Archive for Gennaio, 2021

Covid, terza ondata. Gimbe: «È in arrivo, contagi su del 26.7% e impatto del vaccino lontano»

venerdì, Gennaio 8th, 2021

Terza ondata in arrivo per l’Italia: secondo la Fondazione Gimbe sono cresciuti del 26.7% i nuovi casi da Covid, dopo sei settimane di calo consecutive. I nuovi positivi sono passati da +90.117 a +114.132, solo nella settimana compresa tra il 29 dicembre e il 5 gennaio. Sono in crescita anche i decessi: altre 3.300 persone sono morte nella settimana a cavallo del nuovo anno, con un incremento del 3,6%. Sono quasi stabili, invece, gli attualmente positivi (569.161 rispetto a 568.728), anche se torna a crescere il numero dei pazienti in terapia intensiva, che sono passati da 2.549 a 2.569 (+0,8%). Ma il dato preoccupante è che, secondo il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, si tratta di «numeri sottostimati dalla decisa frenata del testing nelle ultime due settimane». Infatti, dal 23 dicembre al 5 gennaio, il numero dei tamponi in Italia si è ridotto del 20,9% (-464.284) rispetto alle due settimane precedenti. APPROFONDIMENTI

Covid, nel Lazio una persona su 75 oggi è positiva. E una su 33 lo è stata da inizio epidemia

La dichiarazione

Si tratta di numeri importanti, che secondo Cartabellotta trovano una sola spiegazione: «Si intravede l’inizio della terza ondata, con numeri troppo elevati per riprendere il tracciamento, reale impatto del vaccino molto lontano poichè senza il via libera dell’Ema ad altri vaccini o l’anticipo improbabile di consegne, potremo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno, e dati preoccupanti sulle nuove varianti. Va rivisto il sistema delle Regioni «a colori»: i risultati sono modesti a fronte di costi sociali ed economici elevati. A quasi un anno dallo scoppio dell’epidemia non è più accettabile la (non) strategia basata sull’affannoso inseguimento del virus con l’estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia, produce danni alla salute delle persone e aumenta inesorabilmente il numero dei morti» per coronavirus.

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Governo, Renzi rilancia la sfida sul Mes: «Se Conte vuole le elezioni avrà un futuro da professore»

venerdì, Gennaio 8th, 2021

di Francesco Verderami

Governo, Renzi rilancia la sfida sul Mes: «Se Conte vuole le elezioni avrà un futuro da professore»

Il punto è come si aprirà lo showdown e chi lo farà. Perché il resto è già scritto, è solo un logorante braccio di ferro tra Renzi, che usa la «tattica del cerino» per lasciare a Conte l’incarico di spegnerlo, e Conte che usa la «tattica del carciofo» per scaricare una alla volta le armi di Renzi contro il suo governo. Così, se da una parte il leader di Iv descrive minuziosamente come «il ragno dopo aver tessuto la ragnatela aspetta che la mosca ci finisca dentro», dall’altra il premier avvisa che lui al Colle ci sale «solo previa intesa formalizzata» per un Conte 3, «altrimenti preferisco andare in Parlamento». In mezzo ci sono i Cinquestelle e i democratici, sfibrati da mediazioni fallite e ultimatum disarmati. E se ancora non si sa chi e come aprirà lo showdown, è certo che Palazzo Chigi ha allertato i gruppi parlamentari e che Renzi ha annullato un viaggio a Parigi dov’era atteso martedì prossimo. Il vertice tra Conte e i capidelegazione sul Recovery plan non sarà oggi risolutivo, perché Renzi ha rilanciato sul Mes: «Il premier ci dica sì o no, visto che non ci ha risposto». E la convocazione della direzione servirà allo stato maggiore del Pd per compattare un partito attraversato da forti malumori. I segnali già ieri mattina facevano intuire lo stallo nella trattativa

D’un colpo Italia viva era rimasta isolata: saltati i contatti con il Pd, con i grillini e ovviamente con Palazzo Chigi, da dove perveniva solo la nuova bozza del Recovery plan e l’avviso che «entro ventiquattr’ore» si sarebbe tenuto il vertice di governo. Un messaggio da «dentro o fuori», seguito dall’avvertimento di Bettini che spiegava come ci fosse ormai «poco tempo», che «il premier non si tocca» e che «se qualcuno rompesse, sarebbe il Parlamento e poi eventualmente l’elettorato a decidere se Conte dovrà continuare a lavorare al servizio della Repubblica».

«Stanno cercando di metterci paura con i Responsabili», è stata la spiegazione di Renzi ai dirigenti del suo partito: «Se il premier mira alla conta in Parlamento per poi andare alle elezioni, vorrà dire che per lui in futuro ci saranno solo le lezioni universitarie. E la politica andrà avanti. Ora daremo la risposta che si meritano». Così Iv pubblicava una nota con cui chiede a Conte di «lasciare la delega per i servizi», specificando che «va fatta chiarezza sulle visite a Roma di William Barr», l’attorney general dell’amministrazione Trump che nell’estate del 2019 incontrò — fuori da ogni protocollo — gli 007 italiani. Attaccare il presidente del Consiglio ripescando l’oscura vicenda che ruota attorno al Russiagate e alimenta da tempo le voci sui rapporti tra il presidente americano uscente e «Giuseppi», era il segnale che il leader di Iv non accetta di piegarsi alle richieste per la nascita di un Conte 3.

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Covid, sì al vaccino di Moderna. Arcuri: «Da febbraio cominceremo con gli over 80»

venerdì, Gennaio 8th, 2021

di Margherita De Bac

Via libera anche dall’Italia al vaccino dell’azienda americana Moderna. Dopo Ema e Commissione europea l’ente nazionale Aifa ha dato l’ok formale. La prossima settimana cominceranno le consegne dei lotti, inizialmente ridotte, poi crescenti. Si spera che altre industrie completino nel più breve tempo possibile l’iter di certificazione in modo da poter puntare sull’obiettivo indicato dal commissario Domenico Arcuri: «Vaccinare entro l’autunno tutti gli italiani confidando sulla disponibilità delle dosi necessarie per la doppia somministrazione, 120 milioni. Attualmente però possiamo contare solo sui 30 milioni acquistati da Pfizer-BionTech e Moderna».

Italia prima

Dopo l’avvio lento della campagna nei primi due giorni, l’Italia è il primo Paese europeo per numero di inoculazioni, dopo la Danimarca che ha però un numero di abitanti inferiore, meglio della Germania, sempre in rapporto alla popolazione. Il contatore consultabile sul sito del ministero della Salute ieri in serata segnava circa 340mila dosi inoculate in 293 strutture, con turni protratti in alcune realtà fino alle 22. Sono arrivate ai centri circa 1 milione di dosi.

Il calendario

Il programma è di iniettarne 65-67mila al giorno per utilizzare rapidamente le attuali forniture, ma la macchina organizzativa è pronta ad accelerare i ritmi in base alla quantità di stock ricevuti. Partirà a febbraio la vaccinazione di massa vera e propria cominciando da anziani sopra gli 80 anni più alcune categorie di fragili (anche disabili e accompagnatori. La Foce (la federazione che rappresenta malati a rischio, oncologici, ematologici, cardiopatici) insiste perché i pazienti più deboli non vengano dimenticati. «Le priorità dipendono dal grado di esposizione al contagio», ha spiegato Arcuri elencando la successione delle fasi successive. Operatori dei servizi essenziali, docenti e personale delle scuole, forze dell’ordine, dipendenti dei trasporti locali e detenuti. Poi i cittadini sopra i 60 anni e infine il resto della popolazione.

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Fine del trumpismo, l’abisso evitato

venerdì, Gennaio 8th, 2021

di Beppe Severgnini

Fine del trumpismo,  l'abisso evitato

I supporter di Trump in piazza (Ap)

Sconcerto, preoccupazione, disgusto. Perfino sollievo, alla fine. Sorpresa, no. L’assalto al Congresso degli Stati Uniti d’America non deve stupirci. Un’azione simile — assurda e provocatoria — maturava da quattro anni: da quando Donald Trump è alla Casa Bianca, dove ha fatto di tutto per dividere la nazione che avrebbe dovuto unire. Non gli è bastato. Da due mesi il presidente nega la sconfitta elettorale, ripetendo pericolose falsità. Ha citato, evocato, corteggiato i fanatici e incitato i violenti. Che, alla fine, hanno risposto.

Gente che si arrampica sui muri, sfonda le finestre, spacca insegne e cartelli, si sdraia nel seggio della speaker della Camera, si porta via un leggìo come souvenir. Gente con le armi, con i caschi, con le maschere, con le corna e le pellicce, con magliette che inneggiano ad Auschwitz. Immagini che sembrano uscire da una serie televisiva distopica, ma non devono ingannare. A Washington DC è andata in onda la realtà: abbiamo assistito a un tentativo di colpo di Stato. Goffo e improbabile, forse. Ma resta un assalto alle istituzioni democratiche. Chi minimizza, diventa complice.

C’è qualcosa di sacrilego, nella vicenda di cui siamo stati testimoni. E si aggiunge al numero dei morti, dei feriti, degli arresti, dei danni. Gli Stati Uniti d’America — nazione giovane, democrazia vecchia — vivono di simboli e di rituali: dal giorno del Ringraziamento al dollaro verde, dalla Casa Bianca al Congresso sulla collina. L’assalto cui abbiamo assistito è uno sfregio a questa idea di convivenza. Uno sfregio e un imbarazzo planetario: è orribile diventare lo zimbello del mondo, dopo esserne stati a lungo l’ideale. Sarebbe affascinante conoscere i commenti al Cremlino e nella Città Proibita di Pechino, mentre andavano in onda le immagini dalla capitale degli Stati Uniti d’America.

C’è solo una consolazione in quanto è accaduto, ed è questa. L’epilogo shakespeariano dell’avventura presidenziale di Donald Trump — il Re Lear di Mar-a-Lago, ha scritto qualcuno — rappresenta la fine di un esperimento: quello del populismo aggressivo, condito di negazionismo e ossessioni, cullato dagli algoritmi dei social. I titani digitali non hanno aspettato di sapere se verrà invocato il XXV Emendamento, che consente di sostituire il presidente se «impossibilitato a esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio» (unable to discharge the powers and duties of his office): hanno bloccato gli account Twitter, Facebook e Instagram di Donald Trump, per impedirgli di fare altri danni.

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Nuovo Dpcm e colori delle Regioni: da lunedì scattano chiusure e divieti, tante zone arancioni e alcune rosse

venerdì, Gennaio 8th, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Nuovo Dpcm e colori delle Regioni: da lunedì scattano chiusure e divieti, tante zone arancioni e alcune rosse

Il virus ha ripreso a correre, gli indici Rt superano l’1 e il governo fa scattare chiusure e divieti. «La curva epidemiologica sta risalendo, è fondamentale mantenere alto il livello del rigore», avverte Roberto Speranza, preoccupato per i numeri del Covid-19 in Europa e perché «le terapie intensive hanno smesso di scendere». Dall’11 gennaio l’Italia sarà a prevalenza arancione, con qualche area rossa e alcune gialle. Sono in bilico tra le fasce più alte di rischio Lombardia, Veneto e Sicilia. Ma anche Emilia-Romagna, Lazio, Puglia, Calabria e Basilicata. La conferma dei passaggi di zona arriverà oggi con il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, ma i dati del bollettino di ieri e l’indice di contagio di nuovo in salita non rassicurano. Quando avrà visto il report, il ministro della Salute firmerà l’ordinanza sulla cui base entreranno in vigore le misure di contenimento.

Il nuovo Dpcm

Il governo intanto lavora al nuovo Dpcm, che sarà firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e conterrà molte delle restrizioni ora in vigore. Entrerà in vigore il 16 gennaio e dovrebbe scadere a fine mese a meno che il governo non decida (come è pressoché scontato) di prolungare lo stato di emergenza, in quel caso anche la vita del decreto del presidente del Consiglio potrà essere allungata. Speranza si batterà per prorogare anche il decreto legge che vieta gli spostamenti tra le regioni e per far scattare nei week end le misure delle zone arancioni anche per i territori che si trovano in fascia gialla: bar e ristoranti chiusi e limitazione agli spostamenti.

Gli Rt regionali

Il calcolo per stabilire le fasce viene effettuato incrociando le nuove soglie di rischio con la tenuta delle strutture sanitarie. I parametri prevedono che con Rt all’1 e rischio moderato si va in arancione, con Rt a 1,25 si va in rosso. Ieri tutte le regioni avevano un rischio moderato e dunque sarà l’indice di contagio a fare la differenza. Erano a 1,05 l’Emilia-Romagna, a 1,07 il Veneto, oltre 1 la Calabria e certamente la Lombardia. Vuol dire fascia arancione con negozi aperti, mentre bar e ristoranti sono chiusi ed è vietato uscire dal proprio comune. Lombardia, Veneto e Calabria rischiano di passare direttamente in fascia rossa, il che vorrebbe dire vietato uscire di casa se non per «comprovate esigenze» e per andare nei negozi che rimangono aperti. Lazio e Liguria sono tra giallo e arancione. Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Molise e Campania dovrebbero rimanere in giallo.

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Usa, il Congresso conferma Biden. I dem: «Trump va cacciato subito»

venerdì, Gennaio 8th, 2021

di Giuseppe Sarcina

Il giorno dopo l’assalto a Capitol Hill, arriva la resa dei conti con Donald Trump. Se ne deve andare, «rimozione immediata», chiedono i leader democratici del Congresso, la Speaker Nancy Pelosi e il futuro leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer. Il presidente in carica dovrà comunque lasciare lo Studio Ovale alle ore 12 del prossimo 20 gennaio. Ma il partito democratico ribolle di rabbia per quello che Pelosi ha definito «l’atto di sedizione del presidente».

I due capi parlamentari chiedono al vice presidente, Mike Pence, di applicare il 25° emendamento della Costituzione, una procedura complessa che consente la sostituzione del presidente, nel caso «di incapacità di assolvere i suoi doveri». È una strada politicamente praticabile? Pence, riferiscono i media americani, è scosso e si sente «tradito» dal comportamento di Trump. Ma non sembra pronto a uno strappo così clamoroso.

Pelosi e Schumer annunciano che, se Pence non si muoverà, convocheranno le Camere per incardinare l’impeachment. Anche questo tentativo, probabilmente, non riuscirebbe. Ma la novità politica è che di queste ipotesi se ne parla anche tra i repubblicani. Il deputato Adam Kinziger, dell’Illinois, ha dichiarato di condividere il ricorso al 25° emendamento. E diversi ministri ne starebbero discutendo seriamente. Altri stanno lasciando gli incarichi. Ieri, tra gli altri, si è dimessa Elaine Chao, Segretaria ai Trasporti e moglie di Mitch McConnell, il capogruppo dei repubblicani al Senato.

L’atmosfera nel Congresso è cambiata profondamente la sera del 6 gennaio. Deputati e senatori sono rientrati nelle Aule per completare la ratifica del voto. Poco dopo le 3, il vice presidente Mike Pence, nella sua veste ha dichiarato ufficialmente eletto Joe Biden, con lo stesso numero di rappresentanti del Collegio elettorale che era noto fin dal 7 novembre: 306 contro i 232 da Donald Trump. Un esito ostacolato da sei senatori repubblicani, tra i quali Ted Cruz (Texas) e Josh Hawley (Missouri). È l’ultima falange dei trumpiani nel Congresso, quella che potrebbe ancora salvare il presidente in caso di voto su impeachment o 25° emendamento (in entrambi i casi serve la maggioranza dei 2/3 alla Camera e al Senato).

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Trump, imbarazzo Salvini: “Per me l’Italia e gli italiani vengono prima…”

giovedì, Gennaio 7th, 2021
Agf
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“Oggi è oltre. Da me nessuna difesa”. E se lo dice lui: Guglielmo Picchi, deputato leghista, ex sottosegretario agli Esteri, bocconiano e salviniano, tra i più accesi sostenitori di Trump, che il 4 novembre ci spiegava “perché Donald ha vinto e i Democratici provano a rubare le elezioni”.

L’assalto a Capitol Hill spiazza e ammutolisce i fan italiani del presidente uscente. Da “Stop the Steal” a “Stop the Violence”, ma con dichiarazioni pallide o tortuose. Così in poche ore i trumpiani diventano trumpini.Giorgia Meloni viene messa sotto assedio da sinistra per il pilatesco post in cui si augurava che “le violenze cessino subito come chiesto da Trump” quando Mitt Romney parla di “insurrezione incitata dal presidente Usa”. Poi gli auguri a Joe Biden per “riportare concordia in una nazione profondamente divisa”.

Cerchiobottista con sfumature nonsense Matteo Salvini: “La violenza non è mai la risposta, da Washington a Istanbul. Per me l’Italia e gli italiani vengono prima di tutto e tutti”. Del resto, a qualcuno Jake Angeli, il “vichingo” con il cognome italiano e le corna di bisonte, è parso sbucare dalla Pontida del passato. Ma separare i fatti dai mandanti è arduo. Non basta evitare con cura di pronunciare i nomi. Il populismo, già controvento, si ritrova in una bufera improvvisa. I social, impietosi, ritirano fuori tutto proprio mentre l’America discute se invocare il venticinquesimo emendamento per rimuovere un presidente “incapace di adempiere ai poteri e doveri della carica”.

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Coronavirus, Italia prima in Ue per vaccinazioni: ottava nel mondo | In 9 Regioni terapie intensive oltre la soglia d’allerta

giovedì, Gennaio 7th, 2021

Con oltre 320mila somministrazioni finora effettuate (0,55% del totale) l’Italia è il primo Paese nell’Unione Europa per numero di vaccinazioni contro il Covid e all’ottavo posto nella classifica mondiale. E’ quanto emerge dall’attività di ricerca raccolta nel sito Our World in Data. Intanto, però, i dati sull’occupazione delle terapie intensive tornano oltre soglia allerta in 9 Regioni.

7 gen 17:18

Vaccino Moderna, via libera dell’Aifa

Via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), al vaccino anti-Covid dell’azienda americana Moderna, per l’autorizzazione all’immissione in commercio e all’utilizzo nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. E’ il secondo in Italia dopo quello Pfizer-BionTech. 07 gen 17:10

In Italia 18.020 nuovi casi con 121.275 tamponi e altri 414 morti

Sono 18.020 i nuovi casi di coronavirus registrati in Italia, a fronte di 121.275 tamponi effettuati. Il tasso di positività sale al 14,9% (+3,5% su mercoledì). Nelle ultime 24 ore ci sono stati 414 decessi, per un totale di 77.291 dall’inizio della pandemia. Aumentano di 16 unità i pazienti in terapia intensiva (2.587 in tutto), in rialzo anche i ricoveri con 117 persone entrate in altri reparti Covid (23.291). LEGGI I DATI COMPLETI QUI 07 gen 17:01

Covid, Reuters: Europa la pù colpita, 25 milioni di casi

I casi di coronavirus in Europa hanno superato i 25 milioni, secondo i calcoli dell’Agenzia Reuters che riporta la notizia sul suo account Twitter. Con 25.016.506 di casi e 559.863 vittime dall’inizio della pandemia, il 30% di quelli mondiali, l’Europa rimane la regione più colpita. 07 gen 16:22

Gestori impianti sci: tante incertezze sulla riapertura il 18 gennaio

Sull’apertura dello sci il 18 gennaio ci sono ancora “tante, ma tante incertezze”. Lo spiega Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, associazione nazionale che riunisce i gestori funiviari. “Ipotizziamo che il protocollo di sicurezza venga approvato dal Cts in tempo utile e che il governo confermi la data di apertura per il 18 e non la rinvii per la crescita dei contagi, si potrebbe pensare di aprire il 18 gennaio – spiega – ma rimane l’incognita della mobilità tra le Regioni anche nei weekend”. 07 gen 15:34

Milano, tra pochi giorni chiuso primo ciclo al Trivulzio

Nel giro di pochi giorni, al massimo entro la prossima settimana, si chiuderà la prima fase delle vaccinazioni anti-Covid, con la prima dose somministrata, per quasi tutti gli anziani ospiti delle strutture del Pio Albergo Trivulzio di Milano, circa 900 persone in totale, e per gran parte del personale, ossia 800 persone.  07 gen 15:14

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Long-Covid: chi è più a rischio? Perché ci sono guariti che in realtà non guariscono

giovedì, Gennaio 7th, 2021

di Cristina Marrone

Per la maggior parte delle persone l’infezione da Sars-CoV-2 causa sintomi lievi che si risolvono in breve tempo.In molti casi non compaiono addirittura sintomi, meno frequentemente si sviluppano sindromi respiratorie acute. Ci sono però persone che accusano malesseri che persistono nel tempo (settimane o addirittura mesi dopo la guarigione virologica) indipendentemente dal fatto che siano state colpite da una forma grave o lieve di Covid-19. Queste problematiche che durano nel tempo sono chiamate sindromi «Long Covid» o «post Covid»: pazienti negativi al tampone ma in realtà mai guariti. Questa condizione non è ancora stata capita a fondo ma gli scienziati la stanno studiando. Chi è a più a rischio? Quanto è diffusa? Quali sono i suoi effetti?

I sintomi che non spariscono

Frances Williams, professoressa di epidemiologia genomica del King’s College di Londra sta indagando su questi temi e in un articolo pubblicato su The Conversation racconta attraverso gli studi che cosa la scienza ha scoperto finora. Sappiamo che mal di testa, affaticamento, mancanza di respiro e perdita di gusto e olfatto duratura sono i sintomi più diffusi legati al «Long Covid». Uno studio su 384 individui pubblicato lo scorso novembre su Thorax, rivista del British Medical Journal ha segnalato che più della metà dei pazienti ricoverati in ospedali per Covid-19 ha accusato mancanza di fiato (53%) e affaticamento (69%) a due mesi dalle dimissioni. Il 34% dei pazienti ha continuato ad avere tosse persistente, il 15% ha mostrato i primi segni di depressione, il 9% mostrava peggioramenti nelle radiografie al torace. In effetti un’analisi del King’s College di Londra condotta attraverso l’app Covid Symptom Study ha mostrato che il 13% delle persone ha mostrato sintomi oltre 28 giorni e il 4% ha avuto problemi di salute per oltre 56 giorni, il 2,3% per oltre tre mesi. «Coloro che utilizzano l’app tendono ad essere nella fascia più in forma della popolazione, con un interesse per le questioni di salute. Quindi è sorprendente che una percentuale così elevata manifesti ancora sintomi uno o due mesi dopo l’infezione iniziale perché in generale, queste non sono persone a rischio elevato» commenta l’epidemiologa.

I fattori di rischio

Ma quali sono i fattori di rischio per il «Long Covid»? Lo studio dei ricercatori del King’s College di Londra, non ancora sottoposto a revisione paritaria, evidenzia che i pazienti con almeno cinque sintomi nella prima settimana di malattia (tosse, affaticamento, mal di testa, diarrea, perdita dell’olfatto) sono maggiormente esposti alla sindrome «post Covid».

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Coronavirus, Italia prima in Ue per vaccinazioni: ottava nel mondo | In 9 Regioni terapie intensive oltre la soglia d’allerta

giovedì, Gennaio 7th, 2021

Con oltre 320mila somministrazioni finora effettuate (0,55% del totale) l’Italia è il primo Paese nell’Unione Europa per numero di vaccinazioni contro il Covid e all’ottavo posto nella classifica mondiale. E’ quanto emerge dall’attività di ricerca raccolta nel sito Our World in Data. Intanto, però, i dati sull’occupazione delle terapie intensive tornano oltre soglia allerta in 9 Regioni.

07 gen 16:22

Gestori impianti sci: tante incertezze sulla riapertura il 18 gennaio

Sull’apertura dello sci il 18 gennaio ci sono ancora “tante, ma tante incertezze”. Lo spiega Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, associazione nazionale che riunisce i gestori funiviari. “Ipotizziamo che il protocollo di sicurezza venga approvato dal Cts in tempo utile e che il governo confermi la data di apertura per il 18 e non la rinvii per la crescita dei contagi, si potrebbe pensare di aprire il 18 gennaio – spiega – ma rimane l’incognita della mobilità tra le Regioni anche nei weekend”. 07 gen 15:34

Milano, tra pochi giorni chiuso primo ciclo al Trivulzio

Nel giro di pochi giorni, al massimo entro la prossima settimana, si chiuderà la prima fase delle vaccinazioni anti-Covid, con la prima dose somministrata, per quasi tutti gli anziani ospiti delle strutture del Pio Albergo Trivulzio di Milano, circa 900 persone in totale, e per gran parte del personale, ossia 800 persone.  07 gen 15:14

Moderna: vaccino potrebbe proteggere fino a 2 anni

Il vaccino Moderna dovrebbe proteggere contro il coronavirus fino a due anni. Lo ha detto l’amministratore delegato dell’azienda produttrice del farmaco, precisando tuttavia che servono altri dati per una valutazione definitiva sulla durata.  07 gen 14:46

In 9 Regioni terapie intensive oltre la soglia d’allerta

Torna a aumentare il numero di Regioni che supera la soglia d’allerta per i posti occupati da pazienti Covid in terapia intensiva: la media nazionale si attesta infatti al 30%, ma a superare questa soglia sono 9 Regioni, 3 in più in una settimana. Le Regioni in cui viene superata sono Emilia Romagna (31%), Friuli-Venezia Giulia (35%), Lazio (32%), Lombardia (38%), Piemonte (31%), Provincia autonoma di Bolzano (35%), Provincia autonoma di Trento (50%), Puglia (33%) e Veneto (37%). 07 gen 13:20

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