Archive for Gennaio, 2021

Vaccino Pfizer, col ritardo slitta la dose per gli over 80. «Ma salveremo i richiami»

giovedì, Gennaio 21st, 2021

di Francesco Malfetano

I ritardi nelle consegne accumulati da Pfizer-BioNTech ora rischiano di far slittare l’inizio delle vaccinazioni per gli 80enni. Vale a dire che l’ultima e più consistente categoria a rischio inserita nella fase 1 della campagna vaccinale, potrebbe dover attendere una o due settimane più del previsto prima dell’immunizzazione.

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Si tratta di circa 4 milioni e mezzo di persone che, in base alle diverse programmazioni operate dalle Regioni sulle disponibilità prospettate dall’azienda farmaceutica, avrebbero dovuto iniziare a ricevere la prima dose tra la fine di gennaio e la prima metà del mese di febbraio. Le cose però, potrebbero andare diversamente e spostare l’orizzonte temporale un po’ più in là per non sprecare il lavoro fatto fino ad oggi. Le dosi a disposizione infatti sono meno del previsto e quindi – a meno che Pfizer non rimedi, ma dalla struttura del commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri dicono «non ci sono evidenze possa farlo la prossima settimana, anzi» – quelle ricevute saranno destinate a coloro che devono ricevere la seconda dose 21 giorni dopo la prima somministrazione. 

DOSI MANCANTI 
Ma andiamo con ordine. Per la settimana in corso dagli stabilimenti di Puurs, in Belgio, dopo una decisione unilaterale di Pfizer dettata da degli interventi di manutenzione degli impianti, sono partite verso l’Italia il 29% di fiale in meno rispetto alla tabella di marcia concordata. Ovvero circa 165mila dosi mancanti su poco più di 562mila. Una riduzione drastica che rischia di impantanare il piano vaccinale italiano. Soprattutto perché la scelta di Pfizer è stata arbitraria anche in termini di distribuzione. «Il vero problema – ha spiegato Luigi Icardi, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni – è che il taglio non è stato applicato in modo lineare per tutte le Regioni. Alcune non hanno avuto tagli, altre li hanno avuti invece per il 60%. Quindi ci deve essere una perequazione tra le Regioni». Un accordo di solidarietà per cui i governatori già martedì sera, nel corso di una riunione con Arcuri e i ministri Boccia e Speranza, hanno gettato le basi. Così come si è anche deciso che nei prossimi giorni si agirà legalmente contro Pfizer tramite l’Avvocatura dello Stato per inadempienza contrattuale. 

Si tratta però solo di passaggi iniziali. Al di là dei problemi di uguaglianza territoriale e della legittima indignazione per il trattamento subito (i 6 governatori leghisti ieri hanno invitato pubblicamente il premier Conte a prendersi la sua responsabilità), per proseguire con la tabella di marcia definita e quindi iniziare con gli over 80 già dalla prossima settimana servirebbe che l’azienda farmaceutica recuperasse fin da subito lo svantaggio accumulato. Così però non sarà. «Anche la prossima settimana ci sarà un nuovo taglio delle dosi del vaccino Pfizer – ha aggiunto Icardi – Dal 25 gennaio non si tornerà in regola». Arcuri ha parlato di «una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne», circa 5mila dosi sulle 470mila previste che comunque non mettono al sicuro lo svolgimento delle nuove prime vaccinazioni. Per queste serve infatti che si recuperi il gap della scorsa settimana, ma non lo si farà prima di febbraio. 

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Ok bipartisan al maxi-scostamento. Via libera (parziale) ai licenziamenti

giovedì, Gennaio 21st, 2021

di CLAUDIA MARIN

Il Parlamento dà il via libera bipartisan, e di fatto unanime, al nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro. E, a stretto giro, i ministri Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo mettono in fila le misure-chiave del nuovo decreto Ristori (il quinto) che, però, arriverà non prima di fine mese. Tra queste spiccano: altre 26 settimane di cassa integrazione extra, la proroga – ma selettiva – del blocco dei licenziamenti in scadenza a fine marzo e un piano da circa 12 miliardi di euro di indennizzi e cancellazioni delle tasse sospese per le imprese e le partite Iva più colpite dalle chiusure e dai blocchi di attività sulla base di un criterio nuovo che tenga conto delle perdite di fatturato (almeno del 33%) avvenute nel corso dell’intero 2020.

In primo piano, il fronte del mercato del lavoro con la nuova dote di cassa Covid. “Ci stiamo lavorando”, conferma il ministro del Lavoro, spiegando che la proroga dovrebbe interessare la cassa Covid ordinaria e in deroga, abbinata allo sgravio contributivo al 100% alternativo all’utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda. Il governo punta a mettere in campo tutte le difese possibili (anche un nuovo intervento sulla Naspi) contro il rischio di uno tsunami del mercato del lavoro quando, da fine di marzo, finirà il blocco dei licenziamenti.

Il divieto per legge di licenziare potrebbe rimanere però “per i settori maggiormente in crisi”, secondo il viceministro all’Economia, Antonio Misiani. E il numero uno di via XX Settembre conferma, in Parlamento, che è in corso una valutazione sull’opportunità di prolungare “ulteriormente il blocco dei licenziamenti” per le attività più colpite e “tornare alla normalità su settori meno impattati”. Il tema, ammetteGualtieri, è “delicato” e una decisione arriverà solo dopo il confronto con le parti sociali: imprese e sindacati attendono una convocazione ad hoc che potrebbe avvenire già a inizio della prossima settimana ma che risente del contesto politico in via di ridefinizione dopo lo strappo di Renzi. Il secondo fronte dell’emergenza riguarda imprese e professionisti. Ma anche la ripresa dell’invio delle cartelle esattoriali a tutti i contribuenti: un versante sul quale si sta preparando un pacchetto – circa 2 miliardi – che dovrebbe contenere l’invio delle cartelle spalmato su due anni e una nuova edizione della rottamazione, la quater, con rateizzazione lunga per non pesare su chi è stato più colpito dal Covid.

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Un governo vero per uscire dalla paralisi

giovedì, Gennaio 21st, 2021

di RAFFAELE MARMO

La classe politica consegna alla comunità nazionale il tempo della grande paralisi. Il premier Giuseppe Conte si intigna a governare con una maggioranza che non ha e si assegna come “vaste programme” (si fa per dire) quello di reclutare nuovi responsabili. Le opposizioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni rivendicano elezioni che sanno di non potere avere. Matteo Renzi non ha deciso se e come spendere la golden share che ritiene di aver conquistato. Il cosiddetto centro, tra Forza Italia e Udc, si mostra fragile e incapace di iniziative autonome. Il risultato è lo stallo irresponsabile proprio in una delle stagioni più terribili della storia del nostro Paese.

Ci sarebbe stato bisogno, mai come ora, di un salto di qualità nel dovere civico e nella consapevolezza morale della classe politica italiana del dramma epocale di una nazione e di un popolo che, nonostante tutto, affrontano l’emergenza sanitaria, economica e sociale del Coronavirus con grande dignità e forza di volontà collettiva. Ma non sembra questa la cifra che segna le azioni e le reazioni dei leader politici italiani lungo il più pericoloso tornante della storia mondiale.

E infatti non è certo questo genere di comportamenti che si sarebbe aspettato e si aspetta il Presidente della Repubblica, che in molteplici e ripetute occasioni ha richiamato tutti all’assunzione di una responsabilità più alta. A cominciare dallo stesso Conte: perché non sfugge a nessuno e di sicuro non sfugge al Colle che con la mini-maggioranza raccogliticcia ottenuta l’altro giorno al Senato il premier in carica non va da nessuna parte.

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Usa, il giuramento di Biden: “La democrazia ha prevalso”

giovedì, Gennaio 21st, 2021

Washington, 20 gennaio 2021 – Joe Biden ha giurato: è il 46esimo presidente degli Stati Uniti. “La democrazia ha prevalso“, sono le prime parole del presidente, “questa è la giornata dell’America, della democrazia, della storia, della speranza”. In una Washington blindata, dopo i disordini di Capitol Hill, Biden ha raggiunto la Casa Bianca a piedi mano nella mano con la moglie Jill, accompagnato da tutta la famiglia, dopo una cerimonia non tradizionale (qui tutti i dettagli della cerimonia) e il periodo di transizione (ecco perché passano due mesi dalle elezioni). Ed è una Washington che non vede il presidente uscente Donald Trump, il quale non ha partecipato al giuramento del successore. 

Il discorso del 46esimo presidente Usa

“Sarò il presidente di tutti gli americani“, “lotterò per chi ha votato per me come per chi non ha votato per me”. Joe Biden ha parlato come presidente degli Stati Uniti, in una cerimonia di insediamento diversa da tutte le altre, senza folla, per la pandemia da Coronavirus. Biden ha ricordato che la storia statunitense “non dipende da uno di noi ma da tutti noi. Noi, il popolo degli Stati Uniti d’America, dobbiamo cercare l’unione. Siamo brava gente e possiamo farcela”. “Lo so – ha dichiarato – parlare di unità può sembrare una folle fantasia in questi giorni. So che le forze che ci dividono sono profonde e reali. E so anche che non sono una novità. Ma l’unità è l’unica strada per andare avanti”. “C’è tanto da fare, da riparare, da ricostruire, da guarire, ma anche da guadagnare”, ha aggiunto Biden, riferendosi anche alla sfida della pandemia “che ha fatto perdere così tante vite e distrutto migliaia di posti di lavoro e attività imprenditoriali”. Poi ha citato anche le altre minacce come “il suprematismo bianco e il terrorismo interno“, garantendo che “saranno affrontati e sconfitti”. Ma ha lanciato l’appello: “Facciamo ripartire il futuro dell’America“, “difenderò la costituzione, l’America, lo farò tutto per voi. Insieme possiamo scrivere una storia americana di speranza e di unità“. Finito il discorso, Biden ha affettuosamente abbracciato Barack Obama. Poi è andato a salutate l’altro predecessore, George W. Bush, prima di lasciare la scalinata di Capitol Hill.

Insediamento Biden, il live minuto per minuto

Il giuramento di Joe Biden

Joe Biden ha giurato come 46esimo presidente degli Stati Uniti nelle mani del giudice capo della Corte Suprema, John Roberts, con la formula prevista all’articolo II, sezione 1 della Costituzione. “Io, Joseph Robinette Biden, giuro solennemente di adempiere con fedeltà all’ufficio di presidente degli Stati Uniti, e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti al meglio delle mie capacità. Che Dio mi aiuti“. Biden ha giurato su una Bibbia di famiglia, tenuta dalla moglie Jill, utilizzata sia per i due giuramenti da vicepresidente (2009 e 2013), sia per tutti i giuramenti da senatore, sin dal primo nel 1973. “E’ un nuovo giorno in America”, aveva twittato questa mattina, qualche ora prima della cerimonia.

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Dai dissidenti di Italia Viva ai centristi di Tabacci, le prove del nuovo gruppo

giovedì, Gennaio 21st, 2021

di Alessandro Trocino

Dai dissidenti di Italia Viva ai centristi di Tabacci, le prove del nuovo gruppo

ROMA — Si riparte dalle tre grandi famiglie politiche citate dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quelle popolari, liberali e socialiste. Tre famiglie che però hanno un paio di problemi: sono poco numerose in Parlamento e soprattutto sono difficilmente conciliabili. Già, perché la maggioranza cerca disperatamente una quarta gamba che si aggiunga a Pd, M5S e Leu, dopo la defezione di Iv. La fiducia in Senato appena 156 voti — non basta per una navigazione tranquilla e allora ci si dà un paio di settimane per creare un’alchimia magica tra ex 5 Stelle, profughi di Forza Italia, socialisti, liberali, eletti all’estero. Tutti uniti, non proprio appassionatamente, per creare un nuovo gruppo di costruttori, cercando senatori che siano presenti anche nelle Commissioni, che altrimenti rischiano di paralizzare l’azione delle Camere.

Causin e Don Abbondio

Il perno centrale di questa formazione potrebbe essere il Centro democratico di Bruno Tabacci. Alla Camera — dove sono necessari almeno 20 deputati per costituire un gruppo — ha già 13 membri. Al Senato non c’è ancora, ma il simbolo potrebbe essere messo a disposizione da Tabacci. L’idea è quella di dare vita a una forza «contiana», centrista, europeista e antisovranista.
La scatola, dunque, si può trovare senza troppa difficoltà, ma poi bisogna trovare il modo di riempirla di contenuto. Anzi, come dice Andrea Causin, espulso da Forza Italia per aver votato la fiducia: «Prima dobbiamo trovare il materiale umano, poi penseremo al nome». Il «materiale umano» è scarso ed eterogeneo. Da Palazzo Chigi sperano in un effetto domino dal gruppo di Forza Italia, dopo gli arrivi di Causin e di Mariarosaria Rossi, la cui defezione non aveva solo motivi personali ma anche politici e che sembra promotrice di un progetto più ampio. Si parla di quattro senatori: Barbara Masini (che continua a smentire), Luigi Vitali, Anna Carmelo Minuto e Maria Virginia Tiraboschi. Usciranno dal gruppo? «Senza accusare nessuno, però, come diceva don Abbondio, il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare», dice Causin. Oltre al drappello indeciso di Forza Italia, c’è quello dei dissidenti di Italia Viva. E ci sono i due Udc Paola Binetti e Antonio Saccone (Antonio De Poli resterebbe nel partito, con la promessa di un collegio sicuro).

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Crisi di governo, Conte allarmato dai tanti «ni»: «Non offro posti». Ma sta lavorando al maxi-rimpasto

giovedì, Gennaio 21st, 2021

di Monica Guerzoni

ROMA Quando è sceso dal Colle più alto, Giuseppe Conte non aveva un’espressione allegra. C’è la stanchezza di giorni ad altissima tensione politica e nervosa e c’è, dentro le stanze di Palazzo Chigi, un’ansia diffusa e crescente che guasta la soddisfazione del pericolo scampato e non consente al presidente del Consiglio di spargere ottimismo. Per dirla con un ministro, «basta un nulla perché possa saltare tutto». Il tempo è poco. Dieci giorni per allargare e poi puntellare con un rimpasto la fragile alleanza giallorossa. Per la sofferta fiducia di martedì sera Conte ha raggranellato 156 voti, nonostante le decine di telefonate partite dal suo cellulare per arruolare in corsa i «costruttori». Per la maggioranza assoluta ne servono 161 e nemmeno bastano, perché Franceschini ha fissato a 170 la vetta per la stabilità. «Uno dopo l’altro arriveranno», su questo Conte si è detto fiducioso. Ma i dubbi sono tanti.

Il problema è come strutturare in una manciata di giorni, con il Covid che morde, il Recovery da consegnare all’Europa e i ristori da ripartire per placare la rabbia sociale, un’alleanza politica che abbia un’anima e un progetto. E che possa contare su un simbolo, destinato a rappresentare la futura «quarta gamba» della coalizione dopo M5S, Pd e Leu. Per rispondere alle aspettative del Quirinale, Conte deve riuscire a creare a Palazzo Madama un gruppo analogo a quello che sta mettendo su a Montecitorio Bruno Tabacci, che è per Conte un solido punto di riferimento nel mondo ex Dc. Ma per ora l’appello europeista e anti-sovranista ai popolari, ai liberali, ai socialisti e ai renziani pentiti ha fatto assai meno proseliti di quelli che l’avvocato si aspettava. Il bersaglio grosso è Forza Italia, che il premier proverà ancora a sedurre con la promessa del proporzionale attraverso Renato Brunetta e Gianni Letta. Ma il pressing più forte Conte lo sta esercitando su Lorenzo Cesa per il simbolo dell’Udc, che vale tre senatori e che potrebbe attrarre «una decina» di transfughi di Forza Italia.

Che l’operazione costruttori fosse ad altissimo rischio Conte lo aveva capito prima di buttarsi in mare aperto, per aver ascoltato i moniti del presidente Mattarella. Eppure, se ha deciso di rischiare il tutto per tutto, è perché pensava che l’onda del consenso, anche parlamentare, lo avrebbe spinto presto e bene a riva.

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Maggioranza più larga o le urne: Conte sente i leader e va da Mattarella

giovedì, Gennaio 21st, 2021

di Monica Guerzoni

Maggioranza più larga o le urne: Conte sente i leader e va da Mattarella

O Giuseppe Conte, o le elezioni anticipate. Rimpicciolita dal fragoroso addio di Matteo Renzi e compagni, la maggioranza giallorossa vede solo due strade. La prima, della quale il premier ha parlato nella serata di ieri con il capo dello Stato Sergio Mattarella, passa per un allargamento e rafforzamento dell’alleanza. E la seconda, il voto in tarda primavera, sarebbe la naturale conseguenza del fallimento del piano A. Perché né il Pd, né i 5 Stelle, si dicono disposti a sostenere esecutivi tecnici, di scopo o di unità nazionale e tantomeno un governo politico con Renzi e senza Conte. A tracciare la rotta è Goffredo Bettini. Il pontiere del Pd, che in queste burrascose settimane ha tenuto i rapporti tra il Nazareno, Palazzo Chigi e il quartier generale dell’ex premier e leader di Italia viva, ammette che con i 156 rocambolescamente agguantati da Conte martedì al Senato «non si arriva a fine legislatura».

Quindi l’imperativo urgente è allargare la maggioranza, il che consentirebbe al presidente del Consiglio di siglare con i leader dei partiti un nuovo patto di legislatura. E se la missione fallisce? «Non abbiamo paura del voto», assicura Bettini rispondendo a Maria Latella, su Sky. La stiracchiata fiducia di martedì a Palazzo Madama sulle comunicazioni di Conte fotografa la debolezza del governo: 156 voti, 157 se si conta anche il senatore del M5S Franco Castiello, assente per Covid ma che avrebbe votato sì. Per un voto che si aggiunge, un altro rischia di venire meno ed è quello di Mariarosaria Rossi. La senatrice azzurra avrebbe appoggiato Conte per fare un dispetto a Berlusconi e non è affatto detto che non torni subito nei ranghi di Forza Italia.

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Governo, crisi in diretta: Conte al Quirinale alle 18.30. Renzi: «Spiace che il Pd sia schiacciato su M5S»

mercoledì, Gennaio 20th, 2021

Crisi governo. È iniziato a Palazzo Chigi il vertice di maggioranza convocato dal premier Giuseppe Conte dopo il voto di fiducia in Aula al Senato. All’incontro, che non viene confermato dalle fonti ufficiali, dovrebbero essere presenti Nicola Zingaretti e Dario Franceschini per il Pd, Vito Crimi e Alfonso Bonafede per il M5s, Roberto Speranza per Leu.

Governo Conte, cosa succede ora: piano per ampliare (in fretta) la squadra, nodo Renzi

Ore 17.20, Conte al Quiirinale alle 18.30. Il premier Giuseppe Conte dovrebbe recarsi, a quanto si apprende, alle 18.30 al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il colloquio avverrà all’indomani del voto di fiducia in Senato sulle comunicazioni del premier sul governo.

Ore 17.10, Renzi nella enews. «Mi dispiace per il Pd che si è schiacciato sul Movimento Cinque Stelle: poteva giocare un ruolo da protagonista in questa crisi, ha scelto di assecondare il disegno grillino. Peccato. Ma questa scelta rafforza in me la convinzione di aver fatto bene a creare Italia Viva». Lo scrive Matteo Renzi nella enews. Ieri in Aula al Senato «è stato uno dei miei interventi più difficili». Lo scrive il leader di Iv Matteo Renzi nella sua newsletter Enews. «Peccato che il premier abbia messo la sua paura di perdere Palazzo Chigi davanti alle esigenze e ai bisogni del Paese. Ô andata così: le ministre hanno lasciato la poltrona per difendere le loro idee, il presidente del Consiglio ha cambiato le proprie idee per mantenersi il prestigioso ruolo. Quando mi riferisco al cambiare idea penso a Conte che oggi si propone come leader antisovranista (all’ONU diceva il contrario) e antipopulista (alla scuola di formazione della Lega diceva il contrario). Legittimo cambiare idea. Ma se uno deve cambiare la terza maggioranza in tre anni, imbarcando persone con storie molto diverse, solo per durare un pò di più, preferisco la coerenza limpida di Bellanova, Bonetti e Scalfarotto. E preferisco la loro dignità», afferma.

Ore 16,20 È terminato a Palazzo Chigi il vertice di maggioranza con i capi delegazione e i leader di partito, tutti collegati da remoto. Durante la riunione, a quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe stata confermata la linea condivisa in questi giorni, ovvero allargare il perimetro della maggioranza. L’intenzione del premier Giuseppe Conte sarebbe quella di andare avanti, mantenendo per ora l’interim all’Agricoltura, e, solo successivamente, una volta puntellata la maggioranza, decidere sulla squadra di governo. Nella riunione ci sarebbe stato soprattutto un confronto su come andare avanti con il lavoro.

Ore 15.50 Comincini prende le distanze da Iv. «Io voglio che Iv rientri nel perimetro del governo, e mi spenderò anche con altri colleghi per farlo. È chiaro che se poi dall’altra parte non c’è nessuna intenzione di farlo ci sarà da fare una riflessione, ma ora bisogna trovarci con dedizione sforzo, è nell’interesse del Paese». Così a Un Giorno da Pecora, il senatore Iv Eugenio Comincini.«Se Iv va all’opposizione non me la sento di andarci anche io:farò tutto il possibile per ricucire lo strappo che c’è stato. A quello scenario spero non si arrivi,ci sono diversi colleghi animati dal convincimento che bisogna fare di tutto per ricucire.Dovremmo incontrarci come gruppi domani».

Ore 15,50 Il centrodestra firma una nota congiunta: «Voteremo compatti lo scostamento di bilancio». «Il Paese non può restare ostaggio di un governo incapace, arrogante e raccogliticcio – si legge nella nota – Si tratta di una minoranza di governo che continua la sfacciata e scandalosa compravendita di parlamentari e che non si fa scrupoli a imbarcare chi, eletto col centrodestra, ha tradito l’impegno preso con gli elettori. Nonostante le forzature del governo e le continue scorrettezze, nonostante una pretesa autosufficienza che non esiste, il centrodestra non intende privare le famiglie e le aziende italiane degli aiuti necessari in un momento così drammatico: per questa ragione, come annunciato, voterà compatto lo scostamento di bilancio. In ogni caso il centrodestra intende rappresentare al Presidente della Repubblica il proprio punto di vista sulla situazione che è ormai insostenibile».

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Biden-Harris, giuramento in diretta. C’è anche Pence. Presenti Obama, Clinton e Bush. Trump: «In qualche modo torneremo»

mercoledì, Gennaio 20th, 2021

Il giorno è arrivato: il presidente eletto Joe Biden si insedia alla Casa Bianca dando il via ufficiale al suo mandato e a quello della sua vice Kamala Harris. Una cerimonia atipica, in una Washington deserta e blindata. Immense le misure di sicurezza per scongiurare scontri e violenze, come quelli avvenuti il 6 gennaio a Capitoll Hill. Donald TrumpMelania hanno lasciato mano nella mano la residenza presidenziale: non saranno all’Inauguration Day. «Sono stati quattro anni incredibili», ha detto Trump prima di imbarcarsi con la moglie alla volta di Mar-a-Lago, in Florida. ​Il primo discorso di Joe Biden da presidente non tratterà di Donald Trump, ha assicurato Jen Psaki, futura portavoce della Casa Bianca. «È un nuovo giorno in America», ha twittato Biden. APPROFONDIMENTI

Ovazione per Biden e Jill

Ovazione e applausi per Joe Biden e la first lady Jill quando sono usciti da Capitol Hill per raggiungere la piattaforma per la cerimonia di giuramento.

Kamala Harris: qui grazie alle donne che mi hanno preceduto

Kamala Harris scende i gradini del Campidoglio per il giuramento insieme al marito Doug Emhoff. È accolta da un’ovazione e anche Mike Pence, il vicepresidente uscente, la applaude. «Sono qui oggi grazie alla donne che ci sono state prima di me, che mi hanno preceduto», ha twittato postando un video in cui ricorda la madre e il suo arrivo negli Stati Uniti. Harris quindi ricorda le «generazioni di donne afroamericane, asiatiche, bianche, ispaniche, native americane» che hanno fatto la storia americana. «Donne che si sono battute per l’uguaglianza, la libertà. E che continuano a combattere per i loro diritti», dice nel video.

L’arrivo in Campidoglio di Biden e Jill

Il presidente eletto Joe Biden e la moglie Jill sono arrivati al Campidoglio di Washington, dove tra breve si svolgerà la cerimonia del giuramento. La coppia presidenziale, insieme alla vice presidente eletta Kamala Harris e al consorte Douglas Emhoff, è stata accolta da un picchetto d’nore schierato lungo la scalinata e dai leader democratici e repubblicani del Congresso. 

Obama e i Clinton

Barack e Michelle Obama, George W. Bush e sua moglie Laura e Bill e Hillary Clinton sono arrivati al Campidoglio. Hillary Clinton celebra Kamala Harris. «Mi fa piacere pensare che quello che per noi è oggi storico – una donna che giura per la vicepresidenza, sembrerà una cosa normale e ovvia quando le nipoti di Kamala saranno cresciute», twitta l’ex segretario di stato che aspirava a rompere il soffitto di cristallo e diventare il primo presidente donna. Un sogno che quattro anni fa si è infranto con la vittoria di Donald Trump. 

Allarme bomba alla Corte Suprema

La Corte Suprema di Washington è in corso di evacuazione a seguito di un allarme bomba. Lo riferisce la Cnn. Secondo l’emittente, che cita una fonte a conoscenza dell’allarme, in questi istanti è notevolmente aumentata la presenza di militari della Guardia Nazionale.

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Il mistero dei 30mila morti in più, in Italia, che non sono attribuiti al Covid

mercoledì, Gennaio 20th, 2021

di Federico Fubini

Il mistero dei 30mila morti in più, in Italia, che non sono attribuiti al Covid

(Ansa)

L’Italia deve ancora spiegare a se stessa quei trentamila e quarantotto in più. Questa cifra – 30.048 – rappresenta il numero dei decessi in più del 2020 che non sono stati attribuiti a Covid-19. Perché? E cosa è successo esattamente? Negli ultimi giorni del 2020 Istat, l’istituto statistico, ha diffuso i dati di una tristissima contabilità: il numero di morti in Italia fra marzo e novembre, in confronto alle medie dei 5 anni precedenti. In questi 9 mesi decisivi della pandemia risulta un eccesso di 85.624 decessi sugli andamenti fra il 2015 e il 2019. Tuttavia, solo i due terzi di questi si spiegano ufficialmente con Covid-19. In base al dashboard del ministero della Sanità, si contavano fino alla fine di novembre scorso 55.576 morti sui quali era stato trovato il coronavirus. Dunque durante il drammatico 2020 ci sono stati almeno trentamila decessi in più rispetto alla normalità del passato.

Nel 2020 mortalità aumentata del 19%

Sono anche queste vittime Covid, che però non hanno avuto una diagnosi? O i sistemi sanitari, travolti dalla pandemia, hanno smesso di curare tumori o patologie cardiache con l’attenzione di prima? I numeri, da soli, sono muti. Non permettono di rispondere a queste domande essenziali su ciò che è successo realmente l’anno scorso. Non restituiscono la verità su quei trentamila. È possibile però scomporli su base territoriale, per farsi un’idea. La prima risposta è che l’anno scorso la mortalità nel Paese è aumentata del 19% — un po’ sopra il mezzo milione di persone in tutto — ma dietro questa media si nascondono enormi differenze territoriali. Ci sono province in cui i decessi non sono mai aumentati (Cagliari, Caltanissetta, Rieti) o lo hanno fatto pochissimo (Agrigento, Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Matera, Chieti, Salerno, Benevento, Viterbo, Siena). Ce ne sono altre invece dove il numero dei decessi è quasi raddoppiato o comunque è esploso: più 86% a Bergamo, più 76% a Cremona, più 62% a Lodi, più 57% a Brescia, più 41% a Milano. Solo nella provincia più importante della Lombardia c’è un eccesso di quasi diecimila morti rispetto alla normalità degli anni recenti. Anche Pavia, Lecco, Parma e Piacenza sono colpite duramente.

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