi a riaprire il confronto: «Noi ci siamo, fermate il compro-baratto-vendo di singoli senatori». E 140 più 16 (prima i renziani erano 18, ma hanno perso per strada Riccardo Nencini ed Eugenio Comincini) fa 156: i voti presi da Conte all’ultima fiducia. «Perciò se non riusciamo a rastrellare un manipolo di volenterosi», dice un ministro dem, «il governo verrà battuto in Senato sulla giustizia e si precipiterà verso le elezioni…».


Tra i rosso-gialli l’allarme è alto. Nonostante il lavorio incessante e sotterraneo del premier, del pontiere dem Goffredo Bettini e del centrista Bruno Tabacci, le adesioni tardano ad arrivare. Così Bettini avverte: «Senza l’auspicato rafforzamento della maggioranza con un’area liberale, moderata e di centro, si andrà a votare tra maggio e giugno una volta varato il Recovery Plan e contenuta l’epidemia. Dunque chi vuole sostenere il governo deve farsi avanti adesso, non può continuare a restare nascosto. Per noi del Pd, che non faremo mai un governo istituzionale con una destra amica di Orban, andare a elezioni non è un problema. Mi chiedo se vale lo stesso per Forza Italia e per Italia Viva…». Le due forze politiche che rischiano di uscire ridimensionate, se non addirittura di scomparire, dopo il passaggio elettorale.

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AstraZeneca, obiettivo approvazione vaccino già mercoledì 27. L’Ema accelera

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di Francesco Malfetano

Le vaccinazioni in Italia oggi sfiorano quota un milione e trecentomila. Vale a dire che se si fosse tenuto il ritmo giornaliero raggiunto la scorsa settimana – circa 80mila somministrazioni ogni 24 ore – si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo fissato dal commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri di 6 milioni di vaccinati entro marzo. I ritardi annunciati anche per le prossime 3 settimane da Pfizer-BioNTech però, e le conseguenti 28mila inoculazioni registrate in media nei giorni scorsi, rischiano di far slittare tutto.  APPROFONDIMENTI

Per questo diventa determinante avere a disposizione il prima possibile tutte le 8 milioni di dosi attese dall’Italia entro marzo da AstraZeneca Oxford. Perché ciò avvenga però – come spiegato ieri anche dallo stesso Arcuri in conferenza stampa – serve l’autorizzazione dell’Ema, l’ente regolatore europeo. Un ok definitivo atteso per il 29 gennaio che, come si apprende da fonti italiane vicine alla struttura Ue, «potrebbe essere anticipato di 1 o 2 giorni». A confermarlo è anche il premier austriaco Sebastian Kurz che ieri ha fatto sapere di star «lavorando con gli altri paesi dell’Ue per un’approvazione più rapida e con meno burocrazia di AstraZeneca e di altri vaccini». L’obiettivo, in pratica, è riuscire a replicare quanto già avvenuto per la validazione di Pfizer e di Moderna, recuperando almeno 48 ore.

Vaccino Pfizer, Arcuri: «Meno 20% di fiale. Pronte quelle Astrazeneca, dopo ok Ema non dovremo aspettare»

Circa la metà di queste però, servirà poi ad Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per dare il suo via libera al siero inglese definendone la percentuale di equivalenza rispetto ai vaccini già utilizzati. «AstraZeneca è il vaccino che si trova in fase più avanzata in termini di revisione autorizzativa da parte di Ema – spiega Giorgio Palù, microbiologo e presidente dell’Aifa – Ma in fase 3 ora ci sono anche CureVac e Johnson&Johnson. Il primo è sviluppato da una compagnia tedesca, in collaborazione con la Bayer, ed utilizza l’Rna messaggero proprio come Pfizer e Moderna. J&J invece, che ha appena pubblicato il lavoro di fase 2 ma è già in fase 3, sfrutta come vettore l’adenovirus. Per questi però ci sarà bisogno ancora di tempo».

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Cesa, l’indagine, un colpo alla trattativa per allargare l’alleanza: le due strade di Conte

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di Monica Guerzoni

ROMA Lorenzo Cesa lo cercavano tutti, ci parlavano tutti e molte volte la telefonata per il leader dell’Udc partiva da Palazzo Chigi. Dove ieri, quando la «bomba» dell’indagine per associazione a delinquere è esplosa e le schegge hanno cominciato a rimbalzare sul web, l’ansia del premier è diventata paura. «I numeri al Senato sono preoccupanti», si era sentito dire al mattino il premier nella prima videconferenza con i capigruppo.Conte ha ostentato sicurezza, ha detto «abbiamo la maggioranza assoluta alla Camera e la maggioranza relativa al Senato e tutto il tempo per rafforzarci». Ma Luigi Di Maio, che pure in questi giorni sostiene pubblicamente Conte, non aveva ancora stoppato il «dialogo con soggetti indagati per mafia» e quindi il tentativo di attirare l’Udc in maggioranza.

E non è solo Cesa il problema. Gli aspiranti «costruttori», centristi, azzurri o renziani che siano, si affacciano e si ritraggono, perché la scialuppa dell’avvocato non appare abbastanza solida da traghettarli a fine legislatura. E poiché il rischio di non farcela si fa sempre più concreto, Conte torna ad accarezzare la suggestione del voto anticipato. Raccontano che «la voglia di elezioni in lui è fortissima». L’avvocato guarda ai sondaggi gonfi del suo personale consenso e vede le urne come l’unica via di fuga, nel caso il suo fragilissimo governo dovesse cadere. Dal Nazareno è ripartito il pressing per convincerlo a imboccare la stretta via del Conte ter: presentarsi al Colle da dimissionario, con la lista dei ministri in tasca e sperare che Mattarella gli affidi un incarico esplorativo. Ma se tanti dem pensano che l’unica strada sia ricucire con Renzi, lui resiste. E continua la caccia ai volenterosi.
Il primo burrone è mercoledì, con il voto alla relazione di Bonafede sulla giustizia. Renzi e i suoi senatori voteranno contro e dunque il centrodestra è in vantaggio. L’unica speranza per Conte è agguantare in tempo qualche renziano pentito, che decida di andare in suo soccorso. Ma se il governo va sotto, per il premier sarà difficile arroccarsi. Anche i dem potrebbero pressarlo perché salga al Quirinale. L’avviso ai naviganti (e al timoniere) lo ha chiuso in bottiglia Goffredo Bettini. Il nocchiero del Nazareno ha indicato la rotta: se riesce ad allargare la maggioranza «si farà un Conte ter», quella crisi pilotata a cui aspirano diversi dirigenti dem per rinforzare la squadra. Altrimenti, poiché il Pd non farà mai un governo con i sovranisti, si andrà a votare.

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