Archive for Gennaio, 2021

Ape sociale, via alle domande: over 63 e disoccupati (con 30 anni di contributi), ecco i requisiti

sabato, Gennaio 9th, 2021

Chi ha almeno 63 anni di età ed ha i requisiti per l’eccesso all’Ape sociale può fare domanda all’Inps per avere l’indennità prorogata con la legge di Bilancio per il 2021. Lo comunica l’Inps con un messaggio in attesa della circolare illustrativa delle nuove disposizioni. La misura è rivolta ai 63enni (e a coloro che li compiranno entro il 2021). Possono fare domanda i disoccupati con almeno 30 anni di contributi previdenziali e non hanno più il sussidio di disoccupazione da almeno tre mesi, coloro che sono impegnati in lavori gravosi con almeno 36 anni di contributi, coloro che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità e coloro che hanno un’invalidità di almeno il 74%. 

Pensioni, da gennaio assegni più bassi (causa riforma dei coefficienti): ecco cosa succederà

Pensione di cittadinanza, le novità: prelievi senza tetti e acquisti liberi

I requisiti

La domanda di accesso all’Ape si può fare a partire dai 63 anni ma per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita che ha portato il pensionamento di vecchiaia dal 2019 a 67 anni e del tempo di erogazione massima che arriva a tre anni e sette mesi di fatto l’accesso è possibile solo dai 63 anni e cinque mesi a meno di non essere un contributore volontario che riesce ad uscire con la pensione anticipata. «Possono presentare domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso al beneficio dell’Ape sociale – si legge – i soggetti che, nel corso dell’anno 2021, maturano tutti i requisiti e le condizioni» previste dalla legge n. 232/2016. Possono, altresì, presentare domanda tutti coloro che hanno perfezionato i requisiti negli anni precedenti al 2021, «stante il permanere degli stessi, e che non hanno provveduto ad avanzare la relativa domanda».

Rating 3.00 out of 5

Indonesia, aereo scomparso: persi contatti con un Boeing 737 con 59 passeggeri. Trovati rottami in mare

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Alessio Ribaudo

Indonesia, aereo scomparso:  persi contatti con un Boeing 737 con 59 passeggeri. Trovati rottami in mare

La ricostruzione del sito Flightradar 24

Le autorità aeroportuali indonesiane hanno perso i contatti con un Boeing 737-500 della compagnia Sriwijaya Air diretto verso Pontianak, sull’isola di Borneo. A confermare la notizia è stato il ministero dei Trasporti indonesiano che ha aggiunto che sono immediatamente partite le attività di ricerca e soccorso.

Sriwijaya Air flight #SJ182 lost more than 10.000 feet of altitude in less than one minute, about 4 minutes after departure from Jakarta.https://t.co/fNZqlIR2dz pic.twitter.com/MAVfbj73YN— Flightradar24 (@flightradar24) January 9, 2021

La ricostruzione
Rating 3.00 out of 5

Governo, weekend a rischio crisi: le prime crepe anche in Pd e 5 Stelle

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Francesco Verderami

Governo, weekend a rischio crisi: le prime crepe anche in Pd e 5 Stelle

Ormai nella maggioranza nessuno si fida più di nessuno. Non solo Conte e Renzi, che neppure si parlano, siccome il primo insegue da tre giorni il secondo che si nega persino al cellulare. Qualche sinistro scricchiolio si avverte anche nei rapporti tra il premier e gli altri suoi alleati. Di Maio e Zingaretti hanno studiato insieme a palazzo Chigi una sorta di road map per tentare di pilotare una crisi che appare senza controllo. Sapendo che il vertice di ieri sul Recovery plan non avrebbe prodotto risultati, il ministro degli Esteri e il leader del Pd hanno proposto al capo dell’esecutivo di prepararsi a convocare per lunedì il Consiglio dei ministri. Il week end verrebbe sfruttato per verificare se c’è la possibilità di chiudere un’intesa con Italia viva: e questi margini — per quanto esigui — ci sarebbero ancora. La riunione di governo a inizio settimana sul Recovery plan segnerebbe perciò lo spartiacque: potrebbe servire a chiudere l’accordo per una transizione indolore dal Conte 2 al Conte 3 — previo il passaggio formale dal Quirinale — oppure decreterebbe la rottura con Renzi.

La tattica dei duellanti è ormai chiara: da una parte il premier — che mira a disinnescare una per volta le mine poste da Iv sul suo sentiero — e dall’altra Renzi che chiede garanzie su tutto il pacchetto e non accetta l’idea di veder spostato in avanti il confronto sulle «altre priorità della legislatura», come propone Conte. Ma il clima di reciproca diffidenza sembra essersi propagato al resto della maggioranza. Non si spiega altrimenti la fibrillazione che a un certo punto ieri si è colta nei palazzi della politica e delle istituzioni, le voci — peraltro non confermate — di un precipitare della crisi già nel fine settimana, con un premier colto dalla tentazione di rompere gli indugi per sfidare Iv in Parlamento, in modo da arrivare alle elezioni anticipate.

Perché la manovra di Iv è stato solo l’innesco del «rompete le righe» nella coalizione, che inizia a mostrare le sue pericolose crepe ovunque. Ce n’è la prova, dato che — mentre i renziani e Conte se le davano di santa ragione al vertice — una parte di grillini ha preso ad attaccare il Pd su temi sensibili, annunciando il voto contrario alla fusione tra Mps e Unicredit — molto cara ai democratici — e accusando gli alleati di «tradimento» sulla scuola. I fronti di conflitto si moltiplicano, e quindi l’opzione della scorciatoia per Conte potrebbe rappresentare l’unica arma a disposizione per garantirsi la possibilità di restare il punto di riferimento dei giallo-rossi anche dopo le urne.

Rating 3.00 out of 5

Covid, Speranza: «La seconda ondata non è mai finita. Per alcuni mesi sarà ancora dura»

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Monica Guerzoni

ROMA- I numeri che più allarmano Roberto Speranza sono i 68 mila nuovi casi e 1.325 morti della Gran Bretagna, segno che «in Europa c’è una recrudescenza e anche noi dobbiamo farci i conti». La terza ondata non è più un’ipotesi e il ministro della Salute, nelle riunioni di governo, alterna preoccupazione e fiducia: «I vaccini sono la luce, la svolta che apre un’altra fase, ma la verità è semplice. Per avere un impatto il vaccino ha bisogno di mesi e dobbiamo resistere, la battaglia è ancora dura. Dopo sei settimane l’indice rt è scattato sopra 1…». E quando gli chiedono se la terza ondata stia arrivando, risponde con una formula che non lascia spazio all’ottimismo: «La seconda ondata non è mai finita davvero. Adesso c’è una ripartenza e probabilmente sì, il terzo picco arriverà».

Le cifre che almeno un poco migliorano lo stato d’animo di Speranza sono i 19 miliardi per la sanità ottenuti nel Recovery plan, con cui conta di rafforzare la rete ospedaliera e realizzare la «sua» riforma della Sanità. E poi i numeri degli italiani vaccinati di Covid-19, che dopo la falsa partenza scandita da attacchi e polemiche registrano una crescita costante: «Stop alle critiche e niente trionfalismi, stiamo facendo la nostra parte». Questo il motto del ministro della Salute nel giorno in cui il contatore delle vaccinazioni punta dritto al mezzo milione: «Siamo in recupero», commenta Speranza tra una riunione con il commissario Domenico Arcuri e la firma dell’ordinanza che fa scattare la zona arancione per cinque regioni: «Abbiamo lavorato molto per organizzare la campagna, la macchina sta entrando a regime. Non è una gara, però dopo tante critiche prive di senso è bello vedere che siamo secondi in Europa in valore assoluto. Abbiamo 470 mila dosi a settimana e riusciamo a farle tutte».

Si era partiti a ritmi imbarazzanti, con carenza di medici e siringhe e regioni in totale affanno. Ora l’Italia «va veloce, tutte le regioni lavorano a regime», ma resta il problema delle dosi. Sono ancora poche: «Ora arriva anche il milione e 300 mila di Moderna, purtroppo sono numeri molto limitati per il primo trimestre». La «buona notizia» è l’annuncio della presidente Ursula von der Leyen di ulteriori acquisti Pfizer per 300 milioni, di cui all’Italia tocca il 13,46%». Il guaio è che «arriveranno a partire dal secondo trimestre», cioè da aprile in poi. Da qui a marzo, siamo a corto di fiale? «No, usiamo le 470 mila settimanali di Pfizer e da lunedì cominciano con Moderna».

Rating 3.00 out of 5

Cashback Natale, rimborsi in arrivo a febbraio: per 6 milioni di italiani meno di 40 euro a testa

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Francesco Bisozzi

Quasi 6 milioni di italiani aspettano di ricevere i soldi dell’extra cashback di Natale, ma il rimborso non verrà accreditato sul loro conto corrente prima di febbraio. In media hanno maturato un cashback di circa 30 euro a testa. Il cashback effettivo da erogare ai cittadini che a dicembre hanno superato la soglia delle 10 transazioni elettroniche è pari a oltre 157 milioni di euro. APPROFONDIMENTI

Cashback, cambiano le regole e via alla corsa per il super rimborso di 1.500 euro. Come funziona

Solo una minoranza dei partecipanti riscuoterà dunque a febbraio un risarcimento di 150 euro: molti dovranno accontentarsi di molto meno visto che, complici le chiusure anti-contagio, non sono riusciti a spendere nei negozi fisici tra l’8 e il 31 dicembre 1500 euro con carte e app di pagamento.

Pensione di cittadinanza, le novità: prelievi senza tetti e acquisti liberi

I rimborsi

Chi si è fermato a quota mille euro percepirà un extra cashback di Natale pari a 100 euro, chi ha speso 500 euro avrà indietro 50 euro e così via.  I dati aggiornati al 30 dicembre dicono che si sono iscritti al cashback, attraverso l’app Io o i canali messi a disposizione dai partner dell’iniziativa, come Poste Italiane, poco più di 5,7 milioni di cittadini. Attivati oltre 9,6 milioni strumenti di pagamento. Sempre al 30 dicembre ammontavano a 49,6 milioni le transazioni elaborate e acquisite dal sistema. E se il cashback effettivo da erogare ai cittadini è pari a quasi 160 milioni, quello potenziale maturato sfiora i 200 milioni di euro. Risultato, circa un quarto degli acquisti effettuati dai partecipanti al cashback non verrà conteggiato ai fini del rimborso.

Rating 3.00 out of 5

India, sposa mollata sull’altare convola a nozze con uno degli invitati

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Giampiero Valenza

Sarebbe una perfetta trama di un film, con lei che minaccia di avvelenarsi il giorno del suo matrimonio e lui, il futuro marito, che fugge proprio prima del “sì”. Lei si dispera ma, in quel giorno, durante quella stessa festa, decide di sposare uno degli ospiti. E’ quanto accaduto nel Tarikere taluk, nel distretto di Chikkamagaluru, in India. A darne notizia è l’edizione on line del Bangalore Mirror

Protagonisti di questa storia sono Naveen, il promesso sposo, e Sindhu, la promessa sposa, che il giorno prima, sabato, avevano posato per un set fotografico e ricevuto i saluti degli ospiti. Ma di lui, domenica, si è persa ogni traccia.

Il giorno delle nozze Sindhu si è fatta prendere dalla disperazione per il suo matrimonio rovinato, così i genitori di lei hanno iniziato subito a cercare un nuovo candidato. In breve tempo sono riusciti nel loro intento, individuandolo nella sala degli ospiti. Lui, Chandru, autista della Bmtc, la compagnia dei trasporti pubblici della zona, era infatti tra gli invitati, ed ha accettato di convolare a nozze in quello stesso momento.

Rating 3.00 out of 5

Regioni colori, D’Amato: «Nel Lazio il giallo non aiuta. Noi arancioni tra 7 giorni»

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Mauro Evangelisti

«Certo, va sottolineato il fatto che il Lazio è l’unica delle grandi regioni ad essere rimasta sempre gialla. È un buon risultato, ma vorrei che fosse chiaro che non è un liberi tutti, visto che oggi siamo gialli, ma la prossima volta potremmo già essere arancioni».
Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio, non vuole nascondersi dietro la classificazione ufficiale di “Regione gialla”, dunque con limitazioni meno severe, perché l’indice di trasmissione è rimasto un soffio sotto a 1: «Servono comportamenti molto rigorosi, la situazione è seria».

Vaccino, dosi ai prof prima degli anziani: l’ordine può cambiare

Covid-19, sintomi e criteri per riconoscerlo: la nuova circolare del ministero della Salute

Nel Lazio oscilliamo tra i 1.500-2.000 nuovi casi al giorno. Non ci sono mai state così tante persone “attualmente positive”, mentre parliamo sono 77.855, significa che un cittadino ogni 75 è infetto.
«Proprio per questo sto ripetendo che la fascia gialla non è un semaforo verde. L’Rt è sotto a 1 e c’è una sostanziale tenuta degli indicatori del tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva e degli altri reparti. Ma la preoccupazione resta molto alta».

Quali sono gli elementi che incutono timore?
«Il primo: sono raddoppiati i focolai in ambito familiare nell’ultima settimana. Vediamo i primi effetti delle feste e del Natale. Altro dato che ci deve imporre enorme cautela è l’aumento del tasso di positivi sul numero di tamponi effettuati. In sintesi: questo giallo non è un liberi tutti, ma paradossalmente ci impone ancora più rigore, più attenzione. Essendo rimasti sempre in fascia gialla non abbiamo beneficiato, paradossalmente, delle limitazioni che hanno aiutato altre regioni arancioni o rosse».

Non sarebbe meglio aggredire la situazione e decidere, autonomamente, delle limitazioni nel Lazio?
«La curva dei contagi ha una direzione verso l’alto, ma può essere ancora gestita. Dipende molto dal rigore dei comportamenti. C’è sempre da considerare il difficile equilibrio tra le garanzie della salute e tutto ciò che comportano in termini economici e sociali nuove chiusure. Pensiamo a una città come Roma, in cui c’è una grande diffusione di pubblici esercizi. Tra l’altro, senza un provvedimento del governo, se imponiamo noi la chiusura c’è il nodo dei ristori agli operatori».

Fosse dipeso solo da lei avrebbe deciso subito misure più severe?
«Il tema non è questo, l’Italia si è data un meccanismo per decidere i colori basato sui dati ed è corretto rispettarlo. Però faccio anche notare che come Regione Lazio una misura l’abbiamo già presa, visto che la riapertura delle scuole superiori è stata rinviata al 18 gennaio visto che ci sono alcuni indicatori in aumento».

Rating 3.00 out of 5

Covid, la svolta del Cts: “Convivere col virus. Pensiamo a un piano di riaperture”

sabato, Gennaio 9th, 2021

di MASSIMO CUTÒ

“La curva epidemica è stabile: non si alza ma neppure si abbassa. A questo punto tutti devono prendere atto della realtà. C’è una sola cosa da fare ed è convivere con il virus, calcolando il rischio”. Se non è una svolta le somiglia molto. Agostino Miozzo, medico, 67 anni, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico sul Covid e uomo delle emergenze, parla forte e chiaro. E indica la rotta – “l’unica possibile”, sottolinea – per fronteggiare il virus, pur tenendo strettamente allacciato il corpetto salvagente.

Weekend: torna la zona arancione

Il suo è un avviso ai naviganti?

“Tiriamo le somme a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Stiamo imparando dal contagio, a differenza del recente passato sappiamo come evolve. La terapia più sicura sarebbe quella di mettere l’Italia sotto una campana di vetro: porta sprangata e tutti chiusi in casa. L’abbiamo fatto, ora non è più possibile”.

Quindi addio lockdown totale succeda quel che succeda?

“L’immunità di gregge si otterrà solo a vaccinazione collettiva ultimata. Ma serve troppo tempo, il Paese non può aspettare la fine dell’anno. Le categorie produttive sono al collasso e la gente è profondamente ferita sul piano psicologico. Dunque alcune concessioni sono indispensabili”.

Che cosa significa rischio calcolato?

“È una teoria che ho imparato alla Protezione civile. Il nostro Paese è a forte pericolo sismico, eppure conduciamo una vita normale: lavoriamo, andiamo a scuola, incontriamo gli amici e facciamo bambini. Chi ci crede si raccomanda a Sant’Antonio o a San Gennaro, a seconda delle aree geografiche, ma nessuno accetta di rinunciare a vivere. Dev’essere così anche con il Coronavirus: è ora di permettere delle aperture, pur sapendo che la curva si alzerà. L’importante è controllare che salga di poco”.

Quale santo ci proteggerà dal contagio?

“Direi senz’altro Santa Pazienza, in tandem con Santa Intelligenza. Aldilà di qualche stupido che continua a rifiutare regole elementari, mi pare che la popolazione sappia perfettamente come comportarsi. Anche i giovani, spesso accusati di superficialità”.

Eppure, secondo gli ultimi dati della Cabina di regia, l’indice Rt ha superato quota 1 dopo molte settimane. Perché?

“I tamponi positivi si riferiscono a comportamenti di quindici giorni fa. Rivedo le immagini della vigilia di Natale: via del Corso e via Montenapoleone affollate all’inverosimile, ed ecco le conseguenze. Ma il periodo delle festività è stato virtuoso, vedremo i frutti delle restrizioni con i dati del 16 gennaio”.

Ha parlato di aperture: si riferisce alla scuola?

“Specialmente alla scuola. Se facciamo cose di buonsenso, se le condizioni esterne sono compatibili, se il territorio darà risposte positive ai governatori, allora il rischio diventa accettabile. Considero più pericolosa la didattica a distanza”.

Rating 3.00 out of 5

Se sale al Colle Conte è sicuro di precipitare

sabato, Gennaio 9th, 2021

di BRUNO VESPA

Nennì, te piace ‘o Presebbio?”. “Non me piace”. Lucariello le provava tutte, ma al figlio Nennillo il presepe non piaceva proprio. Natale è passato, ma palazzo Chigi è ancora Casa Cupiello. E Conte non ha ancora messo a posto tutte le statuine che piacciono a Renzi, convinto che alla fine – comunque – il presepe non gli piacerebbe. Naturalmente a chi lo ha sentito ancora ieri sera, Renzi dice che Conte non ha fatto quasi nulla per fargli piacere il presepe. Sostiene che il premier gli ha chiuso la porta in faccia sia a ‘Porta a porta’ il 23 dicembre, sia nella conferenza stampa di fine anno

E nella prima settimana del 2021 ha mosso pedine che a noi, per la verità, sono sembrate interessanti: meno sussidi e più investimenti, raddoppiati i fondi alla scuola e quasi triplicati quelli per turismo e cultura, ha fatto capire che potrebbe prendersi un terzo dei 36 miliardi del Mes sanitario e che forse cederebbe a un uomo di sua fiducia la delega ai servizi di sicurezza.

Tante statuine nuove, ma a Renzi il presepe continua a non piacere. A suo avviso Conte ancora non propone un vero programma di governo: non chiarisce che vuole fare del reddito di cittadinanza, del Mes nella sua interezza, del sistema autostradale, non dice come pensa di utilizzare l’occasione irripetibile della presidenza italiana del G20 e tanto altro ancora.

Renzi respinge la nostra antica convinzione che solo con Conte fuori da Casa Cupiello il presepe gli piacerebbe. Vuole (ma lui non lo ammette apertamente) che il primo ministro vada al Quirinale con le dimissioni e faccia un nuovo governo con tutti i crismi. Conte non ci sta nella convinzione che una volta lasciato l’incarico, Renzi subordinerebbe la fiducia al governo solo se guidato da un altro premier.

Rating 3.00 out of 5

Assalto al Campidoglio, Meloni: «Condanno le violenze ma a Biden preferisco Trump»

sabato, Gennaio 9th, 2021

di Giorgia Meloni*

Gentile direttore,

negli Stati Uniti sono accaduti, in queste ore, eventi clamorosi e gravissimi, culminati in una surreale irruzione nella sede del Congresso americano che ha causato diversi morti. Un quadro scioccante. Eppure per molti, in Italia, sembra tutto semplice. La tesi sostenuta, in sostanza, è: negli Usa c’era un dittatore pazzo che è stato sconfitto, ora ha vinto il bene sul male ma Giorgia Meloni non ha preso sufficientemente le distanze dal mostro Trump. A volte invidio chi ragiona in modo così banale, se non altro perché a fine giornata non rischia l’emicrania per aver fatto lavorare il cervello. Rispondo per punti alle stupidaggini che ho letto sul mio conto.

1. Non faccio parte in alcun modo dei «condannatori di violenza un tanto al chilo», quelli per i quali la violenza è giustificata se è di sinistra ed è uno scandalo se arriva da chi è contro la sinistra. Non ho mai avuto timidezza nel condannarla, perché la violenza è violenza, ed è sempre una implicita ammissione di inferiorità. È stato così anche stavolta, come le tante altre nelle quali ho denunciato violenze su cui quelli che oggi pontificano tacevano colpevolmente. Davvero sono sfuggite le recenti immagini delle devastazioni prodotte dai Black Lives Matter? E se si considera legittimo che possa pagare con la vita chi assalta le istituzioni— come accaduto a Washington — perché a chi si scagliava con un estintore contro le nostre forze dell’ordine sono state dedicate aule del Parlamento italiano? Non c’è una violenza giusta e una sbagliata, come una sinistra disperata ormai teorizza, e finché su questo non sentirò parole chiare, non accetto lezioni.

2. Ho scritto che le violenze dovevano cessare «come chiesto dal Presidente Trump» perché quando ho pubblicato il post Trump e altri del suo staff avevano già chiesto ai manifestanti di tornare a casa in pace, e mi pareva rilevante che a fare questo invito fossero coloro che più di tutti potevano essere ascoltati dai manifestanti. Ma evidentemente, in Italia, interessa più alzare il livello dello scontro che non placare gli animi. Aggiungo che a parere mio quelle violenze non rafforzavano certo la posizione di Trump e di chi contesta la regolarità delle elezioni. Valutazione forse troppo complessa per chi si limita a dividere il mondo tra buoni e cattivi.

3. «Trump è colpevole perché non vuole accettare il risultato elettorale». Personalmente, sono convinta che la volontà popolare vada rispettata sempre. Io. Ma lo pensa anche la sinistra? Non mi sembra, visto che teorizza da tempo che la quale la democrazia, in fondo, non possa che essere oligarchia, e se il popolo sbaglia e vota «male», allora è un dovere civico adottare delle contromisure. Tipo governare da dieci anni in Italia pur non avendo mai vinto le elezioni. Oppure tentare di rovesciare in qualsiasi modo Trump, richiesta di impeachment compresa.

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.