Archive for Gennaio, 2021

Governo e maggioranza: la strada smarrita

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Roberto Gressi

Il virus è ancora vivo, per quanto contrastato dai primi vagiti del vaccino, e la possibilità della ripresa, sulle ali del Recovery fund, è ancora colpevolmente immersa nella nebbia. È in questo quadro che si apre la crisi di governo, con tutti che si affidano alla saggezza del presidente della Repubblica dopo aver fatto solo finta di ascoltarne gli avvertimenti. La apre Matteo Renzi, forte di poco più del due per cento nel Paese ma poggiando la sua spregiudicatezza su ragioni di crisi più profonde, su un governo ormai quasi immobile, bloccato dai veti e convinto che si potesse andare avanti con la sola suspense dei Dpcm. Renzi si tiene le mani libere: vorrebbe cambiare il premier ma non chiude a un Conte ter e esclude solo le elezioni con la più disarmante delle motivazioni: vincerebbe il centrodestra. Anche Giuseppe Conte si tiene le mani libere: soprattutto percorre la strada perlomeno non più sotterranea dei «responsabili» per sostituire Italia viva al Senato, pur conoscendo le perplessità di Sergio Mattarella su maggioranze raccogliticce. Arma comunque a doppio taglio: pure il centrodestra potrebbe cercare dei responsabili per ribaltare gli equilibri.

Il Pd di Nicola Zingaretti è il partito più esasperato da questa situazione. Ha chiesto un patto di legislatura fin dagli esordi e lo ha rilanciato a novembre, trovando proprio in Conte solo un sì di pura facciata. Zingaretti è l’unico leader della maggioranza a considerare il voto come uno strumento per fare chiarezza, al di là dei tatticismi di cui anche i suoi parlamentari sono pieni, ma ora che la crisi c’è manca una proposta che non può fermarsi alla sola ricerca di nuovi voti al Senato da parte del partito più strutturato dell’alleanza. Il Movimento Cinque Stelle ha cercato di annegare le sue difficoltà in una interminabile fase congressuale e ora si arrocca su Conte, dopo aver frenato Beppe Grillo che evocava a sorpresa un governo di tutti.

La richiesta del voto anticipato è una coperta che copre a malapena le divisioni del centrodestra. Matteo Salvini non è mai riuscito finora a trasformare i suoi voti in una leadership riconosciuta. Giorgia Meloni lo tallona e Silvio Berlusconi, che in queste ore combatte con le bizze della sua salute, vede una tenuta e anche una crescita di Forza Italia garantita dal rifiuto del populismo e dal non aver seguito Trump nelle sue derive più estremiste.

In questo clima di crisi spaventa il caos ma ancora di più preoccupano soluzioni raffazzonate, dove a gestire l’occasione unica di ripresa che ha l’Italia sia una maggioranza pasticciata e messa insieme solo per la paura delle elezioni, magari simile all’attuale, corrosa da odi personali sedimentati. O più probabilmente, come appare in queste ore, con Renzi sostituito dalla truppa dei responsabili, tornati all’improvviso presentabili dopo essere passati per la lavatrice dello stato di necessità. Nascerebbe così una maggioranza che rischierebbe di dividersi di nuovo a luglio, quando il semestre bianco impedirà il voto e sarà più facile sfidarsi nel gioco degli agguati e dei ricatti, peraltro avvicinandosi alla scelta del nuovo presidente della Repubblica in una situazione dove a regnare sarebbero le fazioni e i franchi tiratori e in vista di una nuova legislatura segnata dal taglio dei parlamentari confermato dal referendum.

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Salvini: «Attaccati a due voti. No al governo minestrone»

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Marco Cremonesi

Salvini: «Attaccati a due voti. No al governo minestrone»

«Che Conte giochi il tutto e per tutto pur di tirare a campare non è un bene per l’Italia. Ma solo, egoisticamente, per lui. Io mi auguro però che il garante della Costituzione non lo permetta. Per giunta, sarebbe un governo ancor più raffazzonato». Matteo Salvini ieri sera ha parlato prima con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poi con l’alleato Silvio Berlusconi, ricoverato all’ospedale di Monaco ma comunque «di ottimo umore».

Il premier sarà in Aula già lunedì. Lei la vive come una vittoria del centrodestra oppure come la prova che il presidente del Consiglio sa già di poter contare su abbastanza «costruttori» in Parlamento?
«Prima di lunedì vengono un sabato e una domenica. Ho i brividi pensando alle offerte da suk che saranno fatte a questo e a quello. Ma io ricordo quello che Mattarella stesso disse a me e all’intero centrodestra: vi conferirò l’incarico se riuscirete a portarmi numeri veri e seri per un governo vero e serio. Non quelli di tre tizi in ordine sparso».

Lei ieri ha riunito la war room del centrodestra. Dall’alleanza non verrà alcun «responsabile»?
«Dal centrodestra non credo proprio. Ci riuniremo tra l’altro anche oggi per seguire la situazione ma devo dire che l’alleanza si è dimostrata compatta e in assoluta sintonia. E questo è un fatto positivo, prima che per noi, per gli italiani: esiste una forza pronta a governare il Paese».

Le elezioni fanno paura a tanti. Come fa a essere sicuro che nella sua coalizione nessuno sentirà il richiamo al momento difficile del Paese?
«Stanno chiamando e promettendo di tutto, in maniera serrata. Lo so per certo, me l’hanno detto in diversi. Io credo che sarebbe stata una vergogna prima del Covid, ma un governo minestrone in piena epidemia è ancora più assurdo. Con tutto il rispetto, sentire i Tabacci e i Mastella, per loro stessa ammissione, fare telefonate di reclutamento non si può vedere proprio. Come non si potrebbe vedere il ritorno di Conte e dell’Azzolina attaccati a due voti. Poi, certo: gli unici di cui mi fido sono gli italiani che certamente sceglieranno un Parlamento più dignitoso. E con quello la possibilità di un governo di centrodestra».

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Crisi di governo, Enrico Letta: «Lo strappo follia di una sola persona. La politica non è una sceneggiata»

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Monica Guerzoni

Crisi di governo, Enrico Letta: «Lo strappo follia di una sola persona. La politica non è una sceneggiata»

AFP

ROMA «Follia pura».

Enrico Letta, ci risiamo?

«Trovo incomprensibile e incredibile che l’Italia e in parte anche l’Europa debbano andare dietro le follie di una sola persona — risponde l’ex premier che nel 2014 dovette cedere la campanella a Matteo Renzi —. Ma la situazione oggi è molto diversa, lui allora era il segretario del Pd, oggi è il capo di una cosa che è più piccola del Psdi».

Eppure è riuscito a innescare la crisi. Perché Renzi ha questo potere?

«Perché nelle elezioni del 2018 ha fatto lui le liste elettorali del Pd. Si tratta di un potere inerziale di interdizione, con il quale ha messo in ginocchio la politica italiana e ci fa fare nel mondo la figura del solito Paese inaffidabile, pizza, spaghetti, mandolino».

Non è vero che Conte è rimasto immobile, sbagliando la governance e il contenuto del Recovery plan?

«Già a febbraio dell’anno scorso Renzi stava facendo cadere il governo Conte e la crisi fu impedita dall’arrivo del Covid a Codogno. Questa è la storia, la dimostrazione del fatto che le sue critiche al Recovery sono strumentali».

Perché voleva farlo cadere un anno fa?

«Per cambiare il quadro politico e provare ad avere un ruolo che gli consenta di riesistere. Per farlo ha bisogno di uscire da una logica di centrosinistra. Una follia. Da parte di chi è stato premier c’è bisogno di un senso di responsabilità doppio, invece qui siamo all’opposto. Parlo da semplice cittadino, senza interessi in gioco, ma sento di dover uscire dal mio abituale riserbo perché i danni all’Italia sono enormi».

L’aumento dello spread?

«Non solo, stiamo già pagando un grande prezzo per questa scelta irresponsabile. Tutte le energie dovrebbero essere concentrate su come contrastare la terza ondata e affrontare le vaccinazioni e un governo in crisi non è in grado di rispondere al meglio a queste esigenze».

Pensa che Conte non sia più in grado di gestire l’emergenza?

«No, penso che è molto difficile chiedere, a chi non è nemmeno sicuro di ritrovarsi in quella posizione di governo la settimana successiva, di prendere decisioni impegnative e a lungo termine».

Cosa avrebbe fatto lei nei panni di Conte?

«Ha fatto molto bene a sfidare Renzi, perché la sua strategia non è un rimpasto di governo, ma far saltare il banco. Conte lo ha capito e ha detto “o dentro, o fuori”. Ora non può che esserci un passaggio alle Camere, il Parlamento è sovrano e deciderà».

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Crisi di governo, Conte ai dubbiosi: «Il nuovo gruppo dei costruttori diventerà un partito»

venerdì, Gennaio 15th, 2021

di Monica Guerzoni

Crisi di governo, Conte ai dubbiosi: «Il nuovo gruppo dei costruttori diventerà un partito»

ANSA

ROMA «I responsabili ci sono». E Giuseppe Conte, per convincere anche i più tormentati a saltare il fosso, prova a cancellare dalla storia recente della politica italiana una parola che richiama più vizi che virtù. «Sarete i costruttori», ha spiegato a più di un senatore, chiamato dal premier in persona. E poiché ciascuno, centrista, ex grillino, socialista o renziano pentito, ha a cuore lo scranno presente e futuro, il giurista pugliese rivela che sta lavorando a «un grande progetto politico, europeista, liberale e ambientalista, in contrasto totale con le idee sovraniste di Salvini e Meloni».

E anche se Luigi Di Maio pare non sia affatto contento, è questa la novella che gli «emissari» di Conte stanno portando in Parlamento, per provare a convincere il maggior numero di senatori che «sta nascendo un gruppo parlamentare che avrà forte dignità politica» e, soprattutto, che avrà un futuro in caso di elezioni. Ieri mattina quando ha letto il richiamo alla responsabilità di Riccardo Nencini — il presidente del Psi che grazie al suo simbolo consentì a Renzi di formare il gruppo di Italia viva al Senato — Conte si è entusiasmato: «Ho molto apprezzato». E ancor più si è emozionato quando i collaboratori gli hanno riferito delle 300 telefonate di sostegno ricevute dal centralino di Palazzo Chigi, cosa che la comunicazione del presidente diffonde con una certa enfasi: «Una lenta marea, che poi è diventata uno tsunami».

Renzi, il colpo di coda dello scorpione

Conte insomma non torna indietro e studia la parte del martire. «Con Renzi è finita» ripete ai ministri e soprattutto a se stesso l’inquilino di Palazzo Chigi, precario quanto determinato a presentarsi lunedì alla Camera e martedì al Senato per la resa dei conti. È chiaro che rischia brutto e in cuor suo si è preparato anche alla sfiducia. Giorni fa il presidente Sergio Mattarella lo ha ammonito, dicendogli in sostanza che una sfiducia in questo momento drammatico sarebbe sale sulle ferite dell’Italia. Ma Conte si mostra «tranquillissimo», convinto che i parlamentari comprenderanno il suo messaggio.

A chi lo chiama in queste ore il presidente la spiega così, con le parole che scandirà dagli scranni del governo il giorno della verità: «Ci sono dei momenti in cui le sfide sono così difficili e impegnative che non c’è spazio per il grigio, ma diventa tutto bianco o nero». Poi l’appello a quei senatori di opposizione tentati dall’offrire il loro sostegno al Conte ter: «Decidere di essere costruttori in questa fase politica significa fare una chiara scelta per il bene del Paese».

Ovviamente lo sa anche Conte che dentro i gruppi parlamentari del Pd ci sono ancora decine e decine di ex renziani che premono per ricucire lo strappo. Ma del leader di Italia viva il presidente Conte, se mai si è fidato, adesso non si fida più. E ha «molto apprezzato» le parole definitive con cui il segretario del Pd, il capo delegazione e poi i ministri Gualtieri, Provenzano, Boccia e via elencando hanno sancito «l’inaffidabilità politica» dell’avversario. «Zingaretti e Franceschini sono stati straordinari», ha esultato Conte.

Un passaggio cruciale per puntellare la strategia del presidente del Consiglio l’ha fatto il capo delegazione del Pd Dario Franceschini, quando ha diffuso il suo intervento all’ufficio politico del Nazareno: «In un sistema parlamentare le maggioranze si cercano in Parlamento, apertamente, alla luce del sole e senza vergognarsene». Perché se in passato il termine responsabili «indicava una negatività, non è più così». Il via libera, il segnale ai senatori incerti e anche a Renzi, se ancora ci fosse un minuscolo spiraglio.

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Terremoto in Indonesia: almeno 34 morti e centinaia di feriti sull’isola di Sulawesi

venerdì, Gennaio 15th, 2021

E’ di almeno 34 morti il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 6.3 avvenuto nella notte sull’isola indonesiana di Sulawesi. Tra gli edifici crollati ci sono un albergo e un ospedale. I soccorritori parlano di “molte persone ancora sotto le macerie”. Centinaia i feriti.

Indonesia, terremoto sull'isola di Sulawesi: morti e distruzione

TGCOM

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 14 gennaio: 17.246 nuovi casi e 522 morti

giovedì, Gennaio 14th, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 14 gennaio: 17.246 nuovi casi e 522 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 2.336.279 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 17.246*, +0,7% rispetto al giorno prima (ieri erano +15.774), mentre i decessi odierni sono 522, +0,6% (ieri erano +507), per un totale di 80.848 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse sono 1.694.051 complessivamente: 20.115 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +1,2% (ieri erano +20.532). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 561.380, pari a -3.394 rispetto a ieri, -0,6% (ieri erano -5.266). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi sono stati 160.585, ovvero 14.844 in meno rispetto a ieri quando erano stati 175.429. Mentre il tasso di positività è del 10,7% (l’approssimazione di 10,73%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 10 sono risultati positivi; ieri era del 9%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, a fronte di meno tamponi. I nuovi casi sono in aumento per il terzo giorno consecutivo (erano 12.532 l’11 gennaio). Con il rapporto di casi su test — il tasso di positività — che aumenta di oltre un punto e mezzo, attestandosi al 10,7%, dal 9% del giorno prima. Se ieri si trovavano 9 positivi su 100 tamponi, oggi se ne individuano più di 10, quasi 11. La curva sale e purtroppo non si arresta la crescita dei decessi, come evidenzia anche il monitoraggio indipendente di Gimbe sulla settimana 6-12 gennaio. Si teme una forte ripresa della diffusione del virus, quella che si sta verificando in altri Paesi europei. «Siamo ancora nella seconda ondata che è ancora molto alta e non riusciamo ad appiattirla», dice il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi a SkyTg24. «Il virus continua ad avanzare, se non a dilagare. Dovunque si fa fatica a debellare la seconda ondata», spiega il commissario straordinario Domenico Arcuri in conferenza stampa. Il prossimo mese e mezzo sarà cruciale per capire come si evolverà lo scenario, secondo Ricciardi.

La regione più colpita è la Lombardia con oltre 2 mila nuove infezioni (+2.587, qui il bollettino). Sopra la stessa soglia di 2 mila c’è anche il Veneto (+2.076). Seguono con un incremento a quattro cifre: Sicilia (+1.867), Lazio (+1.816), Puglia (+1.524), Emilia-Romagna (+1.515) e Campania (+1.294). Tutte le altre regioni hanno nuovi casi a due o tre cifre, come indica il dettaglio in basso.

Drammatico il bilancio delle vittime quotidiane, in lieve aumento rispetto a mercoledì. Soltanto la Valle d’Aosta registra zero decessi — succede per il secondo giorno di fila — mentre il maggior numero di morti è in Veneto (+101 decessi), Lombardia (+72), Emilia-Romagna (+70). Ad avere oltre 40 lutti sono: Lazio (+47) e Campania (+41).

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Ecco chi sono i 12 responsabili che tentano di salvare Conte

giovedì, Gennaio 14th, 2021

Francesca Galici

Matteo Renzi ha aperto la crisi di governo e ora per Giuseppe Conte è iniziata la corsa contro il tempo per non perdere la poltrona. Servono i responsabili e la ricerca al Senato è sempre più serrata.

Dopo lo strappo di ieri di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio potrebbe aver perso l’appoggio di 18 voti (Iv+Psi) in Senato, un ago della bilancia importante per la prosecuzione del suo mandato. Tenendo dentro i voti dei renziani, la tenuta verrebbe garantita da 166 voti, che sono 8 in più rispetto alla maggioranza necessaria di 154, dalla quale sono esclusi i 6 senatori a vita. Numeri alla mano, a Conte basterebbe trovare solo 11 responsabili per andare alla conta vincente in Parlamento e dare inizio al Conte ter, sostituendo i voti di Italia viva.

Tuttavia, questa non è una delle strade preferite da Sergio Mattarella, che in più occasioni ha ribadito la necessità di una maggioranza coesa per il Paese, non raccimolata qua e là. La rottura con Renzi, però, ne ha necessariamente fatto un sentiero percorribile per Giuseppe Conte. Da giorni gli uomini del premier si muovono alla ricerca dei responsabili e qualcuno è stato anche trovato, ma non in numero sufficiente per replicare quanto fatto da Conte nello scontro in Parlamento con Salvini. Al momento, la quota raggiunta sarebbe troppo instabile per pensare che Sergio Mattarella possa accettare di conferire un nuovo mandato per il Conte ter. La maggior parte arriverebbe dal gruppo Misto e alcuni di questi hanno già fornito supporto alla maggioranza in diverse occasioni. Altri, invece, sarebbero grillini esonerati che ora verrebbero richiamati al senso di responsabilità in un momento di bisogno. Sembra escluso che qualcuno dei 18 senatori di Iv entri tra i responsabili, anche se in politica non è detta l’ultima parola fino al voto e non è impossibile che tra questi ci possano essere senatori attratti dalle sirene del Partito Democratico.

“La senatrice Sandra Lonardo mi ha cercato chiedendomi di far parte di un gruppo di responsabili per sostenere Conte. Questo avveniva qualche giorno fa. Io ho detto che serve un cambio di passo sostanziale. Pare siano una dozzina, un po’ dappertutto, anche in Forza Italia. Se il governo Conte dà prova di guardare oltre il proprio naso, vediamo, il mio no non è pregiudiziale”. Queste le parole del senatore del Gruppo Misto Gregorio De Falco, esperto di naufragi, ex grillino. Lui è l’ufficiale che nei momenti concitati del disastro della Costa Concordia gridò al capitano Schettino le parole che resteranno nella storia: “Vada a bordo, c…”. Per Clemente Mastella, sindaco di Benevento, “qualcuno ce n’è, non so se in numero sufficiente, ma sono più di qualche unità, forse anche più di cinque…”.Soccorso a Giuseppi? In campo c’è Mastella e detta le sue condizioni

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Governo Conte ter con i «responsabili»: la nuova linea del Pd

giovedì, Gennaio 14th, 2021

di Maria Teresa Meli

Governo Conte ter con i «responsabili»: la nuova linea del Pd

Sarà Conte ter. Ma con i responsabili. Ormai anche il Partito democratico non chiede più che Giuseppe Conte vada al Colle a dimettersi e accetta la sfida contro Matteo Renzi. Obiettivo? Svuotare i gruppi parlamentari di Italia viva e ottenere che diversi senatori e deputati di Renzi, contrari alla crisi al buio, sostengano il terzo tentativo di Giuseppe Conte.

«Ancora il giurista pugliese, ma con un’ennesima maggioranza», dicono al Pd. Per la verità Nicola Zingaretti aveva sul suo tavolo due opzioni. La prima era quella del voto. Alle elezioni il Partito democratico, stando a tutti i sondaggi, prenderà tra il 22 e il 25 per cento. Il che significa che, nonostante l’esito del referendum che ha dimezzato il numero dei parlamentari, la pattuglia dem alla Camera e al Senato non sarà più esigua dell’attuale. E comunque sarà più numerosa di quella degli alleati del Movimento 5 stelle.

Ma siccome le elezioni anticipate mettono in allarme chiunque abbia uno scranno a Montecitorio o a palazzo Madama i parlamentari del Pd, nella stragrande maggioranza, hanno bocciato questa ipotesi. E Graziano Delrio e Andrea Marcucci hanno spiegato al segretario che quella strada per i loro gruppi era impraticabile.

Però Zingaretti, appunto, ha un’alternativa: al contrario di tanti protagonisti di questa crisi, da Conte a Matteo Renzi, il leader del Partito democratico ha un piano B. Ed è quello di andare avanti comunque con l’attuale premier, sostituendo Italia viva con un gruppo di responsabili. Renzi ritiene che alla fine questa operazione non andrà in porto perché è ad altissimo rischio, ma Zingaretti appare determinato. Per questa ragione lui e i dirigenti dem stanno drammatizzando il rischio che si precipiti verso il voto. Per convincere i parlamentari di Italia viva a lasciare Renzi al suo destino.

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Berlusconi ricoverato a Monaco per un problema cardiaco, Zangrillo: «L’ho raggiunto d’urgenza»

giovedì, Gennaio 14th, 2021

Silvio Berlusconi è stato ricoverato d’urgenza in ospedale nel Principato di Monaco, per accertamenti urgenti di ordine cardiologico. La notizia è stata confermata da Alberto Zangrillo, il medico personale del fondatore di Forza Italia.

Zangrillo ha spiegato di aver deciso il ricovero dell’ex presidente del Consiglio per «un problema cardiaco aritmologico». «Sono andato di persona visitare Silvio Berlusconi lunedì», ha detto alle agenzie di stampa, «e dopo averlo dopo averlo visitato, ho disposto il ricovero urgente al centro cardiologico del Principato di Monaco perché non ho ritenuto prudente affrontare il trasporto in Italia».

Berlusconi, 84 anni, si trovava nel Sud della Francia, a Chateaun-euf-de Grasse, Valbonne, a circa 35 km da Nizza, nella casa della figlia Marina. Secondo l’ufficio stampa di Forza Italia, Berlusconi dovrebbe rientrare a casa «entro pochi giorni». Il vicepresidente del partito, Antonio Tajani, ha spiegato che lo informerà «dell’esito della crisi»: «credo che in serata lui stesso sentirà Salvini e Meloni per fare il punto sulla crisi».

Nel settembre dello scorso anno, Berlusconi era risultato positivo al virus Sars-CoV-2, e aveva sviluppato i sintomi del Covid-19, tra cui una polmonite bilaterale. Anche i figli Luigi, Barbara e Marina erano in seguito risultati positivi al virus. Uscito dal ricovero, Berlusconi aveva parlato della malattia come di una battaglia durissima, aveva precisato di essere stato in angoscia per figli e nipoti, e aveva invitato i malati a «non lasciarsi andare».

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Conte al Quirinale. Franceschini apre a ricerca responsabili “alla luce del sole”

giovedì, Gennaio 14th, 2021

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è salito al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo quanto si apprende, si tratta dell’aggiornamento della situazione politica. 

Un secondo incontro, dopo quello in cui ieri il capo dello Stato ha esortato il premier e le forze della maggioranza a uscire al più presto dalla fase di incertezza. Dopo le dimissioni delle ministre di Italia Viva, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio oggi hanno sbarrato la strada a Matteo Renzi. “Inaffidabile” secondo il segretario dem, “le nostre strade ora si dividono” dice il ministro degli Esteri.

Il pallottoliere al Senato e alla Camera gira vorticosamente alla ricerca di numeri che possano garantire la sopravvivenza del Governo senza i renziani, mentre tutte le forze politiche spingono per una parlamentarizzazione della crisi.

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