Archive for Gennaio, 2021

Italian TechSpeak – La storia dell’intelligenza artificiale che ha imparato a dipingere come Rembrandt

martedì, Gennaio 12th, 2021


White Mirror è la rubrica di Italian TechSpeak che si ispira a Black Mirror, la popolare serie Netflix che racconta un futuro distopico profondamente influenzato dalle nuove tecnologie. Nelle puntate di White Mirror, condotte da Stefano Massini, gli ospiti – tutti protagonisti dell’innovazione in Italia all’interno di grandi aziende come Amazon, Comau, Microsoft e Reply – evidenziano gli aspetti positivi delle tecnologie demonizzate da Black Mirror.

Fabio Moioli di Microsoft, ospite della puntata di Italian TechSpeak dedicata all’intelligenza artificiale, ci racconta la storia dell’algoritmo che fu in grado di dipingere un quadro come Rembrandt. Un quadro che i maggiori critici d’arte olandese hanno ammesso avrebbero scambiato per originale. Al progetto “The Next Rembrandt” ha contribuito proprio Microsoft, in collaborazione con il museo Mauritshuis dell’Aja, il museo Rembrandthuis di Amsterdam, la Delft University of Technology e il gruppo finanziario ING. a cura di Pier Luigi Pisamontaggio di Leonardo Sorregottiregia di Massimo Buda GUARDA LA PUNTATA INTEGRALE: Stefano Massini con Fabio Moioli di Microsoft: come educare l’intelligenza artificiale

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Lavoro, giustizia, burocrazia: i nodi politici del Recovery plan

martedì, Gennaio 12th, 2021

di Federico Fubini

Non è più solo una questione di numeri e tabelle, perché ormai nella maggioranza stanno venendo al pettine i nodi politici del Recovery plan. Sono quelli della sua stessa ragione di esistere, se c’è ancora. E la obbligano a decidere cosa vuole o può fare nei prossimi mesi e anni: affrontare i problemi di fondo dell’Italia – quelli di prima della pandemia – oppure lasciarli in eredità, ancora più grandi ed esplosivi, a chi verrà dopo. Le domande di fondo Per mesi la sostanza era rimasta coperta dietro centinaia di ipotesi di investimenti grandi, medi o anche pulviscolari. Ma da oggi, quando atterra sul tavolo del Consiglio dei ministri, la bozza di programma per spendere 209 miliardi di fondi europei entro il 2026 obbligherà il governo a rispondere alle sue domande di fondo. La Commissione europea infatti non regala denaro: lo mette a disposizione solo per progetti legati a riforme che impediscano al Paese di vanificare la spesa in un fuoco di paglia.

Dunque il governo deve decidere se punta a rivedere il sistema della giustizia e dell’amministrazione nel segno della responsabilità delle catene di comando, della competenza e del merito, oppure pensa solo a 16 mila assunzioni a tempo e ai voti che ne possono derivare. Il governo deve anche scegliere fra nuovi percorsi credibili di formazione e reinserimento dei disoccupati — tenendo conto della realtà del mercato — e la difesa a oltranza dell’attuale sistema pubblico fra decrepiti centri per l’impiego regionali, navigator in scadenza di contratto e reddito di cittadinanza. Deve poi stabilire quale sia la strategia energetica nazionale di un’economia del ventunesimo secolo: la scalata al cielo di un investimento colossale nell’idrogeno «verde» — il più pulito in assoluto, ma anche caro il triplo o il quadruplo dell’idrogeno «blu» e dunque senza mercato per anni a venire — oppure un dosaggio equilibrato fra sostenibilità dell’ambiente e del sistema produttivo. Infine la stretta sul Recovery plan lascia ancora senza risposta la domanda più grande, quella sulla struttura che avrà il potere e la responsabilità di gestirlo. Così Next Generation EU sta diventando lo specchio dei paradossi di questo governo.

Malgrado la rivolta del piccolo manipolo di Italia viva di Matteo Renzi, in realtà il piano mette brutalmente sotto i riflettori le contraddizioni fra le due principali forze di maggioranza: il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico. Di quest’ultimo sono i tre ministri che anche ieri hanno messo a punto fino a sera nella stessa stanza di Via XX Settembre la bozza che oggi va in Consiglio dei ministri: il padrone di casa Roberto Gualtieri per l’Economia, Enzo Amendola per gli Affari europei e Peppe Provenzano per la Coesione territoriale, che dispone dei tecnici della programmazione. Il terzetto si era messo al lavoro d’urgenza una decina di giorni fa, quando Renzi ha rimarcato un’ovvietà fin lì da tutti taciuta: il re era nudo, il Recovery plan gestito in segreto a Palazzo Chigi — la mediazione con il resto del governo affidata al solo Amendola — aveva prodotto un assemblaggio incoerente.

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Crisi di governo, Conte non esclude la sfida in Parlamento: «Questa situazione non l’ho voluta io»

martedì, Gennaio 12th, 2021

di Monica Guerzoni

Crisi di governo, Conte non esclude la sfida in  Parlamento: «Questa situazione non l'ho voluta io»

ANSA

Soffia un vento gelido sui cieli di Palazzo Chigi, un’aria così pungente che ieri Giuseppe Conte si è concesso due passi per un caffè, alla ricerca del sostegno di qualche passante. Si apre la crisi, presidente? «Guardi, noi lavoriamo per costruire, il momento è così difficile… Dobbiamo mettercela tutta». Tornato nel suo ufficio, il capo di un governo che per i renziani è «al capolinea» ha commentato il «calore infinito» ricevuto nella sua breve passeggiata e l’angoscia per la crisi al buio che lo aspetta: «Non credo che le persone potranno accettare una crisi di governo mentre il Covid uccide. La gente non capisce cosa vuole Renzi e non lo capisco neanche io, ma andrò fino in fondo». Fino alla sfida in diretta tv, fino alla conta nell’aula del Senato.

È questa la tentazione che serpeggia a Palazzo Chigi, dove il portavoce Rocco Casalino ha smentito l’intenzione di «asfaltare Renzi» grazie ai voti dei responsabili. Eppure i parlamentari giallorossi dicono apertamente che la scialuppa è pronta. Anche Luigi Di Maio si sarebbe adoperato per convincere Conte a darsi da fare, alla ricerca di un drappello di senatori centristi disposti a salvare il suo governo. Questo scenario ha fatto scattare l’allarme al Quirinale, dove si respira un clima molto pesante, «una brutta aria». Un «allibito» Sergio Mattarella giudica «molto male» il piano del premier, che ha interrotto le comunicazioni e starebbe giocando a carte coperte, proprio come Renzi. Se prima le responsabilità erano attribuite al 90 per cento all’ex premier e al 10 per cento a Conte, adesso nello staff del capo dello Stato si pensa che il premier stia sbagliando (quasi) quanto il leader di Italia Viva. L’idea di una conta parlamentare genera al Quirinale «forti timori», perché se pure Conte dovesse ottenere la fiducia per un voto o due, un governo sostenuto da una maggioranza raccogliticcia sarebbe paralizzato dai veti.

Palazzo Chigi smentisce che il premier abbia fatto telefonate ai senatori delle opposizioni e rilancia le parole del premier: «Io sono al lavoro per compattare l’attuale maggioranza». Ma a Palazzo Madama non si parla che dei «responsabili di Conte». D’altronde l’avvocato pugliese si tiene aperte tutte le strade. Con i suoi consiglieri ha valutato anche l’ipotesi di scuola di prendere o attribuire l’interim dell’Agricoltura e delle Politiche per la Famiglia, senza rassegnare le dimissioni. «A questo punto può succedere di tutto – ragiona Conte con i collaboratori — Se Renzi apre la crisi io devo prenderne atto e decidere con il presidente della Repubblica cosa è meglio fare. Ma nei libri di storia deve restare traccia che questa situazione difficile non l’ho voluta io».

La moral suasion del Quirinale aveva riaperto le trattative. Invece ieri Matteo Renzi ha cambiato linea di nuovo e ha spiazzato mediatori e pontieri, che a Conte hanno recapitato messaggi lapidei: «Niente da fare Giuseppe, Matteo respinge ogni mediazione, convinto di poter trattare dopo la rottura. Vuole la tua testa e quindi una crisi al buio.

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Bozza Recovery, le risorse per la Sanità sfiorano i 20 miliardi

martedì, Gennaio 12th, 2021

Sale a 171 pagine la bozza di Recovery plan inviata ai ministri in vista dell’esame in Cdm martedì sera. Il Piano nazionale di rilancio e resilienza, rielaborato dopo l’aspro confronto tra le forze di maggioranza, è articolato “in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti per realizzare gli obiettivi economico-sociali”. I singoli progetti di investimento sono stati selezionati a seconda del maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. 

Il piano prevede per il settore sanitario quasi 20 miliardi di risorse mentre il primo capitolo rimane quello della rivoluzione verde e transizione ecologica con 68,9 miliardi.

E’ quanto riporta la tabella di sintesi allegata al Piano, con i sei macro capitoli di intervento. In particolare sono previsti 46,18 miliardi per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 68,9 miliardi per la rivoluzione verde e transizione ecologica, 31,98 miliardi per le infrastrutture per una mobilità sostenibile, 28,46 miliardi per l’istruzione e la ricerca; 21,28 miliardi per l’inclusione e la coesione, 19,72 miliardi per la salute. In totale sono 222,9 miliardi. 

Riforma dell’Irpef Il Piano verrà accompagnato da una serie di riforme per “rafforzare l’ambiente imprenditoriale, ridurre gli oneri burocratici e rimuovere i vincoli che hanno rallentato gli investimenti”. Prevista la riforma della concorrenza, della giustizia, del mercato del lavoro e del fisco, in particolare dell’Irpef. L’obiettivo è “la riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione delle donne e dei giovani”. 

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Da sovranisti a conservatori: l’evoluzione di Meloni e Salvini

lunedì, Gennaio 11th, 2021

Francesco Giubilei

Termine per anni inutilizzato, evitato, quando non criticato e vituperato, il conservatorismo è alla ribalta del contesto politico italiano come mai era accaduto.

Dopo l’elezione di Giorgia Meloni a Presidente dell’ECR in Europa, anche Matteo Salvini sembra aver intrapreso una svolta in senso conservatore al punto di aver sostenuto a Mezz’ora in più su Rai3: “mi sento certamente conservatore e liberale”. Un’affermazione preceduta dalla constatazione che “destra o sinistra sono categorie superate” ma che segna un punto di svolta per il leader della Lega rispetto al posizionamento sovranista degli ultimi anni.

Stiamo entrando in una nuova fase politica lasciandoci alle spalle il quinquennio 2015-2020 in cui sono avvenuti eventi inaspettati e dalla portata rivoluzionaria di cui la Brexit, l’elezione di Donald Trump e la formazione del governo Lega-Movimento Cinque Stelle sono l’emblema.

Le elezioni europee del 2019 hanno rappresentato il punto più alto per il sovranismo europeo, da quel momento è cambiato lo scenario generale, in Italia con la nascita del governo giallo-rosso e a livello globale con la pandemia di coronavirus. Il covid ha segnato una cesura rispetto al passato e, sebbene molte delle battaglie care al sovranismo si siano dimostrate giuste (il contrasto alla globalizzazione, l’importanza di un’autonomia nazionale nei settori strategici), l’opinione pubblica si è rivelata sempre più distaccata dai toni talvolta sopra le righe che hanno caratterizzato il sovranismo. Una tendenza esplosa in modo evidente con i fatti di Washington e l’occupazione di Capitol Hill determinando un punto di cesura rispetto al passato che nemmeno la sconfitta alle elezioni di Donald Trump a novembre aveva rappresentato.

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Covid, Conte: «Sta arrivando una nuova impennata dei contagi, dobbiamo ancora fare sacrifici»

lunedì, Gennaio 11th, 2021
Il premier intercettato da una troupe del Tg3 vicino a Palazzo Chigi – Ansa /CorriereTv
«Io lo dico, tenga conto che sta arrivando una nuova impennata. Come Gran Bretagna, Irlanda, Germania, adesso sta arrivando anche da noi. Non sarà facile affrontare la nuova ondata, dobbiamo ancora fare dei sacrifici»: così il premier Giuseppe Conte, intercettato da una troupe del Tg3, mentre parla con una commerciante durante una pausa caffè, non lontano da Palazzo Chigi. Un frammento di conversazione che fa intendere il momento delicato e di allarme che ancora aspetta il nostro Paese Questo video contiene contributi www.raiplay.it
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Covid, nuovo paziente 1: donna con dermatosi positiva a novembre 2019

lunedì, Gennaio 11th, 2021

Milano, 11 gennaio 2021 – E’ stato trovato il nuovo paziente 1 di Covid-19 italiano. Si tratta di una donna milanese di 25 anni, cui era stata fatta una biopsia della pelle per una dermatosi atipica, il 10 novembre 2019, prima quindi del bambino milanese con sintomi da morbillo, in cui era stata documentata la presenza del virus, ma con un test fatto a dicembre 2019. La scoperta è stata pubblicata sul British Journal of dermatology dai ricercatori guidati da Raffaele Gianotti, dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con lo Ieo e il Centro diagnostico italiano.

La biopsia ha mostrato la presenza del Covid-19. Le patologie cutanee, infatti, sono presenti in circa il 5-10% dei pazienti affetti da infezione da Covid-19. Un gruppo di patologi ha riesaminato le biopsie cutanee di dermatosi atipiche osservate in autunno 2019 con risultati sorprendenti. “Dopo aver studiato le manifestazioni cutanee – ha detto Gianotti – in pazienti affetti da Covid-19  dell’area milanese, ho riesaminato al microscopio le biopsie di malattie cutanee atipiche eseguite alla fine del 2019 in cui non era stato possibile effettuare una diagnosi ben precisa. Abbiamo cercato nel passato perché nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali, abbiamo dimostrato che esistono, in questa pandemia, casi in cui l’unico segno di infezione da Covid-19 è quello di una patologia cutanea. Mi sono domandato se avessimo potuto trovare indizi della presenza della Sars-CoV-2 nella cute di pazienti con solo malattie della pelle prima dell’inizio della fase epidemica ufficialmente riconosciuta”. 

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Scuole chiuse, Azzolina: «La dad non può più funzionare»

lunedì, Gennaio 11th, 2021

di Valentina Santarpia

Scuole chiuse, Azzolina: «La dad non può più funzionare»

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Rientro in classe oggi per circa 130 mila studenti delle scuole superiori in Toscana, Abruzzo e Valle D’Aosta. Ma tutti gli altri restano a casa: e le proteste degli studenti aumentano. «Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata», ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a Radio Rai 1. «È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui». La nota dolente, secondo la ministra, è che «nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore» e «questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità». Nessuna polemica con i governatori, assicura Azzolina: «Ma restano i fatti e i fatti vanno raccontati». «Il 23 dicembre – ha ricordato la ministra – è stata stipulata un’intesa all’unanimità con le Regioni che hanno garantito che le superiori sarebbero ripartite con una presenza tra il 50 e il 75%. È stato fatto un lavoro enorme, coinvolgendo i prefetti su orari e bus, ed anche alcune Regioni come la Toscana hanno lavorato bene». La ministra ha ammesso di essere «molto preoccupata» perché «oggi la dad non può più funzionare, c’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica».

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Crepet: “Tra i ragazzi cresce l’esasperazione. Sono rabbiosi perché abbandonati”

lunedì, Gennaio 11th, 2021

ALESSANDRO BELARDETTI

Volti sfregiati per assomigliare a Joker, maxi risse in ogni angolo d’Italia, video choc sui social: la pandemia cosa sta scatenando nei giovani?

“Non esiste un solo motivo per questi deliri – risponde lo psichitara Paolo Crepet, 69 anni –. La pandemia è un catalizzatore della realtà, porta tutto all’estremo. C’è un pandemic mood, ma dietro troviamo un’educazione senza regole da parte delle famiglie. Il Dpcm è il principe delle norme, e di fronte a questo i genitori sono persi. Ora arrivano i veri ’no’ e i figli diventano pazzi. Una parte delle nuove generazioni non ha gli strumenti per affrontare la pandemia: ecco perché girano senza mascherine o fanno mega risse”.

Però: niente scuola, niente sport, niente svago con gli amici. È un vuoto esistenziale.

“Certo, è evidente che se tratti i giovani come l’ultima ruota del carro, il Paese è in ginocchio. Peggio va solo per gli anziani. I vecchi reclusi muoiono, i giovani si arrabbiano. E si danno appuntamento per menarsi. Le autorità recitano interesse verso le scuole, i giovani, il futuro: a loro interessa solo dell’economia. Perché la Toscana apre le scuole? Perché si può”.

Dietro ai giovani che praticano autolesionismo cosa si nasconde?

“L’elogio del rischio c’è sempre stato nei giovani, ma moderato. Chi si sfregia non ha il limite, prevale l’istinto della sperimentazione della più grande emozione possibile che però è vicina a quella fatale, la morte”.

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La crisi eterna che nessuno sopporta più

lunedì, Gennaio 11th, 2021

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Il 12 dicembre 2020 questo giornale aprì la prima pagina con il seguente titolo: “Renzi pronto a far cadere il governo“. E’ passato un mese e anche oggi potremmo riscrivere le stesse parole. Nel frattempo è stato, ed è, uno snervante tira e molla di ultimatum, penultimatum, offerte vere e offerte false, veline, mosse e contromosse, minacce, offese, il cui unico scopo è (stato) quello di costringere l’avversario nell’angolo. Renzi vuole l’estromissione di Conte-Casalino da palazzo Chigi come fine vero e ultimo della trattativa, Conte-Casalino si asserragliano a palazzo Chigi come se dalla loro permanenza alla guida del governo passasse il riscatto dell’Italia.

Il Pd – o i molti Pd che abitano al Nazareno – cambiano idea in continuazione. Dei Cinquestelle non vale nemmeno la pena di parlare.

Il gioco di entrambi i contendenti, Renzi-ConteCasalino, è apparso chiaro a tutti: logorare l’avversario, far in modo che il cerino della crisi resti colpevolmente in mano all’altro. Senza fare le verginelle, non stupiamoci troppo: la politica è anche narrazione del momento e tattica, da sempre. Il problema è che la recita andata in scena da più di un mese ha ridotto l’azione di governo alla tattica, e con la tattica non si va molto lontano specie in un frangente in cui la gente – e questa non è retorica – tra zone gialle, arancioni e ristori ha ben altro a cui pensare.

Il balletto in sostanza ha stufato, ed è bene che tutti gli attori in campo se ne rendano conto. Tutti. Inutile che Renzi o le sue ministre ripetano ogni giorno “il governo è finito”, ma poi non si dimettano; finché stanno dentro non è finito. Inutile che il premier sposti sempre più in là la deadline del regolamento dei conti o il suo portavoce faccia uscire veline velenose contro quei partner ai quali egli formalmente offre collaborazione. Si tratta solo di una presa in giro. Abbiano tutti e due il coraggio delle proprie azioni, Renzi traendo le somme dall’atteggiamento di un premier che sostanzialmente non ha ceduto molto rispetto a quanto richiesto (servizi, gestione delle risorse, vero reset della squadra di governo per consentire una ripartenza adeguata) e Conte, da parte sua, andando in parlamento a verificare o meno l’esistenza di una maggioranza alternativa ai renziani.

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